21 ottobre 2007
Il ritorno a Napoli dell'umile lavoratore nella vigna del Signore
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Una luce nel buio tra rifiuti e clan
PASQUALE ORLANDO*
L´umile operaio della vigna del Signore torna a Napoli, stavolta, per la prima volta da Papa.
È con grande commozione ed orgoglio che abbiamo appreso della volontà di sua santità Benedetto XVI di intervenire alle giornate di preghiera per il dialogo interreligioso organizzate dalla Comunità di Sant´Egidio, che si terranno da oggi a martedì, e lo attendiamo per accoglierlo e festeggiarlo così come dei figli farebbero per un padre che torna dopo un lungo viaggio. Tornano alla mente le visite al nostro territorio, bellissimo e martoriato, del predecessore dell´attuale Pontefice, Giovanni Paolo II, che seppe parlare con profondo amore tanto agli operai dell´Ansaldo che alla popolazione del purtroppo famigerato rione di Scampia.
Non abbiamo dubbi che la popolazione partenopea accoglierà con lo stesso affetto anche Benedetto XVI, che fortemente ha voluto essere presente nella nostra città.
È innegabile che l´arrivo a Napoli del Papa si collochi in un periodo storicamente difficile per il nostro territorio. La recrudescenza della faida di camorra, l´emergenza rifiuti, il dramma disoccupazione sono solo le punte dell´iceberg di un insieme di problemi che ormai hanno creato un vero e proprio circolo vizioso dal quale la città sembra ormai incapace di uscire. In questa fase, data anche la crisi di credibilità presso i cittadini delle istituzioni politiche ed amministrative, la chiesa cattolica è rimasta, per moltissimi, ultimo baluardo a cui aggrapparsi per poter essere ascoltati ed ascoltare parole di speranza. La lettera pastorale "Il sangue e la speranza" del cardinale Crescenzio Sepe, infatti, mostra una nitida fotografia di ciò che Napoli dovrebbe essere e non è, indicando anche da dove ripartire per rilanciarla: l´augurio è che la lettera non finisca per prendere polvere nei cassetti ma che invece divenga un punto di riferimento per la nostra società.
La visita del Papa a Napoli dovrà rappresentare uno spartiacque anche per noi operatori del sociale organizzato, che il cardinal Sepe chiama "testimoni della solidarietà": la cooperazione sociale, il volontariato, l´associazionismo, che hanno da tempo deciso di impegnarsi nella difficile e dolorosa battaglia per cambiare il volto di Napoli, che contiamo, però di vincere.
Obiettivo è avviare una nuova stagione di protagonismo sociale che parta da una maggiore partecipazione della cittadinanza attraverso una opera straordinaria di formazione ed educazione delle coscienze. Ma soprattutto, spingiamo perché la città riparta dai suoi giovani, perché la speranza non può rimanere un concetto astratto ma va concretizzata nella vita di ogni giorno. E i nostri giovani chiedono lavoro, per potersi sottrarre alla spirale della delinquenza perché «il lavoro è "chiave essenziale" di tutta la questione sociale, condiziona lo sviluppo non solo economico, ma anche culturale e morale delle persone, della famiglia, della società e dell´intero genere umano» (Laborem Exercens). Napoli e la Campania hanno bisogno di un piano speciale per l´emersione dal lavoro nero e che consenta ai ragazzi di stabilizzare i propri lavori precari. Questi giovani hanno scelto di non compromettersi e di dire no ad una vita basata sul Male e per questo meritano particolari aiuti ed attenzioni. Molti di questi giovani, poi, sono migranti, che si trovano a Napoli per sfuggire ad una vita di miseria e persecuzioni, ma che qui non riescono ad integrarsi e finiscono ai margini della nostra società. Questi ragazzi confessano differenti religioni, ma vivono gli stessi drammi umani dei loro coetanei, quando non addirittura peggiori. Ecco, ci piacerebbe che il Papa, parlando di dialogo interreligioso, rivolga un appello affinché tutte le confessioni pongano come prioritaria l´attenzione all´universo giovanile e ad i suoi bisogni spirituali e materiali. Vengono in mente le parole di Aldo Moro, che nei giovani ha sempre creduto moltissimo: «Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi». Parole di verità, quindi, per infondere coraggio. E di più coraggio, dalle nostre parti, c´è tanto bisogno.
*L´autore è presidente delle Acli di Napoli
© Copyright Repubblica (Napoli), 21 ottobre 2007
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