1 luglio 2008

Card. Ruini, il monsignor sottile va in pensione (Tosatti)


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Qualche sgambetto e molte frizioni, soprattutto con i Segretari di Stato

MARCO TOSATTI

CITTA’ DEL VATICANO

E questa volta è davvero l’addio, per il “monsignor Sottile” del Vaticano, il “don Camillo” protagonista delle grandi battaglie sui temi etici. Ieri Benedetto XVI ha annunciato la nomina di Agostino Vallini, Prefetto della Segnatura Apostolica (una Corte di Cassazione vaticana) a suo Vicario per la città di Roma, accettando le dimissioni di Camillo Ruini, che si ritirerà a vita semi-privata in un appartamento del Seminario Minore, in Viale Vaticano, con la fedele Pierina, la sua perpetua storica. E’ vero che don Camillo conserverà un incarico importante per seguire e far crescere il “Progetto Culturale” della Cei, la sua creatura, a cui ha dedicato tante energie; ma solo chi non conosce la brutale efficienza dello “spoil system” ecclesiastico può pensare che il suo potere si mantenga valido anche dopo l’abbandono del ruolo ufficiale; posto che lo voglia, oltretutto. Già il suo successore, Agostino Vallini, grande esperto giurista, è stato voluto fortemente dal Segretario di Stato. Che di sicuro non era mosso dalla preoccupazione di scegliere un “ruiniano”. Tutt’altro. Destino, o piuttosto forse difesa di ruoli e spazi, in quella che è pur sempre una corte, dove vicino al sole (il Papa) fa più caldo, e perciò non si lesinano invidie e sgambetti, i rapporti di don Camillo con i Segretari di Stato non sono mai stati idilliaci. E’ vero che don Camillo, chiamato da Wojtyla nel 1986 a essere il Segretario della Cei, e cinque anni più tardi al duplice ruolo di Presidente dei vescovi e di Vicario del Papa per Roma era uomo troppo intelligente e potente per non destare timore nel primo collaboratore del Pontefice, chiunque esso fosse. Prima il cardinale Angelo Sodano, attuale Decano del Sacro Collegio; con cui si mantenne un delicato equilibrio di poteri fino alla morte di Giovanni Paolo II, quando - proprio quel 2 aprile 2005 - Ruini ricevette un duplice sgarbo. Non fu avvertito in tempo per essere vicino al pontefice morente, e fu il Sostituto alla Segreteria di Stato, monsignor Sandri, creatura di Sodano, non lui, ad annunciare la morte di Wojtyla alle decine di migliaia riunite in piazza San Pietro. Ne seguì qualche altra sgradevolezza, come il sondaggio organizzato dal Vaticano per sapere chi avrebbero gradito i vescovi come successore di Ruini (che era ancora ben in sella) alla Cei, che non migliorò i rapporti fra il cardinale astigiano e il porporato originario di Sassuolo.
L’arrivo di Bertone al posto di Sodano non spostò il barometro verso il bel tempo. Il Segretario di Stato ha una personalità robusta ed espansiva. Che venne a urtarsi con la personalità fredda e riflessiva di don Camillo. Un uomo che per distrarsi legge libri divulgativi di fisica, i supplementi scientifici dei giornali e riviste di motori. Ruini avrebbe voluto Giuseppe Betori a succedergli come Presidente della Cei. Bertone aveva un suo candidato, il francescano Benigno Papa, vescovo di Taranto; la notizia uscì, facendo fallire il progetto, e in vaticano si pensò che l’indiscrezione avesse origine da ambienti ruiniani...Infine il “monsignor Sottile” se ne uscì con la carta vincente: Angelo Bagnasco, a cui Bertone, avendolo accettato come suo successore a Genova, non poteva opporre obiezioni. Ma cercò subito di porre un paletto: di politica tocca alla Segreteria di Stato, parlare, e la Cei si deve occupare di pastorale. Bagnasco parla “anche” di politica, ma certo non come faceva Ruini, dal cui stile si sta differenziando.
Don Camillo, nato a Sassuolo il 19 febbraio del 1931, è cresciuto nell'Emilia del dopoguerra, in cui la gente moriva per vendette politiche e private. Fortunatamente, dice, nella sua famiglia non ci sono stati morti; ma tutt'attorno a lui sì. Si ricorda di un giorno che era alla stazione, ed era vicino a lui un uomo che conosceva, un commerciante, padre di una sua amica. Si è sentito uno sparo, l'uomo ha detto: «hanno sparato», ed è caduto; avevano sparato a lui. Aveva una grande fede, sin da piccolo, e i suoi compagni si stupivano di questa forza di convinzione. «Ma come fai a dire che Dio esiste…». E lui rispondeva: «Ma sì che esiste…». E la scelta di andare in seminario fu presa come una scelta consequenziale: se credo in Dio allora….Nell'autunno decise, nell'anno successivo entrò. I suoi genitori erano contrari (aveva solo una sorella), suo padre avrebbe voluto che seguisse il suo mestiere (era medico). La «personalizzazione» non gli fa piacere; e ne ha dovuta ingoiare un bel po’, negli ultimi anni. Fra l’altro, alla Radio di stato, qualcuno lo equiparò a un pericoloso «rifiuto tossico», perché era contrario alle unioni omosessuali legalizzate. «Anche la mia segretaria mi chiama Eminence, come fa Luciana Littizzetto in televisione», dichiarò tempo fa. «Non sono mai riuscito a vederla: sono abitudinario e a quell'ora sono in camera a leggere i giornali. Ma mai l'avrei censurata: oltretutto sarebbe stato controproducente. E poi le sono grato, mi ha fatto tanta pubblicità gratuita». La sua filosofia ecclesiale l’ha affidata a un’intervista a Sandro Magister, vari anni fa: «E’ vero che la contestazione contro la Chiesa aumenta, Ma è preferibile essere contestati che essere irrilevanti». Qualcuno disse anche che il suo hobby era collezionare soldatini. «Ma non è vero! Mio padre me ne regalò quando avevo sei anni, ci giocai un po’ e poi li misi via, preferivo far navigare barchette nei fossi».

© Copyright La Stampa, 28 giugno 2008

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