20 ottobre 2007

Benedetto XVI e la Chiesa voce di Napoli


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Benedetto XVI e la Chiesa voce di Napoli

Angelo Scelzo

Della visita del Papa a Napoli, quando ancora Benedetto XVI non ha messo piede in città, si può, forse, tracciare - non è un paradosso - già un primo bilancio. Ad annunciare e scortare da lontano il suo breve viaggio, è stata l’onda lunga di un sentimento, la speranza, che, facendosi largo tra i tanti motivi dell’attesa, si è preventivamente manifestata cambiando prospettiva agli ordinari discorsi intorno alla realtà di Napoli. Neppure i contraccolpi di una cronaca che, nel frattempo, non ha fatto sconti quanto a intensità e ferocia di crimini, è riuscita a diradare quel clima di fiducia che leopardianamente segna la vigilia di un evento importante. Che il pellegrinaggio di Benedetto XVI sia tale non v’è dubbio, e la valutazione non riguarda soltanto la chiesa di Napoli, che pure segna - non solo per sé, ma per l’intera comunità - un formidabile punto all’attivo. È sotto gli occhi di tutti il fatto che l’intensissimo primo anno di ministero pastorale del cardinale Sepe, abbia spinto a fondo il rapporto tra chiesa e città, al di là finanche della stessa dimensione confessionale. L’attività pastorale della diocesi napoletana non si esaurisce infatti nella rete, pur vasta e articolata, delle strutture parrocchiali, ma, sempre più, appare innestata nella complessità dei problemi e, anzi, dei mali di Napoli. È di molti, ormai, la convinzione che la Chiesa di Napoli sia una delle poche, o forse la sola voce credibile in grado di farsi ascoltare. Va detto - en passant - che un tale privilegio, se da un lato certifica il positivo impatto sociale di una chiesa più dinamica e rinnovata, dall’altro pone qualche problema alla stessa comunità ecclesiale che ha bisogno - anche per sé - non di terra bruciata intorno, ma di poter contare su una rete di organismi territoriali, a cominciare dalle istituzioni, al loro massimo grado di efficienza.
La visita di Benedetto XVI naturalmente rinsalderà ulteriormente il rapporto chiesa-città, e lo farà, come ogni pellegrinaggio apostolico, dal versante spirituale, il più impegnativo, ma anche l’unico dal quale è possibile - ecclesialmente - guardare realmente a fondo alla realtà delle cose. In questo senso il richiamo rivolto, a più riprese, da Papa Benedetto alle conseguenze del relativismo etico - visto come la causa della secolarizzazione spinta, che cerca di oscurare Dio dalla visione dell’uomo - trova un terreno di applicazione del tutto particolare, poiché anche il tessuto di una fede antica e autenticamente popolare come quella dell’intera realtà meridionale, appare lacerato in più punti. Da qui l’effetto di un vuoto di valori nel quale le scorribande della violenza organizzata hanno tragico campo libero. La religiosità come naturale presidio anche del buon vivere civile è un riferimento posto sempre più alla prova proprio nell’area di un Mezzogiorno, dove la scristianizzazione del Paese - almeno dalle analisi sociologiche - appare meno evidente. Sostenere l’azione e l’impegno della chiesa locale, porsi paternamente alla sua guida e pastoralmente al suo fianco, significherà per Papa Benedetto incoraggiare e ridare vigore a una nuova fase di evangelizzazione del territorio, dal momento che solo una comunità più fedele all’annuncio del Vangelo è capace di incidere a fondo sul futuro della città. Il male che si insidia nelle strutture, deformandole fino all’insorgere di sistemi camorristici - e attraverso di essi devasta la vita della città - va contrastato sul piano delle leggi, ma, nella dimensione religiosa, affrontato là dove trova origine, ossia nel deserto del bene che continua a espandersi nel cuore dell’uomo: qui a Napoli, come altrove. È in questa prospettiva che la chiesa, prioritariamente, è chiamata a dare risposte, ben consapevole che quanto più riuscirà a dare forza al suo messaggio, tanto più sarà capace di rendere un servizio all’umanità del nostro tempo e a quella concreta di Napoli. Poggia essenzialmente su questa motivazione lo straordinario