4 agosto 2007

Don Gelmini: perdòno i miei accusatori


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"Descritto come un mostro, ma io li perdono"

di Stefano Zurlo

«Sono cinque poveri cristi, ma io li perdono».

Don Piero Gelmini è il leone di sempre e la sua voce arriva rocciosa dall’Aspromonte. Nemmeno un’incrinatura: «Questi cinque disgraziati hanno raccontato tutti la stessa cosa, in fotocopia fin nei dettagli: io li avrei baciati, ci avrei provato con avance. Figurarsi: ragazzi così, se veramente ti fai avanti, ti danno un calcio nei coglioni e dopo cinque minuti lo sanno tutti gli altri giovani in comunità».

Don Gelmini, perché avrebbero inventato queste accuse?

«Perché io li avevo denunciati. Alcuni di loro erano andati a rubare: erano penetrati nei locali di una mia collaboratrice, col volto coperto da calzamaglia, e avevano portato via computer e altri oggetti. L’indomani avevo avvisato chi di dovere e li avevo espulsi dalla comunità. Loro avevano promesso vendetta: “La pagherai”. Capita. Quel che non capisco è altro».

Che cosa?

«Perché questa storia salta fuori adesso?».

Lei come risponde?

«Io sono stato interrogato tempo fa, l’inchiesta è fatta apposta per stabilire eventuali responsabilità. Invece un articolo di giornale rischia di distruggere tutto quel che ho fatto in 44 anni. È terribile».

E allora?

«Io queste cose non le ho fatte, io non sono un mostro, anche se ho i miei limiti. Ci mancherebbe. D’altra parte le accuse a base di sesso sono le più facili quando si vuole colpire un prete. Diciamo che in Italia è all’opera una lobby anticristiana».

I nomi?

«Sono sotto gli occhi di tutti. È una lobby potente, nei giornali, nelle istituzioni, in politica. Io ho sempre detto le cose in modo chiaro; forse, adesso che anche a sinistra c’è un ripensamento sul tema delle droghe, un giro di vite, una voglia di maggior severità per cui si vogliono mandare i carabinieri anche nelle scuole, forse qualcuno ha pensato bene di far uscire queste infamie. Espondendomi alla gogna mediatica e condannandomi senza processo».

Ce l’ha con i magistrati?

«Io non so chi è stato a dare la notizia alla Stampa. Però non c’è stata una richiesta di rinvio a giudizio o altro, nulla di nulla, solo quelle accuse vaghe, senza date e fatti precisi. Qualcuno si è comportato in modo poco serio».

Come ha trascorso la giornata?

«Sono andato, come previsto, in pellegrinaggio sulle montagne, fino al crocifisso davanti a cui si pagavano i riscatti dei sequestri. Certo, ho avuto tempo per riflettere. Io porto con letizia la croce, è normale che mi attacchino visto quello che dico. Io non faccio discorsi buonisti, non vendo marmellate per tutti i palati. E poi, la via della croce è la strada maestra del cristianesimo. Prenda don Orione».

Don Orione?

«È uno dei punti di riferimento della mia vita. Io l’ho conosciuto, passò esperienze tremende: un barbiere, corrotto da due canonici, arrivò ad inoculargli il virus della sifilide. Prenda il mio amico don Giussani: fu isolato, come mi raccontò lui stesso parlandomi di una solitudine terribile; prenda don Zeno, cosa gli hanno fatto passare a suo tempo. Per non parlare di Padre Pio. Però, a costo di strisciare per terra, voglio rimanere con i miei ragazzi. E ricordo una frase di San Francesco: non sempre chi ti ricopre di lordura ti fa del male».

Don Gelmini, la dipingono come un cappellano del centrodestra.

«Certo, non sono un uomo di sinistra, ma chi afferma questa sciocchezza mi fa ridere. Mi hanno chiamato politici di tutti gli schieramenti, gli amici, da Gigi D’Alessio a Bruno Vespa, e poi tanti, tanti ragazzi che mi hanno inondato di biglietti affettuosi».

Suo fratello, frate Eligio, come l’ha presa?

«Era sorpreso: “Non mi hai detto nulla”. “Non volevo disturbarti”, è stata la mia replica».

E lei come ha ringraziato le autorità che l’hanno incoraggiata?

