13 agosto 2007

Pedofilia nella Chiesa: un'intervista contraddittoria sulla "tolleranza zero" dei Pontefici


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Cari amici, pubblichiamo una "stranissima" intervista a Monsignor Giovanni Nicolini che dimostra quanto gravi siano i problemi che il Papa si trova a dover fronteggiare non solo all'esterno ma soprattutto all'interno della Chiesa.
Mi pare che, velatamente, questo prelato voglia suggerire che sotto Papa Wojtyla ci fosse una "tolleranza zero" verso i preti pedofili mentre, ora, con Papa Ratzinger ci sia un atteggiamento piu' prudente
.

QUESTA AFFERMAZIONE E' FALSA E CONTRADDITTORIA!

Mi viene da ridere di gusto perche' solo pochi mesi fa si accusava l'allora cardinale Ratzinger di non avere condannato a sufficienza i preti pedofili (falso!) come Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e, ORA, si dice che Papa Wojtyla era fautore della tollerenza zero.
Ma, "benedetti" signori, non vedete la contraddizione? Le regole dell'intransigenza assoluta verso i preti pedofili furono scritte dal cardinale Ratzinger!
Si dia un'occhiata, a tal proposito, all'ampio SPECIALE: Il documentario della BBC dice il falso: ecco le prove! .
Ma che senso ha rilasciare certe interviste?
Quelle stesse norme che servono ad attaccare Papa Ratzinger fanno di Papa Wojtyla il Pontefice della tolleranza zero? Ma stiamo scherzando?
Tagliamo la testa al toro: quando Padre Maciel subi' la condanna?
Si legga "Fine della storia per il fondatore dei Legionari di Cristo".
Chi denuncio' la "sporcizia nella Chiesa" nella Via Crucis del 2005?

Mi chiedo come sia possibile che certi autorevoli Monsignori possano essere cosi' ingiusti nei confronti del Papa regnante.
Leggiamo l'intervista
:


Dalla tolleranza zero di Wojtyla alla prudenza di Ratzinger

‘‘Quel silenzio del Papa sui preti gay”

GIACOMO GALEAZZI

Nella strategia vaticana contro lo scandalo-pedofilia, dal gesto eclatante (“tolleranza zero”) e dalla risposta mediatica-emotiva (“uno sbaglio e sei fuori”) di Giovanni Paolo II, si è passati al riserbo della valutazione caso per caso e al silenzioso studio delle carte di Benedetto XVI». Un silenzio (anche ieri, all’Angelus, il Papa non ha toccato l’argomento) su cui ci s’interroga nella comunità ecclesiale. Monsignor Giovanni Nicolini, 66 anni, fondatore della Comunità di Sammartini, direttore della Caritas ed ex vicario episcopale dell’arcidiocesi di Bologna, ne individua le cause nelle «differenti impostazioni» tra i due pontificati.

Dalla risposta pubblica di Giovanni Paolo II al silenzio di Benedetto XVI...

«Sono due strategie diverse, ma più di tutto serve la misericordia. È pericoloso condannare. Quando nel 2002 arrivò in Vaticano dagli Usa l’uragano-pedofilia, centinaia di sacerdoti furono rimossi per accuse sessuali perché Wojtyla assunse su di sé il peso del clamore e decise che un singolo abuso (ammesso o accertato nel processo) privasse per sempre il sacerdote del ministero ecclesiastico. Fu una risposta forte a un problema doloroso, ma anche la reazione d’istinto a un gioco violento, un terribile ricatto economico. Benedetto XVI sta provando a cambiare rotta, a riflettere un attimo guardando dentro i singoli casi. Pone la necessità di vagliare ogni situazione e di andare alla persona: una correzione di significato alla linea wojtyliana della tolleranza zero. Lo slogan “al primo errore, sei fuori” nasceva da una bufera giudiziaria colossale, insondabile, imprevedibile. Era un argine emotivo, funzionale alla domanda di chiarezza che arrivava dall’esterno. Se Wojtyla avesse taciuto o temporeggiato, avrebbe disorientato i credenti. Alla lunga, però, affrontare in generale la situazione rischia di appiattirne lo spessore morale».

Dal caso Gelmini agli abusi a Torino, ora il fronte caldo è l’Italia?

«Da noi la responsabilità è individuale e non ricade sull’organismo di cui si fa parte. In America le vicende di una persona coinvolgono la struttura e tutto fa capo alle diocesi. Qui perciò non avremo risarcimenti collettivi. In Italia, giuridicamente, per la Chiesa è meno distruttivo: non è tutta la famiglia a dover pagare per uno. Giovanni Paolo II ha dato allo scandalo una forte risposta “erga omnes”, condannando ciò che andava condannato. Ora Benedetto XVI tiene maggior conto delle singole vicende, con pazienza e al riparo dai clamori: aldilà della condanna delle cose gravi e brutte, tutti siamo circondati di debolezza ed esposti nella Chiesa a un contesto non sterilizzato. Ciò non è contro il Vangelo. Pietro sbaglia molte volte, però è ugualmente la roccia su cui Cristo ha fondato la Chiesa».

