3 agosto 2007

Prodi "istruisce" i parroci sul fisco ma...sbaglia la citazione!


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Prodi da' lezioni ai parroci: nelle omelie dovete parlare di tasse!

INTERVISTA A MONS. GEORG GANSWEIN (traduzione in italiano e in francese, versione originale in tedesco)

SPECIALE: IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM"

Continua la telenovela "Prodi attacca i parroci". Pensavo di non pubblicare piu' alcun articolo su questa polemica che, francamente, non fa onore all'Italia in quanto ridicolizza urbi et orbi il popolo italiano, tuttavia puo' essere l'occasione per rileggere le lettere di San Paolo e San Pietro (che Prodi confonde). Da questa barzelletta, quindi, puo' nascere qualcosa di nuovo.
Raffaella

La Chiesa e le tasse vescovi contro Prodi La difesa della Bindi
Casini: Romano non spieghi ai preti cosa dire


Francesca Basso

MILANO — La lettera del premier Romano Prodi per spiegare il suo appello alla Chiesa contro gli evasori non ha placato le polemiche. La citazione di San Paolo che «esorta all'obbedienza nei confronti dell'autorità » è stata altra benzina sul fuoco, dopo le parole sulle omelie che non toccano «quasi mai» il tema delle tasse. E se la maggioranza difende Prodi, l'opposizione invece non lesina critiche, che arrivano anche da Avvenire,
il quotidiano dei vescovi.

POLEMICHE — «Non mi sembra che Prodi abbia rivolto un attacco alla Chiesa» ha spiegato ieri il ministro della Famiglia, Rosy Bindi: «Mi è sembrato piuttosto— ha continuato — una richiesta di aiuto a quello che consideriamo il punto di riferimento etico, educativo e formativo al senso dello Stato più forte presente nel nostro Paese». Un'interpretazione che non coincide con quella di Avvenire. Ieri il quotidiano della Cei ha bacchettato Prodi. Nell'editoriale spiegava che «non ci si può ricordare della Chiesa soltanto quando qualche emergenza lo richiede, e scordarsene quando la stessa Chiesa proclama e difende i principi morali più importanti che riguardano la vita, dall'inizio fino al suo compimento naturale, la struttura familiare della società, la formazione delle nuove generazioni». Insomma, «la dimensione morale ha una sua completezza e armonia, e non può essere spezzettata o utilizzata solo quando torna comodo». Comunque, per padre Bartolomeo Sorge, direttore della rivista dei Gesuiti Aggiornamenti sociali,
pagare le tasse è «un dovere di solidarietà », ma spetta «anche allo Stato rendersi credibile», destinando le risorse «effettivamente in modo utile».

OPPOSIZIONE — L'affondo più tagliente arriva da Pier Ferdinando Casini. Per il leader dell'Udc «Prodi dovrebbe farsi gli affari suoi, non spiegare ai preti quello che devono dire in Chiesa». Rincara la dose il centrista Luca Volontè invitando il premier a «non usare i testi della tradizione cristiana per tentare meschinamente di ridare credibilità alla propria azione di governo», che secondo Altero Matteoli di An è stata persa «dopo aver massacrato i cittadini con l'aumento delle tasse»: senza credibilità non può fare «sermoni ». L'azzurro Angelino Alfano gli contesta la citazione, sostenendo che «è completamente errata perché il versetto in questione si trova nella Prima Lettera di San Pietro». E per il capogruppo al Senato di FI Schifani, Prodi ormai «non sa più a quale santo votarsi».

MAGGIORANZA — Qualche critica arriva anche dalla maggioranza. Marco Rizzo (Pdci) invita il premier a «lasciar stare i santi e a pensare ai lavoratori» e la teodem della Margherita Paola Binetti parla di «accusa ingiusta alla Chiesa». Mentre in sua difesa si schierano il diellino Franco Monaco e Massimo Donadi dell'Italia dei Valori.

