3 maggio 2008

Una bomba a orologeria sperando di non far male ai suoi: "Trucchetto infantile del ministro uscente Turco" (Tarquinio)


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TRUCCHETTO INFANTILE DEL MINISTRO USCENTE TURCO

Una bomba a orologeria sperando di non far male ai suoi

Anche a distanza di giorni, l’atto contro la legge 40 sulla fecondazione artificiale compiuto 'a tempo scaduto' dal ministro uscente della Salute continua a suscitare reazioni indignate e problemi pratici oltre che una ovvia e salutare spinta per il ripristino della legalità e una motivata attesa dei nomi di coloro che, presto, saranno chiamati a interpretare in tutt’altro modo il loro lavoro da ministri della Repubblica.

È ormai chiaro che quello di Livia Turco è stato un intervento politicamente inaudito e giuridicamente insostenibile. Dunque, nella sostanza, inspiegabile. Ma ci coglie il dubbio che così inspiegabile, in fondo, non sia.

È difficile credere, infatti, che il ministro uscente abbia concepito non un’operazione politica, ma una sorta di arrogante e polemico suggello di una stagione già chiusa. Tuttavia è anche chiaro che Livia Turco (oggi esponente di spicco del Partito democratico) ha deciso egualmente di finire là dove aveva cominciato Fabio Mussi (suo antico compagno di partito e, ora, co-leader di quella Sinistra arcobaleno che gli elettori hanno escluso non soltanto dal Governo, ma anche dal Parlamento).

Nel 2006 l’appena insediato ministro della Ricerca diede il là in sede europea all’offensiva anti-legge 40 consentendo il finanziamento di ricerche con embrioni umani ridotti a 'materiale di laboratorio', nei suoi ultimi giorni di potere il ministro della Salute s’è impegnata a fare violenza in extremis al ferreo divieto eugenetico contenuto in quella stessa normativa (che nel 2005 gli italiani difesero in forze dall’attacco referendario). Nessuna edulcorata lettera di accompagnamento – e nessuna miope difesa d’ufficio da parte di vecchi e nuovi compagni di partito – può nascondere questa amara realtà.

Se Livia Turco avesse pre-ordinato 'solo' un colpo di coda, sarebbe però stata due volte autolesionista. Non si sarebbe limitata a intervenire in modo capzioso e vendicativo su di una legge dello Stato da lei apertamente avversata, ma avrebbe deliberatamente agito anche contro la sua stessa parte politica.

Quel Pd che ha pagato a vantaggio di altre forze (Pdl, Lega e Udc) serissimi prezzi elettorali a causa di certe perduranti ambiguità su scelte programmatiche di fondo, soprattutto in tema di biopolitica. La provocatoria mossa del ministro uscente della Salute lungi dall’evidenziare una qualche positiva novità, tende a rendere più marcati e duri i tratti problematici di quel partito. E pone una questione che i leader e le diverse anime del Pd – riflettendo sul messaggio dei voti d’aprile – farebbero bene a non sottovalutare.

Tutto questo riporta al dubbio di cui dicevamo all’inizio. Ci deve essere un’altra possibile spiegazione per ciò che è accaduto.

E, probabilmente, c’è.

Livia Turco ha firmato le sue Linee guida l’11 aprile scorso, ultimo giorno di campagna elettorale, ma si è guardata bene dal farlo sapere. Ai cittadini­elettori – contrariamente all’uso – nulla è stato detto fino a mercoledì 30 aprile. Fino, cioè, alla celebrazione dei ballottaggi amministrativi, ultimi appuntamenti con il voto. È la logica di chi confeziona una 'bomba' e la dota di un congegno a orologeria, per farla esplodere a danno di altri e nel momento in cui ritiene di non subirne troppo le conseguenze.

Insomma: il ministro uscente sembra essersi mossa con studiato calcolo. Sforzandosi di minimizzare ulteriori e immediati rischi elettorali per i suoi, ma – al tempo stesso – scegliendo di riproporre una sbalorditiva linea d’attacco comune alle forze radical­laiciste che avevano imposto quelle forzose, reclamizzate e inutili iniziative su vita e famiglia che tanto hanno contribuito a erodere il consenso intorno al governo Prodi.

