5 maggio 2008

In piazza San Pietro oltre 100 mila dell'Azione Cattolica. Il Papa: «Siate testimoni coraggiosi contro edonismo e consumismo»(Bobbio)


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In piazza San Pietro oltre 100 mila dell'Azione Cattolica «Siate testimoni coraggiosi contro edonismo e consumismo»

nostro servizio

Alberto Bobbio

Città del Vaticano

Riempiono piazza San Pietro di colori e di voci di tutta Italia. Riempiono una piazza protagonista della storia della più antica associazione del laicato cattolico italiano, fin da quando dopo la guerra l'Azione Cattolica da qui spesse volte rilanciò l'impegno dei laici cattolici per il futuro della democrazia. Oggi l'Azione Cattolica compie 140 anni e ieri mattina 100 mila soci hanno festeggiato con il Papa l'anniversario di una storia che ha intrecciato quella del Paese. E Benedetto XVI lo ha ricordato, chiedendo di nuovo, come hanno fatto tutti i suoi predecessori, all'Azione Cattolica «amore per la Chiesa», «partecipazione vigile alla vita civile» e un «costante impegno formativo».
Il Papa ha indicato la frontiera dell'«emergenza educativa» tra le maggior sfide che l'Azione Cattolica deve raccogliere oggi in Italia e ha chiesto alle donne, agli uomini e ai giovani di Ac di essere «testimoni coraggiosi» e «profeti di radicalità evangelica», anche dentro una Chiesa «chiamata a prove molto esigenti di fedeltà», e che a volte è «tentata dall'adattamento». Ratzinger ha spiegato che ogni giorno la Chiesa si confronta «con la mentalità relativistica, edonista e consumista».
Per questo ha bisogno del contributo di tutti, ma soprattutto di quello dei laici, in prima fila nella società, nella cultura e anche nella politica, dove essi devono «allargare gli spazi della razionalità», per far capire agli uomini che la fede è «amica dell'intelligenza». Gli ambiti di lavoro sono quelli classici della storia dell'Ac. E Benedetto XVI li ha rimarcati, sottolineando che l'Azione Cattolica deve continuare a operare in una «cultura popolare e diffusa» e nell'ambito della «ricerca più elaborata».
È una riflessione che riprende la storia dell'associazione, al cui inizio c'è Armida Barelli, la donna che insieme a Padre Agostino Gemelli fondò l'Università cattolica del Sacro Cuore, che chiese e ottenne da Benedetto XV la Giornata dedicata all'Università cattolica e che fondò la Gioventù italiana femminile, da cui nacque l'Azione Cattolica. Ma all'inizio della storia dell'associazione c'è anche Giuseppe Toniolo, l'economista cattolico che meglio si adoperò per applicare i principi della Rerum Novarum e che pose le basi dell'impegno politico dei cattolici alla fine del secolo Ottocento, fondando la Dc nel 1894, quando tutto ciò era guardato con sospetto anche da parte di molte gerarchie ecclesiastiche.
Ieri mattina il Papa ha definito la vita di Giuseppe Toniolo e di Armida Barelli esempio «di cristianesimo vissuto», che deve stimolare tutta l'Azione Cattolica a «tradurre nella vita concreta gli insegnamenti del Vangelo». E ha osservato che «l'amata nazione italiana ha sempre potuto contare su uomini e donne formati» nell'Azione Cattolica e «disposti a servire disinteressatamente la causa del bene comune, per l'edificazione di un giusto ordine della società e dello Stato», soprattutto oggi in «un mondo assetato di pace e di verità».
Ha ricordato le tre parole-chiave che Giovanni Paolo II consegnò all'Azione cattolica a Loreto nel 2004: «Contemplazione, comunione e missione». Esse vanno coniugate, ha sottolineato, secondo quanto il Concilio stabilisce in ordine alla collaborazione tra la gerarchia e i laici, e cioè in «intima comunione» con il Papa e in «operosa collaborazione» con i vescovi. Si tratta di un «respiro ecclesiale» che connota il «carisma associativo» e che non è segno di una «identità incerta o sorpassata». Ecco dunque il nuovo mandato di Benedetto XVI: «Costantemente radicati nel cammino della Chiesa siete provocati a ricercare con coraggio sintesi sempre nuove tra l'annuncio della salvezza di Cristo all'uomo del nostro tempo e la promozione del bene integrale della persona e dell'intera famiglia umana». In pratica ha indicato la via dell'annuncio della speranza, che poco prima, durante la recita del Regina Coeli, la preghiera mariana che nel tempo di Pasqua sostituisce l'Angelus, aveva sottolineato non essere «un'illusione».
L'udienza speciale dell'Azione Cattolica ha chiuso l'Assemblea nazionale dell'associazione. Ieri mattina è stato votato il nuovo Consiglio nazionale, mentre la nomina del presidente, che sostituirà il professor Luigi Alici, verrà fatta dalla Cei nel corso della prossima assemblea generale, prevista in questo mese. Prima dell'udienza il presidente dei vescovi italiani, il cardinale Angelo Bagnasco, aveva celebrato la Messa e ribadendo nell'omelia «la stima dei vescovi» per l'Azione Cattolica.
Bagnasco ha esortato alla testimonianza nella storia, invitando l'Azione Cattolica di uscire anche dalle parrocchie per spingersi in quelli che ha definito «gli aeropaghi vecchi e nuovi», dove si affrontano «questioni inedite e decisive, come la concezione della persona, il fondamento di valori fondamentali e invalicabili, la difesa e la promozione della vita dal concepimento alla morte naturale, la libertà educativa, l'importanza della famiglia basata sul matrimonio, che è fondamento della società umana». E per lavorare i questi ambiti, ha detto Bagnasco ai 100 mila dell'Azione Cattolica, «i vescovi contano su di voi».

© Copyright Eco di Bergamo, 5 maggio 2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

Proprio in relazione all'articolo di Le Monde riguardo al fatto che Benedetto XVI non sia un Papa mediatico, la risposta più eloquente arriva proprio da Piazza S. Pietro invasa da molto più di 100 mila persone( 100 mila era solo per gli orbi !) che, ieri, sotto il sole che a Roma picchiava bello forte, sono stati ad aspettare il Papa. Purtroppo, per voi cari giornalisti d'oltralpe e non, Benedetto XVI non ha bisogno di essere un Papa " teatrale" spessismo, la persona che rimane più impressa, è proprio quella che ha un modo di fare più contenuto e riservato ma, che quando parla, oltre a mettere in moto l'anima, ovviamente per chi ci crede, mette in moto anche il cervello e questo si spera che magari lo abbiano in molti; anche se in certi casi così non sembra. Non è il saper apparire in televisione quello che conta in un Papa ma, quello che ti sa trasmettere come fede tutto ciò che inesorabilmente ti porta a fare due conti seriamente con te stesso; non prendiamoci in giro! Benedetto XVI è colui che parla diritto al cuore ed al cervello e come ebbi a dire in altre circostanze, è questa la sua pericolosità. Di questi tempi,infatti, usare il cervello ed avere una propria personalità non uniformata alla massa, non va bene perchè non si è facili prede di coloro che tentano spesso ed anche in maniera contorta, di manipolare le persone che di personalità ne hanno pochissima quando non è del tutto assente in modo preoccupante.