© Copyright Corriere della sera, 3 agosto 2007

Sono d'accordo con la Bindi, ma la domanda e': la Bindi e' d'accordo con me? :-)
Si ricordi di cio' che ha detto anche la prossima volta che contestera' i Vescovi :-)

Raffaella

Come darsi la zappa sui piedi da se':

LE LETTERE DEGLI APOSTOLI

Il Professore inciampa sulla citazione L'«etiam discolis» non era di San Paolo

«Se non ricordo male» dice il presidente Prodi nella lettera pubblicata ieri dal Corriere della Sera a proposito di un invito all'obbedienza nei confronti delle autorità statali contenuto nel Nuovo Testamento: in effetti ricorda male e attribuisce all'apostolo Paolo un'espressione che è dell'apostolo Pietro. «Anche San Paolo esorta all'obbedienza» scrive il presidente e questo è giusto. Lo fa infatti nella «Lettera ai Romani», al capitolo 13, dove specifica che la «sottomissione» alle autorità dello Stato deve riguardare anche il «pagamento» delle «tasse» (versetto 7), che era appunto l'argomento trattato dal presidente del Consiglio nella sua lettera. «È necessario— scrive Paolo — stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo il tributo; a chi le tasse le tasse; a chi il timore il timore; a chi il rispetto il rispetto». Ma Prodi ricorda «male» quando aggiunge di «credere» che Paolo «utilizzi l'espressione "quoque discolis", a significare che si deve obbedire alle regole dello Stato anche se dettate da "lazzaroni"». L'espressione «etiam discolis» (e non «quoque discolis»), tradotta dalla Bibbia della Cei «anche a quelli difficili», non si trova in Paolo ma nella «Prima lettera di Pietro» (2,18) e non riguarda l'atteggiamento dei cittadini nei confronti delle autorità dello Stato ma quello dei «domestici» nei confronti dei «padroni».
Prodi può essere stato tratto in inganno dal fatto che poco prima di questo passo, Pietro aveva fatto anche lui un caloroso invito alla «sottomissione» a ogni «istituzione umana», compresi «re e governatori». L'inesattezza della citazione prodiana è stata segnalata con esultanza dal deputato siciliano di Forza Italia Angelino Alfano: «Il governo zoppica anche in latino e Sacre Scritture».

© Copyright Corriere della sera, 3 agosto 2007


Alfano (Fi): «Prodi sbaglia su San Paolo»

Il coordinatore di Forza Italia in Sicilia contesta la citazione delle Sacre Scritture fatta dal Premier nella sua lettera al «Corriere»

PALERMO - Ci mancava solo che Prodi dettasse l'indice delle omelie. Prodi che non riesce a fare il premier, vuole fare il prete senza tonaca». Lo afferma il coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia, Angelino Alfano, che aggiunge: «Come tutto il suo governo, anche il professor Prodi zoppica vistosamente. E stamattina, leggendo il Corriere della Sera, abbiamo scoperto che zoppica anche in Sacre Scritture. E per un cattolico come lui la vicenda è grave». «La sua citazione di san Paolo nella lettera pubblicata dal quotidiano di via Solferino, a proposito di obbedienza all'autorità anche se dettata da "lazzaroni", è completamente errata - aggiunge -. Sbagliata perchè il versetto in questione si trova nella Prima Lettera di San Pietro al capitolo 2, versetto 18, dove infatti si legge "I servi siano sottomessi con tutta la dovuta riverenza ai padroni, non solo a quelli buoni ed amabili, ma anche a quelli severì (etiam discolis e non quoque discolis, come scrive il premier)». «È vero che nella Lettera ai Romani (Cap. 13 versetti 1-7) San Paolo raccomanda ai cristiani di obbedire all'autorità e di pagare i tributi, ma - dice Alfano - non fa mai cenno ai "lazzaroni". Doppio errore per il professore in Sacre Scritture ed in Latino. Oltre, è evidente, che in buona amministrazione. Chissà se l'esame di riparazione di settembre potrà salvarlo per l'ennesima volta dalla bocciatura definitiva».

