18 gennaio 2008

Il molosso ed i chiwawa: una bella metafora sul Papa ed i sapienti...


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SMS E MAIL DI SOLIDARIETA' AL PAPA (RADIO VATICANA)

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La censura che ha impedito al Papa di parlare alla «Sapienza» è lo specchio di una debolezza culturale. Parla il filosofo Rémi Brague

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Uomini adatti alla fuga davanti al Papa dialogante. Solo un occhio offuscato può descrivere l’Italia in preda a falangi oscurantiste vaticane

Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede! (il discorso che il Papa non pronuncera' alla Sapienza)

IL PAPA E L'OSCURANTISMO INTOLLERANTE DEI LAICISTI UNIVERSITARI: LO SPECIALE DEL BLOG

Grazie alla segnalazione della nostra Alessia, leggiamo questo bellissimo commento:

Anticipazione dell'editoriale che sarà pubblicato su "Il Timone" di febbraio.

Tratto da sito Storia Libera

NANI E MOLOSSI

di Gianpaolo Barra

Forse vi sorprenderete, ma a me piacciono i cani. Due o tre volte in vita mia, sono andato a vedere una esposizione canina, dove sfilano esemplari selezionati di tutte le razze. Preciso: mi piacciono i cani grossi, enormi, maestosi, quelli che i cinofili classificano con il termine di “molossi”. Alti, imponenti, muscolosi, in genere pacifici. E tra questi – ve ne sono di diverse misure – quelli che apprezzo di più sono capaci di pesare oltre cento chili, anche fino a 120.

Hanno un bel carattere. Di solito non reagiscono, se provocati tardano a rispondere, se sei un malintenzionato che tenta di entrare nel giardino di casa dove fanno buona guardia, questi giganti ti si piazzano davanti, ti fissano negli occhi, come a dirti: “pensa a quello che stai per fare”.
Certo, se poi non ci pensi, peggio per te. Ti saltano addosso e non hai scampo, sei finito. Se ti atterrano, possono schiacciarti come si fa con una bistecca. Se ti mordono, la loro presa è terribile: un allevatore mi ha detto che la forza del morso del mastino inglese – un molosso enorme – equivale a molte centinaia di chili per cm2. Si capisce bene che con un paio di morsi di questo genere ti ritrovi dimagrito di dieci chili.
Insomma, mi piacciono i molossi per questa loro forza immensa.

Tuttavia, qualche volta – anzi: spesso – succede che se uno di questi bestioni si trova di fronte un cane “nano”, uno di quei “chiwawa” notoriamente attaccabrighe e abbaiatore, il molosso non reagisca.

Anzi, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, si limita ad osservare, con sguardo languido e compassionevole, piegando il capo da un lato, come se provasse tenerezza, ma ben consapevole che basterebbe un soffio per polverizzare la bestiola “rompiscatole”.

Non solo: “pro bono pacis”, il gigante è capace pure di scostarsi, indietreggiare, cedere il passo o lasciare il posto.
Osservando la scena, un marziano, che ignora tutto sulla cinofilia, dirà che il chiwawa è più coraggioso, determinato e perfino più forte del povero molosso.

Un intenditore, invece, sa che il gigante non vuole approfittare della sua forza e lascia perdere. Non vale la pena sprecare un millesimo di energia per farsi valere.

Perché ho scritto queste cose? Perché mi sono venute in mente appena ho saputo della vicenda accaduta all’Università “La Sapienza” di Roma.

Come è noto, poco più di una sessantina di docenti hanno brigato – riuscendoci – per impedire al Papa di partecipare all’inaugurazione dell’anno accademico. Il Pontefice avrebbe dovuto tenere un discorso davanti al Rettore, al corpo docenti e agli studenti. Ma ha preferito soprassedere di fronte alla reazione scatenata dai contestatori.

Il Papa ha fatto bene, naturalmente. E il mondo ha coperto di ridicolo l’Università, quei professori, quegli studenti e – forse – anche il nostro povero Paese.
Ma sì, pensateci bene. Il mondo ha visto ripetersi esattamente quella scena sopra descritta
.

