26 novembre 2007

Il filo rosso di Papa Ratzinger (Di Giacomo per "La Stampa" con qualche battuta discutibile)


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Il filo rosso di Papa Ratzinger

FILIPPO DI GIACOMO

Nel secondo concistoro di Benedetto XVI, quello conclusosi ieri, l’età media dei nuovi ascritti al collegio cardinalizio raggiunge i 69,9 anni di età. Senza considerare i cinque ottantenni che hanno ricevuto la berretta, ma non il biglietto d’ingresso per la Cappella Sistina, l’età media scende a 66,33. Durante la due giorni concistoriale, in rapida successione, nel corso delle cerimonie celebrate in latino e svolte nella rigida applicazione delle norme rituali, sull’altare papale si sono visti croce e candelieri celliniani, la mitria di Pio IX, il tronetto di Pio XII, il piviale di Paolo VI, una stola ricavata da un paramento antico, camici e cotte con pizzo e altri reperti di vanità liturgica.

Quell’impressione intorno al Concistoro

Nelle stesse ore, i cattolici del resto del mondo celebravano la festa di Cristo Re in più di tremila lingue, non di rado in chiese fatiscenti o in ambienti catacombali, spesso con arredi improvvisati, cantando e danzando secondo un mosaico di culture impossibile da catalogare, facendo ricorso a infiniti stili e strumenti musicali.
«È il Concilio, fratelli», verrebbe da dire a coloro che, approfittando del debutto del nuovo maestro delle cerimonie pontificie, intorno a questo concistoro hanno forzatamente fatto circolare l’impressione che solo chi prega in latino e si veste dal rigattiere, immaginando di seguire le orme della tradizione cattolica, ama il Papa. Questo intestardirsi a scambiare la forma con la sostanza, non rischia d’essere l’interpretazione più ingiusta del ministero di Benedetto XVI? «Segno di unità cattolica», come ha definito sia il rito di sabato del «concistoro ordinario pubblico» sia la successiva concelebrazione di domenica per la «Cappella papale per la consegna dell’anello», il vescovo di Roma ha impersonato ancora una volta, nello spazio misterico offertogli dalla liturgia, l’unico spazio in cui la Chiesa e il suo pastore sono infallibili, il ruolo di costruttore di ponti.

Il patriarca venuto carico di sofferenze

Emmanuel Delly, l’ottantenne patriarca caldeo sul capo del quale il Pontefice ha imposto il turbàn porpora della tradizione del suo Paese, è giunto a Roma accompagnato solo da cinque fedeli. In senso formale, si è presentato a Roma con la mani vuote, ricco solo della sua storia umana sacerdotale. Dal punto di vista sostanziale, il carico di sofferenze, fatto «di lacrime e di sangue», che porta sulle spalle come pastore della Chiesa irachena è riecheggiato da San Pietro verso il mondo con l’applauso caloroso che lo ha accolto quando il Papa ha citato il suo nome. Ed al filo rosso della testimonianza in favore della pace e dei diritti per tutti, anticipato dal neo prefetto delle Chiese orientali e ora cardinale Leonardo Sandri con un richiamo ai cristiani che subiscono «martirio, persecuzione, tribolazione e scherno», Benedetto XVI ha poi legato le due omelie di sabato e di domenica.
Saranno poi gli storici, quando avranno accesso alle fonti diplomatiche, a chiarirci un dubbio. Come mai un amico di Israele come il mite nunzio Pietro Sambi, un tempo in servizio a Gerusalemme ora rappresentante pontificio presso la Casa Bianca, famoso per la sua sagacia politica e diplomatica, ha sbattuto il pugno sul tavolo usando parole terribili («Le relazioni tra la Chiesa cattolica e lo Stato d’Israele erano migliori quando non c’erano i rapporti diplomatici. È sotto gli occhi di tutti quale fiducia si possa accordare alle promesse d’Israele»), proprio negli stessi giorni in cui Condoleezza Rice stava stilando la lista dei partecipanti alla prossima conferenza di pace per il Medio Oriente? È già noto che, dopo un concistoro dove si è pregato tanto per il Medio Oriente, solo nel pomeriggio di ieri la Santa Sede ha ufficializzato la sua partecipazione alla Conferenza di Annapolis. I nomi dei delegati vaticani saranno comunicati oggi. È un caso?

© Copyright La Stampa, 26 novembre 2007

Articolo francamente un po' demagogico che denota una certa insofferenza verso i tradizionalisti.
Siamo sempre allo stesso punto, inizio ad annoiarmi.
Che cosa significa "reperti di vanità liturgica"? E "vestiti del rigattiere"? Bah! Ma perche' si devono offendere dei fedeli cattolici, che non sono di serie B?
Interessante questa frase
:

"Questo intestardirsi a scambiare la forma con la sostanza, non rischia d’essere l’interpretazione più ingiusta del ministero di Benedetto XVI?"

