16 ottobre 2007
Melloni: la lettera del Papa alla Chiesa cinese ha una portata storica
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Grazie a Gemma possiamo leggere il seguente articolo di Melloni, che rappresenta una "svolta editoriale" per il Corriere della sera: dopo oltre tre mesi di silenzio, il quotidiano milanese si accorge dell'esistenza della lettera del Papa alla Chiesa cinese.
Sorprendenti anche gli elogi di Melloni a Benedetto XVI, al cardinale Bertone ed ai suoi collaboratori. Chi l'avrebbe mai detto? :-)
R.
IL VATICANO E LA CINA
La breccia nel muro
di ALBERTO MELLONI
La consacrazione di Padre Giuseppe Li Shan a vescovo cattolico di Pechino, avvenuta il 21 settembre scorso, segna uno dei più grandi successi della diplomazia vaticana degli ultimi vent'anni. Un successo che carica di grandi responsabilità chi l'ha ottenuto, cioè quella Segreteria di Stato il cui avvicendamento di vertice è stato completato nell'estate con scelte fra le più decisive del pontificato di Benedetto XVI e della «politica » che esso esprime.
Da noi si tende a credere che la «politica vaticana» sia soprattutto la partita nella quale lo Stato e la chiesa si contendono o concedono spazi controversi, incerti sorrisi e confuse proteste. Il che rende invisibile l'orizzonte più ampio su cui si muove quella «politica» più grande e globale della Santa Sede, di cui essa afferma puntigliosamente la diversità, ma che transita per definizione sulle stesse strade dell'altra. Lì, nel groviglio degli interessi ad essa più estranei, la chiesa ha imparato a fare della pace la sua bussola, poi a esercitare la pazienza eroica del dialogo (quella che ha permesso l'ascesa di un polacco al trono di Pietro). E ora, con questo successo cinese (nell'anno del Congresso del Pcc, iniziato ieri), a preparare politicamente il terreno per sfide nuove. Da decenni, infatti, i rapporti con la Repubblica popolare erano impantanati su
una querelle politica, divenuta quasi uno scisma. Fin dall'inizio degli anni Cinquanta la «nazionalizzazione» del cielo imposta dai comunisti aveva preteso che le religioni organizzassero la loro autonomia di governo, di sostentamento e di predicazione. Venivano da qui le associazioni nazionali di fede e poggiava su questa linea la lotta della repubblica popolare contro il Fandigang (la fonetica cinese del Vaticano), contro i suoi preti e contro i suoi missionari, ricambiata da condanne solenni. Una storia di repressione sapientemente dosata dal partito comunista puntava a separare gli incarcerati, gli espulsi, i «rieducati» e i liquidati da quei cattolici che nell'agosto 1957 diedero vita all'Associazione patriottica dei cattolici cinesi. Questa divisione s'è concentrata da decenni nel momento della scelta dei vescovi: giacché il governo ha imposto che sulle cattedre rese vacanti salissero uomini graditi tramite elezioni «indipendenti » da Roma. Elezioni che per sé riprendevano prassi che erano esistite nella tradizione latina prima della Rivoluzione francese: fatte dal clero, come accadeva nei capitoli cattedrali; delegate ad assemblee di preti e popolo, secondo la prassi più antica; o connesse ad atti di fedeltà politica, secondo l'uso degli imperi cattolici. Elezioni inficiate però dal fatto che violavano la disciplina canonica moderna, secondo cui formalmente è il papa in persona che provvede alle sedi vacanti ed è comunque su suo mandato che tre vescovi possono fare di un cristiano un membro del collegio episcopale in modo non solo valido, ma anche lecito.
Questa prassi elettorale, che dava al partito comunista nelle sue varie stagioni uno strumento per decidere e dividere, è continuata lasciando a ciascuno la scelta fra lo sdegno e l'indulgenza; ma specie a valle della rivoluzione culturale è affiorato il fatto che c'erano buoni preti, in perfetta comunione con la chiesa tutta, che accettavano la consacrazione «patriottica » come un sacrificio per il bene dei fedeli. E sotto Wojtyla sono iniziati dialoghi sommessi o indiretti, dai quali sono emersi riconoscimenti e la nomina concordata fra Roma e l'associazione patriottica di Shanghai. Episodi che, anche a causa delle forti divisioni interne alle autorità cinesi, sono stati inframmezzati da impennate di tensione, da sgarbi, da equivoci e anche da qualcosa di più grave.