© Copyright Corriere della sera online, 2 agosto 2007


Le lettere di San Paolo, San Pietro e la citazione contestate

LA VERSIONE DI PRODI - Romano Prodi scrive nella lettera al Corriere della Sera: «se non ricordo male, anche San Paolo esorta all'obbedienza nei confronti dell'autorità. Credo che utilizzi l'espressione quoque discolis, a significare che si deve obbedire alle regole dello Stato anche se dettate da «lazzaroni».

LA CONTESTAZIONE DI ALFANO - Il coordinatore di Forza Italia in Sicilia Angelino Alfano replica: «È vero che nella Lettera ai Romani (Cap. 13 versetti 1-7) San Paolo raccomanda ai cristiani di obbedire all'autorità e di pagare i tributi, ma - dice Alfano - non fa mai cenno ai "lazzaroni"».
«Ma la citazione è sbagliata perchè il versetto in questione si trova nella Prima Lettera di San Pietro al capitolo 2, versetto 18, dove infatti si legge «I servi siano sottomessi con tutta la dovuta riverenza ai padroni, non solo a quelli buoni ed amabili, ma anche a quelli severì (etiam discolis e non quoque discolis, come scrive il premier)».

LA LETTERA DI SAN PAOLO AI ROMANI (Capitolo 13, versetti 1-7)-
«Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna.
I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver da temere l’autorità? Fa’ il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male. Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. Per questo dunque dovete pagare i tributi, perché quelli che sono dediti a questo compito sono funzionari di Dio. Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo, il tributo; a chi le tasse le tasse; a chi il timore il timore; a chi il rispetto il rispetto».

LA PRIMA LETTERA DI PIETRO (capitolo 2, versettI 16-18) - «Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio. Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re. Domestici, state soggetti con profondo rispetto ai vostri padroni, non solo a quelli buoni e miti, ma anche a quelli difficili».
l.r.

© Copyright Corriere della sera online, 2 agosto 2007


Andreotti: sbagliate le sue parole Gli regalerei il nuovo Catechismo

MILANO — La lettera di Prodi non è stata gradita dal senatore a vita Giulio Andreotti, che in segno di protesta si è astenuto nella votazione della fiducia al decreto legge sul tesoretto: «Non do il voto di fiducia perché non mi è piaciuto quello che ha detto il premier».
«Volevo reagire al presidente del Consiglio e a quello che ha detto in merito alla Chiesa e alla lotta all'evasione fiscale — ha spiegato Andreotti nel suo breve intervento in Aula al Senato alla chiusura delle dichiarazioni di voto —. Mi sono portato il testo del nuovo Catechismo, che avrei voluto offrirgli se avessimo avuto l'onore di vederlo. Ma dagli atti siamo sicuri che esiste...». Il senatore a vita ha poi invitato la politica a usare «parole meno ermetiche»: «In campagna elettorale abbiamo usato "cuneo", ora tesoretto... La politica dovrebbe usare parole meno ermetiche e il presidente del Consiglio e i ministri dovrebbero farsi vedere di persona».

© Copyright Corriere della sera, 3 agosto 2007


IL DIRETTORE DI FAMIGLIA CRISTIANA

«Nelle mie omelie ho detto che l'evasione è peccato»

Lorenzo Salvia

ROMA — «Mi è capitato spesso, nelle mie omelie, di criticare l'evasione fiscale. Lo faccio ogni volta che commento quel passo del Vangelo che dice "Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio"». La questione don Antonio Sciortino la vede da due punti di vista: uomo di fede e direttore di Famiglia Cristiana, il settimanale dell'intervista in cui Romano Prodi invitava la Chiesa a fare di più contro l'evasione fiscale.

Dunque Prodi sbaglia a chiedersi perché quando va a messa non sente interventi su questo tema?

«Se Prodi dice che in Chiesa non sente mai parlare di questi temi, sicuramente sbaglia. Ma non credo che abbia la presunzione di dettare ai preti le cose da dire».

Invitava la Chiesa a fare di più, però.

