21 agosto 2007

Messa tridentina: Don Farinella e gli altri


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L’«altra» missione di don Paolo Farinella

di Fiorella Merello Guarnero*

Ascolto alla Radio la notizia che don Farinella, ahimè tristemente conosciuto a Genova, scrive al Papa per protestare contro il ritorno, per chi lo desidera, della Messa in latino. Don Farinella viene definito «noto biblista» e certo lo sarà, anche se meglio si potrebbe definirlo noto postcomunista, ben allineato sulle posizioni estreme della sinistra antagonista e pronto ad ogni occasione a ******* quella Chiesa di Dio a cui indegnamente egli appartiene. Lo sappiamo, egli collabora a fogli cattolici (un esempio per tutti, il Bollettino delle Missioni della Consolata di Torino), dove quasi sempre non si pone come esperto di Sacre Scritture ma come agit prop dei disvalori di certa sinistra estrema che più che a costruire e a dar soccorso ai poveri del mondo è sempre gioiosamente pronta a distruggere e a gettare fango sulla Chiesa cattolica fino a giungere ai gradini della Cattedra di S.Pietro. Tutto ciò è grave, gravissimo in quanto pur non avendo la rinomanza di un don Gallo egli gode di una certa notorietà forte soprattutto della sua fama di biblista che non è in discussione ma che poco ha a che fare con la sua predicazione anticlericale e sempre a difesa non dei più poveri e derelitti bensì dei delinquenti che già tanti avvocati difensori trovano nel mondo buonista paracattolico.

Questa testimonianza sentivo di dover dare, per evitare a tanti cattolici e non cattolici poco informati di cadere nelle panie delle sue suadenti parole che tanto male possono fare quanto più sono ornate da indubbia cultura e capacità di comunicazione.

*Collaboratrice Cri
Cavaliere al merito della Repubblica italiana

© Copyright Il Giornale, 21 agosto 2007


La Messa in latino mi ridonerà l’infanzia

di Redazione*

Nella mia vita ho studiato poco e men che meno il latino. Tuttavia amo il latino. Amo il latino perché mi ricorda i verdissimi anni dell'infanzia, quando in quella verde primavera, sul verde prato adiacente la chiesa di San Biagio, quel sant'uomo del parroco don Parodi ha insegnato a me e ad altri zucconi del mio calibro a servire la Santa Messa in latino, insomma a fare il chierichetto.
Da allora ho amato il latino delle funzioni religiose e cantato in quel latino, dal suono armonioso e gioioso. «Introibo ad altare Dei a Deo qui laetifica juventute mea» (spero di non aver fatto troppi strafalcioni). Quel Dio che ha allietato la mia infanzia, la mia gioventù, la mia maturità ed oggi rallegra la mia vecchiaia. Purtroppo la voglia di cambiare, forse anche lodevole sotto certi aspetti, di officiare la Santa Messa in lingua volgare, ci ha privato, secondo me, di quel senso mistico proprio del latino, non importa se in tutto comprensibile e da tutti perfettamente inteso.
Così come ci si è allontanati dal canto gregoriano tanto melodioso ed orecchiabile. Anche qui i ricordi sono lontani ma, ad un tempo tanto vicini. Il latino mi ha interessato in modo più prosaico per le sue massime ed i suoi ricorsi alla storia sempre maestra di vita. Tutto questo per dire che oggi ho un motivo in più per essere grato a Papa Benedetto XVI che fra breve ci donerà la gioia di tornare con il pensiero alla nostra gioventù rispondendo all'officiante in latino e cantando le litanie in gregoriano, sempre a lode di nostro Signore che tanto bene ha elargito su di me e sui miei cari.

© Copyright Il Giornale, 21 agosto 2007

*Articolo non firmato

1 commento:

euge ha detto...

Ancora Don Farinella??????????????? ma, insomma basta!!!!!!!!! l'abbiamo capito che non vuole la messa in latino .................. ma, nessuno ha avuto la bontà di spiegargli che quello che lui tanto teme non è obbligatorio????????????????!!!!!!!
Per favore basta!!!!!!!
Eugenia