16 ottobre 2007
La beatificazione del cardinale Newman: un articolo de "Il Riformista"
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Newman, il beato di Cherie ora all'esame del Vaticano
Il cardinale Saraiva Martins sta studiando il fascicolo
di Paolo Rodari
Quando lo scorso 23 giugno Cherie Blair donò a Benedetto XVI tre foto d'epoca di John Henry Newman (esponente di spicco della Chiesa anglicana dell'Ottocento, passato alla confessione cattolica e divenuto poi tra i più grandi cardinali di tutti i tempi) sapeva che faceva cosa gradita, anzi graditissima, ma non poteva immaginare che di lì a poco la congregazione delle cause dei santi guidata dal cardinale portoghese José Saraiva Martins avrebbe dato una spinta notevole al processo di beatificazione dell'ex anglicano un giorno divenuto, per voler di Leone XIII, uno dei prìncipi della Chiesa cattolica: all'intercessione di Newman, infatti, pare si debba il miracolo della guarigione di un 69enne americano afflitto da una malattia alla spina dorsale.
«Il miracolo - spiega Saraiva Martins al Riformista - c'è. Ma bisogna ancora verificare che la guarigione sia stata istantanea, completa e duratura. Se così sarà, e se l'intercessione di Newman sarà comprovata, una delle figure di spicco della nostra Chiesa potrà avviarsi verso la beatificazione. E la cosa - è questa l'opinione di Saraiva Martins - potrebbe essere vista bene anche dagli anglicani ai quali Newman deve gran parte della sua formazione culturale e teologica».
Comunque, oltre a Cherie Blair, l'accelerata al processo di beatificazione di Newman non la potevano di certo immaginare né suo marito Tony (nel giorno dell'udienza col Papa egli ebbe parole di apprezzamento per Newman), né le gerarchie della Chiesa anglicana la quale, tuttavia, con Newman e il suo pensiero è già da parecchi anni che ha dovuto fare i conti, senz'altro dai primi decenni del XIX secolo quando alcuni esponenti dello stesso anglicanesimo, ovvero Kelbe, Pusey, Ward, Faber (e ovviamente Newman), in aperto contrasto alle riforme della Chiesa d'Inghilterra operate dal governo britannico e giudicate come una indebita ingerenza, fondarono il cosiddetto movimento di Oxford: una sorta di scuola teologica a mezza via tra l'anglicanesimo e il cattolicesimo, scuola che per Newman rappresentò come una rampa di lancio per la sua personale e per certi versi incredibile conversione.
Benedetto XVI - non è un mistero - stima particolarmente il pensiero del porporato londinese. Di lui, ama il motto episcopale cor ad cor loquitur , il cuore parla al cuore, e soprattutto, come disse il 28 aprile 1990 in occasione del centenario della sua morte, del cardinale londinese egli ha particolarmente apprezzato la dottrina sulla coscienza.
Newman, in sostanza, spiegava l'esistenza dell'uomo a partire dalla coscienza, ossia nella relazione tra Dio e l'anima, ma questo personalismo non rappresentava un cedimento all'individualismo, o una concessione all'arbitrarietà. Tutt'altro: «Da Newman - disse infatti Ratzinger - abbiamo imparato a comprendere il primato del Papa: la libertà di coscienza, così ci insegnava Newman con la Lettera al Duca di Norfolk, non si identifica affatto col diritto di "dispensarsi dalla coscienza, di ignorare il legislatore e il giudice, e di essere indipendenti da doveri invisibili". In tal modo la coscienza, nel suo significato autentico, è il vero fondamento dell'autorità del Papa. Infatti la sua forza viene dalla rivelazione, che completa la coscienza naturale illuminata in modo solo incompleto, e "la sua raison d'être è quella di essere il campione della legge morale e della coscienza"».
Quanto ai rapporti ecumenici tra cattolici e protestanti, un'eventuale beatificazione di Newman non dovrebbe rappresentare più di tanto un freno ai lavori per l'unità. Se è vero che la strada tracciata da Newman (una strada che in sostanza passa forzatamente da una conversione al cattolicesimo) non è ovviamente ammissibile oltre la Manica, essa resta comunque ugualmente degna di rispetto in quanto Newman la percorse basandosi principalmente sullo studio della storia di Chiesa. La sua, insomma, fu una conversione arida, non sentimentale, avvenuta nel nome di quella che i suoi libri, le sue ricerche e le tante ore passate a studiare gli indicarono fosse la verità.
© Copyright Il Riformista, 16 ottobre 2007
Sull'ammirazione che Papa Benedetto ha sempre avuto per il cardinale Newman vedi:
Il Papa ed il cardinale Newman
Cardinale Ratzinger: il Papa non impone dall'esterno ma sviluppa la memoria cristiana e la difende
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