22 settembre 2007
Vaticano-Cina e Vaticano-Mosca: lo speciale di Avvenire
Vedi anche:
CONSIGLIO DI LETTURA: IL SITO DI FRANCESCO
Analisi delle nomine di Mons. Li Shan (Cina) e Mons. Pezzi (Russia)
Lo splendido discorso del Papa ai politici cristiani e la sparata del nobel Fo
Il Papa ai Vescovi: siate uomini di preghiera!
Segnali di disgelo fra Vaticano e Cina ma la prudenza è d'obbligo
Mano tesa del Papa alla Chiesa Ortodossa: la nomina del nuovo arcivescovo di Mosca
IL RIAVVICINAMENTO FRA CATTOLICI E ORTODOSSI
Discorso del Papa ai politici cristiani: gli articoli del Corriere e dell'Eco di Bergamo
Discorso del Papa ai politici cristiani: gli articoli di Repubblica e Gazzetta del sud
Discorso del Papa ai politici cristiani: gli articoli de "Il Giornale"
Messa tridentina: il commento di Martin Mosebach
Comunicato stampa della Rubbettino Editore: presentazione di “Storia del Montenegro”
Vaticano-Cina: i servizi di Asianews e Zenit
SPECIALE: LA LETTERA DEL PAPA ALLA CHIESA CINESE
Messa tridentina: il commento di Mons. Stenico (da Petrus)
Messa tridentina: le perplessità dei sacerdoti campani di fronte al divieto del vescovo di Caserta
Discorso del Papa ai politici cristiani: l'analisi di Politi
OSSERVATORE ROMANO: LA SANTA SEDE RICONOSCE IL VESCOVO DI PECHINO
Messa tridentina: "Il Foglio" conferma le indiscrezioni de "Il Giornale" sul motu proprio
Alcune reti terroristiche rimproverano l'Occidente di avere dimenticato Dio
IL PAPA NOMINA IL NUOVO ARCIVESCOVO DI MOSCA: E' UN ITALIANO
Messa tridentina: bagarre nella Cei. Bagnasco, Ruini, Scola e Caffarra "difendono" il Papa
SPECIALE: IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM"
CHIESA NEL MONDO
Nel complesso mosaico delle comunità dell’Est l’arrivo di nuovi presuli segna una tappa importante nella storia delle Chiese locali, spesso limitate nell’espressione della propria fede
Due nuovi pastori per l'Oriente
L’italiano Paolo Pezzi arcivescovo di Mosca, a Pechino ordinato Giuseppe Li Shan
Di Luigi Geninazzi - Bernardo Cervellera
Russia
Kondrusiewicz alla sede di Minsk, al suo posto un prete ravennate
E' una novità assoluta che ha il sapore della svolta storica. Alla guida dei cattolici della Russia europea arriva un giovane missionario italiano. Don Paolo Pezzi, ravennate di 47 anni, è il nuovo arcivescovo dell’arcidiocesi della «Madre di Dio» a Mosca. Succede a monsignor Tadeusz Kondrusiewicz che dopo quindici anni torna nella sua Bielorussia, nominato arcivescovo di Minsk.
Con le nomine annunciate ieri si chiude un’epoca avvincente e convulsa, segnata dal «processo di ricostruzione delle comunità e delle strutture cattoliche» nell’ex impero sovietico, rileva la nota diffusa dalla Nunziatura vaticana a Mosca che si fa «portavoce dei sentimenti di riconoscenza nutriti dal Santo Padre Benedetto XVI come pure dei cattolici che vivono nella Federazione Russa nei confronti dell’opera generosamente svolta da monsignor Kondrusiewicz». Un lavoro arduo, condotto nel deserto di settant’anni d’ateismo e portato avanti nel fuoco delle polemiche e delle tensioni con la Chiesa ortodossa che raggiunsero il culmine nel 2002, quando la Santa Sede annunciò la creazione di quattro vere e proprie diocesi sul territorio della Federazione Russa.