Per di più ha buttato una grana sul tavolo del nascente governo Berlusconi come a suscitare nel campo avverso inediti appoggi alla tenaglia laicista.

Se questo fosse davvero il gioco, la risposta dovrebbe essere lineare e netta. Il rifiuto culturale della 'logica Turco' da tanta parte della società civile è subito emerso con forza.

Alla politica e, quindi, al governo che sta per essere costituito toccherà invece il compito di farsi carico già nei prossimi giorni del dovere di ripristinare la legalità violata. Ma anche di dimostrare che il tempo delle forzature e delle provocazioni è finito e che è cominciata una fase di attenzione, di comprensione e di servizio rispetto alle concrete esigenze e ai valori morali del Paese reale.

© Copyright Avvenire, 3 maggio 2008

Che dire? Durissimo, sferzante, tagliente, ma meraviglioso articolo che sposo dalla prima all'ultima parola.
Addio, ministro uscente Turco.
Mi scusi se non avvertiro' la Sua mancanza
.
R.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Io non conterei tanto sull’indignazione e sulle rettifiche degli esponenti del PDL. Quello della Turco mi sembra un assist della Turco alla fortissima componente laicista del partito di Berlusconi.)
Vi voglio segnalare questo link
http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/2008/04/la-crisi-della-sinistra-italiana-un.html
e in particolare il commento:
“C'è una destra che si connota per il suo orientamento liberale e liberista (quelle di Tremonti per ora sono solo posizioni personali), per il gigantismo infrastrutturale, per il clericalismo e l'uso della religione cattolica in funzione identitaria, e per la linea di politica estera da maggiordomi degli USA e di Israele. E la sinistra? Nella sua versione "riformista" si limita a volere "un po' meno di tutto". Ossia, le stesse cose della destra, ma in modo più soft: un po' meno liberismo, un clericalismo meno spudorato, non troppo apertamente succubi degli USA e di Israele, gigantismo infrastrutturale ma con qualche giardinetto a compensazione delle centrali nucleari e dei TAV. Nella sua versione radicale, si limita piuttosto a parlare d'altro: vogliamo i diritti dei gay e delle coppie di fatto, la legalizzazione delle droghe leggere, i diritti degli immigrati, siamo contro la guerra... però cosa pensano di lavoro, fisco, politica internazionale, energia, non sono in grado di articolarlo. La conseguenza è che la sinistra radicale è condannata alla totale marginalità, e quella "riformista" a una condizione comunque di perdente.”
Il cattolico non può certo passare sotto silenzio l’affermazione sulla
“destra che si connota … per il clericalismo e l'uso della religione cattolica in funzione identitaria”, non perché non vi sia strumentalizzazione, ma per il retrogusto di una sorta di aprioristica negazione ogni legittimità politica di un’identità cristiana “forte”.

In realtà la strumentalizzazione è evidente in entrambi gli schieramenti, tanto che qualcuno comincia ad accorgersene.
Comincia a delinearsi l’ipotesi di lavoro della presenza egemonica di “DUE partiti radicali di massa” (cfr. questo link [e pazienza che sia proprio un protagonista del vecchio sistema di potere democristiano - con tutte le sue insufficienze e ambiguità - ad accorgersene]: http://circololapira.splinder.com/post/16938511/%C3%A8+ora+di+una+politica+nuova+p).
L’ipotesi di questa presenza egemonica laicisticamente bipartizan (si concilia benissimo con il restante programma ecumenicamente condiviso, in toto o in parte, e dal Pd e dalla stessa sinistra estremista (il cui ribellismo velleitario è funzionale al liberismo radicale).

Anonimo ha detto...

Sì, io ho più di un dubbio che su certi temi della bioetica la nuova maggioranza di governo sia compatta. Anche per questo dopo questa bella iniziativa delle nuove linee guida la Turco sembra dire alla maggioranza: "beccatevi questa, e adesso che fate?", un modo, insomma per far emergere subito delle lacerazioni.