«Io ho 82 anni e un pacemaker: non ne avrò per molto. Ma quel che ho iniziato deve andare avanti, le oltre duecentocinquanta comunità sparse per il mondo devono vivere. E allora a tutti ho risposto con una frase di don Gnocchi: “Amici, vi raccomando la mia baracca”».

© Copyright Il Giornale, 3 agosto 2007


I BRUTTI GUAI DI DON GELMINI

di RENATO FARINA

Don Pierino Gelmini, uno dei tre preti più famosi d'Italia, in odore di santità per tanti che addirittura gli si inginocchiano davanti, uno che ha salvato trecentomila persone dalla droga, è stato accusato di abusi sessuali. Avrebbe chiamato a sé le pecorelle non per aiutarle ma per palparle. Sono quattro o cinque ragazzotti ad accusarlo. Lui li aveva denunciati per furto, ed espulsi con amarezza. Loro hanno versato fiele nelle acque pure di quest'uomo la cui voce rasserena chiunque. Adesso che succede? Si dice, e già lo ripete il vescovo di Terni Vincenzo Paglia, nella cui diocesi si trova la comunità più importante del sacerdote: «Abbiamo fiducia nella magistratura». Anche noi, figuriamoci. Siamo portati però ad avere più fiducia in lui. Ha dato la sua vita a gente perduta. Tanti stracci si sono riscoperti uomini, hanno ritrovato il desiderio di alzarsi la mattina per qualcosa di meglio del farsi un buco, grazie al suo strisciare accanto a loro come un servo. Lo so che sono parole forti. Ma don Pierino era - mio Dio ho già cominciato a usare il verbo passato, ci sto cascando anch'io. Non dobbiamo cedere a questa tentazione per cui l'accusa di qualcosa di tanto infame vale già un sospetto penetrante. Perché sospettiamo: perché conosciamo noi stessi, sappiamo la nostra fragilità, i pensieri strani, se qualcuno accusa un essere che ci siamo immaginati come un angelo, gli sporchiamo inesorabilmente le piume delle ali. Pensiamoci un attimo. E nel farlo per cortesia proviamo a dare fiducia a un altro tizio: il Signor Buon Senso. Ed esso - come splendidamente fa notare in queste pagine il nostro don Chino - ci dovrebbe indurre ad una piccola considerazione. Trecentomila e rotti sono i ragazzi affidati nei suoi 44 anni di impegno a don Pierino. Possibile che salti fuori un gruppetto concorde ora? Adesso che questo prete ha 82 anni? E proprio tra quanti potevano avere voglia di vendetta? In questi casi si invoca la prudenza e si dice: anche i santi scivolano, sono uomini, nessuno è al riparo dalle cadute. Possibile, ovvio. Ma dobbiamo domandarci se questo, proprio questo fatto, con relativa accusa e indagine, può essere credibile. La risposta è no. Quel che fa spavento è l'emergere del dubbio senza prove, senza riscontro alcuno. La calunnia è un venticello - dice l'aria del Barbiere di Siviglia - però incide nelle nostre teste dure come un diamante. Non vediamo l'ora di tirar giù nella nostra palta i buoni.

La colpa basata sull'odio ideologico

L'Arcigay, per la penna del suo presidente, Aurelio Mancuso, gongola, non sa trattenere la felicità con finta delicatezza. «Fatto salvo il diritto di ogni singolo individuo ad avere un giusto ed equo processo, dobbiamo dire che casi di questo genere non sono certo nuovi ed eccezionali». Parla già di processo questo tipo, non sta nella pelle. E si allarga subito: «Negli ultimi anni nelle comunità religiose sono state denunciate in tutto il mondo migliaia di molestie o addirittura violenze sessuali. Per questo, il tema dei soprusi sessuali di cui si macchiano i sacerdoti cattolici dovrebbe essere trattato con serietà». Poi ecco il colpo infame, la prova della colpa basata sull'odio ideologico: «In diverse occasioni don Gelmini ha esternato opinioni clericali e retrive di stampo omofobico, se le accuse fossero sostanziate da prove, ci troveremmo semplicemente di fronte ad un ennesimo caso di reazionario cattolico che, per coprire le proprie inclinazioni, pubblicamente si è scagliato per anni contro le sue stesse paure».