Non è rischioso il silenzio di Benedetto XVI?

«È il silenzio dello studio delle carte. Il suo predecessore aveva una forza di rappresentatività, un fascino personale, un’ impronta tali che spesso bastava lui ed era la Chiesa. Gli era sufficiente un gesto, come il bigliettino infilato nel Muro del Pianto, per fronteggiare questioni intricate. Benedetto XVI non è un pontefice del gesto, s’interroga su che resta dopo il generico spirito di condanna e trasmette un’indicazione d’attenzione alla persona. È in linea con la nostra tradizione culturale più profonda: si può dare il grande segno, però prima o poi bisogna scendere nella storia concreta delle persone. La preoccupazione di Benedetto XVI per la singolarità delle vicende ricorda la finezza con cui Paolo VI governava le situazioni partendo dall’individuo. Ratzinger e Montini hanno uno stile simile nella cura del singolo, nel piegarsi sulla responsabilità individuale».

© Copyright La Stampa, 13 agosto 2007

Veramente molto "pericolosa" questa intervista che non tiene conto del fatto che i sacerdoti sono stati rimossi dall'allora cardinale Ratzinger (accusato spesso di essere poco garantista) e che, da Papa, Benedetto XVI non si e' mai tirato indietro quando si e' trattato di andare incontro alle vittime.
Certo il Papa non e' tipo da gesti eclatanti (che non hanno senso perche' la responsabilita' penale e' personale e la Chiesa non e' responsabile delle colpe dei singoli) ma evitiamo di parlare di prudenza, termine che potrebbe dare luogo a fraintentimenti di cui, sinceramente, non si sente la necessita'.
Francamente sono molto delusa per la leggerezza con cui certi prelati rilasciano interviste
.
Conservero' gelosamente questa intervista, pronta a spiattellarla non appena qualcuno osera' scrivere che l'epistola "De delictis gravioribus", firmata dall'allora cardinale Ratzinger, mira ad insabbiare i casi di pedofilia ecclesiastica. Uno stesso documento non puo' rendere un Papa (Wojtyla) fautore della tolleranza zero e il suo successore (Ratzinger) prudente.
Coerenza, signori, coerenza! Anche i vaticanisti sanno la verita'...
Raffaella

11 commenti:

Matz ha detto...

Forse sei un po' severa con monsignor Nicolini. Non mi pare che critichi l'operato di Ratzinger nè sostenga che sia più "tollerante" rispetto i casi di pedofilia. E' il titolo che è fuorviante, ma come ben sai a fare il titolo non è né l'intervistato né l'intervistatore

Anonimo ha detto...

brutta intervista perchè dà l'impressione che il papa tolleri i preti pedofili e invece è solo grazie a ratzinger se la chiesa ha aperto le porte e buttato fuori certa gente.

Anonimo ha detto...

Sono convinta che i Vescovi dovrebbero prestare attenzione a non farsi strumentalizzare. Sono d'accordo con Gianna: come puo' interpretare questa intervista un lettore medio?
I Vescovi devono aiutare il Papa. A questo punto l'editoriale di Di Giacomo assume un'importanza straordinaria.

Luisa ha detto...

Cara Raffaella, più che le risposte del Vescovo sono le domande insinuanti e orientate di Galeazzi che mi saltano agli occhi. Non che mi stupiscano, siamo abituati !
Mi sembra che il vescovo dica una grande verità, Giovanni Paolo faceva sì dei grandi gesti che mettevano "forse" a tacere le polemiche , ma la realtà non seguiva, non cambiava,. Lo stile di Papa Benedetto è differente, lui ascolta, all`epoca,da cardinale, si spostava per ascoltare,incontrare la gente, prendeva e prende il tempo e da l`attenzione necessaria e dovuta ad ogni caso umano, è attento alla persona.
Con lui nessun gesto eclatante,polvere agli occhi dei media ,non funziona così e gliene sono personalmente grata. Joseph Ratzinger diventato Benedetto XVI è un uomo coraggioso e giusto, ha preso decisioni importanti e continuerà a farlo, ma mai alla leggera e solo per mettere a tacere i media.
Ma è chiaro che dobbiamo finirla con questi continui paragoni, che lasciano il tempo che trovano, e che non hanno alcun senso, se non per quelli che continuano a voler screditare Papa Benedetto,e che volontarmente dimenticano che il consigliere di Giovanni Paolo era Joseph Ratzinger!
Lasciamoli continuare nella loro illusione che sta diventando nevrotica, alla ricerca del vescovo, prete o chissà chi, pronto a lasciarsi manipolare ....l`importante è che noi restiamo lucidi e attenti !

