10 novembre 2007
Tornielli riporta un paragrafo della nota CEI del 1993: non si concedono locali parrocchiali a chi professa una fede non cristiana
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E il venerdì la chiesa diventa moschea
di Andrea Tornielli
Ogni venerdì i locali dell’oratorio si trasformano in moschea per la preghiera di circa duecento musulmani. E in parrocchia risuonano le invocazioni ad Allah. A concedere questi spazi è don Aldo Danieli, 69 anni, parroco di Paderno di Ponzano Veneto, provincia di Treviso. Ai fedeli islamici, una volta alla settimana, don Aldo spalanca le porte mettendo a disposizione l’oratorio, con annessa cucina e palazzetto. «È inutile parlare tanto di dialogo se poi gli sbattiamo la porta in faccia. Papa Wojtyla li ha chiamati cari fratelli musulmani, come si fa allora a chiudergli la porta? Per me sono tutti figli di Dio. Gli oratori del resto rischiano di fare le ragnatele». Meglio farli usare da chi ne ha bisogno per pregare, dato che i cristiani non li utilizzano più, è il ragionamento di don Aldo.
La concessione va avanti da due anni, ma è balzata soltanto ieri all’attenzione nazionale perché citata durante un convegno a Roma. «Preferisco i musulmani che pregano che i cristiani che bestemmiano» ha detto ancora il prete veneto precisando di non aver chiesto alcun permesso al vescovo di Treviso, Andrea Bruno Mazzoccato. In ogni caso, se gli fosse stato proibito, non avrebbe obbedito: «Sono più vecchio del vescovo», ha fatto sapere. La decisione non è stata ben accolta da tutti i parrocchiani: «Qualcuno mi diceva di stare attento – racconta citando alcune email ricevute – perché dove vanno a pregare “poi diventano padroni loro”. Insomma, le contestazioni non sono mancate, ma io ho riunito il Consiglio pastorale e ho spiegato che non bisogna avere paura. Il Papa ci invita a spalancare la porte a Cristo e Cristo sono anche i musulmani».
Dalla Curia di Treviso ieri non è trapelato alcun commento. Ma, apprende il Giornale, da tempo il vescovo stava cercando di risolvere la vicenda senza polemiche o clamori. La linea della diocesi Veneta, fanno sapere i responsabili «è la stessa della Conferenza episcopale italiana». Il riferimento è una Nota della Cei pubblicata nel 1993 nella quale, al paragrafo 34, si legge: «Le comunità cristiane, per evitare inutili fraintendimenti e confusioni pericolose, non devono mettere a disposizione, per incontri religiosi di fedi non cristiane, chiese, cappelle e locali riservati al culto cattolico, come pure ambienti destinati alle attività parrocchiali».
Non soltanto, dunque, le chiese. Ma anche gli ambienti per la pastorale parrocchiale, com’è appunto l’oratorio (anche se quello di Paderno di Ponzano «fa le ragnatele»). Nello stesso documento i vescovi accennavano al problema della reciprocità: «In diversi paesi islamici è quasi impossibile aderire e praticare liberamente il cristianesimo».
La linea ufficiale della Chiesa italiana è dunque questa: accoglienza, aiuto, sostegno agli immigrati di qualsiasi religione. Ma gli spazi per la preghiera non vanno concessi nei locali parrocchiali. «Se si tratta di dare un pasto caldo, di organizzare una raccolta di aiuti, ve bene – commenta il vescovo emerito di Como Alessandro Maggiolini – ma non tocca a noi dare i locali per la preghiera».
È vero, poi, che un’antica tradizione normativa, risalente al secondo Califfo Omar, considera i locali sacralizzati dalla preghiera islamica, come acquisiti per sempre dai musulmani. Un appello, in una terra dove il Carroccio è molto forte, arriva anche dal vicepresidente della giunta regionale del Veneto, Luca Zaia, che si appella al vescovo Mazzoccato «perché chiarisca la posizione» di don Aldo.
Forse al parroco «più vecchio del vescovo», che già preannuncia di voler disobbedire all’eventuale indicazione dei superiori (oggi evidentemente s’usa così), si potrebbe chiedere se davvero le «ragnatele» nell’oratorio inutilizzato dai cristiani siano un’ineluttabile prospettiva.
© Copyright Il Giornale, 10 novembre 2007
Grazie a Tornielli che ha riportato il paragrafo della nota CEI (non citata, ovviamente, dagli altri quotidiani...chissa' perche'!).
Ha proprio ragione il vaticanista: il parroco ha intenzione di disubbidire in ogni caso. Oggi si usa cosi'...
Come mai un parroco cosi' aperto e comunicativo non riesce ad attirare i Cattolici in oratorio? Quello della mia parrocchia e' pieno...tutti i giorni!
Raffaella
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4 commenti:
Beh se l`oratorio fa muffa e le ragnatele non è che una qualche responsabilità il parrocco l`abbia ?
Ancora l`ennnesima manifestazione di quella piaga dilagante nel clero della disubbidienza e in maniera più generale dell`individualismo e del relativismo.
Io voglio fare così, io penso che è giusto così...dunque ho il diritto di farlo !
E Giovanni Paolo a "bon dos" , facile e oso dire vergognoso abusare così de suo messaggio !
E non vorrei ignorare il silenzio del vescovo .
Questa situazione dura da DUE anni, se il parroco ha potuto agire come lo ha fatto è perchè si credeva e sapeva al disopra di ogni punizione o osservazione,ciò non parla certo in favore del vescovo che avrebbe dovuto avere il coraggio e la fermezza di metter un termine immediatamente a questa situazione.
Se parlo di coraggio è perchè mi domando "di chi o di che cosa " ha avuto paura?
Del parroco suo ex-maestro? della reazione della comunità musulmana ? o di quella dei media o organizzazioni laiche benpensanti ?
Un pastore nella sua guida deve anche sapere correggere....anche se è vero che in questo clima non è sempre cosa facile, diventa sempre più necessario avere pastori coraggiosi che non fuggono davanti ai lupi!
questi sono i risultati di anni di spiriti di assisi e di buonismo da due soldi.
quando in arabia i muftì metteranno a disposizione le moschee per la preghiera dei cristiani?
il parroco ha sbagliato ma il vescovo ha sbagliato di più.
spero che non mi fraintendiate, ma credo che la preghiera avvicini i popoli. anch'io ieri sono andato a pregare in una moschea. I miei amici mussulmani erano felici, gia' pregustavano un nuovo convertito, che in germania, dove attualmente abito, sono numerosi. Ho pregato dio, spero che mi abbia sentito, per la pace tra i popoli. PIERGIORGIO
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