1 luglio 2008

Un anno fa, la Lettera del Papa ai cattolici in Cina. La nota dell'agenzia Fides e un pensiero di padre Angelo Lazzarotto (Radio Vaticana)


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Un anno fa, la Lettera di Benedetto XVI ai cattolici in Cina. La nota dell'agenzia Fides e un pensiero del missionario del PIME, padre Angelo Lazzarotto

E’ passato un anno dalla Lettera del Papa ai Cattolici cinesi, pubblicata il 30 giugno 2007.
Secondo l'agenzia Fides, della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, un primo messaggio, sembra da tutti percepito, è che le cose sono radicalmente cambiate, sia all’interno della comunità cattolica, sia nei confronti del Governo di Pechino, come nei confronti della società civile cinese ed internazionale. Dopo la chiara affermazione del Papa che la Chiesa in Cina è una, e che le divergenze all’interno erano, e sono, frutto di pressioni esterne, i cattolici cinesi si stanno riscoprendo fratelli. La Chiesa in Cina è una, perché quasi tutti i vescovi sono in comunione con il Papa. Una sola Chiesa dunque, anche se la sua struttura è ancora, per così dire, anomala. Non siamo ancora in presenza di una unità perfetta e realizzata, sottolinea la nota della Fides, ma la direzione indicata da Benedetto XVI è chiara, pure se se una unificazione non si verifica dall’oggi al domani. Sarebbe troppo lungo, precisa ancora la Fides, elencare i passi avvenuti a vario livello dei quali si è avuta notizia, che assicurano come stia crescendo un movimento verso la riconciliazione e l’unità.

La Lettera del Papa - prosegue l'agenzia di informazione vaticana - ha avuto chiaramente i suoi effetti nelle relazioni fra i fedeli della comunità riconosciuta dal governo e quelli della comunità non riconosciuta, anche in quelle zone dove le divergenze interne erano molto forti. Tra questi avvenimenti, elenca la Fides, citiamo gli auguri e i doni natalizi scambiati dai fedeli della comunità riconosciuta con quelli della comunità non riconosciuta; l’aumento, a volte significativo, del numero dei fedeli appartenenti ad una comunità alle celebrazioni eucaristiche dell’altro gruppo; i ritiri spirituali fatti insieme; i corsi di catechismo per i neofiti non riconosciuti sono stati affidati ai fedeli della Chiesa riconosciuta; in più parti della nazione si sono tenute sessioni congiunte di studio e di approfondimento, esercizi spirituali sulla stessa Lettera del Papa, per coglierne - in un clima di preghiera - l’esatto significato. Anche i funerali, spiega la Fides, sono diventati occasione di riconciliazione. Fedeli non riconosciuti sono andati a confessarsi e hanno partecipato all’Eucarestia presieduta da sacerdoti riconosciuti dal governo. In un caso, più di 500 fedeli hanno concluso un Convegno di studio sulla formazione dei cristiani per l'Evangelizzazione, con una processione e la celebrazione dell'Eucarestia.

Non sono mancati - continua l'agenzia Fides - contatti regolari fra sacerdoti e vescovi delle due comunità per la programmazione della celebrazione della Pasqua: simili contatti o iniziative non esistevano prima della pubblicazione della Lettera. Sacerdoti o suore di un gruppo che hanno guidato ritiri spirituali per i fedeli dell’altro gruppo. Sono sparite, per la maggior parte, le accuse che i Sacramenti di un gruppo non fossero validi ed addirittura inutili, si sono registrati casi di fedeli delle due comunità riuniti insieme per le preghiere del mattino e della sera. In alcune diocesi il tema della riconciliazione è diventato il motivo base per tutta la pastorale. In cinque villaggi della Mongolia, le suore non riconosciute dal governo sono state invitate a guidare e ad animare le celebrazioni liturgiche della comunità riconosciuta dal governo. Tuttavia, insieme con questi aspetti positivi - chiarisce l'agenzia di Propaganda Fide - non sono mancate resistenze e difficoltà verso la Lettera del Papa, come dimostrano le tante domande di chiarimento che sono giunte a Roma.

Ma si può dire che comunque la Lettera del Santo Padre abbia segnato una svolta storica nella vita della comunità cattolica. Anche i due grandi eventi, quello del terremoto e quello della Giornata di Preghiera per la Chiesa in Cina del 24 maggio, con tutte le difficoltà create dalle autorità, hanno unito i cristiani in tante forme, sia di preghiera sia di iniziative pastorali. A Roma, per la prima volta, più di 500 fedeli cinesi, del continente, di Taiwan e di Hong Kong, provenienti dai due gruppi, hanno partecipato alla solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.

Sulla Lettera del Papa, Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di padre Angelo Lazzarotto del PIME, per molti anni missionario in Cina:

R. - All’interno della Cina, questa Lettera, durante tutto l’anno passato, ha avuto una grande diffusione ed è arrivata a tutte le comunità, anche se l’autorità ha cercato di contrastarne la diffusione stressa. Ci sono state delle iniziative in varie chiese, come quella già molto nota della Chiesa di Shanghai che - celebrando il quarto centenario della fondazione nella chiesa locale - ha preso lo spunto dalla Lettera per partire con un anno di evangelizzazione. Direi che anche la Chiesa universale sta prendendone coscienza. Benedetto XVI ha ricordato a tutti l’importanza di sostenere l’impegno di quanti in Cina, in una situazione così difficile, continuano a credere, a sperare e ad amare.

D. - Ricordiamo la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, quella del 24 maggio: anche questo è stato un evento che evidenzia una Chiesa in cammino?

R. - Certo. Per conto mio, è stato proprio uno slancio nuovo dato sia alla comunità cinesi ed in particolare alle comunità cinesi che vivono in Italia, sia anche ai cattolici occidentali per essere solidali. Questo è proprio il senso della Chiesa che vuol dire comunità.

D. - Qual è il messaggio forte della Lettera del Papa ai cattolici cinesi e alla Chiesa tutta?

R.- Ha voluto dare uno slancio alla comunità dei cattolici presenti in Cina, pensando che la Cina, nei disegni di Dio, ha una grande responsabilità e non soltanto in Asia ma per il futuro dell’umanità. All’interno del popolo cinese, la piccola comunità cattolica è destinata a portare quel pizzico di sale che è la presenza del Vangelo. E’ contributo che guarda avanti.

D. - La lettera, dunque, ha segnato una svolta storica in questo senso?

R. - Io penso di sì. Ne vedremo i frutti più avanti certamente.

D. - Frutti anche spirituali e, quindi, più difficilmente registrabili dalla cronaca?

R. - E’ logico, perchè questi li vede Dio. Noi li vedremo nelle conseguenze anche concrete come, ad esempio, quella di saper annunciare con coraggio e con determinazione, partendo dalla propria vita, la verità e la nostra fede nel Vangelo.

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