17 aprile 2008
Il Papa: la democrazia fiorisce se ispirata da valori etici (De Carli). Folla per vedere il Pontefice
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Bush canta «Happy birthday» e fa commuovere Benedetto XVI
Il Papa: la democrazia fiorisce se ispirata da valori etici
Giuseppe De Carli
WASHINGTON
Joseph Ratzinger, da cardinale, non avrebbe mai immaginato di festeggiare in suoi 81 anni in questo modo. Poteva pensare di tutto, non certo di avere gli occhi puntati della più potente nazione del mondo e del suo presidente.
Alla Casa Bianca la solennità del cerimoniale lascia spazio alla festa e persino ad un po' di emozione. Ventuno colpi di cannone, gli inni, la banda, i cappellini delle signore, il vento che gioca con le vesti paonazze di prelati e monsignori, la first lady e il Segretario di Stato, Condoleezza Rice.
Si commuove Papa Benedetto all'«happy birthday to you» che insieme gli cantano la folla e Gorge W. Bush.
L'inizio del viaggio apostolico non poteva essere più promettente e familiare, anzi, «americano».
«Abbiamo bisogno del suo messaggio di speranza. In un mondo in cui è sempre più difficile distinguere il bene dal male, abbiamo bisogno di lei per respingere la dittatura del relativismo, per affermare la sacralità della vita», dichiara convinto il presidente che dipinge un Paese culla di libertà e democrazia, luogo di opportunità per milioni di persone in cerca di una vita più degna e di lavoro.
«La libertà - risponde il Papa - è sempre un appello alla responsabilità personale. In un mondo senza verità, la libertà perde il suo fondamento e una democrazia senza valori può perdere la sua stessa anima». La grandezza dell'America sta nell'aver costruito una società laica non impermeabile ai valori religiosi. Essi, anzi, sono stati una ispirazione costante e una forza orientatrice, come ad esempio nella lotta contro la schiavitù e nel movimento dei diritti civili.
Ecco perché l'America - come aveva detto ai giornalisti sull'aereo che lo portava a Washington - è un modello anche per l'Europa. È il «concetto positivo di laicità», di uno Stato laico che offre a tutti lo spazio di manifestare i propri convincimenti religiosi. «Religione e moralità - osserva il Papa - costituiscono sostegni indispensabili per la prosperità politica».
Anche nel santuario nazionale dell'Immacolata Concezione nella capitale federale il clima è caloroso, a tratti incandescente.
Diciassette cardinali, di cui tredici possibili conclavisti, quasi quattrocento vescovi compresi gli emeriti, settanta milioni di cattolici, e una Chiesa che è prima in tutto: nel numero delle Caritas, negli aiuti ai poveri, nelle scuole pubbliche ed università, nei centri di accoglienza degli immigrati.
Una Chiesa delle opere, generosa e vitale ma minata, come del resto in Occidente, dal cancro del secolarismo e del materialismo. È la fotografia quasi perfetta, la Chiesa americana, della Chiesa dell'emisfero nod del pianeta. Tanto fare e poca testimonianza, un'agenzia formidabile di aiuti ma senza spirito evangelico, una "onlus cattolica" ma senza trascendenza.
E poi la tentazione di ritirarsi nel privato, di abbandonare il campo a causa di forze sempre più esangui, di uomini e donne in crisi di identità, di una progressiva perdita di ruolo all'interno della società.
«Nel cristianesimo - dice lapidario Benedetto XVI - non vi può esser posto per una religione puramente privata. Nella misura in cui la religione diventa un affare privato, essa perde la sua anima». Bisogna, secondo il pontefice, ritornare ad una parola dimenticata che è quella di "salvezza" e recuperare il senso escatologico della vita, che si è eclissato in tante nazioni cristiane. Le rose e le spine. Ecco il rapido declino della famiglia; il divorzio e l'infedeltà; il boom delle libere convivenze; l'allarmante decremento dei matrimoni cattolici nei quali «il reciproco donarsi degli sposi al modo di Cristo, mediante il sigillo di una pubblica promessa di vivere le esigenze di un impegno indissolubile per l'intera esistenza, è semplicemente assente».
Un ragionamento a trecentosennta gradi, quello del Papa, sulle radici minate del «Vangelo della vita», sul tradimento e sull'incoerenza di tanti cristiani, sul volto sfigurato di Gesù Cristo.
Ritorna ancora una volta il termine "vergogna", vergogna per gli abusi sessuali contro i minori che hanno coinvolto molti, troppi preti e costretto grandi e potenti diocesi a chiedere scusa, messe in ginocchio dalla perdita di credibilità e dai risarcimenti miliardari. «È più importante avere preti buoni che tanti preti». Papa Ratzinger popone la sua ricetta che ha tre scansioni: quella giuridica e disciplinare; quella pastorale e quella della prevenzione ed educazione.
Ogni abuso va considerato nel suo contesto e quello dell'America di oggi, fa capire il Papa, è un contesto spesso dominato dalla violenza e dalla pornografia, dall'informazione e dall'industria dell'intrattenimento.
«Che cosa significa - si chiede il Papa - parlare della protezione dei bimbi quando la pornografia e la violenza possono essere guardate in tante case attraverso mass media così ampiamente disponibili?». Ai vescovi la cura spirituale di sempre. Contro i mali c'è una medicina infallibile che è la preghiera, l'adorazione, il rosario, la lettura del breviario. «Questo tempo di prova - conclude - porterà una purificazione dell'intera comunità cattolica, che condurrà a un sacerdozio più santo, a un episcopato più santo e a una Chiesa più santa».
© Copyright Il Tempo, 17 aprile 2008 consultabile online anche qui.
Pellegrinaggio Da tutti gli States per vedere il capo della Chiesa cattolica
Folla di immigrati per il Pontefice
NEW YORK Immigrazione alla ribalta nei colloqui tra Papa Benedetto XVI e il presidente George W. Bush alla Casa Bianca: anche il problema dei clandestini negli Stati Uniti è stato affrontato nell'incontro tra il Papa e il presidente degli Stati Uniti nello studio Ovale.
Nel colloquio è stata sottolineata «la necessità di una politica coordinata per gli immigrati, specialmente per quanto riguarda il trattamento umano e il benessere delle loro famiglie», recita il comunicato congiunto.
È stata la risposta agli appelli contro la deportazione dei clandestini, contro lo smembramento di intere famiglie in nome della linea dura contro l'immigrazione illegale: appelli portati nel cuore da una folla di cattolici nati all'estero che si è data appuntamento tra Washington e New York per applaudire il papa in visita ufficiale negli Usa.
Qanh Mary NguyenTa, emigrata dal Vietnam nel 1975, è tra quanti hanno fatto un pellegrinaggio per vedere da vicino il capo della Chiesa che ha promesso di portare la loro causa alla Casa Bianca: «Allo stadio degli Yankees vedrò irlandesi, vedrò messicani -racconta la donna- vedrò 60 mila persone che parlano lingue diverse, che hanno un colore diverso della pelle. Ma è la Chiesa Cattolica che ci tiene insieme. È il Papa che ci unisce».
L'emigrazione è un tema che sta a cuore ai cattolici americani anche perchè 23 su cento di loro non sono nati negli Usa: di questi l'82 per cento viene dall'America Latina o dai Caraibi.
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