21 ottobre 2007
La messa del papa sotto la pioggia: freddo e speranza (da Korazym)
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La messa del papa sotto la pioggia: freddo e speranza
di Angela Ambrogetti
In piazza del Plebiscito Benedetto XVI celebra la messa domenicale, seguita dai napoletani pur nelle avverse condizioni atmosferiche. La liturgia invita alla preghiera, il papa a rafforzare la speranza di fronte alla difficile realtà sociale.
La preghiera è la più grande forza di trasformazione del mondo! Ma Dio non può cambiare le cose senza la nostra conversione. Le parole del papa al popolo di Napoli sono molto di più che un invito alla speranza. Sono la indicazione di una certezza: la fede, la preghiera vincono il male senza clamori, ma con la forza di una lotta, dell'agonismo di chi si schiera decisamente al fianco del Signore per combattere l’ingiustizia. La preghiera è l’arma dei piccoli e dei poveri di spirito che ripudiano ogni tipo di violenza.
Alla messa partecipano circa 20mila persone nonostante la pioggia battente e i 10 gradi di temperatura. Impermeabili e ombrelli forniti dall'organizzazione aiutano i fedeli a seguire la celebrazione. Ma è fin dal momento dell’attesa che si canta la gioia e la fede nel successore di Pietro. Lo si fa con un testo di Bruno Forte “Vieni, Pietro a confermarla nella fede, si raduni intorno a te la famiglia di Dio, amiglia di famiglie unite nell’amore. Vieni, Pietro a confermarla nella fede, apra le porte a Cristo nel cuore della storia, sia degna di speranza fra la sua gente amata”. Dopo le parole di saluto del cardinale Crescenzio Sepe, concluse con un napoletanissimo “Che la Maronna t’accumpagni!”, la prima lettura (dal libro dell’Esodo) ricorda la figura di Mosè impegnato a pregare Dio. “Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte, ma quando le lasciava cadere, era più forte Amalek. Poiché Mosè sentiva pesare le mani dalla stanchezza, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo”.
Il salmo responsoriale fa ripetere a tutti la certezza della fede: "Il nostro aiuto viene dal Signore. Il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua vita. Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri, da ora e per sempre". Così come la seconda lettera di San Paolo apostolo a Timoteo porge a tutti l’invito a rimanere saldi nella fede, ma anche a perseverare nell’annuncio: ”Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina”. E' poi la parabola della vedova che chiede con insistenza giustizia al giudice disonesto il testo del Vangelo della domenica, con la risposta di Gesù che ricorda: ”E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
C'è l’omelia del papa, con il saluto alla gente e al cardinale Sepe: ”L’ho inviato alla vostra Comunità conoscendone lo zelo apostolico, e sono contento di costatare che voi lo apprezzate per le sue doti di mente e di cuore”, dice il pontefice e scatta l’applauso dei fedeli che, infreddoliti e bagnati, scaldano la celebrazione”. Quando la fede si colma d’amore per Dio -dice il papa- riconosciuto come Padre buono e giusto, la preghiera si fa perseverante, insistente, diventa un gemito dello spirito, un grido dell’anima che penetra il cuore di Dio. In tal modo la preghiera diviene la più grande forza di trasformazione del mondo. Di fronte a realtà sociali difficili e complesse, come sicuramente è anche la vostra, occorre rafforzare la speranza, che si fonda sulla fede e si esprime in una preghiera instancabile.” E il papa aggiunge: “Dio non può cambiare le cose senza la nostra conversione, e la nostra vera conversione inizia con il “grido” dell’anima, che implora perdono e salvezza”. E ancora, commentando la prima lettura Benedetto XVI aggiunge: "Dio ha bisogno delle mani alzate del suo servo!” Poi il pontefice parla proprio di Napoli: ”Per molti però vivere non è semplice: sono tante le situazioni di povertà, di carenza di alloggio, di disoccupazione o sottoccupazione, di mancanza di prospettive future. C’è poi il triste fenomeno della violenza. Non si tratta solo del deprecabile numero dei delitti della camorra, ma anche del fatto che la violenza tende purtroppo a farsi mentalità diffusa, insinuandosi nelle pieghe del vivere sociale, nei quartieri storici del centro e nelle periferie nuove e anonime, col rischio di attrarre specialmente la gioventù, che cresce in ambienti nei quali prospera l’illegalità, il sommerso e la cultura dell’arrangiarsi. Quanto è importante allora intensificare gli sforzi per una seria strategia di prevenzione, che punti sulla scuola, sul lavoro e sull’aiutare i giovani a gestire il tempo libero. E’ necessario un intervento che coinvolga tutti nella lotta contro ogni forma di violenza, partendo dalla formazione delle coscienze e trasformando le mentalità, gli atteggiamenti, i comportamenti di tutti i giorni”.