Anonimo ha detto...

Ciao Luisa, sulla "politica" dei gesti e delle parole diremo fra poco in un post sullo studio della comunicazione.
Le domande di Galeazzi sono molto insidiose: per questo, a mio avviso, occorre riflettere molto prima di rilasciare interviste. L'insieme dell'articolo, purtroppo, non e' positivo.

gemma ha detto...

stiamo attenti però anche a noi, a non cadere nel tranello. Credo che Luisa abbia ragione nel dire che sono il titolo e le domande di Galeazzi ad orientare il lettore in una certa direzione. Leggendo attentamente e senza malizia le parole di don Nicolini non mi pare che dica propriamente quello che chi lo intervista avrebbe voluto fargli dire. E forse bisognerebbe essere più "dentro" le dinamiche della Chiesa per poter capire il vero significato delle sue risposte.
I gesti sono scenografici e “impressionano” emotivamente ma sono importanti solo se cambiano realmente le cose. Va bene il carisma (anche questo è relativo perché ci possono essere tanti modi di essere carismatici. E, me lo si perdoni, visto che a differenza di altri non faccio un servizio pubblico, a me il carisma istrionico e mediatico mi ha sempre lasciato indifferente ) ma servono anche operai, manovali che, mattone dopo mattone permettono ad una struttura di reggersi in piedi al meglio. La Chiesa, carismi o non carismi non è in buone condizioni e di questo si deve prendere atto e serve una ristrutturazione, non solo esteriore.
Mi chiedo quando sarà finalmente possibile mettere fine a stupidi confronti tra due persone che, al di là dell’apparenza, decidevano insieme una linea comune. L’uno mettendoci la faccia, l’altro le mani.
Con tutta onestà, poi, faccio molta fatica a ritrovare tutta questa tolleranza zero di cui si parla: se penso all’arcivescovo Law trasferito in Santa Maria Maggiore vi ritrovo solo una gran misericordia anche da parte di Giovanni Paolo II. Lo stesso per padre Maciel.

Anonimo ha detto...

vero quello che dicono gemma e luisa e cioè che i gesti non hanno cambiato la chiesa.
può essere che ci riesca un umile lavoratore.

Anonimo ha detto...

Mans. Nicolini non è un vescovo, ma un buon prete della diocesi di Bologna, fondatore e membro di una interessante comunità della costellazione dossettiana, se non ricordo male: la Piccola Famiglia della Visitazione. Scelto dal non-proprio-progressista cardinal Biffi come direttore della Caritas diocesana. Non so/non ricordo se sia ancora lui a svolgere questo servizio. Personalmente mi accodo alla processione di chi legge nelle sue parole la sottolineatura di un atteggimento altamente positivo e umano (=evangelico) di papa Benedetto, più che non il rischio di diffondere la caricatura di un prelato che da sempre cerca di insabbiare e proteggere... i mali della sua Chiesa. Se il metodo accurato del papa può essere strumentalizzato da chi si occupa di comunicazione, chi ha a cuore la verità sull'operato di un grande pontefice come il nostro credo farebbe bene a parlare come Giovanni Nicoli, che non mi pare abbia voluto contrapporre tanto due papi, quanto due momenti storici e due contesti socio-culturali che richiedevano interventi tra loro differenti.

gemma ha detto...

si, questa volta concordo con Francesco. Nicolini, per quel che ne so, nella vita di tutti i giorni è "un buon don" che in questa intervista ha cercato di intravvedere il meglio nell'operato di ciascuno dei papi, smorzando il tentativo di polemica di Galeazzi, senza dimenticare Paolo VI. I confronti non dovrebbero farci così tanto male, visto che ormai abbiamo imparato il gioco e nessuno meglio di Papa Benedetto conosce la grandezza di colui con cui viene confrontato ogni giorno. Ed essendo uno dei suoi ammiratori e sostenitori più fedeli non credo se ne rammarichi o si senta sminuito per questo. Ricordate? "Possiamo essere sicuri che lui ora sta alla finestra del Padre. Ci vede e ci benedice.."

martina ha detto...

Ciao Raffaella. Hai letto Avvenire di sabato? E' interessante l'articolo sulla pedofilia nella Chiesa Irlandese. Se mi spieghi come fare lo posso postare io. Penso che dovrebbe essere diffuso. Martina

Anonimo ha detto...

Grazie Martina, provo a cercarlo e, se lo trovo, lo posto direttamente nel blog a tuo nome.
Ti ringrazio.