9 novembre 2007
Promozione del vescovo di Locri: lo speciale di Avvenire (da leggere perchè certe interviste non si trovano su altri quotidiani)
Vedi anche:
Dino Boffo (Direttore di Avvenire) risponde alle insinuazioni ed alla bassezze orchestrate intorno alla promozione del vescovo di Locri
Nessun caso Bregantini. La promozione anche nell'interesse del vescovo (Korazym)
Politi "minaccia": la Chiesa è a un bivio! O riconosce l´autonomia di coscienza dei cittadini credenti o si immagina una società che non c´è!
Politi e Macrì: il Vescovo di Locri trasferito per salvargli la vita
Trasferimento del Vescovo di Locri: gli articoli (ingenerosi) di "Europa" e "La Stampa"
ULTIMORA: IL VESCOVO DI LOCRI TRASFERITO PER MOTIVI DI SICUREZZA
La politica pensi ai problemi veri e faccia tesoro delle esperienze di altri Paesi europei
Coloro che giudicarono la lectio di Ratisbona la pietra tombale del dialogo Chiesa-Islam vedono ora smentite le loro profezie di sventura :-)
VISITA DEL RE DELL'ARABIA SAUDITA AL PAPA: RASSEGNA STAMPA
IL PAPA E L'ISLAM: LO SPECIALE DEL BLOG
Comunicato della Rubbettino Editore: “Le notti di Mecenate”. Gli scrittori si raccontano al pubblico
La Chiesa esiste non perché quanti si sono riuniti si dividano, ma perché quanti sono divisi possano unirsi
Mons. Bregantini spiega all'Osservatore Romano la sua nomina ad arcivescovo di Campobasso
In arrivo un nuovo libro del Papa (scritto quando era cardinale)
Il Papa a Mons. Ravasi: Le auguro un fecondo ministero, volto a promuovere e a incrementare il dialogo della Chiesa con le culture del nostro tempo
Sergio Centofanti (Radio Vaticana) intervista il nuovo vescovo di Campobasso, Mons. Bregantini
Il trasferimento del vescovo di Locri...parole al vento!
VATICANO: PAPA NOMINA MONS. BREGANTINI ARCIVESCOVO CAMPOBASSO
Mons. Angelo Amato all'Osservatore Romano: essere fedeli alla propria carta di identità religiosa è il migliore passaporto per dialogare con gli altri
Il testo integrale di "Rapporto sulla fede"
CHIESA IN ITALIA
Bregantini arcivescovo di Campobasso-Bojano
Il presule trentino lascia Locri-Gerace: «Nessuna trama oscura. È una promozione»
Dini: «Lo volevamo qui, il Papa ci ha esauditi»
DA CAMPOBASSO CHIARA SANTOMIERO
« Sono convinto che noi diocesani e tutti i molisani dobbiamo tanta gratitudine al Signore che ha ispirato Papa Benedetto XVI a donarci padre Giancarlo». Con queste parole e molta commozione, monsignor Armando Dini, arcivescovo di Campobasso-Bojano – che nello scorso luglio aveva rassegnato le proprie dimissioni per raggiunti limiti d’età – ha annunciato alla diocesi la nomina del suo successore, monsignor Giancarlo Bregantini. L’annuncio è stato dato ieri – in contemporanea alla Sala stampa vaticana – nella sala Celestino V del Centro pastorale diocesano di Campobasso, dove il clero e numerosi fedeli si erano riuniti in attesa della comunicazione ufficiale della notizia, dopo le molte voci che l’avevano preceduta nei giorni scorsi.
A questo proposito, lo stesso Dini ha tenuto a dichiarare che: «Sono state scritte molte inesattezze sull’arrivo tra noi di monsignor Bregantini e, addirittura, che egli sia stato allontanato dalla diocesi di Locri-Gerace perché 'scomodo' a causa del suo impegno contro la criminalità: vi posso assicurare che io ho fortemente voluto che padre Giancarlo divenisse il mio successore e ho dovuto faticare non poco per ottenerlo ».
