17 aprile 2008
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Ricchezza e scienza. Il richiamo del Papa: «Potere illusorio»
Il discorso a Washington a 400 cardinali e vescovi «Preti e pedofilia, questione gestita in pessimo modo»
Alberto Bobbio
Washington
Nel poderoso santuario nazionale dell'Immacolata Concenzione, davanti a 400 vescovi e cardinali di una delle Conferenze episcopali più grandi del mondo, Benedetto XVI loda l'America «terra di grande fede».
Ma aggiunge che c'è «ancora molto da fare» sul piano dei valori morali, da parte della Chiesa cattolica: «Divorzio e infedeltà sono in aumento», i matrimoni cattolici diminuiscono, il «sì alla vita incondizionato e senza riserve» si sente risuonare sempre di meno. Poi parla dello scandalo degli abusi sessuali da parte di sacerdoti, come aveva anticipato arrivando qui.
Utilizza per due volte la parola «vergogna», ammette, riprendendo le parole del cardinale Francis George, arcivescovo di Chicago e presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, che la questone è stata «talvolta gestita in pessimo modo», ammonisce i vescovi a proclamare «in modo forte e chiaro» la «centralità della famiglia», la «condanna della pornografia e della violenza», e li sprona a rafforzare i «rapporti con i sacerdoti», per superare la «tensione tra vescovi e preti», nata in seguito allo scandalo.
E infine invita a i vescovi a pregare di più e a non farsi soverchiare dalle incombenze di governo: «Il tempo trascorso nella preghiera non è mai gettato via, per quanto siano importanti i doveri che ci pressano da ogni dove».
La giornata del compleanno del Papa finisce in questo santuario, quando in Italia è passata la mezzanotte. Sosta davanti alla cappella del Santissimo Sacramento e scende nella cripta dedicata alla Madonna delle catacombe.
Benedetto XVI recita i Vespri e poi parla.
Il suo discorso scuote i vescovi e gli americani, che lo seguono in diretta a sera sugli schermi delle televisioni. Ricorda la frase incisa sulla Statuta della libertà, dedicata a chi s'accalcava alla porta del mare per «respirare nella libertà». Dice che quelle persone «l'America ha fatto proprie», ma oggi non deve dimenticare altri immigrati. Ma soprattutto fa osservare una sorta di apostasia, un pericolo a cui si espongono il Paese e i cattolici, che rappresentano un quarto degli americani, ma che non sono esenti dal vento del materialismo e dalla secolarizzazione. Inchioda nella cripta del santuario i cattolici di fronte alla responsabilità della coerenza e chiede se è «coerente» andare a Messa alla domenica e poi durante la settimana «promuovere pratiche d'affari o precedure mediche contrarie alla fede», se è «coerente» poi «ignorare i poveri» o «sfruttare gli emarginati» o «promuovere comportamenti sessuali contrari all'insegnamento cattolico» o contraddire il «diritto alla vita dalla nascita alla morte».
Critica la ricchezza che si diffonde sulla base di una «sottile influenza del capitalismo», che utilizza in modo distorto anche pagine del Vangelo, insistendo sul «centuplo quaggiù» a spese della «vita eterna». Sono parole che colpiscono al cuore la concenzione calvinista, l'intreccio tra spiritualità e scelta del capitalismo, l'etica protestante dell'accumulo come opera che piace a Dio, che la Chiesa cattolica ha sempre contrastato, ma che ha affascinato, nonostante tutto, più d'un cattolico nella terra del capitalismo.
Il Papa è molto chiaro: «È facile essere ammaliati dalle possibilità quasi illimitate che la scienza e la tecnica ci offrono». Ma si tratta di «un'illusione». Infatti «in una società che dà molto valore alla libertà personale e all'autonomia» come quella americana «è facile perdere di vista la nostra dipendenza dagli altri, come pure la responsabilità che noi abbiamo nei loro confronti». E così, denuncia il Papa, «questa accentuazione dell'individualismo ha influenzato perfino la Chiesa».
Ecco le sfide etiche e morali, ecco il ruolo maggiore che la Chiesa deve avere nel dibattito pubblico. Ma quale Chiesa? Benedetto XVI è preoccupato perché «non si deve dare per scontato che tutti i cittadini cattolici pensino secondo l'insegnamento della Chiesa circa le questioni etiche fondamentali di oggi». Fa l'esempio di molti giovani cattolici che equiparano il matrimonio cristiano a semplice «legame civile», ad «accordo informale senza stabilità». Queste scelte hanno provocato un «decremento allarmante» dei matrimoni cattolici e «l'aumento delle coabitazioni».
È il degrado della vita morale che il Papa, ieri sera a Washington, ha denunciato con parole severe. E al suo interno «tra i segni contrari al Vangelo» in America, ma anche altrove, ce «n'è uno che causa profonda vergogna: l'abuso sessuale dei minori». Arriva, alla fine del ragionamento, alla questione capitale che sembra accompagnare tutto il viaggio del Papa in Usa. Ieri mattina su un lato della Casa Bianca, mentre il presidente Bush dava il benvenuto al Papa, una delle numerose associazione delle vittime degli abusi, innalzava i soliti cartelli di protesta contro una parte della Chiesa che ha tradito.
E il Papa davanti ai vescovi ha usato proprio questa parola: «Molti di voi mi hanno parlato dell'enorme dolore che le vostre comunità hanno sofferto quando uomini di Chiesa hanno tradito i loro obblighi e compiti sacerdotali con un simile comportamento gravemente immorale». Sicuramente la situazione oggi è migliorata, sicuramente grandi passi sono stati compiuti sulla strada della «purificazione», come aveva invitato a fare Giovanni Paolo II al summit tra Santa Sede e vescovi Usa nel 2002 quando lo scandalo toccò il suo apice. Ma non basta, perché si tratta di una questione che tocca non solo la Chiesa, ma anche la società. Per questo motivo il «peccato di abuso», ha ammonito il Pontefice, esige «una risposta determinata e collettiva» dalla Chiesa proprio perché essa ne ha sperimentato l'orrore e il dramma al suo interno.
© Copyright L'Eco di Bergamo, 17 aprile 2008
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