26 luglio 2008

Card. Pell: «La Gmg ha rinnovato l’orgoglio dei cattolici e ha rilanciato la coscienza del loro ruolo pubblico nel Paese» (Liut)


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GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU' SYDNEY 2008: LO SPECIALE DEL BLOG

l’intervista

L’EREDITÀ DELLA GMG

«I giovani e lo Spirito Così Gesù è tornato al centro dell’Australia»

Il cardinale George Pell: «La Gmg ha rinnovato l’orgoglio dei cattolici e ha rilanciato la coscienza del loro ruolo pubblico nel Paese. Ma i segni più forti li ha lasciati nel cuore della gente»

Le parole e i gesti del Papa – insieme alla gioia contagiosa dei pellegrini di tutto il pianeta – hanno vinto lo scetticismo dei più. «E la nostra società è meno secolarizzata di quel che appare»

DAL NOSTRO INVIATO A SYDNEY

MATTEO LIUT

E' il coraggio di testimoniare pub­blicamente la propria fede il dono più grande che la Gmg la­scia all’Australia. A quasi una setti­mana dalla partenza del Papa, che con le sue parole e i suoi gesti ha toccato il cuore del «Nuovissimo mondo», già commosso davanti ai volti sorridenti dei giovani radunati a Sydney per la XXIII Gmg, il cardinale George Pell, arcivescovo della più grande città au­straliana, riflette sul grande passo a­vanti che questo evento ha permesso alle comunità cristiane. E non solo.

Eminenza, qual è l’eredità più evi­dente di questa Giornata mondiale della gioventù?

È troppo presto per pronunciarsi sui suoi effetti a medio o lungo termine, ma di certo possiamo dire che i cat­tolici australiani sono rimasti estasia­ti dalla Gmg, così come lo è stata la maggioranza della popolazione au­straliana. È stato un grande evento per tutti i cristiani, non solo per i cattoli­ci. Ha donato un rinnovato orgoglio pubblico ai cattolici, che si sono of­ferti numerosi per preparare questo grande raduno mondiale. Insomma, la Giornata mondiale della gioventù ha mostrato come lo Spirito Santo sia davvero all’opera in Australia.

Tutto quello che è accaduto la setti­mana scorsa cambierà il ruolo dei cattolici australiani nella vita pub­blica?

Sì, credo di sì. Penso che la popol­a­zione australiana abbia compreso che noi cattolici abbiamo qualcosa da of­frire: il messaggio di Cristo. Anche la altre Chiese cristiane australiane si so­no sorprese di come la comunità cat­tolica sappia porre Cristo al centro, certo per noi questa non è una sor­presa, ma per loro lo è. Le nostre co­munità, però, appaiono ancora chiu­se in se stesse e troppo poco impe­gnate nella nuova evangelizzazione. Ma, questa è la speranza, la Gmg ci spinge verso un nuovo impegno nel­l’annuncio in mezzo alla popolazione australiana.

È giusto dire che la fede viene vista come una questione privata?

Si è vero; in più i laicisti lavorano per­ché le voci dei credenti rimangano a margine. Ma noi dobbiamo resistere davanti a questo ostacolo. Dopo la Gmg ho l’impressione che molti cat­tolici siano pronti a mostrare pubbli­camente la propria fede, superando la loro «timidezza».

Molte le polemiche in Australia pri­ma della Gmg. Perché questo feno­meno?

Penso che la gente fosse scettica sul­la riuscita della Gmg. Non sapevano cosa aspettarsi, non sapevano come si sarebbero presentati i giovani cattoli­ci. Ma io ero convinto che la formula della Gmg funziona e non sono rima­sto sorpreso dal fatto che la popola­zione australiana sia stata per la mag­gior parte felice del comportamento dei pellegrini, della loro gioia. In par­ticolare, sono rimasto particolarmen­te contento del tempo meteorologico e delle stupende giornate di sole: mol­ti, anche oltre oceano, erano scettici sulla scelta di tenere la Gmg a Sydney, durante il nostro inverno. Ma lo scet­ticismo é stato spazzato via dall’im­porsi della bellezza di questo evento.

Quali priorità, ora, per la sua diocesi nella pastorale giovanile?

Non imporremo un rigido protocollo ai percorsi, lasceremo che agisca lo Spirito. Di certo un obiettivo sarà quel­lo di formare nuovi responsabili. Stia­mo pensando a un nuovo centro per i ritiri dell’arcidiocesi di Sydney. Ab­biamo ascoltato i decani e si sono det­ti d’accordo nell’organizzare Messe la domenica sera per i giovani di diver­se zone. Stiamo promuovendo nuovi strumenti su internet per permettere alle persone di ritrovarsi e discutere. Più avanti poi avremo un incontro dei responsabili dei giovani da tutta l’Au­stralia per ascoltarne le esigenze e aiu­tarli a proseguire nel loro lavoro ac­canto ai giovani.

Ciò che colpisce è l’immagine di un Papa che raggiunge i confini del mon­do, non tanto geografico quanto «cul­turale »; che sia arrivato, cioè, dove ap­parentemente la secolarizzazione tocca i suoi vertici. Cosa vuol dire que­sto per l’Australia?

In realtà per qualcuno è stata una sor­presa che davanti al Papa si presen­tasse un primo ministro australiano, e quindi di un Paese laico e secolariz­zato, che si dichiara cristiano anglica­no credente e praticante. Stupore ha destato anche la sua sosta di preghie­ra, con la sua famiglia, durante la Gmg, in una chiesa dove la comunità di Taizé teneva i suoi incontri. Un fatto che ha colpito anche lo stesso Ponte­fice. Dopo il primo impatto, in effetti, si scopre che l’Australia forse è meno secolarizzata di alcuni Paesi europei, come la Gran Bretagna e l’Olanda, ad esempio. Secondo le statistiche nel nostro Paese il venti per cento delle persone dicono di non appartenere a nessuna religione. Ma sembra che co­munque molte di loro vivano una qualche fede. Purtroppo però ora que­sto venti per cento può dominare tut­to il campo della discussione pubbli­ca, anche se la maggioranza degli au­straliani è cristiana e numerosi sono i credenti di altre religioni. Diverse vol­te ho ricordato l’importanza per i cre­denti di intervenire nel dibattito pub­blico. La Gmg è stata una manifesta­zione pubblica di fede che ha stupito e colpito la gente. E io penso che lo Spirito Santo sia stato davvero in mez­zo a noi in questi giorni.

Sydney sta già pensando ad altro: do­ve sono rimasti i segni più forti di que­sta Gmg?

Nel cuore della gente: sono stato in questi giorni a celebrare il funerale di un anziano parroco. Ebbene, tutti i parrocchiani sono venuti da me a dirmi che la Gmg ha rafforzato la lo­ro fede. Un’altra persona, poi, mi ha raccontato che nell’ufficio dove lavo­ra in centro tutti lo prendevano in gi­ro per la Gmg; ma poi tutti i colleghi, al passaggio del Papa, sono usciti per strada a salutarlo e applaudirlo. Que­sti sono i segni più evidenti che qual­cosa è davvero successo qui in mezzo a noi.

© Copyright Avvenire, 26 luglio 2008

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