impegno sociale della Chiesa napoletana, irrobustita, negli ultimi giorni dalla nomina di un nuovo vescovo ausiliare (lo stimatissimo monsignor Di Donna) e da una vasta e importante ristrutturazione territoriale. Ed è da questo stesso versante che essa non mostra remore ad alzare la voce anche di fronte a chi s’illude di tener in scacco la città facendo valere intimidazione e tracotanza, contrabbandando la miseria umana con la forza della violenza. Di più: è solo ed esclusivamente in forza delle sua missione di fede che la Chiesa è abilitata a operare e a intervenire nel sociale, sottraendosi così alla funzione di semplice organismo al pari di tanti altri. Se la Chiesa appare ben consapevole del suo ruolo ed è pronta ad accogliere a cuore aperto e con le mani pronte a operare, il messaggio di Papa Benedetto, sarà importante che tutto il resto della città - anche stavolta a cominciare dalle istituzioni - presti non solo l’orecchio attento alle parole del Papa, ma sia in grado di valutare a fondo il significato - e anche l’occasione - di questa visita. L’omaggio di Benedetto XVI a Napoli - che indica una vera e propria predilezione - non diminuisce, ma accresce le responsabilità di quanti hanno risposte da dare alla città, e sono ancora attardati a farlo, nei tanti campi - lavoro, sicurezza, scuola, sanità, servizi - in cui il disagio sconfina spesso nell’emergenza e prepara la strada al declino. Non allevia ma rende più esigente la dedizione a un bene comune che mal si concilia con divisioni e spartizioni di vario tipo. Sullo sfondo, più in generale, si fa largo l’esigenza della messa in opera - senza retorica - di un progetto credibile e di un rinnovato investimento sulle grandi risorse - storiche, culturali, ma soprattutto umane - di Napoli. Nulla è ancora perduto. Il tempo della responsabilità scorre veloce ma non scade mai. E sul quadrante c’è l’ora per tutti. Anche quella per ogni singolo cittadino, per ogni persona, chiamata a fare la propria parte poiché l’emergenza spiazza via ogni angolo di zona franca. Intorno alla realtà di Napoli, ha ammonito il cardinale Sepe durante l’omelia per la ricorrenza di San Gennaro, c’è il rischio di usura delle parole. L’usura dei fatti è, invece, una prospettiva ancora lontana. Eppure, non occorre che essi siano grandi o straordinari; più importante è il segno ed è necessario che sia positivo, poiché una sequenza di eventi virtuosi può ritessere la trama, ora sfilacciata in più punti, di una quotidianità mai vissuta in senso ordinario e normale. Mettere mano, in concreto, alla rinascita di Napoli significa lavorare per tutto il Paese e lanciare uno sguardo all’Europa e a quella parte del mondo dove la storia della città ha già lasciato tracce. Non può mancare, nel momento in cui arriva il Papa, una giusta consapevolezza delle prospettive in gioco. Napoli non ha mai sofferto, anche nei momenti peggiori, del respiro corto rispetto alla sua naturale vocazione di grande capitale europea. La concomitanza della visita di Papa Benedetto con l’apertura del meeting internazionale sulla pace della Comunità di Sant’Egidio rappresenta, in questo senso, un continuum di grande significato. È un cantiere della speranza che apre i battenti seduta stante davanti al Papa e indica una direzione di marcia largamente congeniale con il ruolo di Napoli, ponte di dialogo nel Mediterraneo, crocevia di cultura e di intesa tra i popoli, luogo di pace. Rimettere in circolo, tra gli affanni quotidiani, i temi alti della sua storia significa aiutare Napoli a ritrovare se stessa e a tenere largo lo sguardo sulla più vicina e non meno drammatica realtà del Mezzogiorno d’Italia, un tema che la Chiesa di Papa Benedetto mostra di avere particolarmente a cuore. È un fatto che il fronte della speranza, in questa intensa vigilia della visita, si è andato ampliando quasi di giorno in giorno. Si avverte, ed era impensabile che non avvenisse, l’eco del grande pellegrinaggio che portò in Campania, per cinque giorni, nel novembre del 1990, Giovanni Paolo II. Dai due Papi un solo messaggio: nel cuore della Chiesa, Napoli è una speranza che non conosce tramonto.

