7 luglio 2008

E la curia di Milano pensa solo a lisciare il pelo ai musulmani (Granzotto). Linguaggio politico? (Lomartire)


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E la curia di Milano pensa solo a lisciare il pelo ai musulmani

Paolo Granzotto

Capisco che essendo il responsabile delle «relazioni ecumeniche e religiose» della Diocesi di Milano, monsignor Gianfranco Bottoni abbia dimenticato le norme di buona educazione in vigore nel mondo occidentale di matrice cristiana. Abituato a trattare con indù, scintoisti, animisti e maomettani, soprattutto questi ultimi, ha finito per adottarne la spiccia dialettica. E infatti, quando dice che il trasloco della moschea di viale Jenner, a Milano, è una azione da regime fascista sembra di sentir parlare Mahmud Ahmadinejad. Torna però a essere quello che è, un prete intellettualmente scorretto, quando aggiunge: «Dubito che le istituzioni civili di un Paese democratico possano proibire un diritto costituzionale come la libertà religiosa e di culto». Perché nessuno vuole impedire ai musulmani di manifestare nella preghiera la propria fede. Quello che non è tollerabile, quello che può essere facilmente ritenuto un sopruso, è che i maomettani preghino il loro Dio sommergendo di tappetini e di fedeli, quattromila alla volta, la pubblica via. Trasformandola, ogni venerdì, in un suk. Etnicamente pittoresco quanto si vuole, ma sempre un suk rimane. D’altronde, nell’improbabile ipotesi che concedesse la libertà di culto, credo che anche al sincero democratico Mahmud Ahmadinejad non farebbe tutto questo gran piacere vedere il Khyeabun di Teheran invaso ogni domenica da quattromila cattolici oranti. E non perché pregano un altro Dio, ma perché invadono strada e marciapiedi, bloccano il traffico automobilistico e pedonale. Perché la farebbero da padroni. La qual cosa è sempre arbitraria, specie in casa altrui.
E viale Jenner è in casa nostra. Dove vigono leggi, regole, usanze di casa nostra. Dove, ad esempio, non è consentito prender possesso, ancorché temporaneamente, di una strada. Possibile che monsignor Bottoni, uomo di fine cultura e, si presume, di notevole uso di mondo, non capisca che il problema è tutto qui? È solo qui? Non capisca che la libertà di culto c’entra come i cavoli a merenda? Ho sempre creduto, perché così mi insegnarono al Catechismo, che la missione di un buon cristiano, specie un vescovo, sia quella di evangelizzare, di diffondere, di favorire la conoscenza della parola di Dio. Si legge nel Nuovo Testamento che Gesù disse: «Andate per tutto il mondo e annunciate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e si farà battezzare, sarà salvato». Mi sbagliavo. La missione, quanto meno quella dei monsignor Bottoni, è di lisciare il pelo all’Islam. Di farcelo piacere. Ma se i monsignor Bottoni non hanno tempo e voglia per annunciare la Buona Novella, guarda caso lo trovano per dirci fascisti - e questo è inaudito - in quanto vorremmo evitare che migliaia di musulmani si prostrino in preghiera oggi sul viale Jenner, domani in piazza Duomo. Se ne conclude che come «responsabile delle relazioni ecumeniche e religiose», monsignor Bottone vale poco. Non è il suo mestiere. Perché non è dandoci dei fascisti, non è rivendicando il diritto (costituzionale, poi! Ma dove sta scritto?) delle comunità islamiche di arrogantemente dar prova di forza prendendo possesso di un pezzo di città e facendolo cosa loro, che ci porterà a farceli piacere, i fedeli di Allah e della sharia. Tutto il contrario.

© Copyright Il Giornale, 7 luglio 2008 consultabile online anche qui.

