4 agosto 2007

Don Gelmini a Radio Vaticana: gogna mediatica contro di me


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Tanta solidarietà a don Pierino Gelmini, dopo le accuse su presunti abusi sessuali. Il sacerdote: ho perdonato chi mi ha falsamente accusato

Continuano a susseguirsi messaggi di solidarietà nei confronti del fondatore della Comunità Incontro, don Pierino Gelmini, indagato per presunti abusi sessuali. La notizia è stata riportata ieri dal quotidiano italiano “La Stampa” che ha riferito di “accuse da parte di alcuni ragazzi della comunità, ora al vaglio della Procura di Terni”. Ricordiamo che la Comunità Incontro svolge attività di recupero nei confronti di tossicodipendenti dal 1963 e conta ormai 160 strutture in Italia e 74 nel resto del mondo. Attualmente don Gelmini si trova nella sede in Aspromonte a Zervò. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

R. - Queste notizie mi hanno fatto dispiacere però non hanno turbato il mio spirito. Porto avanti ogni giorno il mio lavoro come se nulla fosse successo. Io ho uno slogan nella mia vita: credere nell’uomo nonostante tutto, anche quando questo significa sopportare delle insinuazioni. Dio vede. Sai qual è il tribunale più sicuro? La tua coscienza. Se anche uno venisse assolto e la coscienza fosse sporca a che servirebbe? Se invece venisse anche accusato ma con la coscienza pulita, allora saprebbe sopportare tutto per amore di Dio.

D. - Si è sentito più arrabbiato o più deluso verso questi ragazzi?

R. – No, arrabbiato no. Io li ho anche perdonati. Sono persone che nella vita hanno sofferto e molte volte addebitano la loro sofferenza agli altri. Uno di questi, in una lettera che mi scriveva uscendo dal carcere, dopo dieci anni, mi diceva ‘la miglior vendetta è il perdono’, come per dire: 'don Pierino perdonami!'. Però forse il suo perdono era finalizzato a una forma di estorsione: dopo aver ritrattato le accuse che mi aveva fatto, sperava da me chissà che cosa. Io gli ho trovato il lavoro - non è che io ti debba dare qualcosa perché tu ritratti, perchè dici la verità – e dopo però ha riconfermato, visto che forse non aveva avuto i vantaggi che voleva. Allora è evidente che io devo accettare la mia croce.

D. - Teme che dietro ci sia un disegno di qualche tipo?

R. - Credo di sì. Non è chiusa l’indagine, come è possibile che queste notizie siano uscite?

D. - Ha fiducia nei giudici?

R. – Io ho conosciuto giudici splendidi, però ho conosciuto anche persone che hanno fatto soffrire ingiustamente molta gente. Qualche volta, per avere notorietà, non esitano a creare situazioni come questa, che è una gogna mediatica. Non dico che ho fiducia sconfinata perchè questo gesto da chi è venuto? Queste dichiarazioni da chi sono state date? Non possono che essere state date da chi le conosceva. Ma la cosa che mi ha stupito è la solidarietà che ho ricevuto dai miei ragazzi residenti; mi hanno mandato biglietti, lettere bellissime e ne ho ricevute anche da tanta gente che non mi conosce nemmeno. Queste cose ti toccano.

D. - Oltre alle manifestazioni d’affetto che cosa le dà forza in questi momenti?

R. - La fede in Dio. Non mi fermerò di fronte a questo e sull’esempio di don Orione, don Zeno e anche padre Pio, devo accettare questo momento. Come dice, mi pare, san Francesco, non sempre chi ti copre di lordure ti fa del male.

D. - La sua comunità è una realtà molto diffusa in Italia e all’estero. Le persone che la chiamano affettuosamente “don” o “papà”: che cosa si sente di dire ai ragazzi che non ha potuto incontrare fisicamente?

R. - Sono passate dalla comunità in tutto il mondo circa 300.000 persone. Se Cristo tra i Dodici ha trovato chi lo ha rinnegato e chi lo ha tradito, noi che abbiamo gli occhi fissi a Colui che è il punto di riferimento della nostra vita, Cristo, dobbiamo saper accettare tutto per amor suo.

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