24 ottobre 2007
Padre Dodaro: la teologia torni alla patristica e la cultura agli studi classici
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La teologia torni alla patristica e la cultura agli studi classici
Appello del Preside dell’Istituto Patristico Augustinianum
ROMA, mercoledì, 24 ottobre 2007 (ZENIT.org).- Al giorno d'oggi se da una parte si assiste a un grande fermento intorno ai Padri della Chiesa, dall'altra si avverte l'urgenza di colmare il divario tra la patristica e gli sviluppi della teologia moderna.
Ad affermarlo, in una intervista a ZENIT, è padre Robert Dodaro, OSA, Preside dell’Istituto Patristico Augustinianum della Pontificia Università Lateranense.
Le lezioni dell’Istituto Patristico sono iniziate lo scorso 8 ottobre e vedono impegnati quaranta docenti e duecento studenti nella ricerca, studio, lettura, traduzione dal greco, latino, copto e siriano. All’Istituto si studiano anche paleografia greca e latina, epigrafia, iconologia ecc.
L’anno accademico è stato inaugurato a Roma all’Augustinianum, venerdì 19 ottobre, con una tavola rotonda sulla commemorazione dei 1600 anni dalla morte di San Giovanni Crisostomo.
Quali sono le difficoltà che limitano l’accesso degli studenti all’Augustinianum?
Dodaro: Il problema più grande riguarda l’insufficiente conoscenza del latino e del greco e la poca familiarità con gli studi classici. Per preparare gli alunni ad affrontare i testi dei Padri nelle lingue originali, abbiamo iniziato tre anni fa un anno propedeutico di studio intensivo del latino e del greco.
Nel corso di quest'anno ci sono anche corsi ausiliari sulla storia romana tardoantica, sulla letteratura classica, sulla filosofia antica. Come si capisce queste materie non vengono studiate adeguatamente nei Licei e nelle Università. Quindi il calo degli studi classici rappresenta per noi la sfida più grande.
Qual è il suo pensiero circa il rapporto tra patristica e teologia moderna?
Dodaro: Nel Concilio Vaticano II si era deciso che un’aggiornamento della teologia e prassi della Chiesa richiedeva un ritorno al patrimonio sapienziale dei Padri della Chiesa. Per questo motivo il Servo di Dio Papa Paolo VI ha voluto un Istituto di Studi Patristici a Roma. Ma la teologia oggi sembra che abbia preso un'altra strada che la porta sempre più lontana dalla tradizione, e quindi mentre noi patrologi ricerchiamo il contesto storico della teologia dei Padri, la teologia moderna si allontana dalle origini. E’ necessario che la Chiesa oggi affronti la questione del rapporto tra patristica e teologia dogmatica.
Forse i Padri sono troppo lontani nella storia?
Dodaro: No, c’è una grande attualità dei Padri. C’è una bellissima spiritualità, una attualità liturgica e teologica. La gente comune è molto affascinata, ed i libri di Patristica, se ben tradotti, hanno successo nelle vendite. C’è un interesse vivo, il problema è nei teologi che non sono convinti di quanto attuale sia l’insegnamento dei Padri.
Le confermo che tra i lettori c’è interesse sulle origini della Chiesa e in particolare sulla Patristica, anche se molte opere in merito sono di carattere accademico e poco divulgative. La sfida è mantenere un alto livello accademico rendendo però fruibile il contenuto dei Padri...
Dodaro: E’ un'altra delle sfide a cui stiamo cercando di rispondere. Il problema è come poter offrire al popolo cattolico il tesoro della teologia e spiritualità patristica. Da questo punto di vista sono fiero quando vedo molti dei nostri alunni ed ex alunni che si dedicano alle traduzioni, anche dopo aver acquisito la licenza ed il dottorato.
Questi alunni ed ex alunni lavorano insieme alle case editrici più note per questo tipo di lavoro. Inoltre sono stupito dall’esplosione di studi patristici che si sta realizzando in Italia. Questo Paese oggi è all’avanguardia nella ricerca, nello studio e nella diffusione degli autori patristici, e questo non solamente perché c’è l’Istituto Patristico, ma anche perché c’è un diffuso interesse da parte delle Università statali, nelle quali abbiamo amici e collaboratori.
Per esempio in Italia la casa editrice “Città Nuova” pubblica una collana di libri patristici, una realtà che non si trova in tutti i Paesi dell’Occidente, anche se questa sensibilità si sta diffondendo nel mondo. Alcuni nostri ex alunni si stanno dedicando a tradurre i testi patristici, addirittura anche in Corea. Credo che la diffusione di queste opere possa aiutare le Chiese locali a rispondere anche alle esigenze pastorali.
Da questo punto di vista abbiamo bisogno di testi tradotti nelle diverse lingue per poter studiare e approfondire la conoscenza dei Padri, poi ci vogliono corsi nei diversi istituti di spiritualità e di teologia. Per questo i Vescovi devono trovare il coraggio per mettere in gioco i seminaristi ed i giovani sacerdoti a studiare i Padri della Chiesa.
Se dovesse convincere un giovane a studiare patristica quali argomenti utilizzerebbe?
Dodaro: Beh, parlerei di sant’Agostino. Ma a parte quest’esempio, direi prendi i 10 problemi più grandi e difficili nella Chiesa di oggi, scegli quelli che vuoi e poi prova a confrontarli con quanto sviluppato dai Padri della Chiesa. Nella patristica classica troverai le radici e le risposte di ogni controversia che oggi la Chiesa deve affrontare. Ecco l’importanza dei Padri della Chiesa.
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1 commento:
SONO PROFONDAMENTE CONVINTO CHE PADRE dODARO ABBIA RAGIONE: LA PATRISTICA FA PARTE DELLA TRADIZIONE CON LA MAIUSCOLA. PER CONOSCERLA BISOGNA SFIDARE I TESTI IN ORIGINALE LATINO E GRECO: DUE LINGUE CHE, CONDUCENDOCI ALLE RADICI DELLA CULTURA OCCIDENTALE E NON SOLO, CI CONSENTONO DI SCOPRIRE CHI SIAMO COME UOMINI, COME CRISTIANI.
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