Il saluto agli uomini e alle donne di Sant’ Egidio si unisce all’appello per Napoli e al ricordo delle visite di Giovanni Paolo II e anticipa la visita del pomeriggio alle reliquie di San Gennaro: “C’è sangue che è segno di morte; ma c’è sangue che esprime amore e vita: il sangue di Gesù e dei Martiri, come quello del vostro amato Patrono san Gennaro, è sorgente di vita nuova”.
La pioggia non smette. La piazza è una distesa di ombrelli aperti di tutti i colori. I canti continuano ad animare la liturgia seguitissima nonostante il mal tempo. Alla preghiera dei fedeli si ringrazia il papa, il cardinale ma soprattutto si chiede a Dio che "la Chiesa che è in Napoli possa essere sempre attenta ai segni dei tempi”, e si prega per gli artisti, i poeti, coloro che trasfigurano la materia in armonia e bellezza, perché aiutino i vicini e i lontani a scorgere nelle varie espressioni artistiche il riflesso della bellezza che non tramonta. Per coloro che operano per la pace all’interno delle comunità, delle famiglie, dei movimenti, degli organismi internazionali, perché l’amore per la riconciliazione li renda forti anche di fronte alle grandi difficoltà”.
La processione offertoriale e la consacrazione eucaristica condivisa tra i concelebranti (i cardinali Sepe e Bertone, segretario di Stato, e i vescovi della città) introducono il canto in italiano del Padre Nostro. Poi i sacerdoti si dsperdono nella folla per distribuire l’ Eucaristia accompagnati dal suggestivo canto “Fonte di vita di pace e amor a Te io grido la notte e il dì! Sii mio sostegno guidami Tu. Dammi la vita, Tu mio sol ben!” Parole cristiane sulle note di un canto israeliano. Anche questo un segno di dialogo.
“Una città bella anche con la pioggia”, ha detto il papa all’inizio della celebrazione strappando un applauso ai fedeli in Piazza del Plebiscito. Al momento della preghiera mariana dell’Angelus, Benedetto ringrazia per l’accoglienza “in questa giornata un po’ difficile”. Il pensiero del papa corre ai missionari. “Si celebra infatti la Giornata Missionaria Mondiale, che ha un motto assai significativo: “Tutte le Chiese per tutto il mondo”. Non facciamo mancare il nostro sostegno spirituale e materiale a quanti operano sulle frontiere della missione”. Sacerdoti, religiosi, religiose e laici, che non di rado incontrano nel loro lavoro gravi difficoltà, e talora persino persecuzioni”. La riflessione del papa si ferma anche sulla Settimana Sociale dei cattolici italiani, e si conclude con l’affidamento a Maria Madre del Rosario. “Molti sono i problemi e le sfide che stanno oggi davanti a noi. Si richiede un forte impegno di tutti, specialmente dei fedeli laici operanti nel campo sociale e politico, per assicurare ad ogni persona, e in particolare ai giovani, le condizioni indispensabili per sviluppare i propri talenti naturali e maturare generose scelte di vita a servizio dei propri familiari e dell’intera comunità”.
La preghiera dell’ Angelus, recitata in italiano, e la benedizione solenne, concludono l’incontro del papa con i napoletani in piazza del Plebiscito. In papamobile Benedetto attraversa Napoli in festa. Lo attende l‘incontro con 51 leaders di ogni fede, poi il pranzo con 200 partecipanti all’incontro che si apre nel pomeriggio.
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