Tutto è nato dagli esercizi spirituali per il clero di Campobasso che Bregantini ha guidato la scorsa estate: «Avendo reso noto che stavo per concludere il mio servizio episcopale nella nostra arcidiocesi – ricorda Dini nella sua lettera di saluto – molti tra voi, sacerdoti anziani e giovani e seminaristi, hanno auspicato diventasse lui il nuovo arcivescovo. Personalmente – ha continuato il presule – lo conosco e lo stimo da più di dieci anni. Il suo semplice vivere nel Signore; il suo bruciante desiderio che tutti – tutti, anche quelli che si sono lasciati andare nella malavita – incontrino il Signore e, convertiti, lo amino; il suo prodigarsi perché ogni persona abbia ciò che è necessario ad una vita umanamente dignitosa nella quale il lavoro è diritto e condizione ineludibile; la sua attenzione operosa per una società più giusta; la sua cura discreta e forte per le vocazioni di speciale consacrazione, sono aspetti della sua personalità umana, cristiana ed episcopale che con affetto e rispetto esprimo». Da ultimo: «La sofferenza dei suoi diocesani e di tanti onesti calabresi nel vederlo partire, testimonia quali tesori di grazia e di umanità ha profuso, lui trentino, in quella terra ».
«La mia forte esperienza di vescovo in terra di Calabria – ha scritto a sua volta Bregantini nel primo messaggio rivolto alla Chiesa di Campobasso-Bojano – la metto ora, umilmente, a vostro servizio chiedendo che nella preghiera e nell’amicizia solidale e affettuosa di figli e di fratelli, possiate aprire il cuore alla mia persona, confidando nella vostra amabilità e dolcezza».
Ricordando le montagne del Trentino tra le quali è nato, il nuovo arcivescovo ha auspicato di saper «custodire, anche col vostro aiuto, questo mio carattere ottimista, positivo e sereno, che la vita mi ha dato. Anzi nella maturità, a contatto con un popolo che ha anch’esso profonde radici rocciose come il molisano, credo che sgorgherà accresciuta simpatia, profondo affetto reciproco, condivisione di speranze future». Tra i molti saluti, quello «alle autorità civili, militari, accademiche, con l’augurio di una feconda ed onesta collaborazione». «A loro come a me – ha concluso Bregantini – auspico il dono più bello: la mitezza evangelica fatta di semplicità e prudenza, di ascolto e condivisione per il bene comune di tutti».
L’arcivescovo uscente: «Conosco e stimo Bregantini da oltre dieci anni» Il successore: «Anch’io, come voi, sono figlio della montagna»
© Copyright Avvenire, 9 novembre 2007
Locri-Gerace
Bregantini: «Vi ho amati pregate sempre per me»
DAL NOSTRO INVIATO A LOCRI (REGGIO CALABRIA)
ANTONIO MARIA MIRA
Suonano a festa le campane della Cattedrale di Locri. È mezzogiorno e fanno così tutti i giorni. Ma oggi è diverso. Mentre lo scampanio corre per il paese, nella chiesa, affollatissima, il cancelliere don Vincenzo Ruggiero legge alcune parole, attese, sussurrate in questi giorni, un po’ temute. «Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato arcivescovo metropolita di Campobasso- Bojano monsignor Giancarlo Maria Bregantini finora vescovo di Locri-Gerace». Dall’assemblea parte un lungo applauso. Davvero sembra una grande festa, vuole essere una grande festa. Anche se gli occhi di tanti sono lucidi. È la conferma ufficiale, se ne va padre Giancarlo, il vescovo anti ’ndrangheta (anche se lui si definisce un vescovo «pro» e non «contro»). Il pastore che ha lanciato la scomunica contro i boss, ma anche quello che ha incontrato le vedove della faida di San Luca, che è andato a chiedere perdono in Germania per la strage di Duisburg, che ha «inventato » le cooperative agricole che vogliono riscattare i giovani della Locride.
Chi si aspettava contestazioni e proteste è rimasto deluso. Sotto il sole calabrese oggi dominano l’umana commozione e la fede che fa ripetere più volte «sia fatta la tua volontà». Lo dice il vescovo, lo scandiscono con lui i tanti fedeli. Padre Giancarlo entra nella Cattedrale mentre il coro intona le parole «Eccomi Signore, io vengo, sia fatta la tua volontà ».
Tutti vogliono abbracciarlo e lui per tutti ha un abbraccio e un sorriso. Un abbraccio più forte a don Pino Strangio, parroco di San Luca. Una dolce carezza per la mamma Albina («Mi ha sempre sostenuto ed ora è stata di una sensibilità incredibile »). Stringe a sé alcuni disabili. Poi le parole della celebrazione dell’Ora media. «Tu placa le tristi contese – recita l’inno –, estingui le fiamme dell’ira, infondi vigore alle membra, ai cuori concedi la pace». Come il suono delle campane anche queste parole sembrano, e sono, perfetto contrappunto alla giornata. Poi l’annuncio ufficiale, in contemporanea con la Sala stampa vaticana, e il lungo applauso. E le parole di padre Giancarlo. «Non è facile parlarvi», inizia visibilmente emozionato. Ma poi invita tutti a recitare un passo del Salmo 126, «da me pregato tante volte con voi». E l’assemblea ripete convinta «Chi semina nelle lacrime raccoglie nella gioia». Ricorda il suo arrivo nel gennaio 1994. «Voi mi avete accolto con tenerezza infinita – (e qui la commozione lo blocca, ma viene sostenuto da un nuovo applauso) come un figlio di questa sofferta ma dignitosa terra di Calabria».
