8 luglio 2008

Il Papa: "I Grandi contro povertà e speculazione" (Lombardi e Cifoni)


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Il Papa: i Grandi contro povertà e speculazione

L’esortazione di Benedetto XVI, dopo l’allarme di Tremonti contro la «peste del secolo»

di MARIA LOMBARDI

ROMA - Dal piccolo balcone di Castel Gandolfo il Papa parla ai grandi del mondo: fermino le «speculazioni» che fanno impazzire i prezzi di cibo ed energia e rendono i poveri ancora più poveri. Benedetto XVI spedisce questo messaggio in Giappone, si rivolge ai Capi di Stato che oggi si ritroveranno a Hokkaido-Toyako col linguaggio della politica e dell’economia.

Il tono è severo, le parole forti. Non parla genericamente di solidarietà, povertà, fame e malattie, come tante volte ha fatto, ma va oltre e denuncia «le turbolenze finanziarie e i loro effetti perversi» sul costo delle materie prime.

La sua voce, dice, si unisce a quella dei presidenti delle Conferenze episcopali degli 8 paesi che si riuniranno in Giappone: una lettera che porta anche la firma di Bagnasco è stata spedita nei giorni scorsi ai leader per ricordare gli impegni presi negli precedenti summit. Ma questo vertice, aggiunge Ratzinger, dovrà affrontare una sfida in più, quella appunto delle «speculazioni» che spingono in alto i prezzi. Un allarme lanciato nei giorni scorsi anche dal ministero dell’Economia Giulio Tremonti che aveva proposto un’iniziativa europea contro le speculazioni internazionali, «peste del secolo».
Sabato prossimo Benedetto XVI sarà in Australia per la XXIII giornata mondiale della gioventù e il suo pensiero è già là, dice prima dell’Angelus. Ma c’è una scadenza altrettanto importante, quella del G8. Benedetto XVI ne parla dopo la recita e chiede ai Capi di Stato di adottare «coraggiosamente tutte le misure necessarie per vincere i flagelli della povertà estrema, della fame, delle malattie e dell’analfabestimo». I leader che da oggi saranno a Hokkaido-Toyako devono mettere al centro delle loro «deliberazioni» i bisogni dei più deboli perché in questo momento sono due volte vittime, la corsa del prezzo di petrolio, riso, frumento e mais sta portando al collasso le economie più fragili. Quel che il Papa si augura da questo vertice è il rilancio «di un equo processo di sviluppo integrale». Come in altre occasioni ha già detto, Benedetto XVI considera la fame «il più grande scandalo del mondo», inaccettabile in un’epoca che può porvi fine con i mezzi e le conoscenze a disposizione. C’è una sola strada, secondo Ratzinger, per affrontare il dramma di un pianeta così diseguale dove in pochi hanno troppo e in troppi quasi niente: cambiare lo stile di vita e «correggere i modelli di crescita» che saccheggiano l’ambiente, non garantiscono il pane a tutti e aggravano gli squilibri.
Già il mese scorso il Papa aveva lanciato appelli per l’Africa e i poveri del mondo, su questi temi aveva anche incalzato Bush. Adesso il suo appello è anche un atto d’accusa a quanti, nei paesi ricchi, con manovre speculative stanno contribuendo a sconvolgere i mercati e l’economia mondiale. La prima risposta è arrivata dal premier britannico Gordon Brown, «deciso» a far sì che dal G8, «il club delle nazioni più ricche», escano «misure concrete». Un gesto «storico e politico», così il ministro per l’Attuazione del programma Rotondi considera il messaggio del Papa al G8.
Nei giorni scorsi anche i vescovi si erano rivolti ai leader degli 8 paesi convocati in Giappone per ricordare loro l’impegno nella lotta alla povertà. Per l’Italia il testo è stato sottoscritto dal cardinale Bagnasco. Tra le emergenze da affrontare, hanno scritto i presidenti delle Conferenze episcopali, c’è la «questione dei cambiamenti climatici planetari», che tanto stanno danneggiando i paesi in difficoltà. «Vi chiediamo - si legge nel testo - di avanzare proposte concrete per mitigare gli effetti della crisi alimentare mondiale sui paesi poveri». Da qui il richiamo «a politiche commerciali eque che rispettino la dignità delle persone e il loro lavoro».
Ai cambiamenti climatici accennava anche il documento che la Caritas International, la Cidse e il volontari del mondo hanno indirizzato ai capi di Stato: «la questione ambientale è legata anche al rischio di nuove guerre».