Da allora il clima è lentamente migliorato, anche grazie al nuovo rappresentante vaticano inviato a Mosca quello stesso anno, monsignor Antonio Mennini, gran tessitore del dialogo con il mondo ortodosso. E ora, con la nomina annunciata ieri, un altro italiano s’insedia nella capitale russa. Si tratta di un giovane sacerdote appartenente alla Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo nata nell’ambito di Comunione e Liberazione. Un carisma missionario e uno stile di presenza con cui don Paolo Pezzi, in oltre dieci anni di permanenza in Russia, ha saputo guadagnare la simpatia dei cattolici e la stima degli ortodossi. Nel 1993, tre anni dopo l’ordinazione sacerdotale, viene mandato a Novosibirsk. Insegna all’università ma trova anche il tempo di visitare i villaggi sperduti della steppa siberiana, conoscendo a fondo la realtà del popolo russo (come gli incontri commoventi con le «babuske», custodi di una religiosità sopravvissuta alle più dure persecuzioni). Nel 1998 torna a Roma dove consegue il dottorato in teologia pastorale con una tesi sulla situazione della Chiesa cattolica in Siberia. Affianca il responsabile della Fraternità Sacerdotale di San Carlo, don Massimo Camisasca, diventando suo vice. Rientrato in Russia nel 2003, è cappellano della comunità italiana di Mosca e quindi docente al seminario maggiore di San Pietroburgo di cui viene nominato rettore nel 2006. A Mosca Pezzi contribuisce alla creazione della «Biblioteca dello spirito», un centro culturale legato a «Russia cristiana» dove s’incontrano ogni giorno cattolici e ortodossi.
Un’attività frenetica ma aliena da ogni sospetto di proselitismo e in cordiali rapporti con il Patriarcato russo. È in questa chiave ecumenica, più precisamente nella speranza di un rilancio decisivo del dialogo con la «terza Roma», che molti leggono la nomina del nuovo arcivescovo di Mosca. Lui si schermisce ed evita ogni commento a caldo. «Nella mia vita ho sempre sperimentato che la disponibilità del cuore, in spirito d’obbedienza, permette a Dio di fare ciò che io con le mie forze non riuscirei» ci dice al telefono. Don Paolo era stato inviato in Russia «a dare una mano». E ora si ritrova a ricoprire uno dei posti più importanti e delicati della Chiesa cattolica alle frontiere dell’Est. Il nuovo arcivescovo di Mosca è originario di un piccolo comune in provincia di Ravenna il cui nome è Russi. Quando si dice il destino...
«Don Paolo è un uomo di grande maturità ed equilibrio, conosce molto bene il popolo russo, la sua lingua, la sua tradizione, e nutre un grande affetto per la Chiesa ortodossa» è il ritratto che ne fa Camisasca, felice e commosso per questa nomina episcopale, la prima di un sacerdote della Fraternità di San Carlo.
L’ordinazione episcopale avverrà il 28 ottobre, per mano del predecessore, monsignor Kondrusiewicz. «Ho iniziato con pochi sacerdoti, oggi nella diocesi di Mosca ce ne sono più di 130 – ricorda l’ex arcivescovo di Mosca in un’intervista alla Radio vaticana –. Lascio una situazione in dinamismo; lascio qui una parte del mio cuore ma torno in patria con spirito di speranza». A Minsk succede a un autentico testimone della fede: il cardinale Kazimierz Swiatek, ultra-novantennne, una vita quasi tutta trascorsa sotto il regime comunista, segnata da una lunga detenzione nel gulag e da continue repressioni. Una quercia dello spirito che è un po’ il simbolo del cattolicesimo in terra ex sovietica.
Cina
Ieri la consacrazione del pastore «in comunione con il Pontefice»
Pechino ha un nuovo arcivescovo ed è in comunione col Papa. Monsignor Giuseppe Li Shan, 43 anni, è stato ordinato ieri mattina nella cattedrale dell’Immacolata Concezione (Nan Tang) alla presenza di circa mille persone, autorità del governo e personalità dell’Associazione Patriottica (Ap), accompagnate da un imponente servizio di sicurezza.
