22 settembre 2007

Discorso del Papa ai politici cristiani: gli articoli de "Il Giornale"


Vedi anche:

CONSIGLIO DI LETTURA: IL SITO DI FRANCESCO

Messa tridentina: il commento di Martin Mosebach

Comunicato stampa della Rubbettino Editore: presentazione di “Storia del Montenegro”

Vaticano-Cina: i servizi di Asianews e Zenit

SPECIALE: LA LETTERA DEL PAPA ALLA CHIESA CINESE

Messa tridentina: il commento di Mons. Stenico (da Petrus)

Messa tridentina: le perplessità dei sacerdoti campani di fronte al divieto del vescovo di Caserta

Discorso del Papa ai politici cristiani: l'analisi di Politi

OSSERVATORE ROMANO: LA SANTA SEDE RICONOSCE IL VESCOVO DI PECHINO

Messa tridentina: "Il Foglio" conferma le indiscrezioni de "Il Giornale" sul motu proprio

Alcune reti terroristiche rimproverano l'Occidente di avere dimenticato Dio

IL PAPA NOMINA IL NUOVO ARCIVESCOVO DI MOSCA: E' UN ITALIANO

Messa tridentina: bagarre nella Cei. Bagnasco, Ruini, Scola e Caffarra "difendono" il Papa

SPECIALE: IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM"

Cari amici, iniziamo la lettura dei giornali di oggi che pubblicano articoli in gran parte dedicati al discorso del Papa ai politici cristiani.
A Gianpaolo che mi aveva fatto una domanda molti post fa :-)) rispondo che ha ragione su tutto la linea :-)))
Raffaella


L’allarme del Papa: «Famiglia minata alle sue fondamenta»

di Andrea Tornielli

Quando «la famiglia è minata nelle sue fondamenta» la pace stessa è minacciata. Lo ha affermato Benedetto XVI ieri mattina, ricevendo a Castelgandolfo i partecipanti all’incontro dell’Internazionale democratica di centro e democratico cristiana.
Nel suo discorso - una sintesi della dottrina sociale della Chiesa che ha toccato alcuni dei temi più caldi del momento - il Papa ha parlato anche di libertà religiosa e di terrorismo, spiegando che la società ha diritto di difendersi ma senza rinunciare «ai principi dello Stato di diritto».
Dopo il saluto del presidente dell’Internazionale Dc, Pierferdinando Casini, Ratzinger ha preso la parola chiedendo ai politici presenti di adoperarsi perché «non si diffondano, né si rafforzino ideologie che possono oscurare o confondere le coscienze e veicolare una illusoria visione della verità e del bene». In campo economico, ad esempio, il Papa stigmatizza la tendenza «che identifica il bene con il profitto e in tal modo dissolve la forza dell’ethos dall’interno, finendo per minacciare il profitto stesso».
C’è poi, continua Benedetto XVI, «chi valuta legittima l’eliminazione della vita umana nella sua fase prenatale o in quella terminale». E per quanto riguarda la famiglia, «cellula fondamentale della società fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una dona», il Papa denuncia la crisi in cui versa: «L’esperienza dimostra - dice - che quando la verità dell’uomo è oltraggiata, quando la famiglia è minata nelle sue fondamenta, la pace stessa è minacciata, il diritto rischia di essere compromesso e, come logica conseguenza, si va incontro a ingiustizie e violenze».
Benedetto XVI ribadisce poi il «diritto fondamentale insopprimibile, inalienabile e inviolabile» della libertà religiosa di ogni essere umano. «L’esercizio di tale libertà - spiega, con parole che ben si adattano a molte situazioni odierne - comprende anche il diritto di cambiare religione che va garantito non soltanto giuridicamente, bensì pure nella pratica quotidiana». Il Papa ricorda che «non si può escludere Dio dall’orizzonte dell’uomo e della storia» e invita ad accogliere il «desiderio comune a tutte le tradizioni autenticamente religiose di mostrare pubblicamente la propria identità, senza essere costretti a nasconderla o mimetizzarla».
Questo rispetto della religione, ha detto ancora Ratzinger ai membri dell’Internazionale democratico cristiana, contribuisce a smentire l’accusa di aver dimenticato Dio con la quale alcune reti terroristiche pretendono di giustificare «le loro minacce alla sicurezza delle società occidentali».
Il Papa non fa sconti al terrorismo, che definisce «fenomeno gravissimo, che spesso arriva a strumentalizzare Dio e disprezza in maniera ingiustificabile la vita umana». Ma aggiunge: «La società ha certo il diritto di difendersi, ma questo diritto, come ogni altro, va sempre esercitato nel pieno rispetto di regole morali e giuridiche anche per quanto concerne la scelta degli obiettivi e dei mezzi». Nei sistemi democratici, infatti, «l’uso della forza non giustifica mai la rinuncia ai principi dello Stato di diritto», perché è evidente che non si può difendere la democrazia «minacciandone le fondamenta».
«Occorre dunque - precisa - tutelare strenuamente la sicurezza delle società e dei suoi membri, salvaguardando tuttavia i diritti inalienabili di ogni persona. Il terrorismo va combattuto con determinazione ed efficacia, nella consapevolezza che, se il male è un mistero pervasivo, la solidarietà degli uomini nel bene è un mistero ancor più diffusivo».

