16 agosto 2007

Il futuro dell'Europa? Il latino!


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Il futuro europeo è latino

di Sandra Fiore

Mentre in Europa il latino rischia l’estinzione, in Cina fioriscono traduzioni di testi classici e corsi sulla lingua di Cicerone, segno di grande vitalità, in Oriente, del nostro antico idioma. La corsa allo sviluppo e all’industrializzazione del Paese sembra infatti andare di pari passo con l’apprendimento di questa lingua millenaria, studiata per approfondire le discipline scientifiche e giuridiche, come ha spiegato il prof. Wang Huansheng dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali al Convegno internazionale “Futuro latino”, organizzato di recente dal Consiglio nazionale delle ricerche e dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche.
Al centro del dibattito, la stessa domanda che Renzo pose a don Abbondio nei Promessi Sposi:
«Che vuol ch’io faccia del suo latinorum?». Quattro secoli dopo, infatti, a parte il caso cinese, ci si interroga ancora sull’utilità di questa lingua nella società globalizzata e iper-tecnologica.

Tre problemi di fondo

I lavori si sono concentrati su tre tematiche: ruolo del latino nella formazione della nuova comunità europea; attualità e significato per coloro che operano nel mondo delle scienze; politiche da sviluppare al fine di favorirne lo studio e la diffusione. Se si guarda al mondo della scuola, è diventato sempre più difficile trovare insegnanti di greco e latino per i licei e sono sempre meno gli iscritti alle facoltà classiche delle Università. «Il problema è che in epoca di globalizzazione – ha ricordato monsignor Walter Brandmüller, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche – la conservazione dell’immenso patrimonio culturale dell’Europa e la sua trasmissione è impensabile senza la lingua e la cultura latina e greca, che l’hanno creata».

Perdere il latino non significa smarrire un oggetto senza valore, ma un bene che si identifica con la millenaria civiltà europea, dunque con la nostra identità. Del resto la lingua dell’antica Roma, del cristianesimo, è stata nell’antichità l’elemento unificante di popoli di origine diversa compresi nell’Impero. Dimenticare questa valenza significa andare incontro a un appiattimento culturale, già insito nel processo di globalizzazione, come ha commentato don Enrico dal Cavolo, della Pontificia Università Salesiana: «Sarebbe inoltre una dolorosa perdita dell’identità propria di ciascuno. L’itinerario storico copiosamente illustrato dall’antica letteratura cristiana latina continua a insegnare qualcosa di decisivo sul mistero della persona umana e sui suoi irripetibili drammi esistenziali, sul rapporto “non globalizzabile” dell’uomo con Dio, con gli altri, con il mondo circostante, sui diversi cammini dei popoli alla ricerca della loro identità».

Il Motu proprio di Papa Benedetto XVI per la reintroduzione della Messa in latino, poi, è una ulteriore spinta verso la pratica di tale lingua a tutti i livelli.

Una lingua tutt’altro che “morta”

Anche se non è più parlato, il latino resta «saldamente ancorato alla cultura europea, attraverso una presenza lessicale in tutti i settori della riflessione teorica, dalla filosofia, alla medicina, dalla giurisprudenza alla fisica e alla matematica», ha aggiunto il prof. Roberto de Mattei. «Numerosi segnali confermano la importanza di queste tematiche” ha proseguito il vice presidente del CNR e direttore della nostra rivista. «Lo scrittore Pedrag Matvejevic, figlio di una terra che come poche altre ha vissuto i drammatici contrasti politici e culturali della postmodernità, la Bosnia, ha parlato della necessità di creare un “arco latino” come espressione della “alleanza di civiltà” da contrapporre come modello allo “scontro di civiltà” che altri perseguono.
Pensiamo anche a dati forse più estemporanei, ma di grande incidenza sull’immaginario collettivo, quale la presenza di una versione latina di Wikipedia, “Vicipaedia”, l’uso delle formule e
dei nomi latini nei romanzi e nei film da questi ricavati, come Harry Potter, che hanno forse contribuito al raddoppio dei corsi di latino in Gran Bretagna, dove si registra anche un aumento di
iscrizioni ai licei classici e dove l’Independent ha recentemente pubblicato un articolo in latino».


