21 settembre 2007

Messa tridentina: bagarre nella Cei. Bagnasco, Ruini, Scola e Caffarra "difendono" il Papa


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di Andrea Tornielli

È stato un dibattito acceso, per molti versi simile a quello avvenuto la scorsa primavera sull’opportunità di pubblicare la famosa Nota sui Dico, segno che si tratta di una questione scottante: da lunedì pomeriggio fino a mercoledì mattina il Consiglio permanente della Cei ha discusso animatamente del Motu proprio di Benedetto XVI sulla messa antica e della sua applicazione.
Alcuni dei vescovi presenti alla riunione, infatti, hanno manifestato le loro critiche al documento chiedendo che la Cei preparasse una Nota interpretativa delle direttive papali per l’Italia. Ma l’iniziativa non è passata.
Il «Parlamentino» dei vescovi, al quale partecipano trenta presuli italiani, presieduto da Angelo Bagnasco, si è riunito lunedì pomeriggio. Dopo la prolusione del presidente, che conteneva un ampio paragrafo sul Motu proprio, ma anche apriva la discussione su altri argomenti, gli interventi si sono concentrati solo sulla messa tridentina. Il dibattito è avvenuto a porte chiuse, ma secondo le indiscrezioni raccolte dal Giornale alcuni dei prelati hanno manifestato la loro preoccupazione per l’applicazione del documento del Papa, entrato in vigore lo scorso 14 settembre, che liberalizza l’uso del messale antico. Tra questi Carlo Ghidelli, vescovo di Lanciano-Ortona, che ha preso la parola più volte. Insieme a lui e sulla stessa linea erano anche Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto; Benvenuto Italo Castellani, arcivescovo di Lucca; il nuovo arcivescovo (e futuro cardinale) di Palermo Paolo Romeo; Felice Di Molfetta, vescovo di Cerignola e presidente della Commissione episcopale per la liturgia. Quest’ultimo aveva appoggiato, nei mesi scorsi, la lettera inviata al Pontefice da un gruppo di liturgisti italiani per chiedergli di non procedere con la liberalizzazione dell’antico rito.

Nei loro interventi hanno sottolineato come il Motu proprio di Benedetto XVI rischi di creare disagio perché l’ecclesiologia presente nel vecchio messale sarebbe «incompatibile» con quella scaturita dal Concilio Vaticano II. Proprio per questo, hanno chiesto che la Cei preparasse un documento interpretativo del testo papale. E si può ben supporre che sperassero in un’interpretazione restrittiva.

Dopo i contrari, però, si sono levati i commenti a favore. Il presidente Bagnasco e i cardinali Camillo Ruini, Carlo Caffarra e Angelo Scola sono intervenuti difendendo il Motu proprio «Summorum Pontificum» e il gesto di riconciliazione in favore dell’unità della Chiesa sotteso alla decisione di Benedetto XVI. Si è riproposto, all’interno del Consiglio permanente della Cei, qualcosa di simile a quanto avvenuto alla fine del marzo scorso, quando, alcuni dei vescovi presenti, dubbiosi sulla Nota riguardante i Dico, avevano cercato di ammorbidirne la portata «politica». Questa volta, invece, c’era la volontà di pubblicare un testo per un’interpretazione «italiana» delle parole del Papa. Allora come oggi sono stati decisivi gli interventi di alcuni porporati, primo fra tutti l’ex presidente della Cei Ruini.

Anche senza documento della Cei, il processo «interpretativo» del Motu proprio è in atto e le diocesi si comportano nel modo più vario. Il vescovo di Albenga Mario Oliveri, due giorni fa ha pubblicato una lettera presentando positivamente il Motu proprio e richiamando alla necessaria cura per la celebrazione di qualsiasi messa. Ribadisce invece la sua posizione - vietando l’applicazione delle direttive papali al vecchio rito ambrosiano - la diocesi di Milano guidata dal cardinale Dionigi Tettamanzi. Il suo vicario, Luigi Manganini, ha ribadito nei giorni scorsi al clero la decisione, restringendo anche l’applicazione del Motu proprio nelle zone della diocesi dove vige il rito romano in quanto non ci sarebbero gruppi stabili di fedeli (nonostante da 23 anni sessanta persone assistano ogni domenica alla messa in ambrosiano antico alla chiesa del Gentilino e a Seregno vi sia una celebrazione domenicale dei lefebvriani). Ma anche sotto la Madonnina chi può si organizza: una messa antica (in rito romano) sarà celebrata settimanalmente da monsignor Gianni Ambrosio all’interno dell’Università Cattolica.