Li Shan è conosciuto come un pastore vivace. È stato parroco della chiesa di San Giuseppe, dove si trova una folta comunità giovanile e dove ogni anno avvengono centinaia di battesimi di adulti.
Il vescovo consacrante è stato Giovanni Fang Xingyao, vescovo di Linyi. Insieme a lui hanno concelebrato Zhang Hanmin di Jilin, Pei Junmin di Liaoning e Luigi Yu Runsheng di Hanzhong: tutti vescovi riconosciuti dalla Santa Sede. L’ordinazione di Li Shan viene a chiudere un capitolo amaro della diocesi di Pechino, che fino al 20 aprile scorso era retta dal vescovo patriottico Michele Fu Tieshan; un pastore che per quasi 30 anni non ha mai richiesto la riconciliazione col Papa. A causa di questo i cattolici di Pechino non partecipavano più alle cerimonie in cui Fu era presente. Questo spiega la gioia che essi hanno dimostrato ieri nel sapere della rinnovata unità fra la Chiesa di Pechino e la Santa Sede.
«È un fatto positivo, una prima pagina – ha commentato monsignor Ferdinando Filoni, sostituto alla segreteria di Stato vaticana –, speriamo che sia la pagina di una lunga storia». La nomina dei vescovi, ha spiegato Filoni, è uno dei temi più importanti nel cammino di ristabilimento dei rapporti tra Pechino e Santa Sede, tema che si affianca a quello «della libertà della Chiesa e quindi i diritti di tutti i cristiani di poter professare liberamente la propria fede».
L’Associazione Patriottica, e in particolare il suo vice-presidente Antonio Liu Bainian, tuttavia, non ha nascosto i tentativi di bloccare l’ordinazione, riuscendo, però, solo a «ingessarla», con un rigido cerimoniale e permettendo la partecipazione a pochi fedeli: solo invitati scelti; niente foto; niente contatto fra il vescovo e i fedeli; tempi calcolati (poco più di un’ora); la presenza imbarazzante di alcuni vescovi non in comunione col Papa. Inoltre per evitare che il vescovo in questi giorni avesse contatti con la Santa Sede, a Li Shan è stato vietato di uscire. Ma l’arcivescovo eletto aveva già da tempo domandato l’approvazione al Papa e secondo l’agenzia AsiaNews Benedetto XVI gli avrebbe inviato una croce pettorale come segno di comunione.
La notizia dell’approvazione papale ieri era solo sussurrata tra i fedeli, ma nel pomeriggio (in serata a Pechino) è giunta anche la conferma da parte vaticana: in un articolo dell’Osservatore Romano, in cui si fa la cronaca dell’evento, si afferma che l’ordinazione di oggi e quella dell’8 settembre scorso (a Guiyang) sono avvenute «in comunione con il Papa» e i due presuli sono «riconosciuti dal governo».
L’Osservatore Romano, inoltre, auspica che «che tutte le diocesi possano avere pastori degni e idonei, capaci di vivere in piena comunione con la Chiesa cattolica e con il Successore di Pietro e di annunciare il Vangelo di Gesù Cristo al popolo cinese».
In effetti vi sono in Cina decine di diocesi che hanno bisogno di un nuovo vescovo. L’Associazione patriottica - che cerca di costruire una chiesa nazionale, indipendente dalla Santa Sede – avoca a sé la responsabilità delle scelte; il Vaticano, invece, pur lasciando le indicazioni di «candidati degni» alle comunità cristiane (e non all’Ap), afferma che la designazione ultima deve venire da Roma, come è nella prassi e nella comunione della Chiesa.
L’ordinazione episcopale di Pechino è un segno che si è aperto uno spiraglio di dialogo fra Santa Sede e governo (o almeno una parte di esso). Appare, inoltre, come un segno di un indebolimento dell’Ap. L’organismo nato 50 anni fa ormai controlla meno della metà dei cattolici cinesi (5 milioni), ma un’altra decina, stanca di controlli indebiti, vive la fede nelle comunità non riconosciute.
