6 agosto 2007

L'Italia non e' un Paese normale? Colpa dei Cattolici! Un bel commento sul Scalfari-pensiero


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Questione cattolica. L'ultima trovata di un giornalista trombone

di Redazione

L'Italia non è un Paese normale e la colpa è dei cattolici. È l'ultima chicca di Eugenio Scalfari, che ripropone stereotipi e pregiudizi sulla Chiesa e sui credenti. E chi vuole fare il saggio, si conferma semplicemente un irresistibile trombone.

Sua Santità laica Eugenio Scalfari ha pontificato dall'alto del suo trono: la tribuna domenicale offertagli come sempre da Repubblica, il quotidiano che ha fondato nel 1976. Il lettore italico ha avuto così la possibilità di chiarirsi definitivamente le idee e conoscere a fondo la vera natura dei problemi del Paese. In sostanza, l'Italia non va male per la crisi dell'etica pubblica, per la perdita dello spirito di servizio della classe dirigente, per l'incapacità di promuovere fino in fondo il bene comune. L'Italia va male perché non riesce a risolvere la famigerata “questione cattolica”. Non è un errore: di “questione” si parla. Un po' come Hitler si rapportava alla presenza degli Ebrei nei confini del Reich. Scalfari non arriva a tal punto ma chiarisce che “la questione cattolica è quella che spiega più d'ogni altra la diversità italiana. Spiega perché noi non saremo mai un paese normale”. La risposta è facile: “Perché una parte rilevante dell'opinione pubblica, della classe politica, dei mezzi di comunicazione, delle stesse istituzioni rappresentative, sono etero-diretti, fanno capo cioè e sono profondamente influenzati da un potere "altro". Quello è il vero potere forte che perdura anche in tempi in cui la secolarizzazione dei costumi ha ridotto i cattolici praticanti ad una minoranza”.

La Chiesa viene raffigurata non come il punto di riferimento di chi crede, ma come una sorta di multinazionale ramificata. La Santa Sede è “un'organizzazione religiosa mondiale” che fruisce “di un insediamento altrettanto mondiale attraverso la presenza dei Vescovi, delle parrocchie, degli Ordini religiosi, delle Missioni”. Puro delirio: ce li vedete Madre Teresa, Daniele Comboni, padre Bossi come emissari di un'organizzazione? Ma Scalfari non si accontenta. Per lui il fenomeno religioso e il ruolo della Chiesa sono come il fumo negli occhi: accusa il papa di “spingere il più avanti possibile le forme di protettorato politico-religioso del Vaticano”, ripropina la storiella della laicità su una gerarchia che accampa privilegi, sui beni del Vaticano, sulle posizioni in tema di bioetica viste come ingerenza e sui cattolici impegnati in politica, liquidati come militanti. Uno stato di cose che sin dal titolo dell'editoriale (la citazione dantesca “Ahi Costantin di quanto mal fu madre”), fa invocare addirittura l'epoca precostantiniana, quella delle persecuzioni, quando i cristiani erano carne da macello.

I più sinceri complimenti a Scalfari per questa perla di scrittura che non meriterebbe commenti. Da registrare soltanto l'ossessività con cui si continua a battere il chiodo su certi temi. Nel merito, basta ribadire quanto detto appena 6 mesi fa di fronte ad un articolo del Nostro dello stesso tenore. “Al di là della forma, - scrivevamo a febbraio - è strano di come in Italia, nel nome della democrazia, non si neghi la parola a nessuno: Francesco Caruso può parlare contro la polizia, Marco Rizzo può contestualizzare il dramma delle Foibe, Oreste Scalzone può sottilizzare sull’uso della violenza. Ma guai se un pontefice (non solo un capo di Stato, ma soprattutto la guida spirituale di milioni di cattolici) si permette di parlare di famiglia e vita. Il minimo che gli può succedere è quello di essere accusato di ingerenza. E a chi osserva che il problema oggi è l’incapacità della politica di fare sintesi, si risponde quasi sempre che il parlamento non adotta certi provvedimenti perché la Chiesa preme”.

Una vecchia citazione per rispondere a ragionamenti triti e ritriti, ad un laicismo da strapazzo ormai patetico e ad un giornalista che vuole fare il saggio, ma si conferma un irresistibile trombone. In una frase: "Questione cattolica? Ma ci faccia il piacere!"

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