21 agosto 2007
La pace di Cristo non è semplice assenza di conflitti
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Il Papa: la vera pace «chiede di vincere il male con il bene»
Servire la verità «senza compromessi» e seguire Gesù - dice Francesco d'Assisi - per essere «strumenti della sua pace» Fino a diventare segni di contraddizione per il mondo. Domenica Benedetto XVI ha spiegato un celebre passo evangelico
Di Lorenzo Rosoli
La pace che Cristo «è venuto a portare» - ha detto il Papa domenica all'Angelus - non è «semplice assenza di conflitti. Al contrario, la pace di Gesù è frutto di una costante lotta contro il male». Attenzione però: «Lo scontro che Gesù è deciso a sostenere non è contro uomini o poteri umani, ma contro il nemico di Dio e dell'uomo, Satana. Chi vuole resistere a questo nemico rimanendo fedele a Dio e al bene deve necessariamente affrontare incomprensioni» e talvolta «vere e proprie persecuzioni». Così Benedetto XVI ha commentato il celebre passo evangelico in cui Gesù confida ai discepoli di non essere venuto «a portare la pace sulla terra» ma «la divisione», come scrive Luca, o la «spada», come si legge in Matteo.
Ratzinger si è rivolto ai fedeli e ai pellegrini che affollavano il cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo (a destra il testo integrale). Chi vuole seguire Gesù e servire la verità «senza compromessi», sa che incontrerà «opposizioni» e che, suo malgrado, diventerà «segno di divisione fra le persone» anche all'interno della sua stessa famiglia. Ciò non perché «l'amore per i genitori» non sia «un comandamento sacro», ma perché per essere vissuto autenticamente «non può mai essere anteposto all'amore di Dio e di Cristo». Così, sulle orme di Gesù, «i cristiani diventano strumenti della sua pace, secondo la celebre espressione di san Francesco d'Assisi. Non di una pace inconsistente e apparente, ma reale, perseguita con coraggio e tenacia nel quotidiano impegno di vincere il male con il bene e - ha sottolineato il Pontefice - pagando di persona il prezzo che questo comporta».
Dopo la recita dell'Angelus il Papa ha ricordato il popolo del Perù colpito dal terremoto e ha salutato i partecipanti al Meeting di Cl a Rimini (ne parliamo in altre parti del giornale). Un saluto anche ai pellegrini polacchi, nei giorni in cui ricorre il 750° della morte di san Giacinto, «figlio della terra di Slesia, spinto dallo spirito missionario di san Domenico», che «ha predicato con zelo il Vangelo da Danzica fino a Kiev».
Infine i saluti ai pellegrini italiani, «in particolare i numerosi giovani francescani accompagnati dai Frati minori. Cari amici, sulle orme di Francesco e Chiara d'Assisi siate profezia di fraternità nel mondo di oggi». Il Papa si è rivolto anche ad un gruppo di giovani salesiani giunti dall'Italia e dal Medio Oriente; alle Suore Missionarie dell'Incarnazione e alle Suore dell'Apostolato Cattolico ha augurato che i rispettivi capitoli generali siano «momenti forti di discernimento e progettazione» e «rechino nuovo slancio al cammino» delle congregazioni.
© Copyright Avvenire, 21 agosto 2007
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1 commento:
Parole queste pronunciate da Sua Santità all'Angelus che non solo fanno riflettere ma, ti mettono di fronte ad una scelta ben precisa accettare o no di compromettersi con Dio pur sapendo di dover sopportare incomprensioni anche negli ambienti più cari o addirittura persecuzioni per amare Gesù nel vero senso del termine?????? Questa è la bellezza di Benedetto XVI ti porta a riflettere ed a scegliere senza vie di mezzo e senza compromessi; se ci si compromette con Dio, non si può poi fare marcia indietro alla prima difficoltà, non si può soltanto dire a parole e magari poi cetrcare una strada che salvi capra e cavoli, non si può schirarsi con Dio e poi cercare nei modi più disparati di adattare Dio stesso alle nostre necessità e comodità o alle necessità e comodità delo nostro tempo......... Se si sceglie Dio la Sua strada lo si fa fino in fondo........ Ma quanti di noi compresa la sottoscritta, sono veramente sicuri di amare Dio fino a sopportare incomprensioni di ogni genere o di essere perseguitati nel Suo Nome??????????? credo che questa sia la riflessione più importante da fare su queste splendide e forti parole del Papa che, ancora una volta scuote gli animi di questo mondo addormentati ed impregnati di un pericoloso relativismo ............
Eugenia
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