26 ottobre 2008

«La Bibbia giorno e notte»: un tentativo di riportare il testo sacro nella quotidianità (Osservatore Romano)


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«La Bibbia giorno e notte»: un tentativo di riportare il testo sacro nella quotidianità

Bagliori di bellezza per la Parola sotto i riflettori

di Silvia Guidi

Per un attimo, prima di riprendere i fogli in mano per un'ultima occhiata al testo davanti ai tre scalini rossi del podio, ogni lettore si è fermato a naso in su, colpito dal turchese intenso e dai bagliori dorati dell'abside della basilica di Santa Croce in Gerusalemme, illuminata a giorno dai fari dell'équipe che ha curato le riprese; al centro dell'affresco, una finestra sulla gloria di Dio che appare, inaspettata e lussureggiante di bellezza, in mezzo al suo popolo.
Allo stesso modo, il testo sacro ha fatto irruzione nella vita di 1.500 lettori, poco meno di quattro milioni di telespettatori, 122.000 persone che giornalmente hanno assistito alla lettura davanti agli schermi allestiti all'ingresso della Basilica. Per questo descrivere "La Bibbia giorno e notte" come una semplice maratona di lettura continuata è decisamente riduttivo.
Non solo 139 ore di riprese - è stata la diretta televisiva più lunga della storia della televisione pubblica in Italia - ma anche un'occasione di incontro (che è divenuta scontro nei passi più ostici) con il testo sacro, con il vicino di sedia che ha letto il brano precedente che leggerà quello seguente al proprio, con il paziente Virgilio incaricato di accompagnare verso il microfono e il grande libro aperto sotto i riflettori ogni genere di persone: studenti, madri di famiglia, calciatori, scolaresche, gruppi di catechisti, comici, ministri, sacerdoti, campioni olimpionici, ex presidenti della Repubblica, detenuti del carcere minorile in permesso speciale.
"Attenzione agli accenti, attenzione alle pause, la lettura dev'essere espressiva, non monotona, ma senza esagerare; è un testo sacro, non un monologo da recitare a teatro" bisbiglia la persona incaricata di aiutare i lettori a dimenticare i ritmi martellati "da telegiornale" degli speaker e ogni protagonismo da mezzobusto per sintonizzarsi con la maestà solenne del linguaggio biblico, ma anche con le descrizioni vivaci e i passaggi a tinte forti di tanti brani della Scrittura.
"Attenzione alla respirazione, la fine dell'inno e la ripresa della narrazione devono essere segnalati da una pausa, la voce deve far percepire a chi ascolta la differenza tra poesia e prosa" spiega l'"angelo custode" dell'organizzazione ai lettori in attesa del loro turno. La basilica non è stata solamente una scenografia suggestiva; molti hanno chiesto di confessarsi, tutti, più o meno consapevolmente, hanno pregato. La macchina organizzativa allestita dalla Rai era complessa ma ben oliata: pass per gli uditori e i lettori, liberatoria per la privacy, foto per il sito internet e un libro sull'iniziativa, accoglienza, banco libri - in uno stand la libreria Leoniana ha venduto la Bibbia in ben 47 lingue - con una zona ristoro e pronto soccorso, l'evento infatti si è svolto non solo all'interno della basilica, ma anche all'esterno, davanti ai maxischermi e in mezzo ai gazebo dove gli operatori seguivano ogni fase delle riprese, guidando lungo i percorsi transennati chi entrava per ascoltare, offrendo caramelle al miele e the caldo a chi aveva il turno di lettura nel cuore della notte e dispensando consigli su come tenere le mani sul leggio, spostare i microfoni senza fare rumore e non farsi intimidire dai riflettori.
