9 ottobre 2008
«In India i nuovi martiri» Il Sinodo contro le violenze (Accattoli)
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«In India i nuovi martiri» Il Sinodo contro le violenze
I vescovi denunciano la persecuzione dei cristiani
Sostegno ai cristiani dall'«Osservatore romano» che parla in prima pagina di «grave persecuzione»
Luigi Accattoli
CITTA' DEL VATICANO
La «persecuzione» dei cristiani in India è stata denunciata al Sinodo dei vescovi da un cardinale e da un arcivescovo indiani, mentre l'«Osservatore romano » di oggi parla di «grave persecuzione » e riporta uno dei due interventi sinodali in prima pagina con il titolo «La Parola di Dio (che è il tema dell'assemblea, ndr) sostegno per i cristiani perseguitati in India».
Secondo il quotidiano vaticano l'ondata di violenze che si è scatenata negli ultimi due mesi, in particolare nello Stato dell'Orissa, «finora ha provocato circa ottanta morti e migliaia di profughi mentre in tanti hanno lasciato le loro case e si sono nascosti nelle foreste per sfuggire alla furia dei fondamentalisti».
La Radio vaticana in un servizio dell'altro ieri stimava in «almeno trentamila» i cristiani «sfollati » nelle foreste.
La denuncia più importante in Sinodo è venuta dal cardinale indiano Varkey Vithayathil, «arcivescovo maggiore di Ernakulam- Angamaly dei siro- malabaresi». Ha detto che la persecuzione in atto è «una tra le peggiori» e ha qualificato come «nuovi martiri» le sue vittime: «Quanti restano cristiani rifiutando di cambiare religione vengono colpiti e bruciati a morte». E ha così concluso: «Preghiamo il Signore perché tutto questa finisca presto, la Parola di Dio può aiutarci a sopportare queste sofferenze».
L'altra voce indiana sulla persecuzione è quella di Thomas Menamparampil, arcivescovo di Guwahati, autore di una delle cinque relazioni continentali presentate all'assemblea, quella riguardante l'Asia. «In molti Paesi del continente i cristiani vivono sotto una pesante oppressione. Esistono limitazioni alla libertà, i neoconvertiti vengono perseguitati e la comunità dei credenti è vittima di persecuzione, come è recentemente accaduto nell'Orissa, in India ».
L'arcivescovo ha concluso con uno spunto di mite fiducia: «La pazienza, il riserbo, la moderazione nelle reazioni, lo spirito di perdono dimostrati dalle comunità cristiane hanno in sé un potere di evangelizzazione». «La pacificazione appare lontana, perché quanto sta accadendo nel Paese ha inevitabilmente lasciato ferite profonde» aveva detto all'«Osservatore romano » di domenica scorsa un altro vescovo indiano, quello di Cuttack-Bhubaneswar, Raphael Cheenath, segnalando che «ormai la situazione nello Stato dell'Orissa è fuori controllo» in quanto i fondamentalisti indù «non rispondono neanche ai vertici delle loro organizzazioni ». «I fondamentalisti non vogliono ascoltare» aveva lamentato il presule, che guida una diocesi che è epicentro delle violenze anticristiane e che più volte è stato minacciato di morte.
© Copyright Corriere della sera, 8 ottobre 2008
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