© Copyright Il Giornale, 21 settembre 2007


Non spetta ai vescovi interpretare il testo del motu proprio, chiarissimo in se'! Non credo che serva che io ricordi che il Santo Padre e' il Vescovo di Roma e Primate d'Italia!
Mi fa molto piacere leggere i nomi dei prelati che hanno voluto sostenere il Papa. Spero che non sia vero che Mons. Forte ha criticato il documento. Non avrebbe senso dopo le dichiarazioni pubbliche di questi mesi
.
Raffaella

18 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella, a me non stupisce per niente la posizione di Mons. Forte. Ci sono alcuni personaggi che ritengono che la Chiesa sia nata dopo il 1965 e che espressioni come "subsistit in" siano troppo ristrettive (sic!).
Che ci vogliamo fare?! Lunga vita a Papa Benedetto e a Mons. Bagnasco!

Anonimo ha detto...

Ciao Ignazio, la posizione di Mons. Forte mi sembra strana perche' e' un vescovo molto aperto e molto affezionato al Papa. Mi stupirebbe molto sapere che effettivamente ha chiesto un'interpretazione restrittiva del motu proprio. Comunque ci sono tutti i mezzi per smentire la ricostruzione del Giornale che, per il resto, mi sembra condivisibile al cento per cento.

mariateresa ha detto...

Ciao a tutti e buona giornata. Credo che una certa dialettica sia normale, Monsignor Forte è molto stimato da papa Benedetto anche se non la pensano allo stesso modo su tutto, questa è una cosa nota.
I giornali usano la parola "criticare" allegramente e quasi con libidine, ma c'è criticare e criticare e io non vedo proprio Monsignor Forte a usare gli stessi argomenti di Monsignor Nogaro, prorio no. Ad ogni modo , secondo me, quella era la sede giusta per confrontarsi e magari dire le cose fuori dai denti,non le interviste sui giornali.E' anche importante secondo me la lealtà del modo di dissentire e la coscienza del proprio ruolo.Comunque avrei voluto essere una mosca per volare in quella sala.

Luisa ha detto...

Che ci siano discussioni mi sembra una cosa piuttosto sana e normale,che i vescovi possano esprimere i lro timori, pure, ma per questo c`è stato il lungo periodo prima della pubblicazione del Motu Proprio.
Le discussioni al limite dovrebbero riguardare non il principio del documento papale, ma unicamente la sua applicazione!
E mi sembra anche che i più diretti interessati siano i sacerdoti e i fedeli.....ci mancherebbe che la CEI passando sopra il Papa ritenesse necessario dover rispiegare il Motu Proprio com se il Papa non fosse stato sufficentemente chiaro!
Ma l`hanno letta la lettera d`accompagnamento?
Più chiaro non è possibile!
La lettera e lo spirito del Motu Proprio sono di una limpidità cristallina, meno trasparenti mi sembrano essere le posizioni di alcuni membri del clero!
Ah...qu`il est difficile d`obéir...pouvoir, pouvoir quand tu nous tiens!

francesco ha detto...

non spetta ai giornalisti riportare discussioni che avvengono in maniera riservata all'interno di una struttura così delicata come il consiglio permanente della CEI...
anche se ci fossero dei Vescovi compiacenti a riportare le discussioni il buon senso (e la vera lealtà nei confronti della Chiesa) è quello di capire che queste son discussioni che non sono da consegnare all'opinione pubblica...
la discrezione e la riservatezza sono elementi così importanti per il benessere della Chiesa...
è una vera forma di mancanza di pudore...

mariateresa ha detto...

ma io sono d'accordo con lei Francesco, ma cosa possiamo farci?La testa dei giornalisti non la possiamo cambiare e nemmeno la testa dei vescovi compiacenti. Quindi possiamo solo cercare di ragionare con la nostra , di teste.

