31 agosto 2007

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Cari amici, domani e' il grande giorno dell'agora' (che brutta parola!) e i preparativi sono quasi ultimati. C'e' grande attesa ed entusiasmo fra i giovani c'e' da chiedersi se fosse proprio necessario organizzare un concertone ad uso ed abuso mediatico. Non so dare una risposta, pero' vi segnalo tre editoriali di Petrus
che mi sembrano molto interessanti
:

A Loreto per pregare e non per cantare. Il nostro appello: fate come il Papa, disertate il concerto dell’Agorà

Giovani, non accettate caramelle dagli sconosciuti

L'Agorà non è la Festa del 1° Maggio


I GIORNI DELL’ACCOGLIENZA

Da tutt'Italia in ascolto dei testimoni

Mille ragazzi al santuario con Ernesto Olivero, fondatore del Sermig: «Imparate a sentire il respiro dell'altro»

Dal Nostro Inviato A Isola Del Gran Sasso (Teramo) Gianni Santamaria

Caldo e fresco. Superficie e profondità. Rumore e silenzio. Si è nutrita di contrasti la seconda giornata dell'Agora dei giovani ospitati nella diocesi di Teramo-Atri. Dedicata al tema del progetto di vita, si è svolta nel santuario di San Gabriele dell'Addolorata. Oltre mille i presenti, tra ospiti e giovani locali. Torrido è il clima sulla spianata ai piedi del Gran Sasso, c'è pure un incendio su una vicina altura e un vento caldissimo che spazza via tutto, cappelli, stoviglie di carta, e pure il vitto consumato sotto le tende.
Frescura e silenzio dominano i luoghi principali: il vecchio santuario e il nuovo, dove nella cripta sotterranea sono conservate le spoglie del santo giovane che dà il nome al luogo. In molti sostano sulle panche in meditazione. Magari dopo essersi scalmanati al suono delle chitarre e dei tamburi. L'esuberanza e la meditazione scandiscono la giornata nel luogo che vede ogni anno la presenza di più di quindicimila giovani.
Per l'Agorà sono arrivati fino a questa oasi religiosa - che il vescovo di Teramo-Atri, Michele Seccia, ha definito «la casa dei giovani» - 350 ragazzi del Cammino neocatecumenale della Campania, cinquanta giovani per ciascuna dalla diocesi di Brescia e dalle pugliesi Castellaneta e San Severo. Quaranta da Milano, appartenenti alla comunità dell'Emmanuele. Infine gli stranieri, altri 164 neocatecumenali spagnoli e un gruppo di 150 polacchi. Sono quasi tutti ospiti nelle famiglie. A due a due. Fatti i conti sono più di quattrocento gli usci di Teramo e provincia che si sono spalancati, a confermare la grande risposta delle famiglie alla chiamata dei giovani. Anche la diocesi locale ne porterà a Loreto 950 con quattro pullman e un treno speciale.
Per il momento volano i canadair a ricordare le incandescenze della storia in cui i giovani vivono. Si parla di scelte, che vanno maturate e radicate nel vissuto. Ne parla Ernesto Olivero, il fondatore del Sermig, Servizio missionario giovani che anima l'Arsenale della p ace a Torino e porta iniziative di solidarietà in tutto il mondo. Quello che si usa definire un «testimone». Lui li striglia e li incoraggia, i giovani pellegrini. Da un lato bando ai sentimentalismi: «Se andate a Loreto per avere una bella sensazione, non andateci». Dall'altro l'invito a remare contro corrente rispetto alle mode imposte o alle ingiustizie considerate ormai inevitabili, come la fame nel mondo. Perciò ad essere sempre più «patrimonio dell'umanità». Per farlo - è l'invito di Olivero - occorre «sentire il respiro dell'altro», giocarsi nelle relazioni con gli uomini e con Dio. L'assemblea giovanile raccolta nel nuovo santuario a forma di barca, ascolta e fa tesoro. Sa che prendere il largo non è facile. Ma le scelte non vanno rimandate, come ha detto Olivero, «a domani, a quando maturerò; vanno fatte adesso».
Una sua piccola scelta di vita l'ha fatta Giacomo, 18 anni, di Brescia. Studierà ingegneria. Sull'Agorà ha le idee chiare. Si inserisce in un cammino, nel quale l'Agorà non rappresenterà un momento alto solo per i partecipanti. Sarà anche una sfida per chi li starà a guardare, promette. «Le scelte non si declinano con fatti eclatanti; come diceva Madre Teresa occorre agire in modo ordinario nello straordinario e straordinario nell'ordinario».
Il ragazzo con il suo gruppetto è nei corridoi del convento accanto alla stanzetta dove san Gabriele morì nel 1862 a 24 anni. Un religioso passionista ha appena ricordato una frase del santo giovane che somiglia molto a quella della suora albanese, anche lei salita all'onore degli altari: «Dio non guarda al quanto, ma al come». All'amore con cui si fanno le cose. Allo stupore da cui ci si lascia prendere.
È a questa dimensione che don Luigi ha improntato il cammino dell'Agorà con il suo gruppo. Il sacerdote, 29 anni, testa pelata e cappello stile cow boy con tesa piegata (un simbolo della Giornata mondiale della gioventù di Colonia, replicato anche per Loreto) è responsabile della pastorale giovanile di Sa n Severo, nel Foggiano. Alcuni dei suoi ragazzi sono stati già a San Gabriele un anno fa, quando il vescovo Seccia, fino ad allora loro pastore, entrò nella sua nuova diocesi in terra d'Abruzzo. «Anche nella preparazione di quest'evento ci preoccupiamo di tante cose organizzative. Tutto dobbiamo fare, però senza dimenticare di mettere Dio al centro delle nostre vite».