Di fronte a un gigante del pensiero teologico, a un fine cultore del pensiero filosofico, di fronte a un intellettuale di statura molossoide, un gruppo di “chiwawa” del pensiero, un manipolo di nanetti della docenza, dei quali la storia non ricorderà nemmeno il nome, tanto insignificante è la loro statura intellettuale e rozza la loro educazione, ha deciso di emettere un “abbaio”.
E il gigante, come succede in questi casi, li ha guardati con compassione. E ha lasciato perdere.

Il nostro marziano, ignaro di come funzionano le cose sulla terra, si farà probabilmente impressionare da cotanta prova di forza.
Chi se ne intende, invece, vede l’abisso che separa le intelligenze dei protagonisti
.

Quella del Papa giganteggia.
Quella dei contestatori non risponde all’appello. É fuggita tempo fa, spaventata dal proprio stesso abbaio.


:-)))
Grazie davvero, Alessia :-))

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Il fine cinofilo Gianpaolo Barra non lo conosce nessuno e non è dato sapere cosa abbia fatto mai di notevole nella vita, a parte amare i cani, mentre almeno due (non ho scorso interamente la lista, ma ce ne sono sicuramente altri) dei 67 sono dei fisici di primissimo piano il cui lavoro è riconosciuto a livello internazionale e potrebbe anche, in un futoro non troppo lontano, meritargli il Nobel: Luciano Maiani e Giorgio Parisi (per curiosità andate pure su Google a digitate questi nomi e provate a vedere cosa salta fuori).
Sorprende davvero quest'ondata d'indignazione moralistica e cieca, in cui un nutrito gruppo di emeriti sconosciuti, perlopiù giornalisti di serie b e c, si ergono trucemente a giudici e censori tacciando d'ignoranza alcuni degli esponenti di primissimo piano della ricerca scientifica nazionale.
Adesso, niente meno, si allude addirittura al fatto che i "molossi" avrebbero potuto (dovuto?), dall'alto della loro forza, massacrare i "chiwawa", ma non vi essere un tantinello razzisti?
Dove volete arrivare?
Alla condanna a morte dei 67 prof., commutata, per intercessione papale, in cento frustate per ciscuno comminate da Giuliano Ferrara e Camillo Ruini sul sagrato di Piazza San Pietro?
Il Papa è un uomo come ognio altro, non è una essere sovrumano e in quanto figura pubblica, che prende posizioni pubbliche, può anche (ho scritto "può" non "deve"), di tanto in tanto (almeno una volta per secolo, poniamo), essere contestato.
Fatevene una ragione.

Cordiali saluti,
A.

Anonimo ha detto...

Perche' arrabbiarsi?
Cogliamo la sottile ironia dell'articolo...
In fondo il Premio Nobel Rubbia ha detto, piu' o meno, le stesse cose...

mariateresa ha detto...

E non solo Rubbia.
Cacciari ha detto che sono cretini.
E non sono solo delle perpetue o dei chierichetti quelli che li hanno mandati a quel paese.
Io dal più profondo del cuore.
Hanno scritto ua lettera piena di falsità e scemenze.Hanno distorto il senso di un discorso.
Se lo fa un collettivo di studenti io non mi meraviglio, alla mia età ho visto ben di peggio, ma se lo fanno dei docenti universitari allora mi cadono per terra gli zebedei.
Essere premi Nobel non vaccina dal rischio di dire delle idiozie come il Nobel per medicina Watson ,che non è certo un babbeo, ma che sostiene che i neri sono meno intelligenti dei bianchi geneticamente e quindi le politiche per l'Africa sono sbagliate.
I titoli accademici non salvano dal rischio dell'ottusità, dell'intolleranza e del razzismo.

Anonimo ha detto...

Fattene una ragione anche tu, A.. Ogni tanto anche 67 prof. sbagliano... Lo hanno detto anche altri prof, non solo i "ggiornalisti"...

Digitato su Google... Boh, sarà che sono abituato a leggere curriculum di scienziati... Mi sembrano scienziati come tutti gli altri (e già è andata bene).

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

Scommetto che il suddetto “Anonimo”, tanto irritato perché gli hanno toccato i grandi baroni del marxismo-ateo e tanto presunti maestri della sana ragione e della buona scienza, è l’emerito dottor Eugenio Scalfari o, quantomeno, suo figlio o il proprio diletto rampollo.
Vedi, piuttosto, anonimo “A” come si esercita la democrazia anche in questo blog della siora Raffaella?