Benedetto XVI ha infine richiamato i presenti alla necessità della testimonianza: «La coerenza dei cristiani è indispensabile anche nella vita politica, il “sale” dell’impegno apostolico non perda il suo “sapore” e la “luce” degli ideali evangelici non venga oscurata nella loro azione quotidiana».

© Copyright Il Giornale, 22 settembre 2007


I valori occidentali sono vivi e vanno difesi dal terrorismo

di Massimo Introvigne

Ricevendo a Castel Gandolfo i parlamentari dell’Internazionale democristiana, Benedetto XVI ha definito il terrorismo un «fenomeno gravissimo che spesso arriva a strumentalizzare Dio e disprezza in maniera ingiustificabile la vita umana». Non solo: il terrorismo che aggredisce l’Occidente usa come «pretesto» il «rimprovero di aver dimenticato Dio, con cui alcune reti terroristiche cercano di giustificare le loro minacce alla sicurezza delle società occidentali».
Si tratta di un ritorno al discorso di Ratisbona del 12 settembre 2006, già ampiamente ripreso nel recente viaggio apostolico in Austria.

A Ratisbona il Papa era partito da un dialogo che vide contrapposti nel 1391 ad Ankara l’imperatore bizantino Manuele II Paleologo e un saggio musulmano. L’imperatore gioca fuori casa, dopo avere ricevuto un invito che non può rifiutare ad accompagnarlo in una partita di caccia dal sultano turco Bayazet, il cui minaccioso esercito è molto più potente del suo. Certamente Manuele non può invocare il Vangelo o la teologia di fronte a un pubblico musulmano: propone allora al suo interlocutore di discutere non sulla base della fede, ma della ragione. L’islamico accetta, ma il dialogo non va da nessuna parte perché Manuele e il persiano hanno due idee diverse della ragione. Per l’imperatore greco la ragione è il fondamento filosofico di tutte le cose. Per il musulmano questo fondamento non esiste - il suo Dio, Allah, «non dipende dai suoi atti» e può cambiare ogni minuto le leggi che regolano il mondo, così che ogni conoscenza razionale è incerta e provvisoria - e per lui argomentare in base alla ragione significa semplicemente citare fatti empirici. Usa pertanto l’argomento che pensa chiuda la discussione: la prova della superiorità dell’Islam sul cristianesimo è che le armate del Profeta stanno vincendo ovunque, e lo stesso impero di Bisanzio è ridotto a uno staterello. Naturalmente tre secoli dopo, quando a partire dalla battaglia di Vienna i musulmani cominceranno a perdere, l’argomento potrà essere rovesciato. Ma non è questo il punto.

Per Manuele II - e per Benedetto XVI - la vita, i diritti umani e la possibilità di convivere fra religioni diverse sono garantite solo da una fiducia nella ragione come strumento capace di conoscere la verità. Se manca questa fiducia, quale sia la verità è deciso da quali eserciti vincano, e oggi da chi sia più capace di fare esplodere bombe. La verità - e Dio stesso, che è verità - diventano semplici funzioni della violenza.
Il mondo nato da quella fiducia nella ragione e nella verità che già nel 1391 l’Islam aveva abbandonato si chiama Occidente. Ci sono oggi molti, anche tra i cattolici, che contestano la nozione di Occidente. Per alcuni si tratterebbe di un mito imperialista: l’Occidente non sarebbe mai esistito. Per altri l’Occidente non esisterebbe più: giacché ha ampiamente dimenticato Dio, avrebbe perso la sua ragion d’essere e non resterebbe più nulla meritevole di essere amato e difeso. Benedetto XVI non si vergogna di chiamare l’Occidente con il suo nome, e di denunciare come un «pretesto» la tesi - che non è esposta solo dai fondamentalisti islamici - secondo cui la società occidentale «senza Dio» non è più se stessa. No: per quanto malato l’Occidente non è morto. Anche nelle loro versioni più laiche e parziali, i suoi valori di ragionevolezza e di libertà conservano l’impronta dell’origine cristiana. Per questo vale la pena difenderli dall’aggressione terrorista. E dichiararsi, senza vergogna, occidentali.

© Copyright Il Giornale, 22 settembre 2007

Nessun commento: