11 ottobre 2007
Alessandra Borghese: il mio viaggio in Austria con Papa Benedetto
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Il viaggio in Austria di Benedetto XVI
Meta centrale è stato ancora una volta un Santuario mariano, attorno al quale si è potuto vivere una forte esperienza ecclesiale, come una settimana prima era accaduto a Loreto con i giovani italiani.(Benedetto XVI all’udienza generale del 12 settembre 2007)
La scorsa settimana ho partecipato al viaggio apostolico di Benedetto XVI in Austria. Inizialmente come lo stesso Santo padre ha spiegato era in programma soltanto la visita al Santuario di Maria Zell per l’importante ricorrenza degli 850 anni dalla sua fondazione. Il papa desiderava inserirsi in questa lunga fila di pellegrini lungo i secoli per riconfermare ancora una volta la forza unificante di riconciliazione che c’è nella fede. Poi nel programma è stata incluso anche Vienna, sede storicamente ideale secondo papa Benedetto per parlare della realtà dell’Europa, per rafforzare le comuni radici cristiane, per riflettere sul cammino da intraprendere.
L’Austria e la sua cultura sono molto famigliari a Papa Benedetto per la vicinanza geografica alla sua terra di Baviera e per le soventi frequentazioni e visite che vi ha fatto negli anni. Nell’immaginario europeo Vienna è un po’ come la città di Monaco, il nord del sud e il sud del nord.
Possiamo dire che con il papa a Vienna si è riunito il popolo della vecchia Europa, quello del vecchio Impero che segnò socialmente, culturalmente, economicamente e religiosamente la politica dell’Europa del XIX e XX secolo fino alla Grande Guerra. Vienna come capitale e centro della cultura Mitteleuropea passò infatti da 440,000 abitanti nel 1840 a 2 milioni di cittadini alla vigilia della prima guerra mondiale. Un Impero, quello Asburgico, che raggruppava più di venti popolazioni di differenti etnie e che ha saputo riunire nei secoli ampie parti dell’Europa centrale e orientale. Attualmente i territori che appartenevano al secolo Asburgico (1848-1916) sono Stati Europei come l’Austria, l’Ungheria, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Slovenia, la Romania etc. Molti di questi paesi dopo le grandi guerre, prima di raggiungere la libertà attraverso la democrazia hanno subito il trauma del totalitarismo e della dittatura, per anni l’Europa è stata divisa dalla cortina di ferro fino al crollo del muro di Berlino nel 1989. Un contributo fondamentale a questo grande cambiamento storico è stato dato da Papa Giovanni Palo II che fin dal primo giorno del suo pontificato rivolgendosi specialmente a quei popoli oppressi pronunciò la storica frase “Non abbiate paura. Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo”.
Fin dall’inizio del suo pontificato Papa Ratzinger non ha smesso di ricordare che l ’Europa non può rinnegare le sue radici cristiane. Per Papa Ratzinger “l’Europa ha una responsabilità unica al mondo e non deve diventare un continente spiritualmente vecchio”. Anzi sempre secondo il pontefice dovrebbe assumere “un ruolo guida nella lotta contro la povertà e l’impegno per la pace”. Anche la globalizzazione per papa Benedetto “non può realizzarsi a spese dei paesi più poveri e delle persone povere nei paesi ricchi andando a scapito delle generazioni future”.
In un certo senso il papa da Vienna ci ha chiesto di riflettere sul presente e futuro del nostro Continente, della “Casa Europa”.
Quali sono i valori comuni, quali le tradizioni che ci uniscono?
Il discorso del papa non è clericale, ma un appello rivolto a tutti gli uomini, credenti e non perché si tratta del futuro della nostra vita. Viene quindi spontaneo interrogarsi su quali siano i principi comuni dell’Europa oltre ai cinici interessi economici. Cosa unisce i paesi membri oltre all’Euro?
Il papa non nasconde la sua preoccupazione “per un Europa povera di bimbi, egoista, che non si fida del futuro”. Per questo secondo lui bisogna costruire l’unità “su un solido fondamento culturale e morale di valori comuni”.
