13 ottobre 2008

Don Cantini "spretato" su ordine di Benedetto XVI


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Il parroco fiorentino, oggi 85 anni, è stato riconosciuto colpevole di abusi sessuali nei confronti dei suoi giovani parrocchiani tra il 1973 e il 1987

Don Cantini "spretato" su ordine di Benedetto XVI

Una prima "sentenza" nel 2005 fu considerata troppo debole e inefficiente
La richiesta dei fedeli di un supplemento d'indagine e dell'intervento diretto del Pontefice


ROMA - Il Papa, su proposta della Congregazione per la dottrina della fede, ha ridotto allo stato laicale don Lelio Cantini, il sacerdote di 85 anni ritenuto responsabile di abusi sessuali e psicologici negli anni 1973-1987 nella sua parrocchia fiorentina della Regina della Pace. Quattordici anni di abusi sessuali e ricatti e pressioni psicologiche che hanno trovato la forza di emergere solo nel 2004 quando le denunce delle stesse vittime hanno finalmente trovato ascolto.

"Abuso plurimo e aggravato nei confronti di minori, delitto di sollecitazione a rapporti sessuali compiuto nei confronti di più persone in occasione della Confessione, dell'abuso nell'esercizio della potestà ecclesiastica nella formazione delle coscienze": è questa la conclusione dell'istruttoria supplementare resa nota con una 'Notificazione' diffusa in serata alla stampa dal cardinale Ennio Antonelli, amministratore apostolico della diocesi di Firenze che il 26 ottobre passerà la guida della Curia al nuovo arcivescovo monsignor Giuseppe Betori.
La sentenza pone la parola fine ad una vicenda che ha molto scosso la chiesa fiorentina e che è esplosa nell'aprile 2007, dopo che alcuni parrocchiani denunciarono di essere stati vittime di questi abusi tanto che la procura di Firenze aprì un'inchiesta.

Quella su cui oggi il Pontefice ha deciso è l'istruttoria bis condotta dalla Curia a carico del prete. "Sono emersi ulteriori riscontri destinati a dare nuove ripercussioni al caso" disse a settembre monsignor Charles Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione per la dottrina della fede, il "pubblico ministero" che per conto della Santa Sede ha vagliato per mesi il voluminoso fascicolo con le risultanze del supplemento di indagine imposto da Roma alla Curia fiorentina dopo le insistenze delle vittime, e affidata al padre carmelitano Francesco Romano.

Nel 2005 infatti l'allora cardinale Piovanelli aveva chiuso la vicenda con un semplice processo canonico amministrativo, al termine del quale, pur riconoscendo don Cantini colpevole di "delittuosi abusi sessuali, falso misticismo e dominio delle coscienze", aveva condannato l'anziano prete a pene minime, come il divieto di celebrare messa in pubblico per cinque anni e l'obbligo di recitare litanie alla Madonna. Una condanna leggera, che non teneva conto, ad esempio, del perverso meccanismo psicologico con cui don Cantini costringeva le sue vittime a commettere peccato. La parte più dolorosa della storia.

Di fronte alla cautela di Antonelli le vittime, che avevano già scritto più volte alla Santa Sede, si sono rivolte di nuovo alla Congregazione per la dottrina della fede chiedendo un supplemento di indagine. Nel riserbo più assoluto, padre Romano ha riascoltato le loro voci, ma anche per la prima volta quelle dei tanti che in qualche modo sono stati a conoscenza delle vicende della Regina della pace. E alla fine, il voluminoso dossier con i risultati è stato consegnato all'arcivescovo. Fino alla decisione del Pontefice.
Nella vicenda è stato chiamato in causa dalle vittime anche il vescovo ausiliare Claudio Maniago (proveniente e formatosi nella parrocchia della Regina della Pace) che è stato criticato da alcuni di loro per avere sottostimato il caso. Don Cantini dal dicembre scorso è ricoverato per motivi di salute al Convitto ecclesiastico a Firenze.

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Buon giorno. Decisione sacrosanta di Papa Benedetto, importantissimo segnale, nel senso che la Chiesa, pur formata da uomini e quindi esposta alle tentazioni, è tenuta a dare esemplare testimonianza di sè. In caso contrario, l'evangelizzazione e la missione diventano "cosa vana" parafrasando S. Paolo.

euge ha detto...

Fa senso leggere il titolo con cui è stato preso un provvedimento sacrosanto nei confronti di chi ha usato ed abusato l'istituzione sacerdotale per un crimine che non può avere alcuna giustificazione.

" Don Cantini spretato su ordine di Benedetto XVI" Un titolo dal tenore sprezzante come se al Papa facesse piacere prendere certe decisioni; il motivo di questo titolo così forte? Beh è chiarissimo mettere per l'ennesima volta in evidenza una caratteristica che non è propria del carattere di Benedetto XVI la durezza nel suo più bieco significato.
Per nessun Papa è un piacere prendere certi provvedimenti come per nessun padre è facile punire il proprio figlio in maniera determinata. Ma, è giusto che un sacerdote sappia fino in fondo il valore e l'importanza della sua scelta di vita anche a costo di serie conseguenze.
Quindi cari signori di Repubblica non cercate sempre di far apparire Benedetto XVI per quello che non è!
Un sacerdote deve essere responsabile e fino in fondo lui per primo delle sue azioni nei confronti della comunità e del Pontefice chiunque esso sia, nelle cui mani al momento della consacrazione ha giurato fedeltà.