Commozione, ricordi, ma anche il desiderio di chiarezza. Spiega come si è arrivati alla sua nomina. La sua visita a metà luglio in Molise, su invito dell’arcivescovo di Campobasso-Bojano, Armando Dini, per predicare un corso di esercizi spirituali al clero diocesano. Pochi giorni dopo le dimissioni dell’arcivescovo e l’indicazione come successore, da parte dei sacerdoti e vescovi della regione ecclesiastica Abruzzo-Molise, del suo nome, inserito poi in una terna presentata a Benedetto XVI. «E il Papa ha scelto me», aggiunge sorridendo. E sale un nuovo applauso. Insomma «niente trame oscure. E questo lo dico con forza contro chi ha scritto o sostenuto tesi infondate e negative». Parole chiare. Precise. «Comprendo il vostro affetto per me – aggiunge rivolgendosi ai fedeli – ma vi chiedo paternamente di riportare tutto dentro i normali sentieri dell’obbedienza». Ripete più volte questa parola, padre Giancarlo. «Se non avessi accolto in spirito di obbedienza questo trasferimento cosa mi avrebbero potuto dire i parroci quasi tutti da me trasferiti durante questi 13 anni, spesso anche essi tra lacrime?». Ricorda che, in una di queste occasioni, un’anziana di Placanica così esortava un parroco: «Chi obbedisce si santifica!». Quindi cita il Papa che nel suo libro Gesù di Nazaret spiega che obbedienza, fare la volontà di Dio «è la terra che diventa cielo». Parla a tutti. Ai vicini e ai lontani. Anche «ai fratelli deviati della mafia». «A voi rivolgo una consegna importante: la misericordia di Dio non si scandalizza del peccato».
Dunque, conclude sempre rivolto a loro, «fate ritorno alla pace di Dio, nelle vostre famiglie, con azioni di coraggio e di perdono, vero profumo per i nostri paesi». Infine a tutti chiede: «Denunciate tutto ciò che viola e calpesta il progresso di questa terra. Pregate sempre per me e io pregherò sempre per voi. Pregate per questa terra che io ho profondamente amato».
«Nell’obbedienza al Signore la terra diventa cielo» Poi un ultimo richiamo alla conversione rivolto ai «fratelli deviati della mafia»
© Copyright Avvenire, 9 novembre 2007
«Ho solo annunciato il Vangelo»
DAL NOSTRO INVIATO A LOCRI (REGGIO CALABRIA)
Antonio Maria Mira
« Tutto è lineare. Scrivetelo. Dietro la mia promozione, perché tale è, non ci sono trame oscure. Non ci sono giochi né della ’ndrangheta, né della massoneria, né del potere. Tantomeno gelosie o invidie».
Monsignor Bregantini lo ha detto ai fedeli in Cattedrale e ci tiene a ripetercelo. Certo, ammette, «io non lo desideravo: nessun vescovo desidera una promozione ». Ma avverte anche: «Nessuno osi giocare su quanto accaduto. Né pensi di approfittarne attaccando le cooperative della Valle del Buonamico ». Un chiaro riferimento alle cooperative promosse dalla diocesi e vittime anche di gravi atti intimidatori. Non drammatizza e pur sinceramente, e giustamente, commosso, regala un’immagine di normalità.
Una giornata forte ma condotta come le altre. Sveglia alle 6,15; la preghiera, la consueta corsa in tuta anche se oggi, ammette, «ho corso di più perché avevo bisogno di scaricare la tensione ». Una colazione abbondante «con la marmellata della Locride», poi l’incontro previsto da tempo coi giovani sacerdoti. Una foto ricordo con loro «con l’abito della festa». E una anche con gli operai (lui che ha cominciato proprio come prete nei cantieri) che lavorano alacremente alla costruzione del grande Centro pastorale, tanto desiderato e che ora lascia in eredità al suo successore.
