22 settembre 2007

Mano tesa del Papa alla Chiesa Ortodossa: la nomina del nuovo arcivescovo di Mosca


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Un ravennate di 47 anni è l’uomo di Ratzinger per il dialogo con l’Est

Don Paolo Pezzi nominato arcivescovo di Mosca

di ANDREA FONTANA

— RAVENNA —

POLIGLOTTA, ciellino, missionario, esterno alla gran ragnatela della Curia romana ma con alle spalle una ‘carriera’ fulminante: basti considerare che è stato ordinato sacerdote a 30 anni, ha passato gran parte della sua vita da prete sulla difficile frontiera dell’Est ortodosso — dalla Siberia a San Pietroburgo — negli anni della ‘rinascita’ dell’identità slava e antioccidentale e, oggi che di anni ne ha 47, diventa arcivescovo metropolita di Mosca.
Benedetto XVI lo ha nominato ieri: è un ravennate, si chiama don Paolo Pezzi, ed è nato a Russi l’8 agosto 1960. Ma da dieci anni vive in Russia, tra Novosibirsk (Siberia) e San Pietroburgo, appunto, dove dirige il seminario maggiore ‘Maria Regina degli Apostoli’, in cui vengono formati i sacerdoti delle quattro diocesi cattoliche russe.
La scelta del Papa, dunque, ricade su un italiano alla guida della ‘delicata’ diocesi moscovita. Don Pezzi — che parla il russo, l’inglese, lo spagnolo e il francese — prende il posto dell’arcivescovo monsignor Tadeusz Kondrusiewicz, 61 anni, di origini polacche-bielorusse, nominato alla cattedra di Minsk (Bielorussia), al posto dell’ultranovantenne cardinale Swiatek, dimissionato oltre un anno fa e scoperta da giugno dello scorso anno.

Una mossa diplomatica da ‘mano tesa’ verso Mosca da parte di Benedetto XVI, significativa per i rapporti delicati tra il Vaticano e il Patriarcato russo.

Era nota, infatti, una certa ‘antipatia’ del Patriarcato ortodosso verso la nazionalità polacca del capo della Chiesa cattolica in Russia. E’ stato il nunzio apostolico a Mosca Antonio Mennini, l’artefice principale della distensione tra il Vaticano e il Patrarcato ortodosso russo — ma il Patriarcato di Mosca in più occasioni non ha comunque mancato di ribadire la sua condanna al proselitismo cattolico in terra ortodossa — a ringraziare brevemente ieri Kondrusiewicz affermando che «al suo nome resteranno legate importanti fasi di rinascita della presenza, tradizionale seppure minoritaria, dei cattolici in Russia». Rimosso, Kondrusiewicz ha obbedito. Ieri l’annuncio che sarà lui a consacrare vescovo don Pezzi.

CON LA NOMINA di don Pezzi arriva dunque un italiano a Mosca. E’ stato ordinato sacerdote il 22 dicembre 1990. E’ membro della Fraternità San Carlo Borromeo, comunità missionaria nata nell’ambito del movimento di Comunione e liberazione. Ha ottenuto il dottorato in Teologia pastorale presso la Lateranense sul tema: ‘Cattolici in Siberia, le origini, le persecuzioni, l’oggi’. E’ stato responsabile, dal 1998 a oggi, di Comunione e Liberazione in Russia. Al Seminario Maria Regina degli Apostoli di San Pietroburgo è arrivato come docente nel 2004 e ne è diventato rettore nel 2006.
E il seminario di San Pietroburgo è stata una pedina importante nella strategia diplomativa vaticana verso Mosca. La scelta fatta dal Vaticano, dopo il crollo dell’Urss, di inviare preti polacchi in Russia, pur essendo giustificata dal fatto che i cattolici presenti nel Paese sono in maggioranza originari delle regioni della Polonia, era sempre stata criticata dal Patriarcato. Già nel febbraio 2002, il vescovo cattolico Jerzy Mazur della Siberia Orientale parlò così di un programma pastorale per la formazione di un clero pienamente locale.
Il Seminario Maggiore ‘Maria Regina degli Apostoli’ venne aperto a Mosca nel 1992 e trasferito a San Pietroburgo nel 1995. Vi erano due seminari a San Pietroburgo e a Saratov prima della rivoluzione, ma il numero dei cattolici russi a quel tempo era molto maggiore.

