20 ottobre 2007

Card. Sepe: il Papa scommette sulla rinascita del sud


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“Il Papa scommette sulla rinascita del Sud”

L’arcivescovo: felice che cominci a Napoli il suo viaggio in Italia
Domani sarà accolto dal presidente Prodi

MARCO TOSATTI

Poco più di otto ore durerà la visita del Papa domani a Napoli, e sarà scandita da tre eventi principali.
Ore 9,15: accolto da Prodi
Benedetto XVI partirà in elicottero dal Vaticano alle 8,15 e arriverà a Napoli dopo un’ora. Sarà accolto dal presidente del Consiglio.
Ore 10: la Messa
Con la «papamobile» raggiungerà piazza del Plebiscito, dove alle 10 ci sarà la concelebrazione eucaristica.
Ore 13: gli incontri
Al seminario di Capodimonte incontrerà i Capi delle delegazioni che partecipano all’incontro promosso da Sant’Egidio sul tema: «Per un mondo senza violenza - religioni e culture in dialogo».
Ore 16,30: San Gennaro
Dopo pranzo, trasferimento al Duomo, dove pregherà davanti alle reliquie di San Gennaro. La partenza, sempre in elicottero, alle 17,30. A salutarlo, ci sarà ancora Prodi.
Benedetto XVI domani è a Napoli: è la prima visita a una grande diocesi italiana, e il Pontefice ha scelto il capoluogo campano per dare un forte messaggio di «incoraggiamento, di sostegno e di speranza», proprio da una città che sembra vivere emergenze continue. E dal cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, viene un appello alle istituzioni civili affinché offrano segnali concreti di cambiamento.

«La Chiesa non deve e non vuole interferire in attività tipicamente politiche, e nello stesso tempo non può chiudere gli occhi».

Eminenza, perché il Papa ha scelto Napoli come prima grande diocesi italiana in cui compiere un viaggio pastorale?

«La visita del Santo Padre ci riempie veramente di gioia. E' per noi tutti motivo di orgoglio, di gratitudine e di impegno. E' un gesto di amicizia nei confronti della mia persona e per questo sento di manifestargli tutta quanta la mia riconoscenza, ma, nel contempo, è un atto di particolare benevolenza e di premurosa attenzione nei confronti di Napoli, grande ed esaltante città ricca di storia e di risorse umane, che vuole rialzarsi e rinascere ma che incontra non poche difficoltà sulla strada dello sviluppo economico e della crescita sociale».

E’ in un certo senso una visita a un luogo simbolo dell’Italia in crisi?

«Certo, potremmo dire che i problemi di fondo sono gli stessi che affliggono altre città italiane: il lavoro, la sicurezza, la criminalità, ma questo soffrire con altri, che può essere indicativo dello stato sociale del Paese non può affatto alleviare né il disagio, né le conseguenze, né tantomeno giustificare una realtà resa ancora più difficile da precarietà storiche che non trovano, ancora oggi, soluzioni adeguate».

Di chi è la responsabilità della mancanza di soluzioni?

«Non attribuiamo colpe. Ma quanta amarezza si prova nel considerare che a Napoli, in Campania e nel Sud le potenzialità sono enormi, che non mancano intelligenze, capacità, professionalità, genialità, bravura, voglia di fare. Non mancano i giovani che costituiscono la vera speranza e ai quali si ha il dovere di dare risposte in termini concreti anche se di prospettiva ma oggi perché il domani è già presente, altrimenti il rischio della devianza sociale e della perdizione è forte, come purtroppo alcuni di essi hanno potuto dimostrare, perché tentati dal facile guadagno e fiaccati dalla sfiducia, dallo scoraggiamento, dalla delusione».

Chi si oppone alla malavita a Napoli corre grossi rischi. Lei stesso ha subito minacce...

«E’ normale amministrazione, un episodio, non mi tocca più di tanto...»

Ma è possibile difendere i valori civili in questo momento a Napoli e nel paese?

