16 gennaio 2008

Il rischio disordini blocca il Papa. «Sconsigliata» la visita alla Sapienza: ecco come sono andate veramente le cose! (Avvenire)


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Il rischio disordini blocca il Papa

Rettorato occupato, Digos preoccupata. «Sconsigliata» la visita alla Sapienza

Ieri pomeriggio l’annuncio della Santa Sede: «A seguito delle ben note vicende di questi giorni, si è ritenuto opportuno soprassedere all’evento». Era garantita la sicurezza di Benedetto XVI, il problema era l’ordine pubblico con il timore di incidenti

● Le preoccupazioni erano aumentate in mattinata dopo le nuove proteste all’interno dell’ateneo, in seguito alle quali gli studenti avevano ottenuto il diritto di manifestare domani

● Il mondo politico choccato dal pesante clima di tensione. Lettera di Napolitano al Pontefice.
Prodi: situazione che non fa onore alle tradizioni italiane. Berlusconi: ferita la libertà del nostro Paese


La presidenza Cei

Rifiuto che manifesta chiusura culturale

A seguito della decisione di sopras­sedere alla visita del Santo Padre all’Università 'La Sapienza' di Roma, programmata per giovedì 17 gennaio, la Presidenza della Conferenza Episcopa­le Italiana esprime la propria incondi­zionata vicinanza a Benedetto XVI og­getto di un gravissimo rifiuto che ma­nifesta intolleranza antidemocratica e chiusura culturale. Tanto più che la vi­sita del Santo Padre era cordiale rispo­sta a un invito espresso dagli organi re­sponsabili dell’Università, ma reso i­nefficace dalla violenza ideologica e ris­sosa di pochi.
Auspichiamo che attraverso il ripristi­no dell’identità culturale e della fun­zione educativa dell’Università, me­diante l’opera dei docenti e la respon­sabile partecipazione degli studenti, la vita dell’Ateneo possa ritornare a quel­la forma ordinata che sola permette l’acquisizione e il confronto culturale, a servizio della persona e della società.
La Presidenza della C.E.I.

© Copyright Avvenire, 16 gennaio 2008


LA VISITA NEGATA

In Pontefice invierà comunque il «previsto testo» all’inaugurazione dell’ateneo Più di ogni altra cosa ha pesato il timore che negli eventuali disordini qualche studente potesse farsi male

Il Papa non andrà alla Sapienza

Comunicato della Santa Sede: «Si è ritenuto opportuno soprassedere all’evento»

DA ROMA MIMMO MUOLO

Non ci sarà il Papa all’inau­gurazione dell’Anno Acca­demico dell’Università 'La Sapienza'. La visita che Benedetto XVI – terzo Pontefice dopo Paolo VI (1964) e Giovanni Paolo II (1991) – avrebbe dovuto tenere domani mattina, su invito del rettore ma­gnifico Renato Guarini, nel più an­tico ateneo della Capitale, è stata annullata, infatti, ieri pomeriggio e comunicata ai media con una bre­ve nota della Sala stampa vaticana. «A seguito delle ben note vicende di questi giorni – si legge nel testo – in rapporto alla visita del Santo Padre all’Università degli Studi 'La Sa­pienza', che su invito del Rettore Magnifico avrebbe dovuto verifi­carsi giovedì 17 gennaio, si è rite­nuto opportuno soprassedere all’e­vento. Il Santo Padre – conclude la nota – invierà, tuttavia, il previsto intervento», che tra l’altro avrebbe dovuto toccare anche il tema della pena di morte.

A quanto si appreso da fonti auto­revoli la decisione del Vaticano è sta­ta assunta di comune accordo con le autorità italiane, che sulla base delle informazioni acquisite aveva­no sconsigliato la visita, e si capisce che è avvenuta per ragioni di ordi­ne pubblico. In tal modo, dunque, le autorità della Santa Sede si sono fatte carico anche delle preoccupa­zioni espresse dalla parte italiana. Preoccupazioni che erano aumen­tate in mattinata, soprattutto dopo che era stato occupato il rettorato.

In precedenza, infatti, il comitato provinciale per l’ordine e la sicu­rezza riunito dal prefetto Carlo Mo­sca aveva pianificato ogni cosa af­finché la visita di Benedetto XVI po­tesse svolgersi in piena sicurezza per tutti. Il questore di Roma Mar­cello Fulvi non aveva posto ostaco­li e il Viminale aveva garantito l’as­soluta agibilità.
Dopo l’occupazione del rettorato, invece, il quadro era notevolmente cambiato. A dare un’idea del clima pesante c’è, infatti, il non trascura­bile particolare che il rettore avesse concesso la possibilità agli studen­ti occupanti di manifestare anche durante la visita del Papa.