Qualche gruppo sperava che questo bastasse per tornare al muro contro muro, che conforta sentimenti e risentimenti diffusi dentro e soprattutto fuori la Cina. Invece la segreteria di Stato del cardinale Bertone e dei suoi sostituti monsignor Filoni e monsignor Mamberti ha gestito tutto con la necessaria sapienza. E così è arrivata la lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi di questa estate, l'atto politicamente più rilevante del pontificato fino ad oggi: talmente rilevante che pochi ne hanno colto la portata in Europa e soprattutto a Pechino. Ed la ora consacrazione riconosciuta di Giuseppe Li Shan, che fissa — per la sede della capitale e dunque potenzialmente per sempre — un precedente preziosissimo. Precedente che potrà essere contraddetto da qualche altra prossima nomina conflittuale e che carica di responsabilità tutti coloro che ne sono stati protagonisti noti o nascosti. Precedente che apre la possibilità di riflettere non solo sulle procedure, ma su come il cristianesimo possa confessare la fede in una cultura senza verbo essere. Tema vecchio di qualche secolo e che questo successo dalla «politica vaticana» di questi anni rende oggi più urgente e pensabile.
© Copyright Corriere della sera, 16 ottobre 2007
Molto bene! Un solo appunto: Benedetto ha fatto molte scelte politicamente rilevanti solo che in Italia ed in Europa qualcuno non se n'e' ancora accorto...Ratisbona docet :-)
Raffaella
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9 commenti:
Una bella sorpresa non c'è che dire. Soprattutto, meglio tardi che mai si è accorto Melloni della portata storica della lettera del Papa ai cinesi......... però ricordate il proverbio........ " IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO "!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Eugenia
eheeheehe, io l'ho letto stamattina e mi sono detta "sta a vedere che il prof Melloni si è messo ad andare a lezioni di violino con Ignazio Ingrao".......
A parte gli scherzi , gli ultimi articoli che sono stati postati di entrambi, hanno in effetti un punto in comune: l'elogio della segreteria di Stato e la scelta dei collaboratori. Non è poco. E quindi del Papa. Insomma i "progressisti" sulla politica estera e sul team designato da papa Benedetto fanno un'analisi positiva.Speriamo quindi che gli altri "i conservatori" non facciano l'analisi opposta. Queste distinzioni continuo a credere che fanno un gran male alla Chiesa.
Cara Raffaella ti segnalo anche questa
http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=10567&size=A
che mi ha fatto un grande piacere.
Per il resto, dopo questa di Melloni, speriamo che domani non nevichi.
Grazie :-)
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!
Mariateresa la neve domani proprio NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO almeno non a Roma domani c'è l'udienza di Sua Santità !!!!!!!!!
per favore!!!!!!!!!!!!
Eugenia:-)))))
Mi sembra che Melloni si auguri un ritorno ai vescovi eletti localmente e non paracadutati da Roma. Cioè sia contento di una diminuzione del potere papale.
Prepara la pelliccia, cara euge, avvenimenti così rari provocano sicuri cambiamenti atmosferici.Se non terremoti e glaciazioni....ehehehehe
Domani a S. Pietro rischi di trovarci le foche, cara mia......
la radio vaticana ha intervistato Politi sul suo libro su Giovanni Paolo II. Intervista zuccherosa e buonista: alla presentazione del libro c'era anche il card. Tauran e,chissa perché, la Gruber. Forse la new age veltroniana ha portato lo smussamento degli angoli.
Gia' ma non ci caschiamo...eheheheh
Dici Bene Raffaella non ci caschiamo!!!!!!!!!! perchè melloni dopo aver diciamo così elogiato le lettera ai cinesi del Papa, ha parlato di schiaffo a Parigi per il Concistoro.......... C.V.D leggerai il mio commento che ho postato nella parte pertinente!!!!!!
Eugenia
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