«Si tratta di valori irrinunciabili, legati da un filo logico, morale, sociale, che sono alla base di ogni comunità umana e che, per questo, abbiamo il dovere di difendere, di preservare e di riaffermare con forza. E' sotto gli occhi di tutti come lo svuotarsi e lo sgretolarsi di questi valori finisca con il minare la struttura stessa, la natura e lo spessore della società. Contro questa deriva e progressiva caduta e contro il pericolo di un danno enorme occorre porre un argine e fare barriera, sapendo che la ricerca, la scienza e la modernità, pur costituendo preziosi elementi del progresso umano, non possono confliggere con le leggi di natura che restano parametri comportamentali e riferimento morale».

Che cosa devono fare i politici?

«C’è la necessità di tenere ferma la dimensione umana di ogni agire, e bisogna fare ogni sforzo per mettere in campo politiche sociali di sostegno alla famiglia che oggi più che mai è messa in crisi dai ritmi del vivere quotidiano, dall'indebolimento dei rapporti interpersonali e gerarchici, dalla incomunicabilità, dalle incomprensioni e tensioni determinate quasi sempre dalle difficoltà economiche. Tutto questo chiama in causa le Istituzioni pubbliche cui compete il compito di trovare terapie e cure adeguate ed urgenti, ma pone sotto i riflettori anche il ruolo della scuola e della stessa Chiesa che debbono formare, informare, educare e, quindi, prevenire precarietà e patologie morali e sociali».

La visita è stata preceduta da episodi di ostilità verso il Papa e la Chiesa. Perché?

«La Chiesa è rimasta l'unico baluardo, in Italia e nel mondo, di determinati valori. Non è questione della persona del Papa o di questo o quel vescovo, sono i fondamenti della nostra fede. La Chiesa a questi principi non potrà mai rinunziare, perché non sarebbe più la chiesa di Cristo. Costituendo la chiesa un baluardo di questi valori, chi ha una mentalità o una volontà che non li accetta è chiaro che cerca di contrapporsi, svilire, screditare, minare».

Che cosa direbbe ai responsabili di questi episodi, agli autori delle scritte contro il Papa?

«Direi: questa è una scuola di violenza, di odio. E gli direi: ti insegno un’altra scuola, la scuola della convivenza, della carità, della solidarietà, dove forse riuscirai a nobilitarti di più».

Ci sono timori per la sicurezza durante la visita?

«Napoli ha una grande storia di ospitalità: sarà un’accoglienza calorosa, sentita, tipica del cuore napoletano. Non ho timori».

© Copyright La Stampa, 20 ottobre 2007


Domani la visita pastorale del Papa alla città di Napoli. Interviste con il cardinale arcivescovo, Crescenzio Sepe, e il sindaco, Rosa Russo Jervolino

Domani, il Papa sarà a Napoli per una visita di poche ore ma dal forte significato pastorale. Un incoraggiamento per una città che vive momenti di estrema difficoltà sociale, e che diventerà luogo simbolo di condanna di ogni violenza anche per l’avvio, sempre domani, dell’annuale incontro di preghiera per la pace, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Saranno riuniti, in questa occasione, i leader delle religioni mondiali che, nel pomeriggio, incontreranno Benedetto XVI. Da Napoli, Francesca Sabatinelli:

