7 agosto 2007

Il filosofo americano Royal: la modernita'? E' cristiana!


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IDEE

Nel suo nuovo saggio il filosofo americano Robert Royal mostra il ruolo decisivo delle Chiese per la nascita dell'Occidente democratico

La modernità? È cristiana

Nel XXI secolo la fede sarà ancora un fattore trainante: in Europa come negli Usa, argina gli abusi del razionalismo

Di Flavio Felice

«L'impulso religioso è sempre stato una dimensione dell'umanità. Sarebbe qualcosa di molto simile ad una mutazione genetica qualora tale impulso si estinguesse». Con questa citazione del sociologo Peter Berger, il filosofo statunitense Robert Royal apre il suo più recente libro dall'emblematico titolo The God that did not Fail. How Religion Built and Sustains the West ("Il Dio che non ha fallito. Come la religione ha costruito e sostenuto l'Occidente"), uscito in America da Encounter Books e in via di pubblicazione in Italia per i tipi della Rubbettino. Royal è stato per anni vicepresidente dell'Ethics and Public Policy Center e da qualche anno ha fondato e presiede a Washington un nuovo think-tank, il cui nome rinvia immediatamente alla tesi centrale del suo libro: Faith & Reason Institute. Royal tenta di evidenziare un problema che è di ordine esistenziale, politico, oltre che storico: qual è l'avvenire della religione, ed in modo particolare del cristianesimo, tanto in Europa quanto nella realtà culturale e politica dell'Occidente? Si tratta di una domanda fondamentale che mai come oggi sta assumendo i caratteri di una disputa culturale; si pensi al dibattito sulla Costituzione europea, ovvero all'aspra dialettica tra chi sostiene laicamente la legittimità da parte dei credenti di intervenire nell'arena pubblica e chi negherebbe ai credenti lo stesso diritto. Il problema viene affrontato dal filosofo con grande rigore teorico ed attenta cura storiografica: la sua tesi è che il cristianesimo può ancora rappresentare una forza determinante per la civiltà occidentale del XXI secolo. Tesi, proprio perché tenta di non cedere a superficiali approssimazioni, argomentata attraverso una poderosa ricostruzione storica del ruolo giocato dal cristianesimo alla nascita e allo sviluppo delle istituzioni politiche e culturali tipiche delle moderne società occidentali. Il libro è suddiviso in nove capitoli, nei quali l'autore affronta le questioni inerenti la domanda religiosa dell'uomo dall'antichità classica fino ai nostri giorni, passando per la poliarchia tipicamente medioevale, per le prime forme di organizzazione rinascimentale, per la rottura delle diverse riforme protestanti e giunge fino ai tentativi di sistematizzazione illuministica: nelle sue versioni continentali ed anglosassoni. Sono questi ultimi i tentativi che hanno prodotto le rivoluzioni che hanno segnato i contorni della modernità, o forse sarebbe più corretto parlare di contorni delle diverse forme di modernità, così diverse tra di loro come diversi sono stati gli avvenimenti rivoluzionari dai quali, in parte, possiamo affermare che siano scaturite. Una modernità, dunque, che appare anch'essa plurale ed irriducibile ad un unico schema logico. Royal procede con una rigorosa riflessione sul secolo appena trascorso, mettendo il dito sull'orrore dei totalitarismi di destra e di sinistra che abbiamo conosciuto e che talvolta ci illudiamo di esserci buttati dietro le spalle una volta per tutte. Accanto alla denuncia delle culture che hanno proclamato la morte di Dio e delle ideologie che, in forza di quella dichiarazione di morte, hanno manifestato anche il disprezzo per l'umanità, un disprezzo che è giunto fino a concepire lo sterminio per ragioni etniche, religiose, politiche, Royal riafferma con forza la matrice di quelle identità culturali che hanno rappresentato un pensiero ed un'azione sociale a difesa della persona. Royal individua un ponte ideale che unisce le due sponde dell'Atlantico (basti pensare a Maritain e Sturzo). Un ponte dato dalla elaborazione di una cultura politica pensata come argine contro gli abusi del "razionalismo". Un abuso della ragione che ha finito per ridurre lo spazio della coscienza individuale, ovvero una progressiva costrizione che ha condotto in molti casi al divieto stesso di professare pubblicamente la fede e con essa ha negato l'esercizio delle libertà personali anche nel campo della partecipazione politica e dell'agire economico, inf erendo un colpo mortale al riconoscimento della dignità della persona umana. A parere Royal, l'edificazione di questo ponte è stata formalizzata da Pio XI nel 1931 con l'enciclica sociale Quadragesimo anno, dove viene elaborato in forma sistematica il principio di sussidiarietà orizzontale. Il suddetto principio incontra la tradizione del liberalismo classico nelle nozioni di federalismo, rule of law e bilanciamento dei poteri. Non a caso, qualche decennio prima, fu proprio Lincoln ad affermare: «L'oggetto legittimo del governo è realizzare quello che una comunità avrebbe dovuto fare, ma che non è stata in grado di fare, o quello che i singoli non possono fare da soli, facendo appello alle proprie capacità. Ma il governo dovrebbe evitare di interferire in tutto quello che la gente può e sa fare da sé». Di qui il richiamo di Royal al contributo del cristianesimo - storicamente innegabile e teoricamente rilevante - all'esercizio della tradizionale virtù della saggezza pratica e della ragione prudenziale all'interno di una più corretta comprensione della natura e dell'ordine sociale, al centro del quale c'è il fondamentale ruolo svolto dalle libere persone e dall'associazionismo nel pieno rispetto del principio logico, morale e politico-economico della sussidiarietà.

© Copyright Avvenire, 7 agosto 2007

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