francesco ha detto...

carissima mariateresa...
il problema è che il bene della Chiesa viene fortemente limitato, anzi, danneggiato:
- a livello di stima nei confronti dei Vescovi, ridotti a politicanti che litigano per questa o quella decisione del Papa, quando chi conosce un po' l'"ambiente" conosce anche la cordialità e la correttezza dei nostri pastori;
- a livello di libertà, perché una fuga di notizie del genere condiziona pesantemente uno strumento e un organismo di comunione così delicato come il Consiglio permamente della CEI
- a livello di senso religioso, perché il rispetto della riservatezza di certe discussioni per me cattolico è un bene alto come altri e non capisco perché non debba essere tutelato
ho provveduto a scrivere un post di chiarificazione nel blog di Tornielli, dicendomi meravigliato di questo suo comportamento che lede anche la sua professionalità e la stima che nutro per lui e il suo bel lavoro... se vuoi puoi farlo anche tu...

Gianpaolo1951 ha detto...

Carissimo don Francesco, più che con Tornielli – che fa solo il suo lavoro di giornalista e, a mio avviso, anche molto bene – dovrebbe prendersela con chi ha fatto trapelare le indiscrezioni!

mariateresa ha detto...

caro Francesco, innanitutto grazie per i regalo del suo sito, credo che verrò da quelle parti spesso. Al di là dell'attualità è soprattutto di quello che abbiamo bisogno. Si ha un gran bisogno di aria fresca.
Quanto al dott. Tornielli credo che tenga famiglia come gli altri e che se ha un'informazione che non sia palesemente una bubbola, come tutti i suoi colleghi, la usi. E' già molto che non faccia delle articolesse su delle fanfaluche come putroppo vediamo ogni giorno. Penso inoltre che sia un modo per anticipare i colleghi cosiddetti progressisti (??) che senz'altro adesso faranno un articolo dicendo che alla CEI hanno fatto a seggiolate.
Così va il mondo. Lei guardi cosa ha pubblicato oggi su Panorama Ingrao riguardo a don Gelmini e ,soprattutto in che modo, e mi dica lei se la deontologia professionale non è a radicchi da tempo.
Siamo alla Colonna Infame, altrochè. E questo avviene non solo per gli uomini di Chiesa, naturalmente, anche se quando riguarda uomini di chiesa , spesso, si avverte nelle parole degli autori dell'articolo, come uno scodinzolare dalla gioia. Almeno io lo avverto.
Adesso, dopo questo articolo di Tornielli, assisteremo a puntate a ricostruzioni più o meno interessate. Basta tenerlo a mente, leggendo in fondo all'articolo il nome di chi l'ha scritto.Ormai li conosciamo tutti.
PS: se non comincio a perdere colpi, mi ricordo che quando era in ballo la successione a Ruini, il Giornale pubblicò la notizia di una lettera della Segreteria di Stato che chiedeva a nome del Papa (e mai si è saputo se era vero o no) il nome di un candidato a tutti i vescovi. Beh, Tornielli pubblicò la notizia, ma Accattoli pubblicò addirittura la lettera. E di sicuro non l'ha trovata nell'uovo di Pasqua.
L'ambientino è quello lì.

Anonimo ha detto...

Andrea Tornielli e' un ottimo vaticanista (oserei dire che al momento e' il migliore) perche' pubblica gli articoli, e anche le indiscrezioni, in modo corretto.
Uno dei presenti alla riunione della CEI ha lasciato aperta una porta da cui sono usciti gli "spifferi" e non e' certo colpa di Tornielli!
Sull'articolo di Ingrao per Panorama occorrerebbe stendere non un velo ma un tendone pietoso!
Ribadisco: che cosa ci fa a Panorama?

Angelo ha detto...