© Copyright Il Mattino, 20 ottobre 2007


Conto alla rovescia per l’evento di domani con Benedetto XVI. Potenziata la videosorveglianza

«La città è pronta a risorgere»

Messaggio del cardinale Sepe per la visita del Papa. Orchidee sul percorso del corteo

«Napoli è pronta a ricevere il Papa e finalmente a risorgere»: a poche ore dall’arrivo di Benedetto XVI il cardinale Crescenzio Sepe invia un messaggio alla città che spiega il senso della visita di domani. Nelle parrocchie di tutta la regione ci si prepara all’evento-clou della messa in Piazza del Plebiscito, mentre arrivano i congressisti invitati al grande Forum internazionale per la pace. Da oggi pomeriggio è in città Bartolomeo I, primate della chiesa ortodossa che darà simbolicamente il via al meeting e sarà a sua volta in piazza del Plebiscito per la celebrazione eucaristica. Quattromila sono le ostie pronte per essere distribuite, il canto che concluderà la Messa sarà «O bella mia speranza» di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Il corteo papale sarà accompagnato da un articolato sistema di videosorveglianza e attraverserà una città abbellita da 17mila orchidee. Ultimi ritocchi al piano traffico.

© Copyright Il Mattino, 20 ottobre 2007


LA VISITA DEL PONTEFICE

Ultimi ritocchi sul percorso dalla piazza al Seminario Scatta il piano traffico: divieti fino a mercoledì prossimo

SALVO SAPIO

Occhi elettronici per accompagnare il corteo papale attraverso la città, un vestito di 17mila fiori per vestire le strade gremite di fedeli e di speranza. Napoli non dormirà per rendersi più bella e per garantire il massimo della sicurezza all’evento, lavori anche di notte per mettere a punto le telecamere che terranno sotto controllo le strade attraversate dal Pontefice. Cantieri aperti sotto le stelle per sistemare fin nei minimi dettagli le strade; operai al lavoro a ciclo continuo per allestire il palco di piazza del Plebiscito e curare gli spazi riservati a chi assisterà alla messa. Ieri la giunta comunale si è riunita per varare la delibera che stanzia oltre centoquarantamila euro per il sistema di videosorveglianza; per la precisione saranno impegnati 142mila euro per 38 telecamere dotate di un braccio mobile (i cosiddetti impianti brandeggiabili) e le 16 telecamere fisse posizionate in via Toledo, piazza del Plebiscito e piazza Trieste e Trento. Sarà attiva una centrale operativa nella sala Bobbio di palazzo San Giacomo. I percorsi protetti saranno, in totale, quattro chilometri; quattordici chilometri di transenne saranno utilizzate per circoscrivere le aree controllate con l’impegno di duemila poliziotti. Senza contare l’attività di circa milleduecento agenti di polizia municipale, impiegati anche per controllare l’area che da oggi fino al 23 sarà interdetta a circolazione e sosta. Il comandante Schettini e l’assessore Mola hanno seguito passo dopo passo l’attuazione delle ordinanze che, oltre all’eccezionalità di domenica, limiteranno il traffico per tutta la durata del meeting. «Lo sforzo è massimo - spiega l’assessore Mola - abbiamo lavorato intensamente e siamo convinti che l’impegno darà i suoi frutti in termini di funzionalità e immagine della città». Una città che si è rifatta il trucco. E sarà bellissimo osservare lo spettacolo di 17mila fiori che segneranno le strade di Napoli. Orchidee, gerbere e crisantemi certificati secondo lo standard garantito «Fiori della Campania», provengono tutti da vivai locali, per iniziativa dell’assessorato regionale all’Agricoltura. Ieri, intanto, in piazza Trieste e Trento scena di altri tempi con scalpellini al lavoro per sistemare i sanpietrini. Un intervento che andrà avanti anche oggi per garantire una pavimentazione perfetta in una delle strade che sarà attraversata dal corteo papale. «Ci sono circa seicento volontari della protezione civile impegnati - afferma l’assessore Nugnes - e stiamo mettendo a nuovo tutte le arterie cittadine che saranno attraversate dal percorso del Pontefice e quelle che saranno al centro del meeting di preghiera. Un’attenzione capillare che si concretizza nella verifica, metro dopo metro, delle aree interessate». Giorgio Nugnes sarà a capo del pool di pronto intervento allestito nel Comune con tecnici dell’Arin, della Napoletanagas e delle reti di servizi allertati 24 ore su 24. Da stanotte, poi, i cassonetti presenti nella zona interessata dal percorso del Papa saranno sigillati e quindi non utilizzabili fino a domani sera. Il cuore dell’evento di domenica sarà piazza del Plebiscito. Qui si sono concentrati gli sforzi dei volontari della protezione civile. Sistemate ottomila sedie, allestiti i percorsi transennati, predisposti anche ventimila impermeabili che dovranno coprire l’eventuale emergenza pioggia. Le previsioni non sono incoraggianti tanto che il sindaco ha spiegato: «La grande paura è la pioggia, sono certa che per il resto funzionerà tutto bene». Una città di fiori ed efficienza. Napoli vuole mostrarsi così, con cuore e mente interamente proiettati alla messa che Benedetto XVI celebrerà in piazza del Plebiscito. Evento centrale, tanto che nelle altre chiese della città non saranno celebrate messe in contemporanea. Per chi non troverà spazio in piazza le dirette sugli otto maxischermi e in televisione. Stasera, infine, la cena di gala per le delegazioni straniere. Un assaggio di Napoli offerto dal Comune nella sala d’onore di Castel dell’Ovo.

