9 novembre 2007
Coloro che giudicarono la lectio di Ratisbona la pietra tombale del dialogo Chiesa-Islam vedono ora smentite le loro profezie di sventura :-)
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Ratisbona, l’appello dei 138 ulema, l’incontro tra il Papa e re Abdullah
Il primo incontro tra un Pontefice e il Custode dei luoghi santi islamici, il re Abdullah dell’Arabia Saudita, rappresenta la continuazione ideale di quel dialogo basato sulla fermezza e sulla comprensione che Benedetto XVI aveva lanciato dalla cattedra di
Ratisbona.
Tutti coloro che avevano frettolosamente giudicato quella presa di posizione ferma e argomentata del professor Ratzinger come una pietra tombale per le relazioni tra la chiesa e l’islam vedono ora smentite radicalmente le loro erronee profezie.
Il comunicato finale dell’incontro, dove si parla di un ruolo comune di “cristiani, islamici ed ebrei” nella promozione della pace e della giustizia, ha un evidente valore politico, oltre che morale.
Il Papa romano ha ottenuto dal leader di una delle correnti più rigide dell’islam, quella wahabita, il riconoscimento del ruolo positivo degli ebrei, senza peraltro rinunciare a rivendicare la libertà religiosa per i due milioni di cristiani residenti in Arabia, ai quali è vietato l’esercizio del loro culto.
E’ partendo da una piena comprensione dei valori cristiani dell’occidente, così lucidamente identificati dal Papa a Ratisbona, che si può affrontare un confronto, difficile e necessario, con il mondo islamico. Anche il documento dei 138 esponenti dell’islam pubblicato dal Foglio è un segno che nasce sullo stesso terreno.
Nessuna confusione irenistica, nessun occultamento delle differenze di approccio alle questioni fondamentali, che non servono a nulla, ma la ricerca della comprensione dell’altro e la costruzione faticosa e aspra delle condizioni della coesistenza in un mondo reso più interconnesso dalla globalizzazione.
A questo le religioni possono dare un contributo importante, a patto che non disperdano la loro identità, senza la quale il loro messaggio diventa afono e indistinguibile, e non tollerino che essa venga strumentalizzata dal terrorismo e dalla violenza. L’incontro tra Benedetto e Abdullah, che ha un valore storico per la sua eccezionalità, è una tappa di questo non facile cammino.
© Copyright Il Foglio, 8 novembre 2007
Copio ed incollo:
"Tutti coloro che avevano frettolosamente giudicato quella presa di posizione ferma e argomentata del professor Ratzinger come una pietra tombale per le relazioni tra la chiesa e l’islam vedono ora smentite radicalmente le loro erronee profezie"
Questa e' musica per le mie orecchie! Purtroppo certi commentatori non collegano mai alla lectio di Ratisbona (salvo "Il Foglio" e Marco Tosatti) i progressi fatti in quest'ultimo anno nel dialogo con l'Islam.
Per alcuni il discorso del Papa del 12 settembre 2006 e' ancora un "incidente", uno "scivolone", per altri sembra non sia mai stato pronunciato: infatti non se ne trova traccia negli articoli e negli editoriali.
Perche' non ammettere di essersi sbagliati sulla lectio? Perche' non prendere atto di essere stati profeti, smentiti, di sventura? :-)
Dobbiamo forse pensare che questa espressione sia riservata solo a coloro che si sono permessi e/o si permettono di criticare questa o quella interpretazione dei testi del Concilio?
Raffaella
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