© Copyright Il Messaggero, 7 luglio 2008 consultabile online anche qui.

Il Pontefice e il ministro, stesse parole contro la crisi

di LUCA CIFONI

SUI mercati ci sono «turbolenze» ma anche «speculazioni». Nel suo appello ai Grandi del mondo, perché intervengano in aiuto delle popolazioni povere, Benedetto XVI ha usato la parola che in queste settimane va ripetendo Giulio Tremonti, il quale addita come «peste del secolo» i movimenti finanziari che contribuiscono a spingere verso l’alto i prezzi delle materie prime. Oggi e domani il ministro dell’Economia presenta a Bruxelles il proprio piano per frenare la corsa globale dei prezzi.
Prima la prudente apertura della commissione europea, poi le parole di Jean-Claude Trichet che, pur applicando alla lettera la dottrina del rigore monetario, ha menzionato la speculazione nel descrivere quanto sta accadendo sui mercati finanziari. Ma probabilmente Giulio Tremonti non si aspettava di poter presentare a Bruxelles il suo piano contro il caro-petrolio proprio all’indomani di un’esortazione papale che ricorre alla stessa terminologia. Certo non è una novità che un Pontefice si appelli ai potenti del mondo in favore dei poveri, in particolare alla vigilia del vertice G-8; Benedetto XVI però ha parlato esplicitamente di “speculazioni”, anche se ha accompagnato a questo concetto quello un po’ più neutrale di turbolenza.
Dunque oggi e domani il ministro dell’Economia inizierà a parlare con i colleghi europei delle proprie idee in materia di corsa globale dei prezzi. E spiegherà perché a suo parere è possibile usare i Trattati europei contro chi compra e vende petrolio di carta, cioè contratti e strumenti slegati dal reale possesso delle materie prime, ma in grado di dirigerne il prezzo amplificando le tendenze dettate da domanda e offerta.
La chiave di volta della strategia tremontiana è l’articolo 81 del Trattato di Roma, quello che vieta «tutte le pratiche concordate che possano pregiudicare il commercio tra Stati membri e che abbiano per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza». Ora è chiaro che i movimenti finanziari per definizione non sono ristretti nei confini di un singolo Stato o di quelli dell’Unione europea. Però per la Ue non sarebbe una novità perseguire le minacce alla concorrenza anche all’esterno, come dimostrano i ripetuti pronunciamenti contro la Microsoft. Più complesso, a livello tecnico, è dimostrare che gli speculatori si mettono d’accordo tra loro per far volare verso l’alto i prezzi delle materie prime. Molto dipenderà dall’effettiva volontà degli Stati membri di muoversi; in ogni caso questo Ecofin è solo un primo appuntamento, dal quale non sono attese decisioni in materia.
Tremonti spera evidentemente di poter contare su un’Europa diversa da quella di qualche anno fa, su un clima che al suo primo ritorno a Bruxelles, nel maggio scorso, aveva trovato cambiato: nell’occasione i ministri misero nel mirino, pur senza arrivare a decisioni definitive, i superstipendi dei manager. Quella su petrolio e alimentari è una battaglia potenzialmente altrettanto popolare, e certo molto più rilevante.

© Copyright Il Messaggero, 7 luglio 2008 consultabile online anche qui.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao, avrei bisogno di una informazione. mi sai dire la provenienza dell'arazzo che si intravede dal balcone di castel gandolfo??? grazie federica.

Raffaella ha detto...

Ciao Federica, e' l'arazzo di Gesu' Risorto.
Fa da "sfondo" agli Angelus del Papa da Castelgandolfo dall'agosto del 2005.
Lo stesso arazzo e' esposto nell'atrio della Basilica di San Pietro durante l'accensione del fuoco sacro, prima della Veglia di Pasqua. L'abbiamo visto sul sagrato della Basilica anche durante i funerali di Giovanni Paolo II.
Non so dirti se quello che si trova a Castelgandolfo sia una copia o l'originale.
Ciao
R.