© Copyright Il Mattino, 20 ottobre 2007


«La città vuole risorgere, il Papa ci aiuterà»

SALVO SAPIO ROSANNA BORZILLO «Il Papa viene tra noi, nella nostra amata città, per rilanciare il percorso della speranza che è virtù dei giusti, di tutti gli uomini di buona volontà, dei credenti diversi per fede e anche di chi la fede la cerca o ancora non la trova». Così il cardinale Crescenzio Sepe alla vigilia della visita di Benedetto XVI alla città. «Napoli è pronta a ricevere il Papa; Napoli è pronta finalmente a risorgere», dice l’arcivescovo. Con i suoi giovani che dalle 16.30, saranno a Ponticelli, nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo per prepararsi con una veglia. Qui le testimonianze di chi ha trovato la fede. Come tre giovani ragazze del napoletano, ex prostitute che hanno incontrato Gesù sul loro cammino, come la Samaritana, e che dicono, con la loro presenza, che la vita può cambiare, che si può spezzare la schiavitù della prostituzione. Accanto a loro, i ragazzi che, quest’estate, sono stati ad Africo, nella Locride, per coinvolgere i loro coetanei sui percorsi della giustizia e della legalità. Poi, un giovane, non cristiano, pronto a testimoniare come vive la propria fede nella nostra terra. Saranno i giovani, cuore della Diocesi e dell’arcivescovo, dopo la veglia, ad accogliere il Papa alla stazione marittima, a salutarlo in piazza Dante, ad accompagnarlo lungo tutto il tragitto nel capoluogo partenopeo. Saranno ancora i giovani, in piazza Plebiscito, con le famiglie ed i laici ad animare la celebrazione liturgica, «che vedrà uomini e donne, rappresentanti di diverse religioni e culture, dialogare e pregare insieme perché finalmente ci sia la pace», come scrive l’arcivescovo. Da oggi pomeriggio è in città «sua beatitudine» Bartolomeo I, il primate della chiesa ortodossa che in San Pietro e Paolo alle 17.30, darà simbolicamente il via al XXI meeting interreligioso. Lo stesso patriarca sarà insignito, martedì, di una laurea honoris causa dell’Orientale. Domani mattina invece Bartolomeo I sarà in piazza del Plebiscito per la celebrazione eucaristica, che ricade nella Giornata missionaria mondiale e che avrà respiro universale. Undici rappresentanti di etnie diverse parteciperanno alla processione offertoriale, 77 tra vescovi e cardinali, 700 concelebranti, 200 diaconi permanenti, 4000 ostie disponibili per essere distribuite in una piazza che attende soltanto l’arrivo del Santo Padre. La Schola Cantorum della Diocesi di 400 componenti e l’orchestra di 15 elementi, con arpa, tamburi e trombe è pronta per i canti assembleari per coinvolgere i fedeli. Ma il canto che concluderà la messa in piazza del Plebiscito finale sarà «O bella mia speranza» di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, perché Napoli non dimentica le sue tradizioni. Il Santo Padre lascerà in dono i paramenti sacri, tra cui la casula verde, con cui presiede la celebrazione eucaristica in piazza: un dono per il Museo diocesano che sarà inaugurato il 23 ottobre prossimo. Attesa e speranza che non lascia insensibile il mondo politico. «La visita del Sommo Pontefice - dice Mario Sena, capogruppo della Margherita in consiglio regionale - è motivo di orgoglio per tutti e di gratitudine per l’alto gesto di attenzione, di premura e di benevolenza nei confronti di un popolo che lega la sua storia ad antiche e profonde radici cristiane». E domani mattina, prima della messa, i napoletani in piazza del Plebiscito, riascolteranno il messaggio lanciato da Giovanni Paolo II nel 1990: «Napoli ha bisogno di sperare». Aspettando da Benedetto XVI un messaggio di incoraggiamento per continuare a sperare.

© Copyright Il Mattino, 20 ottobre 2007

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