Esatto! Giustissimo! Inizino i vaticanisti a informarci su tutti i risvolti del Pontificato di Benedetto XVI e non solo su quelli che creano, giustamente o ingiustamente, polemica.
Se il Papa fa aperture ecumeniche ed e' capace di dialogare con tutti, ma i giornali non se ne occupano perche' paga di piu' l'immagine del "Pontefice castigamatti", di chi e' la colpa? Di Benedetto XVI? Dei fedeli? Se il Papa emana un documento (il motu proprio) di apertura verso tutti ed i quotidiani lo fanno sembrare un atto medievale, di chi e' la colpa
?
R.

5 commenti:

euge ha detto...

Cara Raffaella prendendo spunto dalla tua riflessione io direi che alla faccia di coloro che reputano Benedetto XVI un "medioevale" di vedute ristrette, ( qui i ristretti sono tutti coloro che tale lo considerano),i risultati del Pontificato di Benedetto XVI, sono sotto gli occhi di tutti e chi non li vede è perchè non ha nessuna intenzione di vederli. E' una storia infinita questa che è cominciata il 19 Aprile 2005; chi non riesce a vedere i progressi sia verso la strada dell'ecumenismo,sia del dialogo con i musulmani, sia del dialogo con gli ortodossi, sia verso la strada della riconquista ( perchè no ) da parte della chiesa della sua dignità e identifica tutto questo con il medioevo, allora non solo e cieco peggio di una talpa ma, è altrettanto incapace per ristrettezze di vedute, di capire che tutto questo avviene per piccoli passi ma, attraverso tappe fondamentali. Le tappe fondamentali sono sotto gli occhi di tutti e visibilissime: dal discorso di Ratisbona al viaggio in Turchia, dai dialoghi con gli ortodossi al Motu Proprio e non ultima la nomina di Emanuel III Delly a cardinale. Tutto questo, a mio avviso con il Medioevo non ha nulla a che vedere anzi..... è propèrio il contrario visto il costante impegno e determinazione con cui Benedetto XVI porta avanti il discorso ecumenico. Ancor più deplorevole e del tutto fuori luogo, il ricercare una continuità anche nel 2007, con tutto ciò che è il patrimonio liturgico della chiesa cattolica. OK!!!! parliamo di adeguamento ai tempi ma, adeguarsi ai tempi non vuol dire cancellare tutto ciò che è stato prima di noi soprattutto se ha anche un valore culturale, simbolico ed in questo caso liturgico. Perchè
vergognarsene? Discorsi questi già fatti e rifatti ma, evidentemente, come ho avuto modo di dire prima nel mio post, chi è cieco per partito preso non vedrà mai. Mai prendere dei partiti presi contro chicchessia si rischia prima o poi di avere un bruttissimo risveglio.
Eugenia

euge ha detto...

ERRATA CORRIGE
scusate nello scrivere velocemente ho saltato una parola ..... Ancor più deplorevole e del tutto fuori luogo è attaccare il ricercare una continuità anche nel 2007, con tutto ciò che è il patrimonio liturgico della chiesa cattolica. OK!!!! parliamo di
Spero che si capisca che non è la ricerca della continuità con il nostro tempo attraverso la tradizione la cosa deplorevole ma, attaccare questo modo di agire
Grazie

brustef1 ha detto...

Ma questi signori non riescono a capire che quella che chiamano "vanità liturgica" non è altro che GLORIFICARE DIO ATTRAVERSO LA BELLEZZA? Non hanno occhi per vedere la differenza che c'è tra la Cappella Sistina e un capannone industriale adibito a chiesa? Ma da chi sono andati a scuola, dal no-global Casarini?

mariateresa ha detto...

Vanità liturgica, mania del rigattiere....
Che pena questi commentatori, che supponenza! Ricordate la via Crucis del cardinale Ratzinger? Che incredibile prosopopea...
E la parte finale dell'articolo vi sembra chiara? Quella su Sambi? Ma per chi scrivono queste persone? Per se stesse? Per qualche mentore politico? Per consumare della carta?
E' insopportabile questa puzza sotto il naso.
E' lo stesso giornalista che contava le particole dopo la messa in Brasile. Mah...
L'ho visto questo commentatore sul TG 1 con Valli e Zavattaro. Sembravano nel tinello di casa loro a scambiarsi complici osservazioni, compresi alcuni risolini divertiti.
Voglio dire serenamente una cosa: ma chi se ne frega?
Per questo chiudo le orecchie nei loro confronti e ascolto la Messa.

Anonimo ha detto...

qualcuno dica a questi che il vintage e' di moda...;-)