Cordiali saluti a te e un dolce “baseto” alla simpatica Lella.

Alessandro……. Un sior venessian ciamà Bestion…:o)))

Anonimo ha detto...

Non piace neanche a me il paragone canino. Mi piace pensare che per i 67, e forse ancor di più per gli studenti, il Papa abbia soprattutto pregato, considerandoli fratelli e non "di un'altra razza" (per quanto canina...). Anzi: per come lo conosco dai suoi scritti e dalle sue azioni, sono certo che sia stato così.
Adriano

Anonimo ha detto...

Ne sono piu' che certa anche io, Adriano :-)

Ciao Sior, un basin dalla sciura Lella ;-))

gemma ha detto...

questo anonimo mi ricorda qualcuno...peccato che non si firmi.

Anonimo ha detto...

Non attribuitemi per favore paternità e parentele che non ho (scalfariane o consimili); mi firmo A., perché mi chiamo Alessandro, la mia identità completa non la riporto solo perché ritengo che le idee, giuste o sbagliate che siano, debbano essere valutate indipendentemente dal nome di chi le sostiene.
Tutto qui.

Per quanto riguarda Cacciari, Ferrara, il nugolo di giornalisti di serie b e c cui accennavo nel primo intervento, e (un po' meno direi, visto che la sua intervista non mi pare offensiva) Rubbia, ritengo che sia sempre sbagliato e poco intelligente offendere senza argomentare.
Anzi ritengo sbagliato offendere anche se si argomenta, soprattutto se le contumelie arrivano da parte di personaggi come Ferrara o Cacciari, che vorrebbero essere (ma non lo sono affatto) esempi di tolleranza e di apertura al dialogo.

Riguardo alla lettera dei prof. io penso due cose semplici semplici (e le ho già scritte in altri interventi altrove nel blog):

1) il riferimento a Galileo ripreso dal discorso di Parma di Ratzinger è sicuramente pretestuoso; anche se devo dire che nel discorso di Parma la posizione di Ratzinger mi è parsa un po' ambigua: cita Feyerabend, cita Von Weiszacher (come critici di Galileo), ma la sua opinione in merito mi pare rimanga un po' nell'ombra.
Sul caso Galileo preferisco di gran lunga la posizione che assunse Karol Woityla, in quanto è chiara, comprensibile e condivisibile (chiese scusa).

2) Per capire il perché della lettera dei prof., e immagino che ai cattolici più curiosi e aperti interessino le motivazioni reali della tanto vituperata iniziativa, ritengo che essa debba essere contestualizzata all'interno della società italiana attuale; non se ne può discutere in astratto.
A torto o a ragione (io credo a ragione) il mondo laico italiano si sente oggi psicologicamente pressato e schiacciato dalle varie iniziative della Chiesa, volte a realizzare in Italia, attraverso veti e chiusure nei confronti di molte novità proprie della modernità e dell'attualità, una sorta di stato etico.
Il senso di disagio è acuito dal fatto che a livello politico, salvo qualche voce isolata rappresentata dai radicali e dai socialisti di Boselli, il mondo laico, che pur nella società è vivo e presente, non è rappresentato.
Parafrasando Brecht si potrebbe dire: "Infelice quel Paese che ha bisogno (nella totale latitanza del mondo politico) di 67 professori di fisica per far sentire che le concezioni laiche
esistono e hanno diritto di cittadinanza anche in Italia.
La reazione alla visita papale che è andata in scena nei giorni scorsi è, nella mia interpretazione, ma non credo di sbagliarmi di molto, la classica goccia clericale che ha fatto traboccare il vaso della laicità.
Un mondo laico, mal rappresentato e ininfluente a livello politico (in questo senso la nascita del Partito Democratico è una iattura che, se possibile, rende ancora più disastroso il quadro generale), minoritario e pressoché assente dai mezzi d'informazione, ha dato segno di sè uscendo allo scoperto come poteva, contestando quella che, (nel contesto italiano notate bene), appariva come un'invasione di campo intollerabile.

Concludo allineandomi sentitamente ai complimenti che qualcuno ha fatto a Raffaella per la sua apertura nei confronti di opinioni diverse da quelle maggioritarie nel suo blog, come quelle del sottoscritto.

Cordiali saluti,
Alessandro