Contem­poraneamente la Digos della Capi­tale informava il questore che il fer­mento nell’area dell’autonomia e dell’estrema sinistra era reale e che pertanto non si potevano scartare proteste anche di una certa gravità, fuori dall’aula magna. Per questo, dunque, si è giunti alla decisione di «saprassedere all’evento», come af­ferma il comunicato della Sala Stampa della Santa Sede.

Più di ogni altra cosa ha pesato il ti­more che negli eventuali disordini (è stato lo stesso ministro dell’In­terno, Giuliano Amato, a parlare in serata di «contestazioni previste e attese») potesse essere messa a re­pentaglio l’incolumità dei cittadini. Mentre non è assolutamente da in­serire tra le motivazioni della ri­nuncia la possibilità che ad essere minacciata fosse la sicurezza per­sonale del Papa, sulla quale anche Amato ha fornito ampie rassicura­zioni («era garantita al mille per cen­to », ha sottolineato).

Né tanto meno sono da prendere in considerazione alcune voci circola­te anche con una certa insistenza ieri pomeriggio, secondo le quali al­la decisione si sarebbe giunti per problemi di immagine: in sostanza evitare l’effetto negativo che avrebbe potuto avere una con­testazione verso il Papa, ripresa dal­le telecamere e ritrasmessa in tut­to il mondo. Ricostruzioni più o meno fantasiose che solo chi non conosce la scala di priorità che ispira l’azione del Pontefice e dei suoi col­laboratori può ritenere fon­data. In cima a quella sca­la, infatti, c’è sempre stata unicamente la preoccupa­zione di non mettere in al­cun modo a rischio l’inco­lumità pubblica.

Resta, naturalmente, il ram­marico per quella che a tut­ti gli effetti deve essere con­siderata un’occasione mancata. Rammarico espresso ieri da più par­ti all’interno del mondo cattolico. «Sono sorpreso, sgomento e addo­lorato », ha detto all’Ansa pochi minuti dopo la diffu­sione della notizia sull’an­nullamento della visita, il di­rettore dell’Osservatore Ro­mano,
Giovanni Maria Vian, che per molti anni ha inse­gnato patristica proprio al­la 'Sapienza' e che ieri ave­va ospitato sul quotidiano d’Oltretevere un intervento di Giorgio Israel, ordinario di matematiche comple­mentari nella medesima Università. Il quale, dopo aver ricordato il cla­moroso infortunio in cui erano ca­duti i 67 docenti di fisica firmatari della lettera di protesta, aveva sot­specifico tolineato: «L’opposizione alla visita del Papa non è quindi motivata da un principio astratto e tradizionale di laicità. L’opposizione è di carat­tere ideologico e ha come bersaglio Benedetto XVI in quanto si permette di parlare di scienza e dei rapporti tra scienza e fede, an­ziché limitarsi a parlare di fede».
Anche la Presidenza della Cei «e­sprime la propria incondizionata vicinanza a Benedetto XVI oggetto di un gravissimo rifiuto che mani­festa intolleranza antidemocratica e chiusura culturale». «Auspichia­mo – conclude la nota – che attra­verso il ripristino dell’identità cul­turale e della funzione educativa dell’Università possa ritornare a quella forma ordinata che sola per­mette l’acquisizione e il confronto culturale, a servizio della persona e della società».

© Copyright Avvenire, 16 gennaio 2008

Né tanto meno sono da prendere in considerazione alcune voci circola­te anche con una certa insistenza ieri pomeriggio, secondo le quali al­la decisione si sarebbe giunti per problemi di immagine: in sostanza evitare l’effetto negativo che avrebbe potuto avere una con­testazione verso il Papa, ripresa dal­le telecamere e ritrasmessa in tut­to il mondo. Ricostruzioni più o meno fantasiose che solo chi non conosce la scala di priorità che ispira l’azione del Pontefice e dei suoi col­laboratori può ritenere fon­data. In cima a quella sca­la, infatti, c’è sempre stata unicamente la preoccupa­zione di non mettere in al­cun modo a rischio l’inco­lumità pubblica.

Mi auguro di leggere domani la rettifica di qualcuno su un certo giornale...
R.

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