Il linguaggio politico della Curia

di Carlo Maria Lomartire

Chi pensa che la Chiesa non abbia diritto di intervenire anche su questioni come immigrazione clandestina, rom o la moschea di viale Jenner si sbaglia di grosso. Vescovi e sacerdoti hanno anzi il dovere pastorale di esercitare il magistero ecclesiale su tutti gli argomenti che abbiano rilevanza etica e sociale. Altrimenti la vita religiosa finirebbe per ridursi a fatto privato e la Chiesa, intesa come comunità dei credenti, cesserebbe di esistere. Ed è altrettanto chiaro che poi lo Stato laico deciderà in assoluta autonomia, tenendo conto di quegli interventi quanto riterrà opportuno.

È una disarmante ovvietà che certi iper-laici nostrani si ostinano a non capire, intimando ai vescovi di tacere quando si oppongono ai matrimoni gay e plaudendo quando criticano le misure di controllo dell'immigrazione clandestina e delle comunità rom.

Ma c'è qualcosa che inquieta negli ultimi interventi della Curia milanese - ripeto, assolutamente legittimi - su questi argomenti come su altri: il linguaggio.

Sempre di più sia il cardinale Tettamanzi sia i suoi rappresentanti affrontano questi temi utilizzando una terminologia squisitamente politica. Parlano di fascismo, totalitarismo, populismo, di manipolazione mediatica. Illegittimo per un monsignore o per un prete? Certo che no. Ma mi ostino a credere che i loro argomenti e il loro linguaggio dovrebbero avere altri riferimenti: la carità, la pietà, l'amore. Insomma, il Vangelo e non un volantino politico o un quotidiano di partito. Giacché se gli argomenti sono politici non ho bisogno di sentirmeli ripetere da un prete. Carlo Maria Martini aveva gli stessi orientamenti di Tettamanzi, ma li esprimeva col linguaggio del Vangelo e della Bibbia. Perciò aveva più carisma.

© Copyright Il Giornale, 7 luglio 2008 consultabile online anche qui.

Sull'ultima frase dissento, ma e' una mia opinione.
Per il resto concordo: la Chiesa ha il sacrosanto diritto e dovere di intervenire su ogni argomento, ma non puo' usare un linguaggio politico e soprattutto non puo' mai offendere il singolo uomo politico.
Che si dia del fascista o del popolista ad un ministro della Repubblica (chiunque egli sia) mi inquieta parecchio ma, quando e' un sacerdote a farlo, la cosa mi preoccupa molto
.
R.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

La curia di Milano sta commettendo un errore di valutazione.
Non vorrei che pensasse di avere l'appoggio dei fedeli.
No! Ha solo quello della stampa di parte.

Anonimo ha detto...

COSSIGA: VERGOGNA, ARCIVESCOVO DI MILANO INSULTA GOVERNO
Roma richiami 'per consultazioni' ambasciatore Santa sede

Roma, 7 lug. (Apcom) -"Sono cattolico, quasi 'teocon', ma sul piano politico e istituzionale sono un cattolico liberale e quindi un laico. Difendo il diritto del Papa e dei Vescovi di giudicare persone, cose, comportamenti e anche proposte di leggi e leggi; ma non quello di insultare le autorità dello Stato italiano". Lo afferma in una nota il senatore a vita Francesco Cossiga.

Secondo Cossiga "che l'Arcivescovo di Milano - ancora inconsolato e inconsolabile per non essere stato eletto Papa! - successore del Card. Schuster, noto fascista, che ricordo con dolore di giovane d'Azione Cattolica e di giovane antifascista, rigido e ieratico nel saluto fascista benedire i gagliardetti fascisti ed elogiare quale 'Crociata cristiana' il genocidio perpetrato dagli italiani contro gli etiopi più cristiani di lui (anche se a dire il vero non mi sembra che ci voglia molto!) insulti un Ministro della Repubblica Italiana, Stato che lo campa largamente, è una vergogna".

