23 ottobre 2007
La visita del Papa a Napoli: il commento de "Il Mattino" e l'attenzione del Presidente Napolitano
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Il capo dello Stato in città, visiterà Capodimonte e Donnaregina. In serata al ricevimento offerto da Sepe
Napolitano, sì al monito del Papa
«Attenzione e interesse per le parole del Pontefice». Il Presidente chiude il Forum della pace
LUIGI ROANO
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è arrivato ieri sera, poco dopo le 22, a Villa Rosebery per la terza visita istituzionale nella sua città. Il capo dello Stato stasera presenzierà all’atto finale del Meeting della pace con i capi religiosi di tutto il mondo nella maestosa cornice di piazza del Plebiscito. Napolitano arriva a poche ore dalla visita del Papa e dall’appello che il Santo Padre ha rivolto alla città e ai governanti: «Napoli ha certo bisogno di interventi politici», le parole del Pontefice.
Napolitano ha confidato ai suoi collaboratori di avere seguito «con attenzione e interesse» la visita del Papa e le sue parole su Napoli. L’appello di Benedetto XVI è sicuramente condiviso dal Presidente. Fu lo stesso capo dello Stato, esattamente un mese fa, nell’ultima visita, a incitare i politici. Lo fece da una scuola della Sanità davanti a una platea di studenti che lo sottoposero a molte domande: «Le istituzioni non debbono essere una passerella - disse - siamo in un periodo della nostra vita pubblica in cui purtroppo anche la smania dei mezzi di comunicazione, il comparire, finisce per prevalere sui contenuti». Napolitano resterà a Napoli 24 ore, stasera sul tardi ripartirà alla volta di Roma per tornare al Quirinale, ma come sempre accade quando è nella sua città saranno ore molto intense. Alle 10.40 il Presidente sarà al Museo di Capodimonte per l’inaugurazione della mostra del cinquantenario dell’apertura al pubblico del museo. Ad accoglierlo ci saranno i vertici degli enti locali e il vicepremier Francesco Rutelli. Napolitano taglierà il nastro a una mostra che si terrà fino al 20 gennaio, una festa di compleanno del museo con opere di artisti, dal Seicento al Novecento, da Caravaggio a Picasso. Il Presidente nel corso del suo giro - nella sala Tiziano - saluterà i dipendenti del sito. Alle 11.40 lascerà Capodimonte e alle 12 è previsto l’arrivo al Museo Diocesano di Largo Donnaregina dove verrà accolto dal cardinale Crescenzio Sepe e il Vicario episcopale per la Cultura monsignor Dovere. Anche questa è una inaugurazione perché il museo aprirà i battenti per la prima volta oggi. Napolitano si tratterrà meno di un’ora perché alle 13 è previsto il ritorno a Villa Rosebery dove ci sarà una colazione a carattere privato. Un tour de force, quello che aspetta Napolitano. Il Presidente alle 19 sarà in Prefettura, dove consegnerà la medaglia d’oro al valor civile a Marco Siviero, il giovane che per salvare la mamma ha perso una gamba. Alle 19.30 il Presidente si sposterà in piazza del Plebiscito per partecipare alla cerimonia conclusiva del Meeting per la pace. La giornata napoletana del capo dello Stato proseguirà alle 20.45 a Palazzo Reale dove parteciperà al ricevimento finale offerto dal cardinale Sepe. Solo intorno alle 22 Napolitano ripartirà alla volta di Roma per fare ritorno in Quirinale. Non sono previsti discorsi ufficiali del Presidente, però Napolitano potrebbe trovare il modo di intervenire su Napoli e il grande evento internazionale del Meeting della pace che ha messo la città in vetrina a livello internazionale. Il capo dello Stato segue con grande partecipazione le sorti di Napoli e sa che ogni sua parola si può trasformare in un incitamento per i suoi concittadini. Il mese scorso, quando salutò i ragazzi della scuola della Sanità che gli chiesero di essere vicino a Napoli, fece una promessa solenne: «Io sono nato qui, ho studiato qua, sono stato per una vita eletto deputato proprio alla Sanità e quindi potete immaginare con quale animo farò del mio meglio, ripeto, semplicemente per darvi una mano».
© Copyright Il Mattino, 23 ottobre 2007
La scossa di Ratzinger, ora tocca alla politica
La società civile: servono fondi e progetti. Sepe: il Papa ha voluto toccare con mano il nostro impegno
Un messaggio chiarissimo: contro la camorra e il degrado servono scuola e lavoro. Parole ripetute mille volte che, scandite dal Papa in piazza del Plebiscito, hanno un significato nuovo e fortissimo. Benedetto XVI guarda a Napoli con premura e attenzione e ha chiesto l’impegno di tutti. È come se il Vaticano volesse tenere sotto controllo la città.