Pessimo esempio di gossip ecclesiale.
Quale sarebbe l'utilità di un dibattito a porte chiuse e poi c'è qualcuno che fa uscire indiscrezioni tramite il proprio vaticanista di fiducia?.
Che tali dibattiti avvengano pubblicamente oppure, se le questioni sono delicate, se ne rispetti la riservatezza.
Visto che Tornielli non si è limitato a riportare le diverse posizioni ma ha fatto nomi precisi, avrebbe dovuto anche dirci chi è stato a fornirgli le indiscrezioni, altrimenti l'informazione non è completa.
AB

Gianpaolo1951 ha detto...

Cara Raffaella, ho trovato questa segnalazione sul blog di Tornielli http://www.papanews.it/dettaglio_approfondimenti.asp?IdNews=3157 “Il Papa non si interpreta mai” di Monsignor Tommaso Stenico. Credo sarebbe il caso di inserirla nel blog, visto che ci sono gli stessi nomi che ha fatto il Dott. Tornielli, il quale, per questo fatto, è stato ingiustamente criticato anche da don Francesco.

Anonimo ha detto...

Grazie Gianpaolo...provvedo subito :-)

gemma ha detto...

francamente questi vecovi "bocca larga", che tirano il sasso e nasconodono la mano, mi hanno proprio stufato. Che si parlino tra di loro e col Papa e la smettano di seminare indiscrezioni e zizzania, che ogni vaticanista utilizza poi, giustamente, secondo la propria linea editoriale e politica.
Quasi quasi preferisco quelli che esternano pubblicamente, almeno ci mettono la faccia, oltre che la voce indiscreta

Anonimo ha detto...

Pontificia Commissione Ecclesia Dei
Pontificia Commissio Ecclesia Dei
Palazzo della Congregazione per la Dottrina della Fede, Piazza del Sant'Uffizio, 11 - 00193 Roma
Tel. (06) 69.88.52.13 - 69.88.54.94 - Fax 69.88.34.12 -
e-mail: eccdei@ecclsdei.va
Presidente: Sua Em. Rev.ma Cardinale Darìo Castrillòn Hoyos (Piazza della Città Leonina, 1, 00193 Roma - tel. 68.30.70.88)
Segretario: Rev.mo Mons. Camille Perl (Via di Porta Angelica, 63 - 00193 Roma - tel. 687.48.30)

Anonimo ha detto...

Penso che la cosa migliore sia pregare affinché alcuni vescovi la smettano di dare scandalo criticando le decisioni del S. Padre e arrecandogli così un profondo dolore.

Oremus: Deus, omnium fidélium pastor et rector, famulum tuum Benedictum, quem pastorem Ecclesiæ tuæ præesse voluisti, propitius réspice, da ei, quæsumus, verbo et exemplo, quibus præest, profìcere; ut ad vitam, una cum grege sibi credito, pervéniat sempiternam.

euge ha detto...

E' deprecabile questa fuga di notizie riguardo alla Cei ed al confronto tra i vari vescovi. Anche questo è un mezzo da quattro soldi per dimostrare, che non c'è accordo tra il Papa e chi dovrebbe aiutarlo. Rimango stupefatta e sconcertata, per Mons. Forte che ho sempre ritenuto una persona vicinissima al pensiero di Benedetto XVI. Comunque come ha detto Benedetto XVI nel giorno della sua elezione andiamo avanti e noi con lui. Impariamo anche noi a manifestare senza paure le nostre rimostranze a chi di dovere non si può tacere in eterno. La Cei stessa, deve rendersi conto che i fedeli non sono dei caproni ma, che sanno quando è il momento fare fronte comune per difendere il loro pastore che è non solo vescovo di Roma ma, pastore della chiesa universale.
SEMPRE CON BENEDETTO XVI - EUGENIA

Anonimo ha detto...

Tormielli ha fatto proprio bene. Che ci siano divisioni interne alla chiesa è talmente evidente che non sono oggettivamente celabili, e poi è bene che si sappia in giro chi sono le "serpi in seno" a S.R.C.
Non è comunque una novità, anche Lutero era un frate cattolico, come, d'altronde, i suoi seguaci della prim'ora.
Per lo meno l'agostiniano è stato coerente, questi moderni eredi del giansenismo e del modernismo, invece si guardano bene dal fare due più due e andare per la loro strada, anzi, rimangono pretendendo che tutta la chiesa, apostatando, li segua.