La bestia nera dei progressisti

Questo furbetto sa di avere dalla sua un certo clima culturale dominante. Gelmini omofobo, come Bagnasco, come Ratzinger. Dunque probabile molestatore sessuale. Oltretutto passa per sostenitore della destra. È possibile. Ma le sue centinaia di case non erano sezioni di partito: le apriva a chiunque avesse bisogno. Il fatto che fosse amato da Berlusconi, da Buttiglione e da Gasparri non toglie che sia stato una fontana a cui tutti potevano dissetarsi. Riecco i verbi al passato. Il fatto è che la gogna mediatica è tremenda, lesiona i campanili più alti e belli. Gelmini ha detto a Clemente Mimun del Tg5: «È la via crucis. Finora mi era stata risparmiata, ho vissuto troppo serenamente, un'esistenza tranquilla. Ma la croce è stata caricata prima che capitasse a me a don Orione, don Zeno Saltini, padre Pio: ed essi sono sempre stati i punti di riferimento della mia vita». Padre Pio, fatto santo da Wojtyla, fu calunniato da frati e persino da vescovi, accusato di licenziosità con alcune donne che stavano intorno al suo confessionale. Una storia eterna. Era appena nata l'arte tipografica, e già circolavano libelli con le vignette di preti con la mano lunga sulle forme delle penitenti. Ci risiamo. In passato, era l'anno 2000, don Gelmini diventò la bestia nera dei progressisti perché osò denunciare: "I musulmani un tempo venivano a depredare le nostre città, oggi a sposare e convertire le donne cattoliche". Da allora fu liquidato dai benpensanti del conformismo multiculturalista come reprobo. Da allora don Pierino ha avuto cattiva stampa, volentieri lo si è trasformato in cappellano del centrodestra, invece che dei mendicanti, degli orfani e dei tossici, e di noi tutti che tendiamo la mano sperando qualcosa di impossibile. Lo confesso: temevo per don Gelmini. Troppo alta la sua figura, troppo appetitoso il boccone per gli accusatori. Egli teorizzava e praticava il metodo affettivo, l'amore che non ha paura della vicinanza fisica, dell'abbraccio. Solo i deficienti potevano equivocare. Ma siccome esistono, e anzi imperano, non era neanche difficile prefigurare quanto sta accadendo: l'invidia della grazia e l'avidità solleticata dall'osservazione dei risarcimenti miliardari spillati alla Chiesa in America sono un cocktail più potente della droga. E siamo qui. Tutto concorre a trasformare la vecchiaia di quest'uomo di 82 anni in un calvario. L'inchiesta doveva risultare segreta, anzi segretissima: invece è uscita con un botto di champagne dagli uffici che dovevano tenerla chiusa a chiave per rispetto delle persone coinvolte e per non viziare l'indagine.

Una morale combattiva

La morale che verrebbe voglia di tirare è cinica: così, povero ingenuo di un don Pierino, impari ad aiutare i drogati. Ne propongo un'altra, più combattiva. La suggerisce in una lettera un nostro lettore, Stefano Masino. Scrive: «Basta, non se ne può più. Ormai è uno sport universale. Se c'è un tizio che non naviga nell'oro, cosa gli rimane da fare? Semplice: accusare un prete e denunciarlo di qualsiasi nefandezza. Tanto il prete dalla gogna mediatica non può difendersi e non potrà mai risollevarsi (e chi lo potrebbe?)». Conclusione: «Chierichetti di tutto il mondo, uniamoci e armiamoci alla lotta! Scriviamo lettere, raccogliamo testimonianze sulla nostra esperienza in sacrestie ed oratori. Non lasciamo passare queste calunnie alla Chiesa cattolica. Basta, non se ne può più».

© Copyright Libero, 3 agosto 2007

2 commenti:

Luisa ha detto...

Decisamente la parola di due carabinieri in servizio...di un prete,stimato,valgono ben poco o meglio nulla di fronte alle accuse quando gli accusatori sono degli omosessuali o meglio dei gay o ancora persone furbe o manipolate .
Con la complicità dei media, questa minoranza molto attiva e agressiva si sente autorizzata ad occupare lo spazio che è loro generosamente offerto per accusare la Chiesa l`ultima barriera, l`ultimo ostacolo alle loro rivendicazioni.
Ma i gay non si rendono forse conto,che stanno andando decisamente troppo lontano e che i loro metodi agressivi, arroganti in realtà portano pregiudizio alla causa che vorrebebro difendere,pregiudizio sopratutto agli omosessuali che vorrebbero solamente vivere nella discrezione,e nell`indifferenza, la loro scelta di vita.
I gay pensano veramente che il popolo italiano è così ingenuo da bere tutte le loro manipolazioni?
Solidarietà dunque a chi è ingiustamente attaccato e chiarezza di giudizio per chi,nella Chiesa,si macchia realmente di crimini abominevoli.
Quanto alla teoria dell`omosessualità latente dei preti.....lascia il tempo che trova.....ma si sa quando non si hanno più argomenti ....si va a cercarli dove si può...
La Chiesa non ha certo lezioni da ricevere dalla comunità gay, e spero che si stringerà attorno a don Gelmini !