La sfida è importante: Napoli dovrà essere capace di trarre dalla presenza del Papa e dalle sue parole quel coraggio e quell’ottimismo che in molti qui dicono di aver perso. Disoccupazione, degrado, criminalità organizzata si accompagnano alla speranza e ad una fortissima voglia di riscatto. Una contraddizione evidente anche solo attraversando con lo sguardo questa città dai mille volti: dallo splendido golfo si passa al centro ripulito e addobbato per la visita del Santo Padre, ad accoglierlo sul suo percorso, orchidee, cartelli di benvenuto e in piazza del Plebiscito, dove sarà celebrata la Messa domattina, da un presepe creato per l’occasione, il più grande realizzato negli ultimi 60 anni: quasi 4 metri di altezza per dieci di lunghezza, in stile settecentesco, allestito nella basilica di San Francesco di Paola.
Poi, a pochi chilometri, la periferia più abbandonata, dove si consumano le guerre di camorra, dove crescono le baby-gang e dove, in soli 500 metri, si contano otto piazze in cui si smercia droga: i quartieri dormitorio di Scampia-Miano, periferia nord, snodo importante per il traffico internazionale di stupefacenti. Su 100 reati 66 sono legati allo spaccio. Il supermercato della droga, così qui sono chiamate queste zone, meta dei ragazzi di Napoli e di tutta la regione. E dove la camorra, che ne infesta ogni angolo, sembra godere di una immorale impunità. Qui a lottare è la Chiesa. I parroci, isolato baluardo del bene, salvano i ragazzini dalla strada, al sangue e alla violenza oppongono il Vangelo, seguono le parole di Giovanni Paolo II che nel '90, proprio alla popolazione di Scampia, disse di non arrendersi mai al male, e oggi aspettano Benedetto XVI perché il suo richiamo, risvegli la coscienza di una città che può sembrare rassegnata.
Ma Napoli certo non mancherà di mostrare anche quel romanticismo e quella passione che la rendono unica, la sua capacità di sapersi donare. La croce in ferro di 60 cm. realizzata da un artista del quartiere Sanità, spesso noto per fatti di cronaca nera, sarà il regalo per il Papa da parte delle istituzioni. Una marcia di 28 chilometri da Caserta a Napoli per poter essere presenti alla messa, il dono di tremila immigrati che chiedono l’aiuto del Pontefice per vedere rispettati i loro diritti. Una veglia di preghiera stasera quello di 12 mila giovani, fino a piccoli gesti più folkloristici come quello di San Gregorio Armeno, la famosa strada dei presepi, dove accanto alla statuina del Papa compaiono quella di un monaco buddista e un rabbino in compagnia di due imam. Un omaggio alla Napoli che nei secoli è stato un crocevia di popoli e culture e che vuole dimostrare che può esserlo ancora, ospitando il meeting per la pace Uomini e Religioni, organizzato da Sant’Egidio, a partire proprio da domenica, e i cui capi delle delegazioni partecipanti incontreranno il Santo Padre nel seminario arcivescovile di Capodimonte. "Per un mondo senza violenza", questo il titolo dell’incontro mondiale interreligioso di preghiera che proseguirà i suoi lavori fino a mercoledì 23. Motivo in più per questa città di ritrovare la sua storia e di poter sperare nel suo futuro. (Da Napoli, Francesca Sabatinelli, Radio Vaticana)


L'arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, ha ilustrato stamani, in conferenza stampa, il programma della visita di Benedetto XVI. E' stato anche reso noto il messaggio del porporato: "Napoli - si legge nel testo - è pronta a ricevere il Papa"; "Napoli - scrive il cardinale - è pronta finalmente a risorgere". "Il Santo Padre - afferma poi l'arcivescovo del capoluogo campano - viene nella nostra terra per confortarci nella fede, per sostenerci nell'esaltante e faticoso lavoro del Vangelo". Sulle attese della Chiesa e della cittadinanza di Napoli per questa visita del Pontefice, ascoltiamo il cardinale Crescenzio Sepe, al microfono di Francesca Sabatinelli:

R. - Le attese sono grandi e a tutti i livelli. La Chiesa ha fatto una preparazione meravigliosa, soprattutto con la preghiera e con la riflessione sul nostro essere cristiani, sul nostro essere inseriti nella Chiesa. Si tratta di attese e di speranze che devono essere rinsaldate con l’insegnamento che il Papa ci darà. Il Santo Padre certamente ci spronerà, ci aiuterà a trasformare anche le nostre speranze in energia e ci aiuterà, soprattutto, a farci individuare un percorso originale al quale affidare il futuro delle nostre città e della nostra regione.

D. - Quali sono le iniziative che l’arcidiocesi ha avviato in preparazione della giornata del 21 ottobre?

R. - Già da diversi mesi, abbiamo iniziato un programma di preparazione nelle scuole: gli alunni si sono preparati approfondendo il senso della fede, il senso della Chiesa. Nelle parrocchie, poi, si tiene un’ora di adorazione settimanale. Tutto questo ha creato un clima di forte spiritualità.