Il controllo su chiese, conventi, seminari, pubblicazioni, ordinazioni dei vescovi e la persecuzione delle comunità sotterranee ha creato un’immagine deleteria della Cina nel mondo. Per questo il governo, che sta cercando di mostrare il volto migliore del Paese in occasione delle Olimpiadi 2008, ha bisogno di manifestare più libertà religiosa. In realtà la corruzione della società e del Partito è fonte di violente manifestazioni sociali e di ricerca spasmodica di valori spirituali fra la gente. Un’istanza colta da alcuni membri del governo che auspicano una maggiore libertà per le Chiese cristiane e le altre fedi.
© Copyright Avvenire, 22 settembre 2007
NELLA TERRA DI MAO
Cina, il travagliato cammino alla ricerca di normalità
(F.Mas.)
Una situazione complessa, quella della Chiesa cattolica in Cina. Mentre i cattolici - vescovi, preti e laici - fedeli a Roma sono stati per decenni perseguitati dal regime comunista, Pechino ha concesso una relativa libertà di culto ai fedeli aderenti all'Associazione patriottica (Ap), organismo filogovernativo che in realtà serve a tenere il cattolicesimo sotto il controllo del potere politico. Secondo statistiche e stime, l'Ap avrebbe sei milioni di fedeli, mentre sarebbero il doppio i cattolici della «Chiesa sotterranea» - numerosi sacerdoti e vescovi della quale hanno conosciuto il carcere e i lavori forzati. Secondo l'annuario pontificio la Cina è suddivisa in 150 tra arcidiocesi, diocesi e prefetture apostoliche suddivise in venti province ecclesiastiche. Ad esclusione di quelle di Hong Kong e Macao, dove vige libertà di culto, le diocesi risultano ufficialmente vacanti. Per normalizzare le relazioni diplomatiche con la Santa Sede il governo chiede che questa rompa i rapporti con Taiwan e di av ere un potere di controllo sulle nomine dei vescovi.
© Copyright Avvenire, 22 settembre 2007
NELLA CITTÀ DEL CREMLINO
Un missionario pastore di una delle sedi istituite nel 2002 La gioia della diocesi di Faenza-Modigliana e della famiglia
(Q.Cap. E F.Mas.)
«Siamo grati per la scelta di questo figlio della nostra Chiesa, uniti alla Chiesa sorella di San Pietroburgo, impegnandoci a sostenerlo con la preghiera nel suo delicato ministero». Sono le parole del vescovo di Faenza-Modigliana, Claudio Stagni, a esprimere la gioia della comunità di origine del nuovo arcivescovo di Mosca, Paolo Pezzi, Una festa cui hanno voluto unirsi Emma ed Ennio Pezzi, i genitori ottantaquatrenni del nuovo presule, che si sono detti «emozionati e riconoscenti al Signore per questo dono». Un grazie anche dalla parrocchia di Russi, che ha visto crescere Pezzi, ora pastore di una delle quattro diocesi russe istiuite dalla Santa Sede nel 2002 al posto delle precedenti amministrazioni apostoliche. Una decisione nata dal desiderio di Roma di migliorare il servizio pastorale ai fedeli russi. Per le denominazioni diocesane è stato usato il nome dei santi patroni delle quattro cattedrali: Mosca come arcidiocesi della Madre di Dio; Saratov come diocesi di san Clemente; Novosibirsk come d iocesi della Trasfigurazione ed infine Irkutsk, diocesi di san Giuseppe. Attualmente ci sono 250 parrocchie cattoliche in tutta la Russia e circa 300 sacerdoti, di cui la maggior parte nella diocesi di Mosca, dove vive la maggioranza dei cattolici. I dati ufficiali parlano di 600 mila cattolici in tutta la Russia.
© Copyright Avvenire, 22 settembre 2007
Etichette:
alessio II,
benedetto xvi,
cina,
commenti,
mass media,
ortodossi,
papa,
ratzinger,
riflessioni
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento