28 settembre 2007

Vian risponde a Pellicani sulle radici cristiane dell'Europa e ricorda la lectio di Ratisbona


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La questione delle radici più pagane che cristiane

L'Europa sfigurata da anacronismi e omissioni

Gian Maria Vian

Torna la questione delle radici europee: davvero sono più pagane che cristiane? Questa sembra essere la tesi di Luciano Pellicani, lo studioso socialista che la sostiene in un libro di prossima uscita e dal titolo netto (Le radici pagane dell’Europa, Rubbettino). Tesi anticipata sulla rivista "Mondoperaio" e in un convegno su "La risposta laica ai fondamentalismi religiosi" che si conclude oggi, contrapponendo, per l’ennesima volta, una laicità di per sé positiva a religioni connotate in modo negativo.
A presentare il tema è stato, con attente sfumature, Antonio Carioti sul "Corriere della Sera" di ieri, in un articolo dove affermazioni radicali si affiancano ad argomenti storicamente più fondati da parte dello stesso Pellicani. Così lo studioso parla di "dittatura spirituale" del cristianesimo e delle sue istituzioni, pur riconoscendo che il "merito maggiore" della fede cristiana è stato quello di "introdurre un principio di solidarietà verso i deboli, la caritas, che il mondo pagano non conosceva". E non è un riconoscimento da poco.
Troppe sono però le contrapposizioni che Pellicani disegna con apparente fondatezza ma che le fonti antiche non autorizzano. Come quando sostiene che il Dio biblico "pronuncia dall’alto sentenze, comandi e divieti, senza argomentarli. Invece la filosofia greca ritiene che ogni proposizione vada giustificata in termini razionali". Schierando da una parte Cicerone e Seneca, razionali e umanisti, mentre dall’altra li fronteggerebbe un sant’Agostino intollerante persino più dell’imperatore Tiberio.
Semplificazioni, si dirà. Certo, ma semplificazioni che poi restano e si sedimentano in un sentire comune che prescinde sempre di più da una vera conoscenza dell’antichità, che fu, nel bacino mediterraneo in età imperiale e tardoantica, tanto classica quanto cristiana. In un’armonia che gli intellettuali seguaci di Gesù seppero ricercare ed elaborare con tenacia e originalità: dapprima gli apologisti greci dei secoli II e III e poi gli autor i dell’età costantiniana, fino a Girolamo e ad Agostino - sì, l’Agostino a cui Pellicani non rende giustizia dimenticando i debiti del grande africano nei confronti della cultura classica, per esempio proprio di Cicerone - e a figure come Boezio, fino a Isidoro di Siviglia.
Radici classiche e cristiane insieme, dunque, consolidatesi in una dialettica feconda che è un dato acquisito dagli specialisti. Come conferma un piccolo libro di Manlio Simonetti, anch’esso imminente (Classici e cristiani, Medusa), nato dalla rubrica che il grande filologo e storico ha tenuto su "Avvenire".

Si può discutere a lungo sulle componenti pagane e cristiane del nostro continente, e quindi del mondo occidentale, ma è necessario condurre la discussione senza anacronismi che ravvivano le tinte delle attuali contrapposizioni e accentuano la sempre più radicale incomprensione del fatto religioso. Anacronismi che, nel caso delle tesi di Pellicani, sembrano aggiungersi alla macroscopica omissione di un fenomeno storico fondamentale come quello del giudaismo ellenistico, non a caso centrale nel discorso che Benedetto XVI ha tenuto a Ratisbona.

Un intervento, quello di papa Benedetto, tanto importante quanto incompreso, e che è stato rivolto in primo luogo a un Occidente sempre più materialista e dimentico di Dio. Con un appello pacato alla ragione: quel Logos che - presente nei testi filosofici e religiosi del giudaismo ellenistico come principio razionale dell’universo - viene identificato dai primi autori cristiani con Cristo, il Dio definitivamente vicino alla ragione e al cuore dell’uomo. Che si rintraccia nelle radici pagane, ebraiche e cristiane della tradizione occidentale e che con i suoi semi di verità è presente in ogni essere umano.

© Copyright Avvenire, 28 settembre 2007

6 commenti:

Blog creator ha detto...

Su www.mondoperaio.com c'è in anteprima l'ultimo capitolo del libro citato.

E sì, riconosce buone qualità del cristianesimo, ma, però, a condizione che la "caritas è depurata del suo spirito esclusivista": cioè l'amore - la caritas del Cristo - diventi mero
onlus, per dirla relativamente al pensiero 'relativo' di questo testo.