Anonimo ha detto...

Sono omosessuale e sono d'accordo che è ingiusto, inumano ed irraguardoso prendere la palla al balzo di questa vicenda per alzare vessili contro Don Gelmini per i suoi ragionamenti cosiddetti reprobi contro l'omosessualità come ha fatto Aurelio Mancuso.

In particolare non mi è piaciuto il suo stile, il basso profilo che ha usato per lanciare ,quasi in maniera silente, accuse su una presunta omosessualità di Don Gelmini .

A mio avviso questo è stato davvero di cattivo gusto e di bassissimo livello, soprattutto quando si strumentalizza la questione per altre finalità.

Il Sig. Mancuso ha dimenticato il bene che fatto questa persona e soprattutto, non va ingorato che queste accuse provengono da persone che in un certo senso potrebbero aver montato tutto la vicenda per finalità personali.

E' chiaro che più sei un personaggio pubblico maggiore è maggiore è il risalto sui media e se le accuse dovessere dimostrarsi infondate (come sono sicuro che lo saranno) il danno dell'immagine alla persona è e rimarrà sempre indelebile.

Mi auguro davvero di cuore che questo prete, con il quale tuttavia non sono d'accordo comunque sulle sue esternaizoni sugli omosessuali, riesca a dimostrare la propria innocenza e riconquistare la meritata e giusta dignità perduta.


Nel contempo però devo dire a Luisa che ciò che ha scritto sui gay l'ho trovato davvero offensivo.
Io convivo con un uomo da 27 anni che amo e mi piacerebbe tantissimo che la mia unione fosse legalizzatata perchè l'unione con il mio compagno rappresenta una FAMIGLIA a tutti gli effetti.

Ti ricordo cara Luisa che l'omosessualità non è, come hai erroneamente scritto, "UNA SCELTA" ma è un condizione naturale di vita ovvero uno NASCE COSI'E BASTA NON LO SCEGLIE.

Può darsi che ci siano situaizoni in cui lo si diventa magari questa condizione è rimasta latente.

Credo che la scienza abbia ancora tanto da scoprire sulla sessualità del genere uumano.


Credo che non ci sia , e lo provo sulla mia pelle, solo il bianco ed il nero.

Ci sono tante sfumature di colori e presto o tardi ciò sarà provato scientificamente.

Per ritoranre a ciò che hai scritto, io non voglio vivere nella discrezione. Vorrei vivere in un paese civile che riconosca giustamente le forme di convivenza diverse dal matrimonio.
Sono contro l'adozione da parte dei gay non perchè non siamo capaci di essere buoni gentirori ma perchè la nostra società è impreparata ancra su certi argomenti e di ciò ne soffrirebbe il bambino.


Non voglio continuare ad essere considerato cittadino di serie B.

Come Don Gelmini dice ognuno ha la sua via crucis.
Anche noi omosessuali abbiamo la nostra.

E la storia ne è testimone (vedi campi di concentramento)

Anche Gesù è stato a suo modo un diverso.

Andava contro gli ortodossi della fede di allora.


Ti dico di più . ù
Se fosse stata davvero una scelta,come tu sostieni, credimi, avrei preferito essere etero.

E' molto più semplice e meno complicato affrontare la vita .
Te lo dice uno che ha pure tentato il suicidio all'età di 16 anni solo perchè rifiutava la propria omosessualità.

Ritornando a Don Gelmini mi auguro davvero di cuore che riesca a uscire da questo vortice di infamia. Abbiamo tutti bisogno di uomini come lui

E nel contempo mi auguro che certi personaggi di spicco delle associazioni gay, evitino di strumentalizzare certe situazioni che infondono sfiducia anche negli stessi associati come il sottoscritto.

Un caro saluto a tutti