D. - Eminenza, come verranno coinvolti i giovani, ai quali lei spesso si è rivolto chiedendo di abbandonare la violenza?

R. - I giovani rappresentano un po’ l’anima di tutta questa preparazione. Alla vigilia dell’arrivo del Santo Padre, circa 12 mila giovani si riuniranno in uno dei quartieri più difficili di Napoli, quello di Ponticelli, per una veglia di preghiera. Animeranno poi la cerimonia del giorno dopo, accogliendo il Santo Padre, lungo tutto il percorso. Potremmo dire che c’è una Chiesa giovane che accoglie il Santo Padre giovane per sentirsi spronata a realizzare i propri sogni e le proprie speranze.

D. - La visita del Papa coincide con l’apertura del Meeting interreligioso organizzato da Sant’Egidio che, quest’anno, ha per tema “Per un mondo senza violenza”. Come questo importante appuntamento può dar fiato e speranza ad una Regione colpita dalla violenza, dalle difficoltà sociali, dalla disoccupazione, più volte da lei indicata come la “questione meridionale”?

R. - La questione meridionale rappresenta un’emergenza che in realtà riguarda un’intera nazione. Si tratta di ipotizzare una nuova cultura politica, economica, sociale, che sappia però partire dall’identità propria del meridione e di tutte le realtà che costituiscono questo Meridione. E questo perché il Sud è ricco di tanti elementi straordinari: l’etica del lavoro, il valore della famiglia, dell’amicizia, della lealtà, l’accoglienza della diversità. Rappresentano tutte risorse umane che vanno coltivate per poter dare uno sviluppo che sia autonomo, ma anche basato sulla crescita morale e civile del nostro meridione. L’impegno che abbiamo preso insieme tutti noi vescovi del Sud e l’incoraggiamento che ci darà il Santo Padre rappresenteranno un motivo di forza e di incoraggiamento per andare avanti sulla strada che abbiamo intrapreso.


Ad accogliere Benedetto XVI domani sarà una Napoli vera e una Napoli della pace, che cercherà di fare delle giornate di dialogo interreligioso organizzate da Sant’Egidio, un punto di ripartenza. Il sindaco del capoluogo partenopeo, Rosa Russo Jervolino, ha presentato così i due importanti avvenimenti che, dal 21 al 23 ottobre, porranno Napoli al centro dell’attenzione internazionale. Al Papa, ha spiegato il sindaco, verrà presentata una città della verità, con tutti i problemi, la speranza è che il Santo Padre dia a Napoli e ai suoi cittadini coraggio e senso di fiducia. Ascoltiamo il sindaco Jervolino al microfono di Francesca Sabatinelli:

R. - Noi abbiamo bisogno di avere coraggio nella fede, perché viviamo momenti di rapidissimo cambiamento della situazione culturale e sociale della città. Quindi, la testimonianza del Vangelo - parlo ovviamente da cristiana in questo momento e non da sindaco – deve trovare delle strade nuove ed efficaci. Parlando invece da sindaco, abbiamo bisogno di avere coraggio civile, perché abbiamo una serie di problemi irrisolti, il più grave dei quali è quello della disoccupazione. C’è a Napoli un po’ l’atteggiamento di elencare i problemi, ma non di affrontarli e cercare di risolverli. Tutte quante le istituzioni devono avere la collaborazione di tutti e cioè il coraggio e l’azione coerente per fare in modo che la speranza diventi realtà e che, quindi, i giovani studino, che i lavoratori facciano nel modo migliore la loro professione. Bisogna fare in modo che le persone sappiano che Napoli è una città dove c’è un fenomeno malavitoso grave, ma marginale. La maggioranza della gente è gente per bene, che deve avere il coraggio di rimanere tale.

D. - Quindi, signor sindaco, queste sono le ricchezze che Napoli offrirà al Papa?

R. - Al Papa noi possiamo offrire molte cose e sul piano della fede certamente una fede popolare e radicata, di antica tradizione, che ha anche vissuto molto bene il messaggio del Concilio Vaticano II. Una fede che ha quindi saputo anche rinnovarsi. Possiamo poi offrire, credenti e non credenti, una umanità ed una cordialità enorme. E so di poter parlare a nome di tutti, perché questo senso di accoglienza, questa umanità, questo calore è di tutti i napoletani.