Senza offesa, ma, con ragione di Vian, non è niente di più ne di meno del solito sproloquiare contro la Chiesa Madre e Maestra.
Non spendo altre parole. Nè manco gli euri.

Blog creator ha detto...

Ah, dimenticavo.
Nasupiando qui e là, mi sà che tale lavoro possa essere lo sposo o la sposa del libro anti-radici cristiane e contro la Chiesa in genere, di Michel-Antoine Burnier scrittore e giornalista: La Voix des spectres, chroniques de "Libération", Juillard, 2003 (Francia)

Che poca fantasia in tutti questi anni!

Anonimo ha detto...

Eh, caro Umberto, quanto hai ragione! Il ragionamento e' questo: la Chiesa? Ma si', tolleriamola purche' si occupi del sociale, delle mense, della caritas e non si impicci dei grandi temi etici ed economici. Se lo fa, se fa cioe' il suo dovere, merita di essere vilipesa ed attaccata con ogni mezzo.

euge ha detto...

Condivido le vostre opinioni!!!!!! Del resto una chiesa che ha ricominciato o sta ricominciando ad essere chiesa in tutto e pertutto, è un avversario temibile; soprattutto, se c'è a guidarla per grazia di Dio, una persona che sa come risvegliare le coscenze e rimettere in funzione la mente facendola ragionare!!!!!!!! Questa è e deve essere la vera chiesa.
Eugenia

Blog creator ha detto...

Scusate.
Segnalo, per contiguità con l'argomento, che tanto è stato, e sarà contingente, questo testo, da leggere tutto al sito indicato.

La crisi spirituale della civiltà europea
di Marcello Pera da www.loccidentale.it/node/108
Symposio "A Growing Gap: Living and Forgotten Christian Roots in Europe and the US"
Vienna, 27 aprile 2006

[…] I sintomi della crisi spirituale dell’Europa – della sua «collisione con la sua stessa storia», come dice Benedetto XVI – a me sembrano evidenti. I principali sono:
• il mancato riferimento alle radici cristiane dell’Europa in una Costituzione che inizia citando Tucidide e prosegue riferendosi a tradizioni mai menzionate col loro nome;
• una fioritura di legislazioni nazionali contrarie ai valori fondamentali del cristianesimo, come la vita, la dignità umana, il matrimonio;
• la secolarizzazione assunta come ideologia o come una sorta di religione di stato;
• il rifiuto, quale non si vede in America, di consentire alla religione di giocare un ruolo nella sfera pubblica;
• il multiculturalismo, che è una forma di integrazione degli immigrati che non attribuisce valore particolare alla tradizione autoctona;
• il relativismo, che è la dottrina secondo cui nessuna cultura o civiltà può essere comparata con alcun’altra, per cui tutte hanno la stessa dignità.
Se questa è la crisi, qual è il rimedio? La mia risposta è duplice: un progetto culturale a favore di una religione civile cristiana, e l’adozione di politiche coerenti con questo progetto.[…]
Concludo con una domanda. Ci sono ancora – fra i credenti, i non credenti, gli intellettuali, i politici, gli opinionisti, le chiese europee – uomini di volontà e di coraggio, non timidi, non arrendevoli, non inclini solo al quieto vivere, non acquiescenti all’ipocrisia del linguaggio intellettualmente corretto ma politicamente suicida, i quali vogliano invertire il corso della crisi europea? Credo – voglio credere – che ci siano. Ma se la risposta dovesse essere negativa, allora il confronto fra l’Europa di oggi e l’Impero Romano al tramonto, di cui parlava il Cardinale Ratzinger, diverrebbe di tragica attualità.[…]

Anonimo ha detto...

Qui non si attacca proprio nessuno. Il dibattito non è speculativo.
Le radici classiche dell'Europa sono innegabili,il contributo allo sviluppo della ragione,alla crescita del logos sul mitos proviene principalmente dall'antica Grecia e da Roma.
I secoli di dominio spirituale cristiano hanno abbrutito l'animo umano,non riuscendo tuttavia a spegnere la sua sete di verità e libertà intellettuale.
Così alle caserme cristiane sognate da Lutero e Calvino, e alla Controriforma repressiva e terroristica romana hanno fatto posto benessere,libertà e possibilità di scelta.
La modernità prescinde dalla Chiesa.