OGGI IN RUSSIA, in aggiunta a quello di San Pietroburgo, vi sono pre-seminari ad Astrakhan e Novosibirsk, e il Collegio Teologico per laici San Tommaso d’Aquino a Mosca, che ha succursali a San Pietroburgo, Saratov e Kaliningrad. Secondo relazioni di fonte russa, nella composizione degli studenti dei collegi teologici sono presenti in modo massiccio anche ortodossi, che in qualche caso superano i cattolici, mentre fra i seminaristi non vi sono quasi nomi polacchi o lituani.

© Copyright Quotidiano Nazionale, 22 settembre 2007


È un italiano il nuovo arcivescovo di Mosca. Kondrusiewicz va a Minsk

Giovanna Chirri

CITTÀ DEL VATICANO Un italiano diventa arcivescovo di Mosca. Il quarantasettenne Paolo Pezzi – che proviene dalle file di Comunione e Liberazione, è un profondo conoscitore della Russia e ha lavorato soprattutto in Siberia – è stato nominato dal Papa al posto del polacco nato in Bielorussia Tadeusz Kondrusiewicz, trasferito probabilmente non senza suo rammarico alla sede di Minsk.
La nomina viene accolta con speranza dai cattolici russi, che la considerano un gesto di distensione nei confronti del Patriarcato di Mosca, che non ha mai visto con simpatia Kondrusiewicz a causa dell'astio storico tra russi e polacchi. La scelta di inviare ecclesiastici polacchi in Russia dopo la fine del regime sovietico, pur essendo giustificata dal fatto che i cattolici in Russia sono in maggioranza originari dei territori polacchi, era sempre stata criticata dal Patriarcato ortodosso di Mosca.
Kondrusiewicz, per anni amministratore apostolico a Mosca, ha concentrato su di sé molta dell'antipatia degli ortodossi, accresciuta quando nel 2002 Giovanni Paolo II istituì quattro diocesi in Russia e, a capo di quella di Mosca, come arcivescovo metropolita, mise proprio lui. Dall'elezione di Benedetto XVI i rapporti tra Santa Sede e Patriarcato di Mosca sono andati gradualmente migliorando, sia per la nazionalità del nuovo Papa che per la stima che l'ortodossia mondiale ha per il teologo Ratzinger.
Le due Chiese hanno trovato un fertile terreno di dialogo e impegno comune su temi quali la scristianizzazione d'Europa, la tutela dei diritti umani nel mondo la difesa della famiglia e la bioetica.
Ma le relazioni a livello locale tra le due comunità sono rimaste tese, con il Patriarcato di Mosca che in più occasioni non ha mancato di ribadire la sua condanna al presunto «proselitismo» cattolico in terra ortodossa. La distensione a livello di vertici ecclesiastici, pazientemente favorita dal nunzio a Mosca Antonio Mennini, può trarre giovamento dalla nomina di don Pezzi. Kondrusiewicz ha già dichiarato di accettare con «obbedienza» il volere del Papa (tra l'altro sarà lui a celebrare la cerimonia dell'ordinazione episcopale di Pezzi), e la sua designazione a Minsk è stata accompagnata dalla pubblicazione in Vaticano di una nota con cui il nunzio in Russia ringrazia l'ex metropolita per il servizio svolto, e ne riepiloga l'importanza per la Chiesa cattolica in Russia.
«Al suo operato – rileva la nota – si deve infatti, nel 1991, l'avvio del processo di ricostruzione nel Paese delle comunità e strutture cattoliche, praticamente esautorate alla fine degli anni '20 dal regime sovietico». Al nome di Kondrusiewicz, afferma ancora la nota, «resteranno legate importanti fasi di rinascita della presenza, tradizionale seppure minoritaria, dei cattolici in Russia».
Viene anche sottolineata la rilevanza del nuovo incarico a lui conferito: a Minsk Kondrusiewicz succede a un «autentico confessore della fede, il cardinale Kazimierz Swiatek» e che «questa successione attesa la stima di cui il Santo Padre onora il nuovo arcivescovo di Minsk».
Il neometropolita di Mosca, don Pezzi, è sacerdote dal '90, ha conseguito il dottorato in teologia pastorale alla Lateranense sul tema «Cattolici in Siberia, le origini, le persecuzioni, l'oggi» e ha diretto il giornale cattolico della regione centrale della Siberia. Dal '98 è responsabile del movimento di Comunione e Liberazione in Russia, e rettore del Seminario di San Pietroburgo dal 2006. Parla il russo, l'inglese, lo spagnolo e il francese.

© Copyright L'Eco di Bergamo, 22 settembre 2007

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