Che il latino non sia una lingua “morta” lo conferma anche la sua rilevanza nello studio della giurisprudenza come della materie scientifiche. «Il sistema giuridico non può che passare attraverso il latino», ha spiegato il prof. Sandro Schipani, ordinario di Diritto Romano all’Università di Roma “Tor Vergata”.

Un latino per il futuro

Ma come far amare il latino nelle scuole? Secondo la docente Licia Landi, è opportuno rinnovare la didattica, attraverso il computer e internet. La Landi da diciotto anni sperimenta a Verona l’insegnamento del latino attraverso le nuove tecnologie che «non sono un’aggiunta, ma uno strumento di ricerca per trovare testi e interpretarli, seguendo itinerari tematici che coinvolgono i ragazzi e che ne seguono in qualche modo gli interessi».

Al termine del Convegno è stato presentato il manifesto “Futuro latino”, rivolto alle autorità politiche ed educative europee affinché si impegnino nella valorizzazione di questo patrimonio culturale. Per i firmatari è fondamentale «attingere alla fonte dalla quale scaturì il grandioso patrimonio spirituale e culturale per il quale l’Europa ancora si distingue, cioè la tradizione
antica classica e cristiana» di fronte «al progressivo declino delle conoscenze delle lingue greca e latina», che «venuta meno l’attuale generazione di ricercatori e insegnanti, si farà irreversibile, interrompendo una continuità culturale durata poco meno di tre millenni» e «la base intellettuale e morale indispensabile per abilitare le generazioni future a gestire in modo responsabile i risultati delle scienze odierne».

Il documento, come l’incontro, non è nato da un sentimento nostalgico ma dalla necessità di riconoscere nell’antico idioma romano, cristiano ed ecumenico le nostre radici culturali. Una prima positiva risposta all’appello è già giunta dalla Commissione Europea con il responsabile per l’Educazione, Ján Figel, che ha precisato come lo studio del latino sia vantaggioso per l’apprendimento delle lingue naturali (e non solo di quelle romanze): «Esso consente inoltre di aprire direttamente le porte alle ricchezze del nostro passato. È un allenamento per la mente».

© Copyright Radici Cristiane, agosto-settembre 2007

2 commenti:

euge ha detto...

Siamo veramente arrivati all'inverosimile....... mentre in Italia ed in Europa il latino nonostante il suo impiego nei termini scientifici e di legge rischia di essere considerata non solo una lingua morta ma, addirittura il " manifesto " diciamo così di una epoca oscura della storia come il medio evo, in Cina proprio in Cina vengono apprezzati i classici latini; proprio quei classici che nelle nostre scuole dagli stessi insegnanti vengono spesso ignorati, maltrattati e insegnati in maniera errata............. Ma come è possibile che proprio il latino da cui derivano non solo l'Italiano ma, anche , la maggior parte delle lingue europee viene così snobbato e messo nell'angolo?????????? Perchè ci si scervella sulle lingue straniere anche le più complesse e non ci si applica più nello studio del latino?????? colpa della scuola????? colpa degli insegnanti che non sanno come interessare gli studenti oppure è sempre la solita storia insulsa e ritrita del superato, del non moderno e quant'altro????? Perchè ogni cosa che fa parte del nostro patrimonio culturale deve essere considerato fuori moda???????????
Eugenia

euge ha detto...

Siamo veramente arrivati all'inverosimile....... mentre in Italia ed in Europa il latino nonostante il suo impiego nei termini scientifici e di legge rischia di essere considerata non solo una lingua morta ma, addirittura il " manifesto " diciamo così di una epoca oscura della storia come il medio evo, in Cina proprio in Cina vengono apprezzati i classici latini; proprio quei classici che nelle nostre scuole dagli stessi insegnanti vengono spesso ignorati, maltrattati e insegnati in maniera errata............. Ma come è possibile che proprio il latino da cui derivano non solo l'Italiano ma, anche , la maggior parte delle lingue europee viene così snobbato e messo nell'angolo?????????? Perchè ci si scervella sulle lingue straniere anche le più complesse e non ci si applica più nello studio del latino?????? colpa della scuola????? colpa degli insegnanti che non sanno come interessare gli studenti oppure è sempre la solita storia insulsa e ritrita del superato, del non moderno e quant'altro????? Perchè ogni cosa che fa parte del nostro patrimonio culturale deve essere considerato fuori moda???????????
Eugenia