11 ottobre 2007
Scontro fra Ortodossi: i Russi abbandonano i lavori di Ravenna (Tornielli e L'Indipendente)
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Leggo, con tristezza, la seguente notizia pubblicata da Andrea Tornielli nel suo blog:
Ecumenismo, i russi abbandonano i lavori di Ravenna
La notizia non è ancora stata divulgata (oggi ne parla solo il quotidiano L’Indipendente, con un ottimo e informato articolo di Marino Rocca): i lavori della Commissione teologica mista cattolico-ortodossa appena iniziati a Ravenna sono già naufragati. Si stava parlando dell’autorità e del primato universale nella Chiesa - il vero scoglio alla riunificazione con gli ortodossi, come sapete, è quello del primato di Pietro -, ma all’improvviso la delegazione russa ha abbandonato i lavori. Il motivo? La presenza di rappresentanti della Chiesa ortodossa Estone, che era soggetta al patriarcato di Mosca ma si è resa autonoma con la benedizione del patriarca ecumenico di Costantinopoli. Il fatto che i delegati della più importante e potente Chiesa ortodossa, quella di Mosca, se ne siano andati vanifica di fatto la continuazione del dialogo di Ravenna sul primato. Il cammino ecumenico è dunque sempre più in salita per quanto riguarda l’approfondimento teologico più per le divisioni interne all’ortodossia che per le differenze con la Chiesa cattolica. Resta il campo dell’alleanza tra i cristiani per combattere il relativismo e recuperare le radici cristiane dell’Europa: la battaglia che piace agli ortodossi russi. E pensare che proprio ieri, Benedetto XVI, al termine dell’udienza generale, aveva lanciato un appello per l’unità parlando della commissione di Ravenna.
Un vero peccato...
Ecco l'articolo citato da Tornielli:
Fratture ❖COLPA DELLO SCONTRO TRA MOSCA E COSTANTINOPOLI
Cattolici-ortodossi il dialogo s’inceppa
Il Papa chiede di pregare per l’unità, ma la commissione mista riunita a Ravenna fallisce al primo round
di MARINO ROCCA
Alla fine dell’udienza generale, ieri, Benedetto XVI ha chiesto ai ventimila fedeli presenti in Piazza San Pietro di pregare per la piena comunione tra cattolici e ortodossi.
Il Papa ha auspicato la buona riuscita dei lavori della Commissione teologica mista cattolico-ortodossa, riunita in questi
giorni a Ravenna. Probabilmente il Papa ancora non sapeva che a quell’ora la riunione era già di fatto fallita, prima ancora di cominciare, per i conflitti esplosi all’interno della delegazione ortodossa.
Sono stati i rappresentanti del potente Patriarcato di Mosca – il vescovo Ilarion di Vienna e padre Igor Vyzhanov – a rovesciare il tavolo delle trattative. I due hanno abbandonato i lavori martedì pomeriggio, all’inizio della prima seduta plenaria. Pretesto per il coup de théatre: nella delegazione ortodossa figuravano anche i rappresentanti della Chiesa estone, che dopo il crollo dell’Urss, con l’appoggio del Patriarca di Costantinopoli, si è sottratta alla giurisdizione del Patriarcato moscovita. La Chiesa ortodossa russa considera come proprio “territorio canonico” tutta l’area dell’ex Urss. Per i rappresentanti russi sedere a fianco degli estoni equivaleva a riconoscere un’entità ai loro occhi illegittima.
La commissione mista proseguirà i suoi lavori fino a domenica, come da programma.
Ma sarà come continuare una trattativa tra imprenditori e sindacati senza il rappresentante della Cgil. Dietro l’alzata di scudi russa c’è il cronico scontro di potere tra il Patriarcato di Mosca – la Chiesa maggioritaria dell’Ortodossia, politicamente rafforzata dal nuovo “cesaropapismo” di zar Putin – e il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, che rivendica le sue prerogative di “Prima Sede” del mondo ortodosso, pur vivendo una condizione di strutturale debolezza (pochi fedeli, in una Turchia che li tratta come ospiti indesiderati).
Ma il vero bersaglio finisce per essere l’ecumenismo. L’incidente di Ravenna rischia di essere la pietra tombale di un dialogo teologico che con fatica era quasi arrivato a mettere a tema il primato petrino, vera “pietra d’inciampo” nei rapporti tra cattolicesimo e ortodossia. Già all’inizio di ottobre, la Chiesa russa aveva istituito per conto proprio una commissione incaricata
di formulare nelle prossime settimane la posizione del Patriarcato di Mosca sulla questione del primato universale: una scelta “isolazionista” per delegittimare i lavori della Commissione teologica mista, e togliere autorevolezza al metropolita Ioannis Zizioulas, l’insigne teologo che, a nome del Patriarcato ecumenico, guida la delegazione ortodossa. Per il futuro, la strategia degli ortodossi russi l’ha ribadita il Patriarca Alessio nel suo recente viaggio in Francia: per le gerarchie ortodosse russe il terreno privilegiato d’incontro coi cattolici è la comune battaglia culturale contro il laicismo, il relativismo e la secolarizzazione. Una prospettiva che tende a mettere in sordina – almeno per il momento – i dialoghi teologici che mirano a ricomporre l’unità sacramentale, quel «condividere lo stesso Calice del Signore» che ancora ieri Benedetto ha indicato come ultima aspirazione di ogni retta intenzione ecumenica.
© Copyright L'Indipendente, 11 ottobre 2007
La domanda sorge spontanea: il Patriarcato di Mosca vuole o non vuole fare un passo avanti nel dialogo ecumenico e teologico? Il tempo delle belle parole dovrebbe lasciare spazio ai fatti concreti che non devono arrivare sempre e solo dalla Chiesa Cattolica. Mi pare che Papa Benedetto abbia fatto molto per andare incontro ad Alessio II (pensiamo solo alla nomina del nuovo arcivescovo di Mosca, Don Pezzi!). Ora la "palla" passa agli Ortodossi russi...
Raffaella
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1 commento:
Mi rattrista molto la notizia perchè non capisco il comportamento, seè vero, degli ortodossi russi. Nessuno li obbliga a fare ciò che dice la Chiesa Cattolica, nessuno vuole imporre il primato asoluto del papa. Stiano almeno ad ascoltare le ragioni e a proporre qualcosa per poter arrivare col tempoi necessario ad una soluzione. Se ci sottraiamo al dialogo non si arriva da nessuna parte! Noi preghiamo, preghiamo, preghiamo! Marco!
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