Dalla “sua” Baviera un anno fa aveva esclamato “Chi crede non è mai solo”, dall’Austria ci ha richiamati a “Guardare il volto di Cristo” per riscoprire il significato essenziale del cristianesimo. Per il Santo padre la nostra religione “è qualcosa di più e qualcosa di diverso da un sistema morale, da una serie di richieste e di leggi. E’ il dono di un amicizia a cui noi ci affidiamo”. Ecco la tematica tanto cara a Joseph Ratzinger: la bellezza dell’incontro con il Cristo vivente. Un incontro fondamentale per l’uomo per non vivere una vita senza senso. “L’uomo ha bisogno di Dio” afferma Benedetto XVI. “Senza Colui che sostiene la nostra vita con il suo amore, la vita stessa è vuota”. Nel tema dell’amicizia si riconosce il cuore della chiesa. Per questo Benedetto XVI parla con conoscenza e intimità dell’importanza di una amicizia con Gesù Cristo e il suo desiderio è quello che tutti ne rimangano contagiati. Nel suo libro “Gesù di Nazareth” si percepisce questa devota amicizia del Santo padre con il Cristo.
Joseph Ratzinger è un uomo che ha saputo coltivare amicizie profonde anche nella sua vita. A Maria Zell, in cima ai moti della Stiria, i temporali e le innondazioni non hanno fermato il desiderio dei suoi cari amici di Regensburg di seguirlo. Il fido autista banchiere Thaddaus K. si è occupato di accompagnare il fratello monsignor Georg che ha partecipato alla Messa e ai Vespri solenni.
Lo stile Ratzinger è stato ancora una volta contrassegnato dalla serenità e dalla dolcezza. Durante la splendida celebrazione eucaristica con coro e orchestra secondo la tradizione viennese nella cattedrale di Santo Stefano, il papa a differenza di molti preti che tendono a colpevolizzare i fedeli, ha parlato di quanto sia bello avere del tempo libero la domenica, poi ha aggiunto “è importante usarlo bene affinché non sia tempo vuoto”. Il suo richiamo a cercare di trovare posto anche per Gesù Cristo è stato un simpatico invito e non un austera imposizione.
Papa Benedetto ha anche cantato l’Angelus alla maniera austriaca dimostrandosi un papa che interviene con calore e dialoga con le folle. Ma anche un pontefice che riesce ad affascinare con il suo dinamismo intellettuale molte sensibilità laiche che comprendono sempre più la razionalità della fede cristiana. Per Benedetto XVI la rassegnazione di fronte alla verità è il nocciolo della crisi dell’occidente e dell’Europa. Perché se per l’uomo non esiste una verità, ma tante verità che creano confusione, egli non può neanche distinguere tra il bene e il male.
Alessandra Borghese
Box Storia del Santuario di Mariazell
La fondazione della città risale al 1157 Un monaco benedettino, Magnus, viene inviato dal suo Abate in questa regione per annunciare il vangelo e porta con sé una piccola statua in legno di tiglio della Madonna. Proprio dove sorge oggi la chiesa (870 metri tra le montagne della Stiria al confine con la Bassa Austria) trovò un enorme sasso che gli sbarrava la strada. Il monaco chiese aiuto a Maria e il sasso si spezzò in due. Sul luogo del miracolo nacque la cella (Zell) per ospitare la piccola statua di Maria. La santità del monaco e i diversi miracoli attribuiti all’immagine si diffondono attirando pellegrini da diversi paesi dell’Europa centrale e orientale. La piccola cella si ingrandisce anche grazie ai doni degli Asburgo. Tra i più illustri pellegrini troviamo il futuro beato Giovanni XXIII nel 1912 e Giovanni Paolo II nel 1983.
© Copyright Gente, settembre 2007
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2 commenti:
Bellissimo ricordare quei giorni! Anche io ho seguito il viaggio come giornalista e ho visto l'attenzione di Alessandra Borghese nel seguire gli eventi.
Posso consigliare a tutti ( e non solo perchè l'ho scritto io :) il reportage della rivista statunitense " Inside The Vatican".
Non è on line ma chi è a Roma può comprarla nelle edicole vicino san Pietro.
Il viaggio in Austria è stato davvero speciale.
Un saluto a tutti
Angela Ambrogetti
Grazie Angela! Controllero' se "Inside The Vatican" e' disponibile anche a Milano e nelle maggiori citta' :-)
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