D. - Sindaco Jervolino, la visita del Papa all’arcidiocesi di Napoli coincide e si inserisce anche nell’appuntamento organizzato annualmente da Sant’Egidio, l’incontro tra le religioni per promuovere la pace: Napoli diventa, quindi, una città simbolo per questo?

R. - Napoli ha la situazione adatta per essere città-simbolo. Napoli ha sofferto tantissimo per la guerra, ha sofferto distruzione, miseria, bombardamenti a tappeto. E proprio da questa esperienza forte di dolore è nato nei napoletani un grande desiderio di pace. L’incontro di preghiera di Sant’Egidio trova, quindi, una popolazione che, avendo sofferto, aspira alla pace. Credo anche che, a chi pregherà, si uniranno anche coloro che non hanno il dono della fede e non pregano, ma che aspirano uguaolmente ad una convivenza tranquilla fra i popoli.


Il programma della visita pastorale di Benedetto XVI a Napoli prevede domani, dopo la concelebrazione eucaristica in piazza del Plebiscito, l’incontro con i capi delle delegazioni che partecipano all’incontro internazionale per la pace nel seminario arcivescovile a Capodimonte. Ascoltiamo al microfono di Laure Stephan il rettore del Seminario Maggiore di Napoli, padre Antonio Serra:

R. - E’ un evento eccezionale, perché chiaramente richiama quello del 27 ottobre dell’86: quando Giovanni Paolo II ad Assisi volle incontrare gli altri esponenti religiosi per pregare insieme per la pace. Questa è, quindi, una sorta di ripresa, è un rivivere quell’evento. Vissuto poi a Napoli è per noi una grande occasione sia per riflettere sulla tolleranza del dialogo interreligioso, sia per intensificare il cammino che va verso la pace, da parte di tutti. Ognuno di noi dovrebbe, infatti, adoperarsi per costruire una mentalità di pace. Per Napoli poi, che è una terra così martoriata da tante situazioni, anche tanto difficili da accettare, questo diventa un messaggio forte ed un invito profondo a cambiare mentalità o a cercare di non arrendersi ad una mentalità - chiaramente - segnata dalla violenza.

D. - Abbiamo sentito tanti termini: invito al coraggio, alla speranza, come ha detto il sindaco Jervolino; il cardinale Sepe ha invece parlato di risurrezione…

R. - Io credo che la presenza del Santo Padre abbia, effetti, diversi. Da un punto di vista spirituale, rappresenta certamente un incoraggiamento forte per chi è già in cammino nella fede e per chi vive e sente l’appartenenza alla Chiesa cattolica. Quindi, incontrando il Santo Padre ne è ulteriormente confermato. Ma anche per coloro che abitualmente non vivono una particolare vicinanza alla Chiesa cattolica, è anche una sorta di incoraggiamento ad una vita migliore. Il Papa è una presenza positiva, una presenza stimolante che fa riflettere sul bene comune, sul bene possibile di fronte anche a certe forme di pigrizia o di rassegnazione. Molti, purtroppo, vivono anche sotto il peso di tante contraddizioni sociali e culturali e questo ovviamente impoverisce poi nella vita. La presenza del Santo Padre, anche per chi è più lontano nella fede, può - a mio avviso - incoraggiare ad un atteggiamento più positivo rispetto alla vita: può far recuperare la speranza o la forza che diventa, poi, coraggio per affrontare le difficoltà laddove è possibile sciogliere le contraddizioni.


La nostra emittente trasmetterà la radiocronaca diretta in italiano, tedesco e francese della Santa Messa e della recita dell’Angelus a partire dalle 9.50 fino alle 12.15 circa; dalle ore 13, la radiocronaca in lingua italiana sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz dell’incontro di Benedetto XVI con i capi delle delegazioni che partecipano all’Incontro internazionale per la pace promosso dalla Comunità di Sant’Egidio.

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