5 ottobre 2007

Marco Tarquinio (Avvenire): Repubblica manipola i dati sull'otto per mille e tenta di intimidire chi smaschera il giochetto


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Pubblichiamo questo interessante editoriale di Marco Tarquinio per "Avvenire" che "difende" il prof Cardia dagli inqualificabili attacchi di Curzio Maltese e di Repubblica, ampiamente spalleggiati da esponenti del partito radicali.
A Repubblica vorrei consigliare il titolo di un'altra inchiesta: "La politica ed Annozero". Sono sicura che ne verrebbe fuori qualcosa di molto interessante anche perche' di materiale ce n'e' molto.
Potremmo iniziare con lo spiegare come mai la "casta" dei politici minaccia di azzerare il Consiglio di amministrazione della Rai quando Santoro attacca i politici servendosi di alcuni magistrati, mentre ha preferito tacere in altre occasioni. Il Ministro Mastella ha giustamente reagito di fronte alla faziosita' di Annozero e, udite udite, persino il Presidente del Consiglio ha rotto il suo tradizionale silenzio sui temi scottanti per attaccare Santoro.
Una domanda mi viene dal cuore, caro Maltese: se anche la Chiesa e' una "casta", come mai nessuno ha reagito quando Santoro ha trasmesso il discutibile video della BBC sui preti pedofili?
Risponda, Maltese, risponda...
La verita' e' che la Chiesa non ha il potere di impedire nulla e soprattutto e' cosi' trasparente da mandare Mons. Fisichella in casa Santoro
.
Raffaella

L’8 PER MILLE E L’ATTACCO A CARDIA

Quella voglia di zittire e di manipolare

MARCO TARQUINIO

Sul mito oscuro che un collega giornalista di 'Repubblica' – in dichiarata sinergia con due politici militanti nel Partito radicale – ha cercato di costruire a più riprese intorno alla questione dell’8 per mille alla Chiesa italiana non ci sarebbe da aggiungere alcunché. Niente è mai stato «segreto» e tutto è assolutamente trasparente: i numeri, i fatti, i riferimenti e le fonti che nei giorni scorsi abbiamo ricordato su 'Avvenire' (e che sono disponibili per chiunque voglia consultarli e verificarli) lo testimoniano con tranquilla eloquenza.
E si offrono come solido specchio alle parole rivolte ieri da Papa Benedetto al nuovo ambasciatore italiano presso la Santa Sede: «La Chiesa non si propone mire di potere, né pretende privilegi o aspira a posizioni di vantaggio economico e sociale. Suo solo scopo è servire l’uomo».
C’è però una 'questione nella questione' che resta aperta. Che dovrebbe indurre a una seria riflessione sia coloro che leggono i giornali sia quelli che, come noi, i giornali li fanno. E che, perciò, a nostro avviso, merita un’allarmata postilla.

È la questione posta dal combinarsi di due desolanti 'gesti' che sono stati, purtroppo, compiuti nell’operazione giornalistica condotta sul quotidiano romano: una palese manipolazione di dati e un aspro tentativo d’intimidazione nei confronti del professor Cardia che contro forzature e deformazioni aveva avuto l’ardire di mettere nero su bianco, su queste colonne, la propria conoscenza e la propria opinione.

Le due cose vanno sgradevolmente insieme (e spiace davvero che questo sia accaduto sulle pagine di un giornale come 'Repubblica'). E insieme acquistano un’inquietante pesantezza. Ma poiché sui numeri dell’8 per mille alla Chiesa maliziosamente e maldestramente voltati e rivoltati contro se stessi non c’è bisogno di tornare, vogliamo qui concentrarci soprattutto sul secondo 'gesto'. Sul trattamento riservato a un uomo e a intellettuale limpido come Carlo Cardia. Sul giochino scioccamente malevolo di contrapporre la storia politica di chi è stato stimato e ascoltato collaboratore giuridico di Enrico Berlinguer al suo impegno culturale di ieri e di oggi, che si manifesta anche attraverso il contributo liberamente dato al giornale dei cattolici italiani. E, infine, sull’inqualificabile tentativo di mettere in dubbio che uno dei massimi esperti di 8 per mille possa far parte dell’organismo governativo che vigila sul funzionamento di quel meccanismo visto che osa scrivere su 'Avvenire' ciò che pensa e sa della materia e della concreta applicazione della legge.

Altri, altrove, sì. Lui, su 'Avvenire', no.

Ma come si fa anche soltanto a concepire un’invettiva del genere? Ma quale idea di libertà professa chi ritiene, dalla sua 'cattedra' giornalistica, di poter agitare irricevibili museruole? E quale visione laica pretende di affermare, nella nostra Italia, chi arriva a ventilare inimmaginabili liste di proscrizione per cattolicità sospetta? Temiamo di saperlo. Così come temiamo di sapere che cosa risulta insopportabile e, addirittura, imperdonabile per qualcuno: che il professor Cardia stia su 'Avvenire'. Quasi che – con la sua esperienza – non possa che stare da un’altra parte. Quasi che – per la sua storia – non possa che accodarsi, o comunque inchinarsi, alle nuove campagne di un vecchio anticlericalismo.

Stavolta, più di altre volte, la smania di piegare fatti e persone dentro usurati schemi di comodo ha, però, tirato brutti scherzi a chi si è fatto mal consigliare e s’è lasciato inebriare dal potere della penna. La realtà è testarda. E quella del cattolicesimo italiano è una buona e grande realtà di popolo che ha dentro di sé una buona e seria realtà di uomini e donne di fede, di cultura e di scienza.

Liberi tutti e ognuno, come è ovvio, d’indagarla. Ma non c’è senso politico né gloria giornalistica nell’insultare e travestire ciò – e chi – merita d’essere capito e rispettato.

© Copyright Avvenire, 5 ottobre 2007

1 commento:

euge ha detto...

Questo metodo vi meraviglia???????????? a me no!!!!!!!!!!

Del resto sappiamo tutti di che corrente è Repubblica!!!!!!!!!
Eugenia