21 settembre 2008

«Prodigio» del Papa: va a Parigi e la Francia si scopre meno laica


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«Prodigio» del Papa: va a Parigi e la Francia si scopre meno laica

Mons. Girolamo Grillo*

Il recente viaggio apostolico del Santo Padre in Francia, per rendere omaggio alla Madonna di Lourdes nell'anniversario delle apparizioni, resterà uno dei momenti chiave di questo pontificato. Esso si inserisce in un "itinerarium mentis in Mariam" costituito dai diversi viaggi e pellegrinaggi mariani compiuti dal Pontefice: come quello in Sudamerica, o l'ultimo, a quella Madonna di Bonaria di Cagliari che ha dato il nome a Buenos Aires.

Ci si può chiedere quale momento di questo viaggio così ricco di temi sia stato più importante. Certo merita grande rilievo il dialogo tenuto con il presidente Sarkozy sul tema della laicità. La Francia è gelosa della sua separazione tra Chiesa e Stato. Sarkozy, in accordo col Papa, ha detto che la vera laicità è quella "positiva", quella che non è "contro" le manifestazioni religiose, non vuole imporre una sua visione di "religione" ridotta al minimo, non schiaccia tutte le espressioni del senso religioso per non favorirne alcuna. È la "laicità" scelta come valore, in un'ottica dove la separazione dello Stato dalla religione non è ostilità ma garanzia di non interferenza; "dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". C'è chi si è risentito: parlare di laicità positiva ne implica una "negativa", mentre la laicità sarebbe "una sola". Ma pare a ben vedere un'obiezione "poco laica", che sembra porre il concetto di "laicità" su altari rimasti opportunamente vuoti, sottraendola ad analisi critica.
In Francia la secolarizzazione è profonda, ma ha un aspetto positivo: nessuno ormai si dichiara cristiano per conformismo. I cristiani sono minoranza, ma orgogliosi, fieri di esserlo, impegnati nel sociale; ed infatti non sono mancate le folle all'appuntamento con Benedetto XVI.
La netta apertura di Sarkozy alla dignità del senso religioso assume particolare valore in un paese che quasi dimentica di essere nato come nazione tramite una stretta relazione con la Chiesa, in epoca Merovingia.
Non a caso, un altro momento importante ha visto il Papa tornare ad essere il "professor" Ratzinger.
In una lezione tenuta di fronte ad una vasta platea di intellettuali, ha svolto una profonda analisi di come le radici della Civiltà Occidentale siano nel pensiero e nella prassi cristiana, ad esempio nella cultura dei monasteri basata su preghiera, lavoro, carità e conservazione della cultura classica. Non possiamo evitare il confronto con la protesta che impedì al grande teologo e docente di filosofia (ed anche accademico di Francia) di tenere una lezione inaugurale all'Università di Roma. Un errore a cui si spera venga presto posto rimedio.
Il viaggio ha visto altri momenti importanti: l'incontro con i giovani, le affermazioni sulla Messa in latino, la nuova esecrazione della Shoah, la conferma dell'impossibilità di riconoscere le seconde nozze dei divorziati: scelta dolorosa ma coerente, che non va vista come un allontanamento di questi nostri fratelli. Sono solo le loro nuove nozze a non essere riconosciute, non certo il loro essere cristiani, seppure in difetto.
Ma forse il momento clou del viaggio è stato quello che ha visto il Papa celebrare l'Eucaristia con quegli infermi che giungono d'ogni dove nel luogo in cui la Madre di Dio venne a visitare Bernadette. Il momento in cui il Papa ha condiviso la loro sofferenza; un dolore che però non è disperazione, perché l'amore di Dio significa salvezza e speranza anche nel momento della sofferenza. Veicolo dell'amore che salva non può che essere la Vergine: infatti Maria è "Sorgente d'amore".

* Vescovo emerito di Civitavecchia-Tarquinia

© Copyright Il Tempo, 21 settembre 2008 consultabile online anche qui.

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