17 aprile 2008
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Ratzinger «l’americano» in piena sintonia con Bush
di Andrea Tornielli
nostro inviato a Washington
Il Time l’ha definito un «Papa americano», ed è vero che tra Benedetto XVI e gli Stati Uniti c’è feeling evidente. Alcuni anni fa ci fu chi parlò di una «santa alleanza» tra Giovanni Paolo II e l’amministrazione Reagan, finalizzata alla lotta al comunismo. Oggi qualcosa del genere si ripete tra il suo successore, che festeggia il suo 81° compleanno alla Casa Bianca, e il presidente George Bush, che lo accoglie dicendo che c’è bisogno del suo messaggio per salvare il mondo dal fanatismo e dal terrorismo.
A suggellare l’intesa anche un gesto simbolico di grande valore: il Papa e Bush uniti in preghiera per il bene della famiglia.
Ci sono quasi diecimila invitati sul prato davanti al «south lawn». Ci sono i vescovi degli Stati Uniti, i reduci, il reparto della Guardia presidenziale in costume rosso e parrucca bianca. Ci sono le ragazze scout, che non reggono a mezz’ora sotto il sole e crollano, una dopo l’altra, come birilli, prontamente soccorse da un aitante guardiamarina. Ci sono Dick Cheney, la segretaria di Stato Condoleezza Rice. La regia è perfetta, all’arrivo di Benedetto XVI vengono suonati gli inni, poi una cantante intona il Padre Nostro accompagnata da una cetra. Dalla folla parte un primo «Happy Birthday» per il compleanno del Pontefice.
Poi prende la parola Bush, con un discorso breve, zeppo di citazioni ratzingeriane. «Abbiamo bisogno del suo messaggio che la vita è sacra, in un un mondo in cui qualcuno evoca il nome di Dio per giustificare atti di terrore, assassinio e odio, abbiamo bisogno del suo messaggio che Dio è amore – afferma il presidente – e abbracciare questo amore è il modo più sicuro per salvare l’uomo dal cadere preda dell’insegnamento del fanatismo e del terrorismo». «In un mondo dove alcuni non credono più che si possa distinguere tra ciò che è semplicemente giusto e sbagliato – aggiunge Bush – abbiamo bisogno del suo messaggio per rigettare questa dittatura del relativismo, e abbracciare una cultura della giustizia e della verità». Il presidente ringrazia il Papa per essere venuto a festeggiare il compleanno alla Casa Bianca e gli garantisce che «milioni di americani» pregano per lui, nel Paese dove «fede e ragione possono convivere in armonia».
Sorridente, disteso, commosso per il calore dell’accoglienza, il Papa afferma di venire «come amico e annunciatore del Vangelo, come uno che rispetta grandemente questa vasta società pluralistica». Ricorda che sin dall’inizio gli Usa sono stati guidati «dal convincimento che i principi che governano la vita politica sono intimamente collegati con un ordine morale, basato sulla signoria di Dio creatore» e che le religioni sono state «un’ispirazione costante e una forza orientatrice», in un Paese dove tutti i credenti «hanno qui trovato la libertà di adorare Dio secondo i dettami della loro coscienza». Ratzinger si augura che gli americani «possano trovare nelle loro credenze religiose» l’ispirazione per affrontare «le sempre più complesse questioni politiche ed etiche» del tempo presente. Ricorda che la libertà non è «solo un dono, ma anche un appello alla responsabilità personale» e che la democrazia può fiorire solo quando i leader politici «sono guidati dalla verità». Infine, cita il ruolo degli Usa sulla scena internazionale, nel promuovere gli aiuti umanitari, fiducioso che l’America «continuerà a sostenere gli sforzi pazienti della diplomazia internazionale volti a risolvere i conflitti».
È noto che sull’Irak le posizioni della Santa Sede e dell’amministrazione Usa divergono.
Ma - come si evince dal comunicato reso noto al termine del colloquio nello studio Ovale - le sottolineature sono su ciò che unisce: «il rispetto della dignità umana, la difesa e la promozione della vita e della famiglia, la libertà religiosa, lo sviluppo e la lotta alla povertà, soprattutto in Africa, il rigetto del terrorismo e della strumentalizzazione della religione per giustificare atti immorali e violenti contro gli innocenti». Una lotta, si legge ancora, «da affrontare con appropriati mezzi che rispettino la persona umana e i suoi diritti». L’Irak è citato, nel più ampio contesto del Medio Oriente, ma per sottolineare i timori per le difficoltà crescenti delle comunità cristiane. Sul conflitto israelo-palestinese, Ratzinger e Bush hanno parlato della necessità di far coesistere due Stati in pace e sicurezza.
© Copyright Il Giornale, 17 aprile 2008 consultabile online anche qui.
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1 commento:
Con l'abituale fermezza, mai disgiunta da mitezza, il Papa ha ricordato a Bush che non si può proclamare guerra in nome di Dio e combattere il terrorismo violando i diritti umani. Cose che lui ha fatto. Viva il Papa.
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