© Copyright Avvenire, 31 agosto 2007


Oltre Loreto, Isola del Gran Sasso, Manoppello, Fiastra...

Giovani, un istinto inatteso li porta dove davvero conta

Francesco Ognibene

Non è un modo di dire: ci sono posti dove le pietre parlano davvero, e Loreto è senza dubbio tra quelli più loquaci. Un minuscolo lembo di Terra Santa è qui, circondato oggi dall'allegria dei giovani che sono venuti a incontrare Papa Benedetto, domani e domenica, una compagnia rumorosa e serena attorno a un angolo di cielo che fa tanto famiglia, amicizia, casa. I mattoni sghembi della Casa di Maria chiudono uno spazio piccolo come un grembo che accoglie a migliaia ogni giorno i ragazzi dell'Agorà. Vengono a Loreto da ogni parte come guidati da un istinto, attratti da un luogo dove smettono di essere massa colorata e prendono ciascuno il proprio volto, forma esteriore di una storia, delle richieste portate sulle spalle con lo zaino, delle domande su di sé, il futuro, la vita. Le pietre parlano, a tutti: dalla Santa Casa i ragazzi escono solo dopo aver vuotato il sacco e messo un punto in fondo a una preghiera, intensa o elementare che sia. Sono loro stessi, e dove altro potrebbero esserlo se non a casa della Madre? È bello osservarli mentre prendono le misure di un posto così denso eppure tanto piccolo, fanno qualche passo incerto, poi si appoggiano fiduciosi alle pareti, sfiorano i mattoni, si siedono a terra, a volte vinti dall'emozione, e capiscono forse per la prima volta con tanta evidenza che la fede non è un'astrazione, una dottrina, un'idea, tant'è vero che c'è un luogo di pietre grezze che parla del divino diventato storia. Escono e respirano, sono arrivati, cosa bisogna cercare ancora? Ma nella geografia spirituale dell'Agorà 2007 non c'è solo Loreto a parlare la lingua del cuore, ed è forse questa la maggior sorpresa delle giornate che stiamo vivendo in mezzo ai giovani, tutt'uno con l'ininterrotto viavai spontaneo dentro il santuario. Ogni diocesi tra le tante che ospitano ragazzi da tutta Italia e da almeno 50 altri Paesi del mondo per questo incontro festoso di fine estate sta offrendo i suoi luoghi della fede, le sue "case" dove piantare il campo base e sentirsi giunti a un approdo. E chi entra in questi luoghi, che altri vorrebbero ridotti a musei di una religione muta, si sente tornato a casa, finalmente. Sant'Apollinare in Classe, San Gabriele dell'Addolorata (Isola del Gran Sasso), il Santo Volto di Manoppello, l'abbazia di Fiastra, l'eremo di Gamogna, il santuario di Maria Goretti a Corinaldo, il duomo di Orvieto, e poi cattedrali belle da perdersi, i monasteri, le pievi. Tra Romagna, Umbria, Marche e Abruzzo è una ragnatela di percorsi ripassati in queste giornate di vigilia. È l'Italia che parla ai giovani con la sua vera voce, quella della storia cristiana che non è solo origine o radice ma respiro, anima. A guidare i viaggiatori diretti a Montorso, dove confluiranno domani, è ancora un fiuto naturale, che infallibilmente li porta al centro di ogni questione e ricerca. Se vogliono, sanno liberarsi in fretta dalle chiacchiere che li avvolgono, e si mettono in movimento rivelando di saper scegliere e di non concedersi sconti, quando vale la pena. Invitandoli a Loreto, il Papa li ha spinti a riprendere la strada, a rimettersi in questione, ma senza fretta. Tre giorni in giro per città e santuari, sino a oggi, gli hanno fatto scoprire che nel loro Paese le pietre dicono tutt'altre cose rispetto a quelle che sono abituati a sentire. E questa voce già li sta preparando ad ascoltare Benedetto non come si fa a una lezione ma nello stile di una famiglia. Non importa allora quanti saranno domani, né la coreografia che creeranno insieme, le bandiere, i canti, la notte all'aperto. Stanno ritrovandosi a casa, è questo che conta.