Consigli superflui per i lettori allenati a parlare in pubblico, come i presidenti emeriti Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi, i ministri Gelmini, Sacconi e Scajola, o personaggi dello spettacolo come Roberto Benigni, Beppe Fiorello, Renzo Arbore e Massimo Ranieri, utilissimi per chi non si trova a suo agio sotto l'occhio rosso di una telecamera. L'emozione, comunque, può sempre giocare brutti scherzi; è successo a uno dei ministri che per errore ha proseguito nella lettura leggendo anche il brano successivo al suo. Attimi di panico: la catena non poteva interrompersi. Ma subito il lettore seguente è stato rassicurato dallo staff: nessun problema, il suo turno non salta, può rileggere il brano.
Tra i lettori più commossi e partecipi Caterina, una non vedente che ha letto in braille un brano dell'Antico Testamento, il calciatore della Juventus Nicola Legrottaglie - "è stato un onore, non sarò mai degno del Signore, ma se Lui chiama rispondo. È sempre un'emozione parlare di Gesù, molto più forte del calcio" - e uno dei quattro lettori detenuti di Casal del Marmo che hanno prestato la loro voce alla Scrittura: "La più bella delle mie ore d'aria".
Far parte dell'elenco dei lettori è stato come partecipare a un "pellegrinaggio stanziale" della Parola, ma anche a un esempio concreto di dialogo in atto, a cui hanno aderito lettori di 65 nazioni, 40 padri sinodali, 17 ebrei, 30 esponenti di confessioni cristiane riformate, 6 musulmani. Martedì 7 ottobre è stata la volta di Giampiero Vincenzo Ahmad, il primo musulmano a proclamare in una chiesa cattolica e davanti alle telecamere un brano della Bibbia, il giorno dopo il valdese Lucio Malan ha letto il salmo 68. Molti, ma non tutti, già presenti nella lista. "Una sera - racconta padre Simone Fioraso, abate della basilica di Santa Croce in Gerusalemme - è arrivata qui una giovane musulmana che voleva leggere e non c'era la prenotazione, non c'era niente. Ma era arrivata qui per leggere, e una delle nostre catechiste le ha detto: Se vuoi possiamo leggere insieme. Su questa Parola è nata un'amicizia tra loro che ha avuto qui i suoi primi albori".
Tante adesioni ma anche qualche defezione illustre. In un primo tempo aveva aderito all'iniziativa ma poi ha preferito declinare l'invito - andandosene "in punta di piedi, senza sbattere porte" - il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. "Abbiamo un rapporto continuo, essenziale e formativo con la Parola, fa parte della quotidianità, e la sua lettura è il cuore della liturgia: la Scrittura è l'oggetto più sacro nel luogo più sacro delle nostre sinagoghe. Per noi anche il processo educativo si svolge attraverso la conoscenza della Parola, poi ciascuno reagisce a seconda della personalità e dell'impostazione che vuol dare alla sua vita, ma la base scritturale è comune a tutti".
Nessun dubbio dunque ha il rabbino Di Segni sull'importanza di un gesto così capace di riportare nel quotidiano di tanta gente il testo sacro, ma avanza qualche appunto sulla modalità con cui si sarebbe dovuto svolgere; perché i particolari sono importanti in un evento che vuole essere un esempio di confronto e un problema di forma è quasi sempre anche un problema di contenuto.
"È una questione di metodo. Quando si fanno delle cose insieme, di così grande importanza simbolica - ha precisato Di Segni - anche i dettagli contano, e vanno pianificati insieme". Le ottocentomila parole del testo sacro lette in Basilica sono state intervallate da brani musicali suonati e cantati da mille esecutori. Due sole le letture registrate: quella nel Palazzo Apostolico in Vaticano da Benedetto XVI e quella del cardinale Carlo Maria Martini a Gallarate. Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha concluso l'evento con la lettura dall'Apocalisse e un discorso finale - seguito dalle note dello Iubilate Deo del direttore del coro della diocesi di Roma monsignor Marco Frisina - in cui ha esortato tutti "ad aprirsi alla Bibbia che ci porterà oltre noi stessi".

(©L'Osservatore Romano - 26 ottobre 2008)

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