«Ma faceva un ragionamento generale. Dobbiamo fare tutti di più, diceva, e ha infilato due esempi: scuola e Chiesa».

Ed è vero che la Chiesa potrebbe fare di più?

«La Chiesa fa il suo dovere pienamente ».

Don Gianni Baget Bozzo dice che non pagare le tasse è autodifesa.

«Non pagarle è non solo fuori legge ma anche un peccato».

Ecco, non crede che questa sua affermazione potrebbe trovare più spazio nelle omelie della domenica?

«La Chiesa richiama sempre a comportamenti onesti, anche se non sempre scende nei dettagli».

Su alcuni temi, come quello della famiglia, nei dettagli ci scende spesso.

«Lo fa quando c'è un aggancio con le letture del Vangelo. E infatti, ogni volta che c'è quel brano "Date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio" sentirete parlare nelle omelie del rispetto della legge e quindi anche del dovere di pagare le tasse. Certo, quando alcuni politici dicono che è comprensibile non pagarle quando sono troppo alte, non danno il buon esempio: sono gravemente corresponsabili dell'evasione ».

Si riferisce a Berlusconi?

«Non ho fatto nomi, il mio è un ragionamento generale».

L'Avvenire parla di moralismo a intermittenza. Si invoca la Chiesa per alcuni temi e la si ignora per altri.

«Sono d'accordo. Si osanna la Chiesa se è contro la guerra e la si giudica contro il progresso se richiama a doveri di bioetica o di etica familiare».

Stavolta si riferiva a Prodi?

«Era sempre un ragionamento generale».

© Copyright Corriere della sera, 3 agosto 2007

Mah! Non mi sembra che la Chiesa venga molto osannata in questo momento: se parla di temi etici, la si critica; se parla di temi sociali o contro la guerra o le armi nucleari, la si ignora o le si dedicano minuscoli trafiletti.
E qui ho il coraggio delle mie azioni ed affermo di riferirmi al Corriere della sera
:-)
Raffaella

6 commenti:

lapis ha detto...

ma non era la Bindi quella che disse che la Chiesa dovrebbe occuparsi solo delle "cose di Dio"?

Anonimo ha detto...

Ciao Lapis, siamo sempre alla politica dei "due pesi e due misure", solo che qualcuno ha esagerato e ormai sfiora il ridicolo :-)
Ciao

Anonimo ha detto...

Beh, qui siamo alla frutta. Lo Stato ha tutti i mezzi per poter combattere l'evasione fiscale; manca però la reale volontà di farlo, e qui mi fermo altrimenti non finirei più. Quindi, che Prodi si metta a dettare l'agenda delle omelie dei sacerdoti è cosa che supera ogni possibilità di commento.
Ve lo immaginate un grande evasore tutto compunto e pentito perché un sacerdote di buona volontà gli fa una bella predica anti-evasione? Ma cos'è, una comica estiva o una presa in giro?
Mi spiace, ma ormai non ho più parole. Mi sembra tutto così surreale!

Anonimo ha detto...

Non se n'è accorto, eppure è avvenuto. Siamo ritornati indietro nel tempo,abbiamo un antipapa: Romano I. Nella sua prima enciclica, Maximum Tax(i), ha istruito vescovi e preti in materia di pagamento delle tasse.

Utnapishtim ha detto...

è invero assurdo che un politico dia consigli su come condurre le omelie, sarebbe quasi come se un'autorità cattolica desse consigli su come votare ad un referendum popolare o a una elezione politica. Assurdo eh?

Anonimo ha detto...

No, se si tratta di materie eticamente sensibili che rientrano nel campo "di azione" dello Stato ma anche della Chiesa :-)

Caro Mr Mandelbrot, ho letto il tuo post a commento di "La possibile deriva eugenetica ed il laicismo della Bindi". Lo trovo molto interessante. Ti chiedo scusa se non ti rispondo subito ma, come vedi, siamo sommersi di articoli :-)
Il tuo post merita una risposta ponderata, quindi ti chiedo di aspettare :-)