12 marzo 2008

L'istituzione del Forum tra cattolici e musulmani: "I diritti umani sulla via del confronto", frutto di Ratisbona (Osservatore)


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L'istituzione del Forum tra cattolici e musulmani

I diritti umani sulla via del confronto

Una strada "lunga", che potrebbe addirittura "durare decenni", ma che alla fine porterà "a riconoscerci come fratelli, pur se nelle diversità". Una strada che necessariamente però dovrà affrontare il tema dei diritti umani.

All'indomani della visita in Vaticano di una delegazione dei 138 studiosi musulmani firmatari della Lettera aperta ai leader cristiani - Una parola comune fra Noi e Voi - padre Samir Khalil Samir, gesuita egiziano ed esperto d'islam, commenta così l'istituzione di una nuova commissione di dialogo.

Uno dei frutti - osserva - del discorso che Benedetto XVI pronunciò nella sua antica Università di Regensburg, il 12 settembre 2006, e che suscitò un fiume di scritti.

L'incontro, come noto, si è svolto il 4 ed il 5 marzo scorsi presso il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Al termine le parti hanno annunciato l'istituzione di un Forum cattolico-islamico "per sviluppare ancora di più il dialogo fra cattolici e musulmani". Il Forum si riunirà per la prima volta a Roma dal 6 all'8 novembre prossimi. All'appuntamento parteciperanno ventiquattro leaders religiosi e studiosi delle due religioni. Il tema da affrontare sarà "L'amore di Dio, l'amore per il prossimo". Nei due giorni di incontri si parlerà di fondamenti teologici e spirituali e di dignità umana e rispetto reciproco. Al termine, i partecipanti saranno ricevuti da Benedetto XVI.
Per padre Samir è particolarmente importante che la nuova commissione fra cattolici e musulmani sia stata definita "stabile e duratura" e che servirà a "rinforzare l'amore per Dio e gli Uomini".

Infatti - sottolinea il religioso in una dichiarazione rilanciata dall'agenzia AsiaNews - "il primo principio alla base di questo incontro era quello di mettersi d'accordo su un programma comune e sulla creazione di una commissione di dialogo duratura: non una realtà occasionale, ma un forum simile a quello già esistente fra il Vaticano e l'università islamica di al-Azhar".
Per questo - sottolinea padre Samir - "creare una Commissione duratura - che si riunisce ogni anno, prima in Vaticano e poi ad Amman - mi sembra essenziale perché evita esternazioni impulsive, come la minaccia di una rottura dei rapporti fra cattolici e musulmani. In più, è importante la decisione di poter riunire la Commissione ogni volta che ci sia bisogno".
C'è poi un secondo elemento di grande importanza. "I partecipanti - osserva padre Samir - hanno deciso che, in linea di massima, l'amore per Dio e l'amore per il prossimo sarà il tema dominante: in questo modo si accoglie il suggerimento della Lettera dei 138 che mette questo concetto al centro dei rapporti fra le due religioni".
Da parte sua la Chiesa ha accettato come fondamentale questo punto, ma ha aggiunto due argomenti: diritti umani e rispetto reciproco. Questo - ha sottolineato - "perché la fede ha due dimensioni: quella teologica e spirituale, che riguarda il capire su quali punti ci fondiamo come religioni; e una dimensione più concreta, cioè quella della dignità dell'uomo - questa è fondamentale, perché al suo interno rientrano tutti i diritti umani - e del rispetto reciproco. Da un certo punto di vista, questa sottolineatura ha già una dimensione teologica. Dal punto di vista cristiano, infatti, l'uomo - immagine di Dio - ha una dignità assoluta, anche se ateo o peccatore. È una cosa connaturale all'uomo: egli è l'essere più nobile della creazione. Dietro questo concetto, vi è tutto il programma del dialogo".
Quanto al rispetto reciproco, questo - prosegue - "deve essere la base per mettersi d'accordo sui rapporti fra le religioni. Il problema è questo: noi sappiamo di avere dei dogmi diversi, addirittura su certi punti opposti. Allora, che fare? Significa che non possiamo avere un dialogo? No, si può avere se si rispettano entrambi i dogmi".
Padre Samir lo spiega con un esempio: "Tu, musulmano, dici che Maometto è messaggero di Dio, addirittura "il sigillo dei profeti": nell'affermarlo sei nel tuo pieno diritto, ma devi riconoscere che per me, cristiano, è pieno diritto dire che Maometto non è messaggero di Dio. Parallelamente, il cristiano dice che Cristo è Figlio di Dio. Questo è un suo diritto innegabile, ma allo stesso tempo nessuno può obbligare il musulmano a dire che Cristo è Figlio di Dio". E quindi, "il rispetto reciproco vuol dire: tu hai i tuoi principi, ed hai il diritto di esporli, ma non puoi obbligarmi a riconoscerli come validi per me. Per riprendere l'espressione coranica: "A voi la vostra religione, a me la mia" (Corano 109: 6), come diceva Muhammad, il profeta dei musulmani, ai miscredenti della Mecca".
I diritti umani diventano perciò la base per costruire il nuovo edificio "perché la vera cosa in comune fra cristiani e musulmani, anzi fra tutti gli uomini, è la nostra natura umana. Con questo concetto condiviso da tutti, i dogmi e le credenze religiosi possono essere condivisi, ma anche non condivisi. Questo programma servirà man mano alla costruzione di un progetto di società dove stabilire visioni comuni".
Tuttavia, tutto questo va inserito nel difficile contesto della realtà islamica. "Con l'islam sunnita - sostiene ancora padre Samir - non si potrà mai avere un dialogo con un ente che sia rappresentativo di tutti i fedeli: non esiste nell'islam un magistero o una gerarchia. Questo particolare rende il dialogo islamo-cristiano simile al dialogo con i protestanti: con chi parlare? Non esiste il principio dell'autorità unica, da seguire per tutti. Chi firma una dichiarazione, può dire di rappresentare semplicemente sé stesso. In un certo senso, però, questo gruppo (i sunniti, ndr) ha una autorità morale, anche se non giuridica, che può servire ad altri a precisare idee e concetti. In questo caso, tenuto conto dell'impegno della Fondazione Aal al-Bayt e del numero assai grande dei firmatari, questo gruppo potrebbe giocare un ruolo più importante dei suoi predecessori".
Ma padre Samir ritiene irrinunciabile anche il dialogo con gli sciiti "perché questo è un ramo importante dell'islam - sono circa il quindici per cento dei musulmani - che ha dei principi assai diversi dal punto di vista dell'interpretazione rispetto a quelli sunniti: danno di solito più importanza alla metafisica, alla spiritualità. Soprattutto, hanno un sistema gerarchico sconosciuto ai sunniti ed una tradizione teologica ed esegetica diversa. Inoltre, l'evoluzione politica e religiosa dei sciiti invita tutti quanti a stabilire rapporti strutturati con loro. Dunque si dovrà presto o tardi creare un dialogo anche con loro".
Insomma, il dialogo interreligioso è qualcosa che "va passo per passo, e richiede decenni. Questo è normale, perché con i musulmani abbiamo secoli di storia parallela, talvolta costellata da episodi contrastanti. Quindi al primo posto, se si vuole un vero dialogo, vi è la necessità di ricreare la fiducia, perché se non ci si fida, le parole diventano vuote. Questo richiede un cammino, che durerà molti anni: basta vedere il cammino all'interno della famiglia cristiana, per rendersi conto di quanto sia difficile. Proprio perché è difficile, è urgente cominciare subito e farlo su delle base solide".

(©L'Osservatore Romano - 12 marzo 2008)

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