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VIAGGIO APOSTOLICO DEL PAPA NEGLI USA (15-21 APRILE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG (rassegna stampa, notizie, avvenimenti)
Domenica 20 aprile il Papa a Manhattan sul luogo dell'attentato dell'11 settembre 2001
Ground Zero, una voragine nella storia
di Giuseppe M. Petrone
Una voragine nella storia recente dell'umanità è stata aperta l'11 settembre 2001 a Ground Zero, dove Benedetto XVI si reca domenica 2o. E in effetti la portata dei tragici avvenimenti di quel martedì mattina - quando un gruppo di terroristi fece precipitare aerei di linea sul World Trade Center a Manhattan, oltre che sul Pentagono - è tale da rimanere impressa nella coscienza collettiva dell'umanità. Un giorno buio all'indomani del quale risuonarono comunque le parole di speranza di Giovanni Paolo II: "Il male e la morte non hanno l'ultima parola".
La ferita aperta nel cuore di New York fu percepita negli Stati Uniti come un attacco brutale agli ideali e ai principi della libertà e della pace, alla loro stessa sicurezza e modo di vivere. Tremila morti, duecentoventi piani di cemento distrutti, un'area di sessantamila metri quadrati andata in fumo: in questi tre dati si riassume tutta la tragedia delle Twin Towers.
Era una splendida giornata di sole sui cieli di Manhattan e di Washington quell'11 settembre, che si oscurò tra le fiamme, il fumo e la polvere delle Torri Gemelle e del Pentagono, considerati luogo simbolo del potere economico e militare degli Stati Uniti. È difficile sintetizzare l'impatto dell'11 settembre sull'opinione pubblica che si trovò, forse per la prima volta, a vivere in diretta in casa un evento così drammatico.
Pochi potranno mai dimenticare dove fossero o cosa stessero facendo quando appresero della tragedia. La globalizzazione dell'informazione toccò, con il crollo delle Torri Gemelle, il suo picco più elevato. Miliardi di persone videro sbigottiti le immagini dell'aereo dell'American Airlines dirottato dai terroristi avvicinarsi alla Torre nord prima di schiantarcisi contro, alle 8.46, in una nuvola di fumo. Alle 9.06 un secondo aereo colpì la Torre sud del World Trade Center.
Impossibile dimenticare quei fantasmi bianchi di polvere, in lacrime, che si aggiravano disperatamente nelle strade di New York. Le grida, i pianti, le fughe, le sirene delle ambulanze e dei mezzi dei vigili del fuoco, il panico che sconvolse in quelle ore la parte meridionale di Manhattan che si era trasformata in uno scenario di guerra. Le strade fino a Greenwich Village erano ricoperte di un fitto strato di polvere, l'odore acre di nube che si alzava dalle macerie, con migliaia di carte che volavano nell'aria, misti a detriti e pezzi di vetro. La polvere aveva attraversato anche la baia, depositandosi sulle strade di Brooklyn. La gente si era messa in coda ai telefoni a moneta per avvertire i parenti, mentre i cellulari erano fuori uso. Un esercito spettrale di sopravvissuti si avviava lentamente verso la parte nord della città statunitense, mentre anche Wall Street si era arresa al disastro.
Le Twin Towers, che erano considerate un'autentica città nella città, furono inaugurate nella New York Port Authority nel 1970 e ospitavano al loro interno quattro importanti Borse statunitensi. Il New York Mercantile Exchange, il Coffee Cocoa and Sugar Exchange, il New York Cotton Exchange, la Commodity Exchange, oltre a centinaia di uffici commerciali, bancari e governativi. Visitate ogni giorno da circa settantamila persone, le Torri Gemelle erano frequentate da oltre cinquantamila impiegati e funzionari che lavoravano all'interno del complesso. Con la loro sagoma di centodieci piani, che svettava sulla "skyline" meridionale di Manhattan, le Twin Towers erano gli edifici più alti del mondo e uno dei simboli più amati degli Stati Uniti.
Come ebbe a dire il sindaco di New York, Rudolph Giuliani, l'uomo simbolo della reazione statunitense al terrorismo, subito dopo la tragedia del World Trade Center "le prime stime che mi furono date quel giorno, parlavano della possibilità che soltanto nella torre nord fossero morte dodicimila persone. Se la cifra è stata assai inferiore, per quanto tragica, il merito è in gran parte dei vigili del fuoco (trecentodiciannove) e poliziotti (cinquanta), che sono morti salvando migliaia di persone. Penso a loro un po' come all'equipaggio di una nave che affonda, rimasto al proprio posto per salvare i passeggeri".
Il primo anniversario dell'11 settembre fu un giorno di contrasti per una Nazione unita nel ricordo delle vittime e nell'inquietudine per il futuro: la commozione si mescolò al cordoglio, l'angoscia si fuse alla speranza. Al centro del giorno della memoria furono i tre luoghi dove si schiantarono gli aerei dirottati - il World Trade Center, il Pentagono e un bosco della Pennsylvania - ma ogni città e ogni villaggio d'America, ogni scuola e ogni chiesa, ricordò in qualche modo il tragico anniversario.
Gli eventi dell'11 settembre hanno trasformato gli Stati Uniti, i comportamenti degli statunitensi, e il mondo in cui viviamo. Gli Stati Uniti non possono più contare sulla protezione dei due oceani che storicamente hanno difeso il loro Paese e il loro popolo. Gli attacchi terroristici hanno reso evidente che, dopo la fine della guerra fredda, le minacce sono divenute più complesse, meno definite.
Il cratere di Ground Zero, dove, nel giro di pochi minuti, morirono migliaia di persone innocenti provenienti da oltre ottanta Paesi del mondo, evidenzia che qualcosa è cambiato per sempre. Ground Zero rappresenta un monito a respingere la follia del terrorismo, nel rispetto dei diritti della persona, e a impegnarsi affinché con uno sforzo corale si ponga ogni energia al servizio della pace.
(©L'Osservatore Romano - 20 aprile 2008)
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