© Copyright Avvenire, 31 agosto 2007

5 commenti:

euge ha detto...

Condivido pienamente gli appelli lanciati da Petrus Loreto non è San Remo, non è il Festivalbar a Loreto ci si va per pregare e per sentire parole che ti aiutino ad andare avanti in mezzo ad un mondo che non riesce più a distinguere il bene dal male!!!!!!!!!!!!! Per cercare di dare un significato concreto ad una esistenza che presenta falsi modelli di libertà, di successo tali da portare molto spesso alla cecità totale sulla vera importanza della vita ma, credo che i ragazzi sapranno ascoltare e far tesoro di ciò che Papa Benedetto dirà...............
Eugenia

francesco ha detto...

gli articoli - pessimi - di petrus sono un esempio di come c'è sempre qualcuno che deve rovinare la bellezza con considerazioni moralistiche e tirando il papa dalla propria parte...
che tristezza! meno male che il papa alla gioia e alla festa dei giovani ci crede! e non si allinea a quelli di petrus...
francesco

Anonimo ha detto...

io trovo bellissimi gli articoli di petrus!

euge ha detto...

Caro francesco come al solito la tua arroganza e sconfinata nel giudicare chi esprime dei dissenzi che a mio avviso sono più che guistificati. Qui nessuno vuole ridurre un' incontro religioso ad un "funerale" ma, neanche ad una carnevalata come ne abbiamo viste negli ultimi tempi. L'incontro di preghiera è una cosa seria e la gioia si può esprimere ti ricordo in vari modi, senza essere un'insieme insulso di effetti speciali e di musica che ti rintrona il cervello per quello ci sono già le discoteche!!!!!!!!!!!
Un bel brano di musica può esprimere una sfumatura di sentimenti e di emozioni che neanche tu immagini forse perchè non ami la vera musica ma, solo le canzonette da San Remo e da Festivalbar. Per cui prima di bollare come pessimi gli articoli di Petrus che fra l'altro sono scritti da persone che sicuramente ne sanno più di me e di te messi insieme, che, amano profondamente il Papa ed il suo magistero; mentre su di te ho qualche serissimo dubbio!!!!! ti inviterei con molta umiltà a rileggerli attentamente ed a capirli!!!!!!!!!!!!!!! A questo punto, ti voglio ricordare che un'incontro di preghiera è un'incontro di preghiera e mi dispiace che come sacerdote quale tu sei, ti ostini a non capirlo.
Buona Serata - Eugenia

Utnapishtim ha detto...

non avevo mai letto Petrus e non avevo quindi ancora avuto occasione di incontrare un simile condensato di miseria intellettuale e pochezza di spirito.
L'editorialista Volpe, che giudica la caratura "genetica" (parole sue) di Dalla e Bocelli forse, per coerenza, dorrebbe rintuzzare lo stesso Ratzinger in virtu' della sua passione dichiarata per quel discoletto di Mozart.
Ratzinger invece non si preoccupa affatto che Mozart fosse un faceto bestemmiatore, scurrile, amante delle donne, della bellezza, del vino, della danza e della festa, e sa godere pienamente della sua arte e del tocco divino della sua musica.
Gli autori di petrus per contro, paiono lividi e tignosi, avversi alla vita, aduggiano tutto ciò che toccano con le loro parole, lordano il concetto stesso di chiesa, concionano senza criterio su idee che non potranno mai comprendere perchè sono sepolcri imbiancati.
Infonde coraggio sapere che nel mondo ci sono parroci come Francesco.