"Ho consigliato il Governo italiano - dice il presidente emerito della Repubblica - a richiamare 'per consultazioni' il nostro Ambasciatore presso la Santa Sede, di presentare poi una nota di protesta alla Segreteria di Stato chiedendone la rimozione e in caso di rifiuto di sospendere alla Diocesi di Milano la corresponsione della quota che ad essa spetta sul finanziamento dello Stato alla Chiesa italiana con la clausola dell'8 per mille. Ma il Governo non farà nulla perché solo due Presidenti del Consiglio dei Ministri hanno avuto il coraggio di non permettere la nomina di sacerdoti a vescovi e di presentare note di protesta alla Segreteria di Stato: ma erano entrambi cattolici e non 'anarchici dei valori'. Uno - conclude la nota dell'ex capo dello Stato - si chiamava Alcide De Gasperi e l'altro, a milioni di anni luce da lui, Francesco Cossiga!".

Raffaella ha detto...

Interessante provocazione quella del Presidente Cossiga, ma non vedo che cosa c'entrino la Segreteria di Stato Vaticano e la Santa Sede (quindi il Papa) in questo caso specifico.
R.

euge ha detto...

Secondo me hai ragione veritas...... però io aggiungerei anche la diagnosi fatta sull'Arcivescovo di Milano che ancora si dispera e si strappa i capelli, per non essere lui al posto di Ratzinger ed io aggiungo meno male perchè temo che in caso contrario, S. Pietro con tanto di Basilica e Piazza, avrebbe aspetta altri venti anni per rivedermi!

raffaele ha detto...

L'invito di Cossiga è assurdo ed inconcepibile: pratiocamente invita il governo a commettere una pesante ingerenza ai danni di un arcivescovo e cardinale! E comanda tra le righe alla Chiesa di "non disturbare il manovratore"! Come il conte zio ed il padre provinciale di manzoniana memnoria. Si può discutere sui modi ed i toni, ma di fronte ad attacco così pesante esprimo la mia solidarietà alla Chiesa milanese.

euge ha detto...

Caro Raffaele, posso capire che tu non condivida fino in fondo le esternazioni di Cossiga. Però scusami tanto se te lo dico, la curia milanese se l'è cercata e di brutto. La questione della libertà di professare la propia religione è un diritto sacrosanto ed ognuno ha il diritto di pregare secondo le proprie usanze. Qui, però, la curia milanese, ha scambiato non sò se volutamente o solo per creare il caso dell'estate 2008, questo diritto, per attaccare un provvedimento del governo, che mira a riportare l'ordine in una situazione che ormai è allo sbando. Se come mi pare di aver capito il venerdì le viao la via dov'è questa mosche si riempie di fedeli musulmani che pregano, il male non sono i musulmani che pregano ma, il posto dove lo fanno. Ora se per creare ordine in quella strada e lasciare che i passanti vi passino liberamente senza peraltro intralciare la preghiera dei musulmani, la preghiera si fa in un altro posto o magari in un edificio a loro destinato che male ci può essere? Perchè la Curia milanese si è spinta fino al limite di dare del "fascista" a Maroni per questo tentativo di favorire sia l'ordine pubblico e sia la libertà di preghiera per i musulmani? Non è un atteggiamento degno della Curia bollare come ha fatto in questo caso, il ministro come fascista usando per altro un termine che, da sempre viene usato in modo dispregiativo e riportando in auge una parte della nostra storia che forse sarebbe meglio dimenticare. Tanto progressismo e poi si usano queste terminologie? No caro Raffaele la curia milanese ed il suo atteggiamento in questo caso non può essere scusato tanto più che è stata abilmente spalleggiata da certa stampa, la stessa che spesso attacca e spesso denigra il Papa, per convinzione ideologica. Credo che la curia milanese senza stracciarsi le vesti, debba rivedere seriamente il suo atteggiamento verso i propri fedeli, verso l'ordine pubblico, e soprattutto verso il Papa......... perchè permettimi raffaele, anche in tante situazioni ( vedi atteggiamento verso il Motu Proprio), verso Benedetto XVI hanno dimostrato una evidente contrasto ed anche una evidente disobbedienza, diplomaticamente nascosta e strisciante.