Sorride padre Giancarlo, come qui tutti lo chiamano, ricorda le tante cose fatte in questi tredici anni. Ma la sua è una riflessione che guarda al futuro. «La mia partenza non significa la fine di queste cose che hanno ormai radici profonde. Io sono convinto che la Locride non vede un albero tagliato ma potato e che sarà riinnestato dalla mano di Dio per produrre nuovi frutti».
Padre Giancarlo, qualcuno in questi giorni ha scritto che la ’ndrangheta sta stappando lo champagne perché lei lascia la Calabria.
Non lo credo. Io non sono mai stato un eroe anti ’ndrangheta ma uno che annuncia il Vangelo anche a persone che hanno avuto momenti difficili. Per questo nel mio messaggio in Cattedrale l’ultimo appello l’ho fatto a loro, ai mafiosi. Io non sono mai stato «contro» ma sempre «pro». La ’ndrangheta non va attaccata muro contro muro, va svuotata.
Difficile a farsi...
Certo ma in questi anni abbiamo fatto molti passi. La mafia non è più nascosta. Ora è chiaro a tutti quello che è bene e quello che è male. Tutti lo sanno. È purtroppo ancora difficile avere dei comportamenti conseguenti. Ma noi dobbiamo insistere, parlare coi segni che sono la concretizzazione del sogno. Più saranno armonici segni e sogni e più concretezza avremo. Segni frutto dell’ascolto e del confronto con la gente. Non sono stato un eroe isolato ma un interprete di un popolo che soffre e si esprime. Sono stato la loro voce. Un popolo in cammino. Non si fermerà, continuerà anche dopo di me.
Di cosa avrà ancora bisogno la Locride?
Di un buon samaritano e di un seminatore. Di entrambi. Da sola non può farcela. Non serve essere giudici e basta. Serve un vero aiuto. Perché gli abitanti della Locride sentendosi aiutati sono capaci di alzarsi in piedi. Ma serve anche il seminatore che sparge i semi anche se sa che una parte finirà tra le pietre. Bisogna essere tenaci, perché nella Locride il seme sta germogliando.
© Copyright Avvenire, 9 novembre 2007
Un impegno pastorale a 360°
DA LOCRI
GIOVANNI LUCÀ
Il suo è stato un ministero episcopale a servizio di una terra segnata dal dolore. E lui ha fatto capire alla gente della Locride che anche il dolore può essere fecondo perché «chi soffre, affidandosi a Dio, insegna con la vita a sperare anche nel buio della notte». L’episcopato di monsignor Giancarlo Maria Bregantini ha rappresentato per la Chiesa di Locri-Gerace un tratto di strada importante.
A Locri, Bregantini è arrivato da Bari il 7 maggio del 1994, quando doveva ancora compiere 46 anni. Un giovane vescovo che si era già confrontato con i problemi della Calabria negli anni in cui era stato a Crotone, dove la Congregazione degli stimmatini l’aveva mandato da se- minarista. A Crotone era stato ordinato sacerdote il 1° luglio 1978 dall’arcivescovo Giuseppe Agostino, lo stesso che il 7 aprile 1994, nella medesima Cattedrale crotonese, lo ha poi consacrato vescovo.
L’immagine solitamente trasmessa dai media è sicuramente riduttiva per un uomo di Chiesa; di Bregantini spesso si ricorda solo l’impegno nella pastorale sociale e del lavoro; ma il vescovo trentino (è nativo di Denno, in Val di Non), assieme al clero locrese, ai religiosi e alle religiose, ai laici, ha sviluppato un’intensa attività pastorale in ogni settore. Ha puntato sulla formazione, sull’impegno con i preti, «perché siano pastori vicini alla gente e soprattutto uomini di Dio, trascinati dall’esigenza di entrare nell’intimità divina ed imparare l’arte dell’ascolto».
Ha prestato attenzione anche all’aspetto esterno, nel senso che ha spinto ogni parrocchia a rendere più belle ed accoglienti le chiese, gli oratori e gli altri luoghi destinati alla preghiere ed alla catechesi. E ha prodotto una gran mole di sussidi, capaci di presentare i testi biblici in modo accessibili a tutti. Un’attenzione particolare l’ha rivolta alle scuole ed agli studenti che è andato a trovare frequentemente, così come ha fatto con tutta la sua gente anche quella dei paesi più sperduti. L’anno scorso aveva indetto il Sinodo diocesano.
Trentino di origine, è prete dal 1978 e vescovo dal 1994 Dalla formazione alla liturgia si è impegnato a tutto campo
© Copyright Avvenire, 9 novembre 2007
Etichette:
benedetto xvi,
commenti,
mass media,
papa,
ratzinger,
riflessioni
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento