11 aprile 2008
Il Papa all'Onu come pellegrino di pace. Bush: "Più tutele ai cristiani in Terra Santa"
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«All'Onu come pellegrino di pace»
Il nunzio al Palazzo di vetro: lancerà un messaggio a difesa dei diritti umani
NEW YORK
Papa Benedetto XVI visiterà le Nazioni Unite non solo in veste di «autorità morale», ma anche di «pellegrino di pace» che lancerà ai leader di tutto il mondo un messaggio a difesa dei diritti umani.
Lo ha indicato l'arcivescovo Celestino Migliore, nunzio della Santa Sede all'Onu, sottolineando che la visita del 18 aprile al Palazzo di vetro cade nel sessantesimo anniversario della dichiarazione universale dei diritti umani. Il documento difende valori «che non sono negoziabili: il Papa sta lavorando incessantemente su questo punto».
Parlando in una conferenza al Palazzo di vetro, Migliore ha sottolineato che gli Stati Uniti sono un Paese dove la relazione tra Dio e l'individuo è molto forte.
La visita del Papa, secondo Peter Steinfels, editorialista del «New York Times» sugli affari religiosi, potrebbe rafforzare i legami tra Onu e Usa, dove spesso «le organizzazioni internazionali vengono viste con sospetto».
Alle Nazioni Unite la Santa Sede ha uno status di «osservatore» – e non di membro con diritto di voto – per il diverso ruolo che il Vaticano gioca nello scacchiere internazionale. Migliore ha usato una metafora di Max Weber, che distingue tra «i re e i profeti»: il pontefice rientra nella seconda categoria.
Il nunzio della Santa Sede ha anche spiegato che un incontro con le altre religioni monoteiste, l'islam e la fede ebraica, è stato fissato a Washington e non a New York per un problema di calendario. Benedetto XVI sarà infatti all'Onu venerdì, giorno sacro per i musulmani. E il giorno successivo, sabato, inizierà la Pasqua ebraica.
A chi domandava perchè il Pontefice non andrà a Boston, città dove si sono registrati diversi casi di abusi sessuali da parte di preti della Chiesa cattolica, Migliore ha risposto che il Papa «sicuramente toccherà l'argomento, come è già stato fatto diverse volte in passato».
© Copyright L'Eco di Bergamo, 11 aprile 2008
Bush: più tutele ai cristiani in Terra Santa
WASHINGTON
Nell'incontro della prossima settimana alla Casa Bianca, il presidente americano George Bush ribadirà a Benedetto XVI la propria «preoccupazione» per la situazione dei cattolici in Iraq e l'impegno per le minoranze in Medio Oriente, in particolare «i cristiani in Terra Santa».
Lo ha detto lo stesso Bush, in un'intervista al network cattolico americano «Ewtn». Nell'intervista dedicata alla visita del Papa – che sarà trasmessa oggi – Bush ha anche parlato del sequestro e della morte, avvenuta il mese scorso, dell'arcivescovo caldeo di Mossul (Iraq), monsignor Paulos Faraj Raho, e si è detto convinto che sia stato un gesto a sfondo religioso. «Credo che gli uccisori – ha detto Bush – stiano cercando di mandare il messaggio che è inutile sprecare tempo, che bisogna abbandonare gli sforzi di aiutare questa società libera».
«L'Iraq è importante – ha ribadito il presidente americano nell'intervista –, ma ho usato la mia influenza in tutta la regione. E ho usato la mia influenza in tutto il mondo per promuovere i diritti per tutte le minoranze religiose, inclusa la Cina».
Bush ha ricordato che all'inizio della sua presidenza gli arrivò dal Vaticano la richiesta di intervenire su questioni che riguardavano i cristiani in Terra Santa: «Perché usassi la mia influenza – ha spiegato – con gli israeliani per convincerli a essere attenti ai diritti delle minoranze. E io risposi assolutamente di sì. Nella mia recente visita in Terra Santa c'era molta preoccupazione riguardo a quella che definirei non-accettazione. Ho incontrato religiose che nell'area di Galilea servono in un modo splendido il genere umano, e tuttavia i loro leader erano preoccupati per i diritti delle minoranze».
Bush ha poi sottolineato di aver sempre esortato i governi «a comprendere che i diritti delle minoranza sono una parte vitale di ogni società democratica». Per questo, ha aggiunto, «la mia preoccupazione non è solo per i diritti delle minoranze in Iraq». Tornando ancora sull'argomento della morte dell'arcivescovo Raho, Bush ha affermato di non ritenere che i killer fossero in qualche modo «sponsorizzati dal governo». A suo avviso, si trattava invece «di un branco di malviventi e assassini che hanno questa oscura visione del mondo e sono pronti a uccidere chiunque sia pronto a frapporsi loro. E non si tratta solo di personalità religiose. Ci sono un gran numero di uomini, donne e bambini innocenti che vengono uccisi da loro. È la loro tecnica, sono le loro tattiche, ed è lo stesso tipo di mentalità che ha spinto gente a far volare aerei contro i nostri edifici e a uccidere tremila nostri cittadini».
La soluzione a questo stato di cose in Iraq, per Bush, è «mantenere le nostre truppe là abbastanza a lungo per far emergere una società civile e dare la caccia a questi killer, portarli di fronte alla giustizia, così che la smettano di uccidere gente, inclusi i nostri soldati».
© Copyright L'Eco di Bergamo, 11 aprile 2008
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1 commento:
Spero proprio che se si muove il Presidente degli Stati Uniti per la situazione dei Cristiani in Terra Santa (di giorno in giorno più difficile, a quanto ho visto da vicino quando ci sono andata 3 anni fa) Israele si decida a una correzione di rotta! Forse fondamentalmente , Israele pensa che i (pochi) Cristiani della Terra Santa siano tendenzialmente più filo-palestinesi, insomma non "equidistanti"? Che ne pensate? Ciao Carla
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