«Il Papa ha voluto valutare da Papa la realtà napoletana - ha spiegato il cardinale Sepe durante un intervento a radio Kiss Kiss - Benedetto XVI ha potuto vedere con gli occhi e toccare con mano cosa fa la Chiesa di Napoli. Una Chiesa viva e dinamica, incarnata nel territorio». Il governo, attraverso il vicepremier Massimo D’Alema insiste sul valore universale delle parole del Pontefice in relazione al meeting interreligioso: «Il messaggio lanciato è molto importante. Queste giornate napoletane rilanciano con grande forza i temi della pace, del disarmo e del rifiuto della violenza». La scossa locale del messaggio di Ratzinger però è stata molto forte. «Il Papa ci ha fatto riflettere su un tema - spiega Anna Rea, segretario regionale della Uil - anche le cose più normali e ovvie da noi sono straordinarie. E le colpe sono stratificate. Penso al piano scuole aperte: non funziona perché non ci sono fondi e non ci sono progetti. Manca la politica». Sulla stessa linea Pietro Cerrito, leader Cisl: «Scuola e lavoro sono temi che dipendono direttamente dal governo centrale dal quale ci attendiamo risposte che ancora non sono arrivate. Ma anche a livello locale ci sono problemi. L’assessore regionale alla formazione, Corrado Gabriele, fino ad oggi non sta brillando se non per propaganda». «Ma il messaggio è rivolto a tutti - aggiunge invece Michele Gravano - non solo ai politici. Significativo che si torni a parlare di cambio di mentalità». Chiamato in causa anche il mondo della formazione legge nelle parole del Papa una strada imprescindibile. «Dovremmo esserne tutti convinti - afferma Pasquale Ciriello, rettore dell’Orientale - la repressione risolve le emergenze, l’educazione funziona a lungo termine». Ma le colpe dei politici tornano nelle parole dell’economista Riccardo Realfonzo: «Il Papa ha condannato anche la precarietà. Un tema vero di cui, in questi giorni di dibattito, grandi partiti come il Pd ha dimenticato il significato. Non si parla delle emergenze sociali». Politici praticamente assediati e non mancano voci autocritiche. «C’è un problema di classe dirigente - spiega il capogruppo regionale del Nuovo Psi, Massimo Grimaldi - serve una vera alternativa per dare speranze ai giovani». Un plauso a Sepe arriva, infine, dal presidente del consiglio regionale Sandra Lonardo: «Nella giornata di domenica mi ha colpito soprattutto il modo di organizzare e affrontare le questioni da parte del Cardinale Sepe: una forte personalità e un grande punto di riferimento per la città di Napoli». sa.sa.
© Copyright Il Mattino, 23 ottobre 2007
IL COMMENTO
Le risposte che servono
Sergio Sciarelli
È veramente sorprendente come una così alta personalità, che - per il suo magistero religioso e umano - non vive certo le realtà di Napoli, sia riuscita a cogliere in profondità l’essenza dei problemi che da tempo attanagliano il nostro territorio. Benedetto XVI ha rivolto a tutti un chiaro monito, indicando nella violenza diffusa il male maggiore, al di là delle stesse difficoltà economiche e della conseguente grave situazione occupazionale. Egli ha voluto così centrare nella crisi dei valori la vera radice dei problemi, per richiamare il ruolo decisivo che va svolto dalla politica, dalla scuola e dal mondo del lavoro per reagire alla diffusione di ideali distorti e di comportamenti sempre più lontani dalle norme della civile convivenza. Ma rispetto a questa crisi di valori, che purtroppo si va aggravando, quale reazione e da parte di chi è lecito aspettarsi? Certo la realtà non è incoraggiante perché si passa dalle accuse di brogli in campo politico, come nel caso delle recenti primarie del Partito democratico, alla tolleranza del bullismo e della mancanza di rispetto nella scuola intesa in senso ampio, alla furbizia disonesta di chi, avendo fortunatamente un posto di lavoro, cerca solo di massimizzarne i vantaggi senza rispettare i doveri che gli competono. In queste condizioni occorre una svolta decisa e da qui la speranza che il monito del Papa non rimanga lettera morta, che il suo appello alle coscienze cominci a produrre delle controreazioni in grado di ripristinare valori e comportamenti più corretti. È una sfida che dobbiamo raccogliere tutti, uomini della politica, educatori, imprenditori. Si tratta di rivendicare e onorare il ruolo a cui siamo chiamati senza farci sopraffare dallo scoraggiamento e abbandonarci, come spesso accade, a ricercare solo le responsabilità di altri.
È comprensibile che la prima risposta deve venire dalla politica nelle sue varie funzioni. Una politica che si manifesti sempre in modo autorevole, che si traduca in una sana amministrazione del territorio, che riesca ad incidere sul rispetto dei doveri civici e delle regole del corretto vivere. Accanto ad essa è giusto richiamare il compito fondamentale della scuola, da quella elementare all'università, quale palestra di formazione dei giovani e quale strumento essenziale per la loro qualificazione professionale. Anche nella scuola occorre un maggiore impegno specie degli uomini migliori, capaci di educare i giovani con il loro esempio di docenti e formatori. La scuola deve sapere aiutare le famiglie, soprattutto quelle che da essa si attendono i maggiori sforzi, nella difficile opera di diffusione di valori positivi ed esemplari. Ugualmente importante è il contributo che può e deve venire dal mondo del lavoro. Sono gli imprenditori che devono rivelarsi veri protagonisti, in grado di accogliere le sfide della moderna competizione globale, di accettare dosi maggiori di rischio, di ritrovare nell’associazionismo la forza necessaria per coltivare grandi progetti da trasmettere ai loro collaboratori e ai giovani. Il tema dell’educazione a valori che contrastino quella violenza diffusa, opportunamente condannata dal Papa, non può non richiedere il contributo anche degli organi di informazione, cui compete la responsabilità di sapere cogliere i fermenti positivi e di diffondere specie gli esempi da imitare. Di fronte ai richiami esterni venuti dalla più alta autorità religiosa della Chiesa cattolica, di fronte ad un presidente della Repubblica che, con la sua rinnovata presenza a Napoli, vuole testimoniare con grande discrezione e sensibilità la partecipazione ai problemi della sua città, possiamo e dobbiamo sperare nell’avvio di un percorso virtuoso che sia frutto della comune reazione a cui implicitamente ci ha richiamato il Pontefice nella sua breve ma incisiva presenza a Napoli.
© Copyright Il Mattino, 23 ottobre 2007
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1 commento:
il papa ha dato calore ai napoletani che però in tanti sono rimasti a casa.
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