23 ottobre 2007
Il cardinale Kasper ottimista su un possibile incontro fra Papa Benedetto e Alessio II
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Il cardinale tedesco Kasper ottimista «Grande passo in avanti con Mosca»
DONATELLA TROTTA
Un patrimonio comune, «assolutamente centrale» nel dialogo interreligioso come pure per la sopravvivenza dell’umanità in un mondo pacificato dalla violenza. Ma anche un tema che presenta contrasti e aspetti discordanti e pone problemi di grande attualità nel rapporto tra ebraismo, cristianesimo e islam, le tre grandi religioni monoteistiche i cui testi sacri costituiscono un continuum che ci unisce tutti, in quanto discendenti di Abramo, dall’Antico al Nuovo Testamento fino al Corano.
«Malgrado le differenze», avverte il cardinale tedesco Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani che la settimana scorsa, nell’incontro di Ravenna, ha registrato «un ulteriore grande passo avanti nei rapporti tra la Chiesa cattolica e il Patriarcato di Mosca», tanto da dichiararsi ottimista sul futuro dell’unità dei cristiani e da auspicare «un incontro tra Benedetto XVI e il patriarca russo Alessio II».
Kasper ne parla a margine della tavola rotonda su «Le Scritture nelle religioni monoteistiche», che ha presieduto ieri mattina alla Stazione Marittima di Napoli, nell’ambito del Meeting interreligioso organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio con la Diocesi di Napoli. E introducendo il confronto a più voci (con l’arcivescovo di Canterbury Rowan D. Williams, primate anglicano; Shera Yashud Cohen, Rabbino capo di Haifa, già vicesindaco di Gerusalemme; Mohammed Sammar, consigliere politico del Gran Muftì del Libano e figura chiave del dialogo interreligioso islamico-cristiano; il rinomato biblista cattolico Joachim Gnilka; il cardinale francese Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e presidente della Conferenza Episcopale francese), sottolinea subito le questioni a suo avviso aperte e problematiche per il dialogo. Tra esse, il «contrasto» tra le Sacre Scritture, «fondamento codificato delle convinzioni religiose e della vita di una comunità», con una «forma di vita emancipata secolare o laicista», tipica della modernità; poi, la vicinanza di ebraismo e cristanesimo, fondati «su una rivelazione divina nella storia di Dio con gli uomini» e uniti dalla Bibbia, eppure divergenti nei modi di leggerla; e soprattutto, la concezione che l’islam ha del Corano, «considerato non come ispirato ma dettato da Dio»: ma fino a che punto, si chiede Kasper, interpretabile e adattabile a nuove situazioni storiche e culturali senza abbandonarne il contenuto essenziale? Domande cruciali per la convivenza nel terzo millennio, che al dibattito hanno iniziato ad avere risposta.
© Copyright Il Mattino, 23 ottobre 2007
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